La costante crescita d'importanza a livello internazionale ha fatto raggiungere a Torino il rango di città globale (quarta città italiana dopo Milano, Roma e Bologna) nella categoria Gamma-.[13]
Torino sorge nella pianura delimitata dai fiumi Stura di Lanzo, Sangone e Po (quest'ultimo attraversa la città da sud verso nord), di fronte allo sbocco di alcune vallate alpine: Val di Susa, che collega la città con la vicina Francia attraverso i trafori del Frejus (ferroviario e stradale) , Valli di Lanzo, Val Sangone. Torino è detta "la città dei quattro fiumi"[14]: oltre ai tre corsi d'acqua prima citati che ne incorniciano il territorio, abbiamo la Dora Riparia che taglia la città da ovest a est, scorrendo prossima al centro storico.[15]
Il fiume Po accentua la divisione tra la parte collinare e quella, quasi pianeggiante, della città, collocata tra i 220 e i 280 metri sul livello del mare; il punto più elevato del territorio comunale è il Colle della Maddalena, a 715 metri sul livello del mare, nei pressi del Faro della Vittoria.
La città è al centro di un anfiteatro montuoso che ingloba alcune delle più belle vette alpine: il Monviso, monte dal quale nasce il Po, il Rocciamelone, e i massicci del Gran Paradiso e del Monte Rosa, mentre il Cervino diventa visibile dalla zona sud-est dell'area urbana.
Il 19 marzo 2016 l'UNESCO ha riconosciuto il parco del Po e la collina torinese come riserva della biosfera[16][17], mentre nel 2020 la FAO e l'Arbor Day Foundation hanno conferito alla città di Torino il riconoscimento di Tree City of the World 2019.[18]
Secondo la classificazione dei climi di Köppen, Torino appartiene alla fascia Cfa: clima temperato umido delle medie latitudini con estate calda (mediamente i 30 °C sono raggiunti e superati quindici giorni all'anno a Torino e la media di luglio si attesta intorno ai 23 °C)[19]. Dagli anni novanta in poi l'estate torinese ha subito un riscaldamento. Gli inverni risultano moderatamente freddi, asciutti e spesso soleggiati. Se si prende in considerazione il periodo di riferimento climatico 1971-2000, la media nivometrica nell'anno idrologico è di 24,5 cm annui.[20]
Il record assoluto di temperatura, 37,1 °C, è stato registrato nella stazione meteorologica di Torino Caselle l'11 agosto 2003, a causa di una pressoché continua persistenza di masse di aria di origine subtropicale. Gli anni fra il 2000 e il 2010 hanno registrato molte estati decisamente più calde rispetto alla media climatica storica.[21]
Durante la stagione invernale, la zona di Torino, così come buona parte del Piemonte occidentale di pianura e meridionale, è interessata dalla formazione del cosiddetto "cuscinetto freddo", a seguito di afflussi di masse d'aria continentali; grazie alla particolare conformazione orografica del catino padano occidentale, detto "cuscinetto" può resistere tenacemente ai venti miti che scorrono a quote medio-alte, come lo scirocco, provocando, occasionalmente, nevicate denominate "da addolcimento", per via della progressiva risalita termica. Molto diversa la situazione nelle numerose zone collinari e prealpine, spesso più calde delle pianure di parecchi gradi e quasi sempre prive di ristagni freddi. Prendendo in esame i dati rilevati dall'Ufficio Idrografico del Po (presso Porta Susa), nel periodo 1961-1990, si evince che, in città, la temperatura media annua è stata di 12,3 °C, con la minima, a gennaio, di 0,9 °C.
I periodi più piovosi sono il trimestre da aprile a giugno, e il mese di ottobre; il minimo più accentuato e duraturo delle precipitazioni è situato in inverno, ed è seguito dal minimo secondario di luglio-agosto. Le precipitazioni della tarda estate, che sulla carta sembrano rappresentare un ulteriore minimo secondario, sono molto variabili a seconda degli anni. I temporali, in media circa venti all'anno, di cui due con grandine, si verificano quasi esclusivamente nei mesi da aprile a ottobre, causando precipitazioni di durata inferiore, ma d'intensità maggiore. Il 1º luglio 1987 caddero 60 mm di pioggia in un'ora. Il record del luglio 1987 è stato superato il 22 giugno 2021, quando in una sola ora sono caduti tra i 60 e i 70 mm e in tre ore tra gli 87 e i 105 mm. Infatti a Torino non ha mai piovuto così tanto dal 1928.[22] Il 13 settembre 2008 l'Osservatorio Meteorologico di Caselle Torinese, 14 km a nord-ovest di Torino, registrò una pioggia temporalesca di 220 mm in sei ore, quantitativo senza precedenti noti nella pianura torinese. L'ammontare delle precipitazioni annue, 833 mm, si è conservata sostanzialmente immutata dalla metà dell'Ottocento a oggi.
Città dalla storia bimillenaria, fu fondata probabilmente nei pressi della posizione attuale, attorno al III secolo a.C., dai Taurini, quindi trasformata in colonia romana da Augusto con il nome di Iulia Augusta Taurinorum nel I secolo a.C.. Dopo il dominio ostrogoto, fu capitale di un importante ducato longobardo, per poi passare, dopo essere divenuta capitale di marca carolingia, sotto la signoria nominale dei Savoia nell'XI secolo. Città dell'omonimo ducato, nel 1563 ne divenne capitale. Dal 1720 fu capitale del Regno di Sardegna (anche se solo de facto fino alla fusione perfetta del 1847, quando lo divenne anche formalmente),[24] Stato che nel XIX secolo avrebbe portato all'unificazione italiana e che fece di Torino la prima capitale del Regno d'Italia (dal 1861 al 1865).
Età antica
Si hanno scarse notizie, riferite a uno o più villaggi, che sarebbero sorti nell'area dell'attuale città, a partire dal III secolo a.C.; insediamenti riferibili a popolazioni di ceppo celto[senza fonte]-Ligure, conosciute con il nome di Taurini[25], spesso confusi, già in età antica, con i Taurisci[26], che occupavano anche le vicine valli di Susa e di Lanzo. Sempre secondo antiche fonti storiche, uno di questi insediamenti, chiamato Taurasia o Taurinia, fu distrutto nel 218 a.C., dal condottiero cartagineseAnnibale, dopo una strenua resistenza opposta dai suoi abitanti[27].
Sui resti del villaggio, gli ufficiali romani di Giulio Cesare, nel 58 a.C., installarono dapprima un presidio militare: Iulia Taurinorum, quindi un vero e proprio castrum[28],con lo scopo di supportare meglio le guerre galliche[senza fonte]. Nel 28 a.C. il castrum fu eretto a colonia, con il nome di Julia Augusta Taurinorum o, più semplicemente, Augusta Taurinorum. In epoca romana il territorio di Torino era il terminale di un'importante strada romana, la via Gallica. Nel 312 d.C., nei suoi dintorni, ebbe luogo la Battaglia di Torino, per la successione al trono imperiale, tra le truppe di Massenzio e quelle di Costantino I, che ne uscì vincitore.
Età medievale
Per la maggior parte del periodo che intercorre tra il V secolo e il XV secolo Torino non si contraddistinse particolarmente rispetto al contesto dell'Italia nordoccidentale, rimanendo una città di dimensioni piuttosto modeste. La città subì piuttosto una crescita progressiva che la portò, solo alla fine dell'epoca medievale, a spiccare: la sua importanza politica e culturale venne, infatti, definitivamente sancita con l'assegnazione del titolo di capitale dei territori circostanti e con la fondazione dell'università cittadina[29][30].
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente Torino passò sotto il controllo dei ostrogoti poi dei Romani Orientali. Nel 596 la città venne occupata dai Longobardi, divenendo la capitale di un loro importante ducato. La nomina del Duca di Torino, Agilulfo a re dei Longobardi, aumentò il prestigio della città. Torino rimase sotto il regno dei longobardi fino alla discesa dei Franchi di Carlo Magno nel 773: il ducato fu convertito in comitato (contea) mantenendo Torino come capitale. Nell'888 la contea venne assorbita dalla marca di Ivrea e Torino perse il titolo di capitale fino al 940, data della fondazione della Marca di Torino, un ampio territorio che comprendeva gran parte del Piemonte sud-occidentale e la Liguria occidentale. A capo di questa marca v'era la cosiddetta "dinastia arduinica" che, attraverso il matrimonio tra Adelaide di Susa e Oddone, figlio di Umberto I Biancamano (fondatore della casa Savoia), portò la città sotto l'influenza della dinastia sabauda. La città conobbe un periodo di grande sviluppo economico, grazie alla sua posizione strategica lungo le rotte commerciali che collegavano l'Italia alla Francia e alla Svizzera. Con la morte di Adelaide, la marca si sfaldò e Torino si costituì in libero comune, subendo varie dominazioni. Durante questo periodo, Torino aumentò il suo prestigio religioso, con la costruzione di numerose chiese e l'arrivo di importanti ordini monastici, tra cui i benedettini e i cistercensi. Nel 1280 Guglielmo VII di Monferrato cedette Torino a Tommaso III di Savoia, sancendo la definitiva appartenenza della città alla famiglia sabauda. Nel 1295, con l'insediamento al potere del figlio Filippo I, capostipite del ramo-cadetto degli Acaia, la capitale della contea venne spostata a Pinerolo, dove rimase fino alla morte dell'ultimo membro dei Savoia-Acaia, Ludovico di Savoia-Acaia, avvenuta nel 1418. Il territorio tornò sotto il dominio diretto del ramo principale dei Savoia, nella persona di Amedeo VIII, il quale lo incorporò nel suo stato, il Ducato di Savoia. L'accresciuta importanza di Torino dovuta, fra l'altro, alla presenza dello Studium[31], istituito nel 1404, portò il duca a eleggere la città sede del Consiglio ducale Cismontano, la sede del governo amministrativo itinerante del ducato.
Età moderna
Il periodo moderno della storia di Torino è caratterizzato da una significativa crescita economica, politica e culturale della città, crescita evidenziata dall'assegnazione del titolo di capitale del Ducato di Savoia, dall'ampliamento della città e dalla costruzione della maggior parte delle regge Sabaude presenti sul suo territorio. Tuttavia, nello stesso periodo, la città ha affrontato diverse difficoltà, in particolare diverse epidemie di peste e la continua competizione con il vicino Regno di Francia, scaturita in diverse battaglie, assedi e occupazioni da parte di quest'ultimo.
La prima metà del XVI secolo è, per Torino, un'epoca difficile, segnata da due epidemie di peste (nel 1510 e nel 1522) e continue scorrerie da parte degli eserciti di Francesco I e Carlo V: fra il 1536 e il 1559 la città venne occupata e annessa al Regno di Francia. L'inizio del secolo è anche segnato, però, da un aumento del prestigio religioso grazie alla costruzione del Duomo e l'elevazione, nel 1515, a sede arcivescovile.
Nel 1563, dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559), per disposizione del duca Emanuele Filiberto di Savoia, la città divenne capitale al posto di Chambéry, e venne dotata di mura moderne e di una cittadella pentagonale. Il secolo si concluse con la terza epidemia di peste, avvenuta nel 1599.
Il XVII secolo fu un periodo complesso e fiorente per la città, che dovette affrontare guerre e malattie ma, al contempo, il progressivo aumento del prestigio e della potenza del ducato si rifletté nella crescita delle dimensioni e della ricchezza della città, la quale registrò due espansioni. Tra il 1600 e il 1630, Torino e il suo territorio subirono molti episodi bellici di carattere politico o religioso; le guerre tra cattolici e valdesi contribuirono fortemente a destabilizzare l'equilibrio sociale, provocando inevitabili ripercussioni sull'economia locale. Nel 1620, comunque, Carlo Emanuele I ordinò l'espansione della città verso sud, con la costruzione della cosiddettà "Città Nuova". Nel 1630 avvenne la quarta epidemia di peste di Torino, la più grave per la città, con circa ottomila morti in meno di un anno e il trasferimento temporaneo della corte a Cherasco. Un conflitto più severo avvenne, per Torino, nel 1639, nel contesto della guerra civile piemontese: in seguito a una disputa ereditaria, la città fu conquistata dalla fazione dei principisti e, successivamente, assediata dall'esercito francese. Sia la città che la cittadella subirono danni significativi durante gli scontri. Nel 1656 avvenne l'ultima epidemia di peste la quale, fortunatamente, colpì solo marginalmente la città.
La seconda metà del XVII secolo fu un periodo fiorente per la città: la cosiddetta "Torino barocca" vide un secondo ampliamento (1673, verso est) e la costruzione di diversi edifici, civili e religiosi, anche con grosse committenze. La richiesta di manodopera richiamò in città molte persone, portando la popolazione della città dai 36.649 abitanti del 1631 a 43.866 del 1702.
Nel 1706 Torino subì l'assedio da parte delle truppe franco-spagnole nell'ambito della guerra di successione spagnola. La città e l'esercito sabaudo resistettero per centodiciassette giorni e respinsero così la violenta controffensiva francese. Nel 1713 i duchi di Savoia ottennero il titolo di re, prima di Sicilia e poi, in cambio della Sicilia, di Sardegna. In entrambi i casi tuttavia i due regni rimasero separati dal Ducato di Savoia, e quindi da Torino, trovandosi solamente in unione personale sotto il Casato dei Savoia. La parentesi siciliana durò effettivamente molto poco (sette anni), mentre l'unione con la Sardegna rimase tale fino al 1847, allorché Carlo Alberto di Savoia concesse la cosiddetta Fusione perfetta fra i suoi domini e quindi Torino, anche formalmente, divenne la città capitale del Regno di Sardegna, anche se di fatto tutte le decisioni più importanti venivano già prese a Torino, anche per quanto riguardava la Sardegna.
Età contemporanea
Il 26 giugno 1800 Torino ebbe una breve visita del vincitore della seconda campagna d'Italia, Napoleone Bonaparte, e poco dopo iniziarono i preparativi per l'annessione del Piemonte alla Francia. S'insediò a Torino il generale Dupont, Ministro straordinario francese per il Piemonte, che nominò una Commissione di governo composta da sette membri, sostituita poi il 4 agosto dal successore di Dupont, il generale Jourdan.[32] Il 19 aprile 1801 Jourdan soppresse tutte le istituzioni governative e divenne Amministratore generale del Piemonte, assistito da un Consiglio di sei membri piemontesi[33] e infine, dopo l'abdicazione di Carlo Emanuele IV di Savoia, il 21 settembre 1802 i sei dipartimenti in cui era stato diviso il Piemonte (Torino apparteneva al dipartimento del Po e inoltre a essa faceva capo uno dei tre circondari in cui era diviso il dipartimento stesso) furono raggruppati in una regione francese denominata Au delà des Alpes,[34] della quale Torino divenne il capoluogo e tale rimase fino alla Restaurazione. Durante l'occupazione francese, diverse opere d'arte presero la via della Francia[35] a causa delle spoliazioni napoleoniche. Secondo il catalogo pubblicato nel Bulletin de la Société de l'art français del 1936[36] delle 66 opere d'arte provenienti da Torino e inviate in Francia nel 1799, solo 46 fecero ritorno in Italia dopo il Congresso di Vienna.
La fine del XIX secolo e l'inizio del novecento videro Torino svilupparsi come città industriale: nel 1899 Giovanni Agnelli, insieme ad altri soci, vi fondava la FIAT, nel 1906 Vincenzo Lancia la fabbrica automobilistica che portava il suo nome, e insieme a esse sorsero numerose altre realtà produttive.
L'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale (1915-18) segnò pesantemente la popolazione. Nel 1919-20 si acuirono i conflitti sociali (il cosiddetto Biennio rosso), sulla spinta di un forte aumento dei prezzi. Molte fabbriche, in primis la FIAT, vennero occupate dagli operai che continuarono in alcuni casi la produzione autonomamente. Nel 1922, con la marcia su Roma, il fascismo conquistò il potere. Questo periodo venne segnato da numerose aggressioni squadriste nei confronti degli oppositori. In città la più nota è conosciuta come la strage di Torino: ebbe inizio il 18 dicembre 1922 (da cui l'omonima piazza) e causò la morte di 11 antifascisti e l'incendio della Camera del Lavoro della città, a opera dei fascisti guidati da Piero Brandimarte.
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia il 10 giugno 1940, Torino, fondamentale polo industriale, venne ripetutamente bombardata dagli Alleati: il primo attacco ebbe luogo l'11 giugno 1940, gli ultimi nel 1945 (la massima intensità fu raggiunta nel 1943). Nel 1943 ebbe inizio a Torino l'ondata di scioperi nella grande industria che coinvolse quasi tutta l'Italia settentrionale e segnò la ripresa del movimento antifascista. Dopo l'8 settembre Torino venne occupata dalle truppe naziste e repubblichine che si macchiarono di numerosi eccidi, come quello del Pian del Lot, esecuzioni e deportazioni.
Furono altresì attive in città le formazioni partigiane dei Gruppi (GAP) e delle Squadre di azione patriottica (SAP). Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale, che aveva la propria sede regionale presso la conceria Fiorio, proclamò l'ordine di insurrezione generale[37] e con esso i Partigiani presero il controllo della città ponendo fine all'occupazione nazifascista[38]. Alcuni giorni dopo, il 3 maggio 1945, giunsero anche le prime truppe alleate.
Dopo il secondo dopoguerra Torino fu il simbolo della crescita economica dell'Italia, tanto che riuscì ad attirare centinaia di migliaia di emigranti dal Sud dell'Italia e dal Veneto per via delle richieste di manodopera negli stabilimenti automobilistici (circa mezzo milione nel ventennio 1951-1971).
Nel 1974 la città raggiunse gli 1,2 milioni di abitanti. Il numero di immigrati fu tanto consistente che il sindaco Diego Novelli (1975–1985) definì Torino "la terza città meridionale d'Italia per popolazione dopo Napoli e Palermo"[41].
Sul finire degli anni '80 cominciò un'importante opera di restauro del centro storico, in ragione della graduale conversione della città da polo industriale a polo culturale e turistico.[42]
Lo stemma della Città di Torino, riconosciuto dallo Stato con decreto del Capo del Governo dell'11 agosto 1931[43], è costituito da uno scudo svizzero azzurro a cui è sovrapposto un toro rampante d'oro e con le corna d'argento; lo scudo è sormontato da una corona comitale a nove perle.
«Per commemorare le benemerenze civili e politiche della cittadinanza torinese nei mirabili fatti che iniziarono e compirono l'opera gloriosa della libertà e dell'unità della Nazione[44]» — 1º maggio 1898
«Capitale e cuore di una regione guerriera non piegò sotto l'urto ferrigno e per diciannove mesi oppose invitta resistenza all'oppressore sdegnando le lusinghe e ribellandosi alle minacce. Rifiutò compromessi, tregue e accordi indegni che avrebbero offuscato la limpidezza delle sue nobili tradizioni e si eresse, con la stessa fierezza dei padri, nuovo baluardo alla continuità e all'intangibilità della Patria. Centro pulsante di vitale linfa, alimentò le sue formazioni partigiane che, senza distinzione di parte, nel piano, sui monti e per le valli opposero i petti dei giovani figli alle dilaganti orde che non riuscirono a portare il ludibrio nelle contrade, nelle case, nelle officine, ove lavoro e onore erano atavico vessillo d'onesta fede e di sacro amore di Patria. Tutto il suo popolo in armi, dopo aver fieramente rifiutato, nonostante minaccia di nuovi massacri e distruzioni, il libero passo al nemico in ritirata, unito in un supremo sforzo che fece di tutti i cuori, un solo cuore pulsante del più nobile ardore, travolgeva e abbatteva per sempre la tracotanza nazifascista. 11 impiccati, 271 fucilati, 12.000 arrestati, 20.000 deportati, 132 caduti e 611 feriti in fatti d'arme, sono il sublime contributo di sangue e di martirio sacro patrimonio alle generazioni future che ha infiorato la dura e radiosa via della redenzione e della libertà. Torino, 8 settembre 1943-25 aprile 1945[44]» — 29 maggio 1959
A differenza della stragrande maggioranza delle città italiane, che hanno una struttura viaria concentrica, con uno sviluppo di arterie radiali culminanti nel centro cittadino, sede delle principali attività pubbliche, il reticolo viario della città di Torino disegna una pianta a scacchiera, le sue vie cioè si sviluppano in linea retta incrociandosi a 90° con un orientamento simile a quello del castrum romano: un cardo maximus (direzione nord-sud) e un decumanus maximus (direzione est-ovest), incrociantisi al centro del castrum, e parallele alle quali dovevano svilupparsi tutte le altre vie interne al castrum. Questo assetto fu in parte perso durante il medioevo come in molte altre città (e infatti il moderno quadrilatero romano include molte strade non perpendicolari)[45]. La pianta a scacchiera della città odierna però discende principalmente dall'ampliamento avvenuto all'inizio del seicento a opera di Carlo di Castellamonte.[46] La pianta a scacchiera si rifece non all'origine romana, ma ai principi di ordine del Rinascimento ed era intesa a rappresentare il nuovo ordine e potere ducale di Torino, nuova capitale dei duchi di Savoia. Successivi ampliamenti a scacchiera furono eseguiti dal figlio Amedeo di Castellamonte e proseguirono per il resto della storia cittadina.
Essa facilita notevolmente l'orientamento e, grazie anche ai grandi viali alberati (che naturalmente seguono le direttrici delle altre vie), rende più scorrevole anche la circolazione meccanizzata, sia dei mezzi pubblici che di quelli privati.
Viali e corsi
I viali alberati di Torino rappresentano un elemento distintivo del tessuto urbano della città[47]. Essi vengono spesso accostati, per storia e caratteristiche, ai boulevard di Parigi[48]. Il patrimonio arboreo stradale di Torino si sviluppa lungo 320 km di viali, presenti in particolare nella zona centrale, ed è composto da circa 60000 esemplari; le specie più rappresentate sono platano, tiglio, bagolaro, acero e ippocastano[47][49]. I boulevard di Torino sono suddivisi in due o tre diverse carreggiate: di norma i più antichi, come Corso Vittorio Emanuele,Corso Francia e Corso Regina Margherita, presentano una carreggiata centrale con almeno due corsie per senso di marcia, divisa da alberate dalle altre due carreggiate laterali, dette controviali.
Le prime piantumazioni di alberi nelle strade cittadine risalgono al XVII secolo[50]: inizialmente, gli alberi, vennero piantati a delimitare i viali extracittadini (ma oggi inglobati nel tessuto urbano) che collegavano le residenze suburbane con la città; il più celebre era l'Allea Oscura, oggi scomparsa, che collegava la porta Nuova con il Castello del Valentino[51]. Il primo viale urbano propriamente detto risale alla fine del XVIII secolo, quando venne realizzato un passeggio pubblico tra l’Arsenale militare e la cittadella[52]. Con l'occupazione napoleonica di inizio ottocento, l'impianto cittadino, in particolare quello militare, venne completamente rivoluzionato secondo i canoni urbanistici illuministi[48][52]: nel 1808 il consiglio degli edili, insieme all'allora sindaco Giovanni Negro, stilò un progetto urbanistico generale. La parte riguardante i viali venne effetivamente iniziata a partire dal 1814, con alcuni lievi rimaneggiamenti, realizzata principalmente a opera dell'architetto Lorenzo Lombardi[53]. I lavori proseguirono per tutto l'Ottocento e, fra gli autori di questo incremento, vi fu anche l'architetto Jean-Pierre Barillet-Deschamps il quale fu direttore della "Divisione Giardini e Parchi di Torino" dal 1858 al 1891[54]. Negli anni successivi, l'attenzione per i viali alberati crebbe, e con essa la consapevolezza dell'importanza di questi elementi per il benessere della città e dei suoi abitanti. Nel corso del Novecento, numerose furono le iniziative promosse dalle amministrazioni comunali per il potenziamento dei viali alberati, anche grazie alla collaborazione di importanti architetti e urbanisti, tra cui Marcello Piacentini.
Torino vanta un patrimonio urbano di grande importanza storica ed artistica. La storia millenaria si riflette nella presenza di edifici che spaziano in moltissimi stili architettonici differenti, dagli edifici romani ai più contemporanei. A causa delle imponenti opere di pianificazione urbana effettuate a partire dal XVI secolo da parte della corte sabauda, però, Torino ha conservato un numero limitato di edifici e monumenti precedenti all'epoca barocca, rappresentati, per lo più, da edifici religiosi. L'impostazione urbanistica attuale deriva principalmente, dunque, degli imponenti rimaneggiamenti operati col passaggio della capitale a Torino: le zone centrali, in particolare, sono ricche di palazzi nobiliari, teatri e chiese; tipici della città sono anche i grandi viali alberati e i portici che adornano diverse strade e piazze, caratteristiche che iniziano a prodursi in questo periodo. Importanti anche gli interventi contemporanei, nati soprattutto in occasione dell'evoluzione industriale del XX secolo e quella post-industriale del XXI secolo. Altra caratteristica cittadina è la grande presenza di parchi e aree verdi, sia in centro che nelle zone periferiche. Pochi sono, invece, gli esempi di edilizia militare architettonicamente rilevante, a causa delle demolizioni operate nel periodo napoleonico. Da citare, infine, le cascine "a corte chiusa", presenti a partire dall'epoca medievale nel circondario di Torino (oggi facente parte del territorio comunale).
Torino presenta un gran numero di edifici civili d'importanza storico-artistica elevata. Come per il resto del contesto urbano, gli stili più rappresentati sono quelli successivi ai rifacimenti cominciati nel XVII secolo.
Per quanto riguarda gli edifici dell'età antica o romana, in città son presenti più che altro resti murari e scavi archeologici: fra i più importanti il Teatro romano di Torino, alcune abitazioni e domus, soprattutto di epoca imperiale, una necropoli nel sottosuolo di Piazza San Carlo e un avamposto taurino, il Bric San Vito. Spicca, però, la presenza della Porta Palatina, uno degli esempi meglio conservati di porta urbica di epoca romana[60].
Una caratteristica di Torino è costituita dai portici che si sviluppano per oltre 18 km, dei quali circa 12 sono interconnessi. I primi portici risalivano al Medioevo ma è a partire dal XVII secolo che s'incominciò a costruire i portici monumentali tuttora presenti. La prima testimonianza è l'ordinanza di Carlo Emanuele I di Savoia del 16 giugno 1606 in merito alla costruzione di piazza Castello secondo il progetto di Ascanio Vittozzi, che comprendeva portici attorno a tutta la piazza. Anche nel progetto di piazza San Carlo di Amedeo di Castellamonte di qualche anno successivo erano previsti portici tutt'intorno. Negli stessi anni Filippo Juvarra costruì i portici di porta Palazzo. Nel 1765 Benedetto Alfieri ebbe l'incarico di rifare i portici di piazza Palazzo di Città mentre nel corso del XIX secolo si aggiunsero quelli delle attuali piazza Vittorio Veneto, piazza Carlo Felice e piazza Statuto. Le stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa vennero congiunte con un percorso porticato attraverso via Nizza, via Sacchi, Corso Vittorio Emanuele II, Corso Vinzaglio e via Cernaia. Il portico che unisce piazza Castello a Piazza Vittorio Veneto attraverso via Po sul lato sinistro fu progettato in modo tale da proseguire anche nell'attraversamento delle vie laterali per permettere al re di giungere fino al Po senza bagnarsi in caso di pioggia.
Di gran lunga più numerosi sono gli esempi di edilizia civile di epoca moderna, in particolare in stile barocco. Con lo spostamento della capitale in città, infatti, la famiglia regnante dispose diverse espansioni e un rinnovamento dell'assetto cittadino basato su modelli assolutistici che è alla base dell'assetto urbanistico e architettonico del centro di Torino. Innumerevoli palazzi nobiliari o altoborghesi costellano le vie e le piazze porticate secondo i progetti di eccellenti architetti dell'epoca, contribuendo all'affermazione del barocco nella città sabauda; fra questi si possono citare Ascanio Vitozzi, Carlo di Castellamonte e suo figlio Amedeo, Guarino Guarini, Filippo Juvarra, Benedetto Alfieri e Bernardo Antonio Vittone[61].
Tra i maggiori esempi dell'architettura civile barocca a Torino vi sono le residenze sabaude, ossia le nuove sedi della corte sabauda. Queste sono una serie di edifici nati nell'ambito di un progetto di pianificazione territoriale composto dal rifacimento di antichi castelli e la costruzione di nuove residenze, delizie e capricci, sia all'interno che nella cintura verde che circonda la capitale di quello che sarebbe diventato il Regno di Sardegna. Attualmente, la maggior parte di queste opere sono iscritte, collettivamente, nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO e, di queste, undici sono situate entro il perimetro cittadino:
Moltissimi anche gli esempi delle varie correnti revivaliste che si possono trovare in città, specialmente in stile neoclassico, neogotico ed eclettico. In particolare, il neoclassicismo a Torino, fortemente ispirato a quello parigino, ebbe una forte valenza urbanistica, piuttosto che architettonica: le antiche fortificazioni furono demolite, con la realizzazione di nuovi assi stradali e quartieri. Il ridotto controllo del governo sullo stile architettonico da mantenere fece sì che lo stile neoclassico e gli altri stili revivalisti furono espressione, principalmente, dell'edilizia privata: diversi palazzi, nobiliari ma, soprattutto, alto-borghesi, teatri e altre opere civili a firma di architetti quali Ferdinando Bonsignore, Bernardo Vittone, Giuseppe Battista Piacenza e Alessandro Antonelli, cominciarono a sorgere nei quartieri nuovi della città. Proseguì la porticatura di diverse vie e piazze rendendo i portici una vera e propria caratteristica urbana[62]. Due opere di questo periodo che spiccano per importanza e peculiarità sono rappresentate dalla Mole Antonelliana, edificio oggi simbolo della città, e il Borgo Medievale, riproduzione alquanto fedele di un tipico borgo tardo medievale edificata in occasione dell'Expo del 1884. Infine, le tre gallerie commerciali storiche del capoluogo piemontese - Subalpina, Umberto I e San Federico, sono costruite secondo i canoni revivalisti.
Particolare successo ebbe lo stile liberty. Nello specifico panorama torinese il liberty risentì, nelle sue maggiori opere, dell'influenza dell'importante scuola parigina e di quella belga divenendo uno dei maggiori esempi italiani di questa corrente, tanto da decretare Torino come una delle capitali italiane dello stile liberty, non senza subire anche inevitabili incursioni eclettiche e déco.[63] Sebbene vi siano diversi esempi di architetture liberty nelle zone centrali del capoluogo, come i quartieri del centro storico, Crocetta, San Salvario e collina, i quartieri che presentano la maggior parte delle opere sono quelli di San Donato e Cit Turin. L'architetto più prolifico fu, certamente, Pietro Fenoglio, autore, fra gli altri, di Villino Raby, Villa Scott e Casa Fenoglio-Lafleur. Altre opere d'interesse, edificate in questo stile, sono il villaggio Leumann, intero quartiere residenziale progettato per gli operai della fabbrica Leumann, sita nel quartiere stesso, e la prima fabbrica della Fiat (oggi museo e archivio storico della fabbrica). In virtù di questo ricco patrimonio architettonico, la città ha ricevuto, nel 2023, l'onorificenza Best LibertyCity ("Miglior città dell'"Art Nouveau" o "città liberty dell'anno") dall'Associazione Nazionale Italia Liberty[64].
Nell'epoca che intercorre fra le due guerre i risultati più significativi a livello urbano e architettonico sono stati influenzati dal contesto politico, con la costruzione di diversi edifici della cosiddetta architettura fascista. A differenza di altre località italiane, lo stile architettonico nella città di Torino risulta, però, più moderato, meno retorico e maggiormente pragmatico, in sintonia sia con l'assetto urbano cittadino che con la vocazione operaia della popolazione torinese di quell'epoca: i progetti risultano spesso essere una mediazione fra gli stili contemporanei (soprattutto di stampo funzionalista, razionalistaelittorio) e una reinterpretazione di linguaggi tradizionali[65]. Poco presente è, infatti, lo stile monumentale, ampiamente adottato in diverse realtà nazionali e invece riscontrabile, a Torino, in pochi esempi fra cui l'imponente ricostruzione di Via Roma ad opera dell'architetto Marcello Piacentini. Le opere civili comprendono opere pubbliche e private, di tipo residenziale, industriale, politico-governativo e sportivo. Fra i maggiori contributori si ritrovano architetti quali Armando Melis de Villa, Giovanni Antonio Porcheddu, Giuseppe Momo ed Eugenio Vittorio Ballatore di Rosana, autori, ad esempio, della controversa Torre Littoria (Torino), gli stabilimenti della FIAT a Lingotto e Fiat Mirafiori, lo Stadio Mussolini e il Palazzo della Moda[66][67].
I bombardamenti occorsi durante la seconda guerra mondiale produssero la distruzione di circa un terzo del patrimonio urbano torinese, a cui la municipalità rispose con una ricostruzione generalmente poco regolata e disomognea, atta a rispondere nel breve termine alle esigenze abitative e lavorative della popolazione cittadina: molti dei quartieri sorti in questo periodo, soprattutto nelle periferie, sono caratterizzati da edifici di scarso prestigio e qualità tipici dell'uso cosiddetto palazzinaro. Pochi gli esempi di particolare pregio costruiti nella seconda metà XX secolo: fra questi si possono citare la ricostruzione del Teatro regio, i grattacieli Lancia e RAI, il Palazzo della Provincia, la Torre BBPR, il Palazzo a Vela ed il vicino Palazzo del Lavoro. Con il nuovo millennio, in seguito ad una spinta di post-industrializzazione e politiche di riqualificazione cittadina, in città sono sorte diverse opere prestigiose: i grattacieli della Regione e di Intesa San Paolo, a firma delle archistarRenzo Piano e Massimiliano Fuksas, il modernissimo Juventus Stadium, la Stazione Porta Susa e il progetto della Spina Centrale, oltre al recupero del patrimonio edilizio in varie zone della città.
Mercati
A Torino sono presenti 49 mercati rionali.[68] Sebbene non sia la città che ne ospita il maggior numero, il record è tuttavia costituito dal fatto che sono fissi, aperti tutti i giorni e dislocati in tutti i quartieri. I più importanti per ampiezza e giro d'affari si svolgono in Piazza Benefica, in Corso Alcide De Gasperi, in via Onorato Vigliani, in corso Svizzera, in Corso Racconigi e in piazza Barcellona.
Il mercato più famoso è Porta Palazzo (Pòrta Pila in Lingua piemontese), che è il mercato all'aperto più grande d'Europa.
Ogni sabato nei pressi si tiene il Balon, un grande mercato all'aperto dell'usato, che la seconda domenica di ogni mese diventa Gran Balon, in cui si vendono anche oggetti di antiquariato.
Nel 2011 il regista torinese Daniele Gaglianone ha realizzato il film documentario Uomini e mercati centrato sui mercati di Porta Palazzo, Piazza Benefica e Corso Spezia.[69]
Aree naturali
Torino è una delle città italiane con più verde pubblico per abitante. Su una superficie cittadina di 130 km², vi sono infatti ben 21,37 km² di aree verdi: il che vuol dire che ogni abitante dispone di circa 23,6 m² di verde. In città sono presenti 60.000 alberi lungo le strade e 100.000 alberi nei parchi.[70] In più, grazie ad un indice di verde visibile del 16,2%, Torino si piazza al tredicesimo posto tra le diciassette città con più alberi nel mondo.[71]
Torino dispone di 51 parchi nell'area urbana e quelli più grandi e frequentati sono:
il Parco del Valentino, il Parco della Pellerina, il Parco Colletta, il Parco Rignon e i più recenti Parco Ruffini e Parco Colonnetti. Attorno alla città, ad anello, vi sono il Parco della Mandria (nei pressi di Venaria) e il Parco della Palazzina di caccia di Stupinigi (nei pressi di Nichelino), antiche riserve di caccia dei Savoia, e quelli situati sulla collina torinese quali il Parco della Rimembranza o il Parco Europa. Nei vari quartieri della città sono presenti molti piccoli parchi, che ospitano 240 aree gioco per bimbi. Il sindaco Amedeo Peyron realizzò, agli inizi degli anni sessanta, il primo giardino in Italia dotato di giochi per bambini. Secondo un rapporto di Legambiente del 2007, Torino è la prima città italiana per strutture e politiche dedicate all'infanzia.[72]
L'igiene urbana e la raccolta rifiuti sono gestiti dal 1969 da Amiat, società che si occupa anche del recupero ambientale della Discarica Basse di Stura, di cui la parte più vecchia (esaurita nel 1983 e con una superficie complessiva di 300000 m²) è diventata parco fluviale, nota come Parco urbano della Marmorina.[75]
Dal 2003 la città presenta un sistema di raccolta domiciliare che, al 2023, copre più del 50% della città; nei quartieri non raggiunti da questo servizio, dal 2019 è stato proposto un modello cosiddetto ad "ecoisole di prossimità", ossia servito da cassonetti smart, utilizzabili tramite una personale tessera elettronica[76].
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, Torino presenta un buon andamento statistico, risultando quasi costantemente sopra la media italiana delle città al di sopra dei 500 000 abitanti[77]
Raccolta differenziata nell'area metropolitana di Torino(%)[79]
A partire dal secondo dopoguerra, in particolare nel decennio 1951-1961, la popolazione della città conobbe un'improvvisa e repentina espansione (306.000 abitanti in più nel 1961 rispetto al 1951[80]), dovuta alla migrazione interna dal Mezzogiorno, dal Triveneto e, seppur in misura minore, dalle vallate e dalle campagne di tutto il Piemonte, da dove la gente si spostava in cerca di lavoro nelle fabbriche cittadine (segnatamente la FIAT). Questa improvvisa e smisurata crescita, arrivata peraltro in un momento di precario equilibrio sociale di un Paese appena uscito da un disastroso conflitto, portò naturalmente a notevoli problemi di natura sociale e urbanistica, che solo durante l'ultimo ventennio hanno iniziato a trovare una seppur lenta e graduale risoluzione.
Considerando i dati dell'ultimo rilevamento provvisorio dell'ISTAT (dicembre 2020), la popolazione della città conta poco più di 848.000 abitanti,[2] evidenziando un'ulteriore diminuzione rispetto al censimento del 2001 (865.263[80]).
Al 1º gennaio 2022 risiedevano a Torino 124 585 stranieri, costituenti il 14,7% della popolazione totale. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[84]:
La prima confessione religiosa a Torino è quella cattolica secondo il rito romano[85]. La città è sede dell'arcidiocesi di Torino, suffraganea di quella di Milano fino al 21 maggio 1515, quando papa Leone X la elevò al rango di arcidiocesimetropolitana[86]. Torino è, inoltre, meta di pellegrinaggio da parte di fedeli cattolici in quanto ospita la sacra sindone, importante reliquia cristiana giunta in città nel 1578. Torino è un centro religioso abbastanza importante anche per quanto riguarda le confessioni protestanti, in particolare per la comunità valdese: la città, per la vicinanza con le cosiddette valli valdesi, conta un numero non esiguo di fedeli, i quali si riuniscono nel tempio situato in Corso Vittorio Emanuele II. Altre confessioni protestanti o ortodosse presenti in città sono dovute, principalmente, all'immigrazione, in particolari dai paesi dell'Europa orientale.
Seconda comunità religiosa cittadina è quella islamica con un numero di fedeli che varia fra le 30000 e le 50000 unità, quasi tutti di origine straniera[87]. Nonostante la numerosità della popolazione islamica, in città non vi sono edifici di culto strutturati, bensì delle cosiddette "sale di preghiera" sparse sul territorio cittadino.
Relativamente all'ebraismo, Torino è sede della comunità ebraica più importante del Piemonte, terza in Italia, con oltre mille fedeli in città e diverse istituzioni religiose, scolastiche e culturali. Lo stesso edificio simbolo della città, la Mole Antonelliana, nacque come progetto della prima sinagoga cittadina, progetto poi ceduto al comune in cambio del terreno ove sorge l'attuale Sinagoga di Torino.
Istituzioni, enti e associazioni
La città è sede d'importanti centri dell'ONU[88], ospitati in un unico campus nella zona sud di Torino. Essi sono:
il CIF-ILO (Centro Internazionale di Formazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro), istituto di perfezionamento per i funzionari dell'agenzia ONU specializzata nella promozione della giustizia sociale e dei diritti del lavoro;
lo United Nations System Staff College (UNSSC), la struttura incaricata della formazione dei funzionari delle Nazioni Unite;
Definita da Le Corbusier come « [...] la città con la più bella posizione naturale del mondo»[91], celebrata da numerosi personaggi storici, tra cui Friedrich Nietzsche[92], Mark Twain[93] e Jean-Jacques Rousseau, il quale descrisse il suo panorama dalla collina di Superga come « [...] il più bello spettacolo che possa colpire l'occhio umano»[94], è una delle più importanti città barocche d'Europa ed è considerata, insieme a Milano e Palermo, la capitale italiana dell'Art Nouveau[95], di cui sono grande esempio, fra l'altro, i suoi innumerevoli e famosi caffè storici, fioriti soprattutto nel periodo risorgimentale e della Belle Époque.
La rete delle biblioteche civiche comprende, oltre alla Civica centrale, altre 23 istituzioni analoghe (17 biblioteche civiche diffuse sul territorio, 2 biblioteche situate presso le carceri e 4 punti di lettura), il cui patrimonio complessivo ammonta a oltre 1 200 000 volumi.[96]
A queste si aggiungono le biblioteche centrali e dipartimentali delle università: l'Università degli Studi ne dispone di 50, tra cui spicca la Biblioteca Interdipartimentale di Scienze Religiose Erik Peterson. Il Politecnico dispone di 17 biblioteche. La consultazione dei volumi è libera per tutti, ma il prestito è riservato ai soli iscritti alle varie facoltà.
Inoltre, i comuni di cintura dell'area urbana e metropolitana cittadina possiedono un sistema bibliotecario integrato denominato SBAM (Sistema Bibliotecario Area Metropolitana) composto di 65 biblioteche per un totale di circa 1 700 000 documenti.[97]
L'Archivio di Stato di Torino custodisce i documenti della corte e dell'amministrazione sabauda, sin dall'epoca medievale.
Ricerca scientifica
A Torino hanno sede importanti istituti di ricerca scientifica, tecnologica e cinematografica che sono la testimonianza di una tradizione culturale improntata sulla sperimentazione e sull'innovazione. Qui, infatti si trovano:
il Centro sperimentale cinematografico appartenente alla Scuola nazionale di cinema
Torino è da sempre una città molto vivace dal punto di vista della ricerca scientifica e applicata in diverse discipline. Essa, nel tempo, ha conseguito diversi primati. Ad esempio, qui è nato il motore elettrico a corrente alternata a opera di Galileo Ferraris, che scoprì e dimostrò il campo magnetico rotante. Nel 1961 venne creato il laboratorio di telecomunicazioni CSEL, divenuto nel 1964 il centro di ricerca CSELT del gruppo STET: già alla fine del decennio era affermato con collaborazioni di ricerca industriale con partner non più solo nazionali. Il gruppo di tecnologie vocali di CSELT produsse, nel 1975, il primo sintetizzatore vocale al mondo capace di parlare italiano e, curiosamente, anche di cantare: MUSA: il gruppo continuò la sua attività e nel 2001 divenne lo spinoffLoquendo SpA. Nel 1977 Torino fu anche la prima città al mondo dotata di una rete di fibra ottica urbana (lunga 9km)[98]), sperimentata proprio da CSELT; sempre in CSELT, inoltre, nacque l'iniziativa MPEG che portò alla creazione, tra gli altri, dello standard di codifica audio MP3 (il cui corretto funzionamento proprio qui venne dimostrato, per la prima volta in assoluto, nel marzo 1992), diffuso rapidamente in tutto il mondo.[99] Nel 1999, a Torino venne sperimentata la prima telefonata urbana UMTS, sempre da CSELT. Nel 2003 il centro divenne TILabs.
Nel 2016 Torino si è aggiudicata il secondo posto del prestigioso Premio Capitale Europea dell'Innovazione - iCapital, dietro ad Amsterdam e davanti a Parigi.[100][101]
Università
Il polo universitario torinese è uno dei principali in Italia. Nei due più importanti atenei cittadini, l'Università di Torino e il Politecnico, risultavano iscritti nel 2006 quasi 100.000 studenti. Per l'anno 2020/2021 l'Università di Torino contava oltre 81.700 iscritti[102] mentre il Politecnico 33.102[103], a cui vanno aggiunti gli iscritti ai corsi degli atenei minori.
Torino, secondo un'inchiesta di Skyscanner, fa parte delle dieci città universitarie più amate d'Italia.[104]
I principali istituti di studi superiori, oltre all'Università degli Studi e al Politecnico, sono:
Le collezioni di arte antica, la cui raccolta fu iniziata dal duca Emanuele Filiberto di Savoia nella seconda metà del Cinquecento, sono conservate nel Museo di antichità, che raccoglie anche le principali testimonianze archeologiche piemontesi dal Paleolitico al Tardo Medioevo. Dal Museo di Antichità furono separate, negli anni quaranta del Novecento, le collezioni egizie che costituirono il Museo egizio, il più importante d'Europa (nonché il più antico al mondo), in quanto custode della seconda collezione di arte egizia del mondo per vastità e importanza dopo quella del Museo del Cairo.
Per quanto riguarda le scienze, è sicuramente da ricordare il Museo Regionale di Scienze Naturali, tra i maggiori in Italia dello specifico settore, e il Museo della Sindone, che illustra al visitatore le scoperte scientifiche sul telo sindonico.
Nel 2004 è stato inaugurato il Museo A come Ambiente, il primo in Europa interamente dedicato alle tematiche ambientali.
Da segnalare, infine, che tutti i musei sopra indicati, più numerosi altri all'interno della Regione Piemonte per un totale di circa 200 siti, sono gratuitamente e illimitatamente accessibili tramite l'Abbonamento Musei regionale, che fin dagli anni '90 è stato sviluppato per permettere la fruizione dei luoghi museali sul territorio previo acquisto annuale forfettario, e che nel 2017 ha raggiunto l'importante obiettivo delle oltre 136.000 tessere vendute e i circa 900.000 ingressi nei siti convenzionati.[107]
Media
Stampa
Torino ha una storica tradizione in campo editoriale. La concentrazione di case editrici in città è superiore alla media nazionale e tutt'oggi il 50% delle case editrici scolastiche e universitarie italiane ha sede a Torino, con un'incidenza del 30% del mercato librario scolastico nazionale.
A Torino inoltre è concentrato oltre il 90% della produzione editoriale nazionale a edizioni a grandi caratteri per ipovedenti. Torino è anche luogo di sperimentazione tipografica.
Nel capoluogo piemontese sono nate importanti case editrici come:
Torino è stata per decenni la sede dell'EIAR e poi della Rai e perciò è la città da cui partiva la maggior parte delle trasmissioni radiofoniche nell'epoca in cui non c'era ancora la televisione (1927-1954).
Le principali emittenti radiofoniche cittadine sono: Radio Manila, Radio GRP, Radio 2000 Blackout, Radio Veronica One, Radio Torino International (quest'ultima è dedicata alla comunità proveniente dalla Romania: la programmazione è trasmessa, infatti, prevalentemente in lingua romena). In passato esistevano anche Radio Flash (che ha chiuso i battenti il 1º luglio 2019 cedendo la sua storica frequenza 97.6 (già 97.7) a Radio Italia Uno ed era affiliata al circuito Popolare Network) e Radio Centro 95 (poi ridenominata Radio Centro Soft FM e chiusa definitivamente nel 2013).
Televisione
Torino è tra le sedi principali del Centro di Produzione Televisiva Rai, come quelli di Roma, Milano e Napoli. Assieme a queste tre sedi, da quando ha iniziato i suoi programmi nel 1954, il centro di Torino (ospitante il Museo della Radio e della Televisione) è stato anche il primo dell'azienda televisiva.[109] Torino, inoltre, prima che si trasformasse in RAI, già ospitava il centro di direzione dell'EIAR dal 1927.
Una delle più importanti produzioni ambientate a Torino è stata la soap operaCentoVetrine che ha utilizzato la gran parte delle location esterne per le case dei protagonisti, il commissariato Franco Balbis, il carcere, l'ospedale e le principali piazze. Nel 2012 approda su Rai 1 la fictionQuesto nostro amore, ambientata a Torino. Il 21 dicembre 2012 è stato trasmesso su Canale 5 il film per la televisione Natale a 4 zampe con Massimo Boldi, dove gran parte delle riprese cinematografiche sono state girate a Torino.
Altri media
Torino è stata la seconda città italiana a finire su un videogioco in 3D, ma la prima (sempre d'Italia) come città vera e propria, dov'era possibile girare liberamente per le numerose vie. Nel 2001 infatti la Rockstar Games creò The Italian Job, ispirato al film The Italian Job, girato in parte a Torino nel 1969. Anche se nel gioco la città è ben diversa dalla realtà, sono comunque presenti il tram numero 13, il Po e molti edifici storici realmente esistenti. La prima città italiana ad apparire su un videogioco fu Venezia in Tomb Raider II, ma c'erano solo i pochi edifici necessari per completare i 3 livelli (2, 3 e 4) ambientati in questa città. Ispirandosi sempre al film del 1969 e utilizzando tre Mini Cooper, la band gallese degli Stereophonics ha girato il video di Pick a part that's new a Torino. Ispirandosi sempre a questo film, nell'episodio La zingara di Budapest della serie TV MacGyver, fu riprodotto il famoso inseguimento nel traffico torinese, rifacendo alcune scene e utilizzando anche scene della pellicola originale, come l'inseguimento sulla pista di collaudo automobilistico sita sul tetto dell'ex stabilimento FIAT del Lingotto.
Teatro
Torino può oggi vantare una grande varietà di teatri e sale di rappresentazione. La città è inoltre sede di diverse istituzioni teatrali, tra cui la principale è il Teatro Stabile di Torino, dichiarato Teatro Nazionale[110]: fondato nel 1955, secondo in Italia dopo il Teatro Stabile di Milano, gestisce le produzioni stagionali del Carignano, del Gobetti e delle Fonderie Limone di Moncalieri.
Fra i teatri maggiori, con una capienza superiore a 400 posti, vi sono il teatro Regio, in cui si tenne la prima de La bohème di Puccini, il teatro Carignano, il teatro Alfieri e il teatro Colosseo; importante, poi, è il teatro Gobetti, sede principale del sopracitato teatro stabile cittadino. Altre sale teatrali minori comprendono:
Diversi edifici teatrali sono andati distrutti o caduti in disuso. Fra questi il teatro Balbo e il teatro di Torino, distrutti durante un bombardamento nel 1943, il teatro Rossini, bruciato in un incendio nel 1941, i teatri Adua, Gianduja, Gerbino e Arena torinese, smantellati e, infine, il teatro Nazionale riconvertito in cinema; inoltre v'è una sala teatrale, oggi in disuso, nell'edificio storico della Cavallerizza Reale.
In città, inoltre, si svolgono alcuni eventi periodici riguardanti il teatro. Tra i più significativi vi sono:
"Festival delle colline torinesi": festival di teatro contemporaneo che si svolge a Torino dal 1996 impegnando fra luglio e agosto diversi spazi della città.
"Torino Fringe Festival": festival annuale di arti performative e teatro off organizzato dal 2013[111].
Torino può vantare un patrimonio culturale cinematografico molto ricco e antico e diversi primati nazionali: Torino, infatti è stata la prima città italiana in cui è stato proiettato un film (Ospizio di Carità in via Po, 1896), in cui si è insediato il primo studio cinematografico (Carlo Rossi & C., nel 1907), il primo cinema d'essai italiano (il Romano nella Galleria Subalpina, nel 1971), la principale associazione cinematografica nazionale (l'Aiace Torino) e la prima multisala del Paese (l'Eliseo, nel 1983).
Molti studi e case di produzioni cinematografiche hanno (o hanno avuto) sede in città: tra queste l'Ambrosio Film, l'Itala Film, l'Aquila, gli studi Fert la Movies Inspired e il Cineporto.
Fra i film interamente ambientati a Torino vi sono Un colpo all'italiana, Profondo rosso, La donna della domenica, Torino violenta, Così ridevano, Santa Maradona, Non ho sonno, Heaven, Dopo mezzanotte e La solitudine dei numeri primi. Molte, inoltre le citazioni o apparizioni in film nazionali ed internazionali.
Oggi Torino è tra le principali sedi di realizzazioni cinematografiche e televisive in Italia, grazie al ruolo della Torino Film Commission che vi riporta la produzione di molti lungometraggi, sceneggiati e spot.
In città, inoltre, hanno luogo molti eventi e festival incentrati sull'arte cinematografica. Fra questi il Torino Film Festival, il Lovers Film Festival, il ViewFest ed Cinema a Palazzo Reale.
L'ente lirico di Torino è il Teatro Regio, mentre la principale orchestra sinfonica cittadina è l'Orchestra sinfonica nazionale della RAI, che si esibisce all'Auditorium della RAI. Nell'ambito della musica classica sono attive anche l'Orchestra Filarmonica di Torino, la Filarmonica del Regio e l'Accademia Musicale Stefano Tempia, specializzata nel repertorio barocco. Inoltre, notevole rilevanza è rivestita dalle stagioni annuali dell'Unione Musicale e di Lingotto Musica, che vantano numerose collaborazioni con prestigiosi solisti e orchestre internazionali.
A Torino vi è una ricca offerta musicale. Viene eseguita dal vivo ogni tipo di musica e, oltre ai principali teatri e sale da concerto per la musica classica, dopo le recenti Olimpiadi sono aumentati i Palazzetti dove avvengono concerti ed esibizioni di musica leggera. Tra questi i più frequentati sono:
il PalaRuffini, conosciuto anche come Palazzetto dello Sport;
il PalaTorino, già PalaStampa e Mazda Palace (chiuso dal 2011);
Inoltre vi si svolgono diversi eventi periodici annui:
Settembre Musica: rassegna musicale che si tiene ogni anno a settembre in vari luoghi, unendo concerti di musica classica, jazz, etnica e pop. Fondata nel 1978, dal 2007 si svolge in gemellaggio con Milano con il nome di MITO SettembreMusica;
Club to Club: festival internazionale di musica e arti elettroniche che dal 2006 coinvolge, con la sezione "Club Europa", un'importante città europea, con scambio di pubblico, artisti, iniziative;
Traffic - Torino Free Festival: festival musicale gratuito che si è svolto annualmente a Torino dal 2004 al 2014 nel mese di luglio. Dall'estate 2015 è stato sostituito dal TOdays Festival[114];
Movement Torino Music Festival: festival di musica elettronica, arti visive e circensi nato nel 2006, che ospita le performance dei migliori musicisti e DJ internazionali, per rappresentare gli sviluppi della cultura musicale contemporanea.
Kappa FuturFestival: nato come evento artistico nel 2009, è, dal 2012, un festival di musica elettronica diurno che si svolge al Parco Dora.
Commento: Molti riferimenti puntuali mancano dell'indicazione della pagina, il che li rende, oltre che fuori norma, pressoché inutili, visto che per un controllo eventuale bisogna leggersi l'intera opera citata
La città è anche conosciuta per la tradizione di magia e occultismo.[117] Effettivamente, Torino non è soltanto la sede della Sindone e dei santi sociali del XIX secolo, come Giovanni Bosco o Giuseppe Benedetto Cottolengo. Leggende popolari, partendo dal fatto che la città fu una munitissima piazzaforte nel XVII secolo, affermano che Torino sia attraversata da una fittissima rete di gallerie e sotterranei, utilizzata dai Savoia e dai nobili per spostamenti in incognito.[118] Nel 1556 a Torino ha soggiornato Nostradamus[119] e qui ha vissuto recentemente un singolare personaggio come Gustavo Adolfo Rol.[120] A Torino fecero la loro comparsa anche Cagliostro, Paracelso,[121] il Conte di Saint-Germain e Fulcanelli.[119] Gli esperti di occultismo sostengono che Torino sia vertice in due triangoli magici: il primo, quello bianco, con Lione e Praga, mentre il secondo, quello nero, insieme a Londra e San Francisco.[122]
Da un punto di vista strettamente storico, l'origine di questa tradizione va ricercata, secondo alcuni, nel Risorgimento[123] e nella massiccia campagna di discredito organizzata contro la città dalla Curia Romana, che era contraria all'unità nazionale.[124][senza fonte] Altri sostengono invece, o almeno in concomitanza e contrapposizione, che le autorità civili, Stato e comune e la corte sabauda, abbiano tollerato e sostenuto circoli massonici, associazioni teosofiche e spiritistiche, favorendo così una specie di agguerrita "concorrenza" nei confronti della Chiesa cattolica e favorendo quindi anche il mito di Torino, città magica.[125] Libertà di pensiero e un certo spirito anticlericale furono poi rinfocolati, dopo l'Unità d'Italia, dal progressismo positivistico e dal nascente movimento operaio.[senza fonte] Simboli massonici sono presenti in molti palazzi e in alcune tombe del Cimitero monumentale di Torino. Da qualche tempo vi sono in città dei tour operator che organizzano anche visite guidate sui misteri di Torino.[126] Ai lati della scalinata che conduce all'ingresso della chiesa della Gran Madre di Dio troviamo le due statue raffiguranti la Fede e la Religione, tra le quali si troverebbe il nascondiglio del Graal.[127]
La Fontana del Frejus di Piazza Statuto fu ideata dal conte Marcello Panissera per ricordare l'inaugurazione dell'omonimo traforo ed è indicata dagli esoteristi come il "cuore nero" della città, per due motivi: perché si trova a occidente, e quindi in posizione infausta a causa del tramonto del sole, e perché qui vi era la vallis occisorum, luogo di esecuzioni capitali e di sepoltura.[120][128] Ospitava infatti il patibolo, che rimase per secoli in piazza Statuto e che venne poi spostato dai francesi all'incrocio tra corso Regina Margherita e Via Cigna: il rondò 'd la forca (Rotonda della forca).[120]
La cucina tipica torinese è una cucina ricca ed elaborata. Nonostante questo, è profondamente radicata nel territorio. Essa infatti nasce da un connubio fra la sua origine contadina e le esigenze raffinate della corte sabauda, entrambe aperte, oltretutto, alle influenze della cucina francese.
In virtù di questo legame con il cibo, in città si svolgono sono alcune manifestazioni ricorrenti a tema alimentare:
"Terra Madre - Salone del Gusto": manifestazione enogastronomica internazionale che riunisce ogni due anni a Torino produttori e artigiani del settore agroalimentare provenienti da tutto il mondo.
CioccolaTò: manifestazione fieristica del cioccolato, che si svolge con cadenza annuale.
Torino è un centro culturale vivace ed attivo. In città hanno sede molti eventi a carattere artistico, cinematografico, culinario, scientifico, sportivo e tecnologico. Essi hanno luogo in diversi sopazi fieristici, come l'Oval Lingotto, nei teatri, nelle piazze e nei parchi della città.
La città di Torino è cuore di un'area metropolitana che conta circa 1,7 milioni di abitanti ed è suddivisa in 92 zone statistiche e relativi quartieri cittadini. Questi ultimi sono raggruppati in 8 macro-zone amministrative, chiamate "circoscrizioni", con i rispettivi centri civici.[129]
Ognuna delle 8 Circoscrizioni con i rispettivi centri civici a loro volta comprende più quartieri storici: borghi, rioni, borgate, zone.
Torino è uno dei poli economici più importanti d'Italia, posizionandosi quasi costantemente, dagli anni cinquanta, sul podio insieme a Milano e Roma[130]. Diversi fattori, in particolare le olimpiadi invernali 2006, hanno reso la città anche uno dei comuni col maggior debito pubblico: al 2021, la città presentava, infatti, un PIL di circa 20,3 miliardi e un debito pubblico di circa 4,2 miliardi di €[131][132]. Torino presenta un tasso di disoccupazione tra i più alti del Nord Italia, attestatosi nel 2014 al 12,9%, con un andamento che a partire dal 2008 ha seguito quello medio nazionale. Il tasso di disoccupazione nel 2019 si attesta all'8,3%. Insieme alla sua provincia è ai vertici dell'export italiano, piazzandosi al secondo posto tra le province italiane per valore delle esportazioni.[133]
Il forte radicamento del settore automobilistico nel territorio è favorito anche da un sistema universitario con percorsi di studio esclusivi a livello nazionale (il Politecnico di Torino è l'unico in Italia ad avere un corso di laurea in Ingegneria dell'autoveicolo) e la presenza di istituti di design come l'IED e l'IAAD.
In territorio torinese ci sono centri direzionali e stabilimenti produttivi di CNH Industrial, operante nel settore dei capital goods e tra i principali leader del settore e di Fiat Chrysler Automobiles dove Torino è diventata nodale per la crescita di Maserati[135]: a Grugliasco vengono prodotte Ghibli e Quattroporte, mentre nello stabilimento di Mirafiori viene prodotta, dall'inizio del 2016, la nuova Maserati Levante. I livelli occupazionali nel settore automobilistico sono rimasti pressoché stabili nel periodo 2012-2014[136], a peggiorare è stato il ricorso alla cassa integrazione, iniziata a calare solamente nel 2014[137] grazie alla ripresa degli investimenti e alla ripartenza dei principali mercati automobilistici europei.
Importante anche il contributo dell'automazione industriale alla crescente internazionalizzazione dell'economia torinese, con la presenza di aziende come Prima Industrie e Comau, con quest'ultima (tra le prime 4 in Europa per fatturato[138]) che realizza in tutto il mondo robot per i principali gruppi automobilistici.
A Torino è molto sviluppato anche il comparto bancario con Intesa Sanpaolo, prima banca italiana per capitalizzazione di mercato e terza della zona euro[139], e il comparto assicurativo con Reale Mutua Assicurazioni. Le fondazioni bancarie Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT operano in campo sociale, culturale e filantropico e sono rispettivamente la seconda e la terza fondazione d'origine bancaria d'Italia per dimensione patrimoniale[140]; la prima è la principale azionista del gruppo Intesa Sanpaolo, mentre la seconda fa parte della compagine azionaria di UniCredit.
Anche le banche di private banking e d'investimento Fideuram e Banca Investis hanno sede a Torino, così come la più piccola Banca del Piemonte.
Negli anni la città ha attraversato una lunga fase di riconversione industriale, sia per la crisi dell'industria metalmeccanica, sia per la tendenza delle aziende dei paesi avanzati a trasferire le loro produzioni manifatturiere nei paesi in via di sviluppo. Dagli anni ottanta Torino ha vissuto un'importante fase di terziarizzazione, pur rimanendo uno dei principali centri industriali italiani ed europei. Tante sono le aziende che hanno scelto Torino, tra le quali General Motors, che ha deciso di tenere nel capoluogo piemontese una base di ricerca per la sperimentazione dei motori diesel. Con una rete di oltre 350 aziende di componentistica, la Camera di Commercio di Torino ne ha selezionate 145. Il progetto From Concept to Car mira a promuovere le eccellenze del settore in tutto il mondo.[141]
Negli anni vi è stato un boom del settore informatico ed elettronico. Alla già preesistente attività di ricerca del Politecnico di Torino, dell'Istituto Mario Boella, dell'Istituto Galileo Ferraris e del Centro Ricerche Fiat, si è affiancata l'attività del distretto informatico Torino Wireless che appartiene alla rete dei distretti italiani riconosciuti dal Ministero dell'Università e della Ricerca. Nato per coordinare tutte le attività di ricerca e di produzione del settore ICT dell'area torinese, attualmente vi sono impegnate circa 6000 imprese. Un'altra operazione importante è stata la riconversione di una parte della superficie occupata dalla fabbrica di Mirafiori, sostenuta dal progetto Torino Nuova Economia[142] che, anche grazie alla collaborazione con il Politecnico, ospita il Centro del design.
L'evento olimpico del 2006 ha contribuito a diminuire il ristagno economico. Grandi opere pubbliche come quelle per il Passante Ferroviario, la Metropolitana e le Spine hanno ridisegnato e stanno ridisegnando il volto della città. Culla del cinema italiano, grazie all'associazione Torino Film Commission, la città è diventata un'apprezzata quinta per l'ambientazione e la produzione di film, pubblicità e video musicali. All'interno della Mole è ospitato il Museo nazionale del cinema. Nel capoluogo sabaudo è inoltre attivo il Cineporto, una struttura polifunzionale dedicata alle produzioni cinematografiche unica in Italia.
Nel 2024 Confindustria ha designato Torino come Città Capitale della Cultura d'Impresa. Il dossier vincente, intitolato “Torino, spazio al futuro” [145], è stato presentato da Unione Industriali Torino.
Industria
Torino è una città con una forte tradizione industriale e ospita una vasta gamma di imprese di diverse dimensioni e settori. Una delle principali attività economiche della città è l'automotive, con la presenza di importanti aziende come Fiat Chrysler Automobiles e CRF (Centro Ricerche Fiat). Altri settori di rilievo sono l'aerospaziale, con aziende come Leonardo e Airbus, e il settore della meccanica in genere. La città è anche sede di numerose imprese operanti nei settori dell'alimentare e del tessile.
Oltre alle grandi aziende, Torino è anche sede di numerose piccole e medie imprese che contribuiscono all'economia cittadina e alla creazione di posti di lavoro. La città è anche un importante centro per la ricerca e lo sviluppo, con la presenza di università e centri di ricerca di livello internazionale.
Turismo
Già meta del Grand Tour, Torino è una delle prime città italiane ad avere avuto un'organizzazione turistica nella storia; per esempio, per i trecento anni del miracolo del SS. Sacramento, il libraio Giovanni Gaspare Craveri pubblicava la Guida de' forestieri. La guida del Craveri suddivide la visita della città in quattro giornate e descrive, con dovizia di particolari, anche i dintorni. A quella del Craveri fecero seguito altre guide come, per esempio, quella di Onorato Derossi Nuova guida per la città di Torino, pubblicata nel, 1781.
A partire dal 2006, anno dello svolgimento dei XX Giochi Olimpici Invernali, l'attrattiva turistica della città è cresciuta in modo deciso e costante.
Nel 2017 la città di Torino si colloca stabilmente fra le prime 10 in Italia per arrivi e presenze turistici, rispettivamente 1.200.000 e 3.700.000. Se si comprende anche la prima cintura urbana gli arrivi sfiorano quota 1.900.000 e le presenze i 5.000.000.[146]
Il riconoscimento sembra arrivare anche dalla presenza straniera e dall'interesse della stampa internazionale: per il 2016 il New York Times ha consigliato la città di Torino - l'unica in Italia - come una delle 52 destinazioni del mondo da visitare nell'anno[147], mentre Skyscanner le dedica l'apertura della rassegna tra le venti bellissime città d'arte in Italia[148] e i blogger la includono tra le sedici città italiane da visitare.[149] In totale, le presenze registrate in città durante l'anno solare sono state 4.800.000.[150]
Il sito internazionale di viaggi eDreams ha designato Torino come una delle mete turistiche più importanti a livello mondiale per il 2017 e come prima tappa turistica europea, definendola inoltre la capitale culturale del Nord Italia.[151]
Infrastrutture e trasporti
Strade
Collegamenti autostradali
Su Torino convergono cinque autostrade (tra cui è particolarmente importante quella in direzione della Francia) e un raccordo autostradale:
La tangenzale di Torino è la A55, divisa in Tangenziale Nord e Tangenziale Sud, va da nord est fino a sud est passando in maniera semicircolare da ovest. Inoltre comprende la tratta da Torino fino a Pinerolo.
Porta Nuova e Porta Susa sono le due maggiori, facendo transitare trasporti nazionali, internazionali e ad alta velocità; le altre quattro sono stazioni minori, permettettendo il transito di linee metropolitane o regionali.
Oltre a queste, vi sono tre ulteriori stazioni in cantiere e dieci stazioni dismesse, alcune demolite altre riqualificate. Infine è presente Torino Smistamento, un deposito locomotive fulcro del servizio di ricovero di motrici ferroviarie dell'area nord-occidentale dell'Italia[154].
Aeroporti
Attualmente la città di Torino dispone di uno scalo aereo internazionale: l'Aeroporto di Torino-Caselle, un aeroporto di medie dimensioni (200-300 ettari, 1-5 milioni di passeggeri all'anno) inaugurato nel 1953. È presente anche l'Aeroporto di Torino-Cuneo, in provincia di Cuneo, che fa riferimento al capoluogo piemontese come secondo aeroporto del Piemonte.
In corso Marche, inoltre, è presente l'aeroporto di Torino-Aeritalia: inaugurato nel 1916, dopo la costruzione dell'aeroporto di Caselle è rimasto in uso come struttura di aviazione generale e da turismo, affiancato da una scuola di volo per aerei ed elicotteri e dalla sede dei velivoli di elisoccorso e protezione civile.
Vi sono, infine, due aeroporti dismessi:
Torino Mirafiori - Il primo scalo aereo della città fu quello di Mirafiori, costruito per scopi militari e inaugurato nel 1911. L'aeroporto, a causa dei forti danni strutturali subiti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, venne dismesso nel 1947 e l'area venne data in gestione al CNR fino all'anno 1976, quando venne convertita a parco pubblico intitolato a Gustavo Colonnetti.
La rete di trasporti di Torino è gestita dal GTT, acronimo di Gruppo Torinese Trasporti, nato nel 2003 dalla fusione di ATM e SATTI. Nel territorio comunale di Torino il sistema di mobilità metropolitana e ferroviaria urbana si sviluppa complessivamente per 29 km, articolati su otto linee servite da ventotto stazioni. Per i suoi acquisti verdi la città di Torino ha raggiunto il secondo posto dell'European Gpp Award del 2016, alle spalle delle città di Vienna e davanti alla città metropolitana di Torino.[155]
La città dispone di una fitta rete tranviaria, gestita da GTT. Essa si estende per 90 km e su 9 linee; inoltre, nei periodi festivi, circola una linea speciale, la linea 7 di Piazza Castello, sulla quale circolano vetture storiche[156]. Il parco tranviario torinese utilizza solo tram articolati composti da sei serie di vetture.
La rete tranviaria di Torino è la più antica d'Italia, risalendo le prime linee a trazione equina al 1871[157].Nel corso degli anni, si discusse della necessità di modernizzare la rete di tram a cavalli con l'elettrificazione dei veicoli. Tra i sostenitori, anche il fisico Galileo Ferraris, allora consigliere della città: nel 1897 fu assegnata la concessione alla Società Anonima Elettricità Alta Italia (SAEAI). Nel 1907 la SAEAI venne municipalizzata, dando vita all'ATM, Azienda Tranvie Municipali. Nel 1922 vennero incorporate anche le altre società che operavano sul territorio comunale (STT e STB), determinando il processo di unificazione delle reti. La massima espansione della rete tranviaria si verificò nel 1949, quando a Torino si contavano ventitré linee di tram. La rete subì un periodo di declino negli anni cinquanta e sessanta, con la soppressione di molte linee, ma negli anni settanta tornò timidamente a espandersi. Nel 1982 il Comune di Torino attuò una profonda riforma della rete tranviaria, che mirava a sostituire l'originario impianto a struttura radiale con uno "a griglia" che consentisse altresì di eliminare le sovrapposizioni. Inoltre si propose l'istituzione di una rete di metrotranvia composta da cinque linee, di cui però una sola fu realizzata.
La metropolitana di Torino è un sistema di trasporto pubblico di massa dotato di sistema automatico VAL e gestita dal Gruppo Torinese Trasporti. La rete si compone attualmente della linea 1 di 15,1 km (23 stazioni), di cui sono in corso prolungamenti verso ovest. Il progetto della linea 2 prevede di collegare la zona nord-est con quella sud-ovest, interscambiando con la linea 1 a Porta Nuova[158].
Il primo progetto per una rete metropolitana nella città di Torino risale agli anni venti del XX secolo, su idea dell'imprenditore bielleseRiccardo Gualino, ripreso nel 1931 da Marcello Piacentini nel contesto della grande ristrutturazione di via Roma con la creazione di un vano sotterraneo adatto al transito di mezzi; il progetto, però, non si realizzò. Negli anni sessanta, sull'onda del boom economico, l'idea del sistema metropolitano venne ripreso: a questo collaborò anche la FIAT e venne costituita una società dedicata. La crisi petrolifera del 1973, l'austerity e l'elezione di una giunta comunale avversa al sistema metropolitano sancirono l'abbandono del progetto.[159] Lo spazio sottostante la via Roma, da piazza San Carlo a piazza Castello, venne adibito a parcheggio pubblico a pagamento. Una linea di ferrovia metropolitana venne poi realizzata e inaugurata il 4 febbraio 2006, in occasione dei XX Giochi olimpici invernali.
Le prime testimonianze riguardanti l'amministrazione della città risalgono ad un documento del 827 riguardante un placito tenuto dal messo imperiale Bosone, in cui sono citati tre scabini di Torino: Sunifrè, Giovanni e Gherardo[160]. Ad esclusione di definizioni poco chiare, il secondo documento in cui si può riconoscere la presenza di figure amministrative della città è un rogito (Breve recordationis de conventione facta inter Taurinenses cives et Ribaldum de Ripalta[161]) redatto dal notaio torinese Ogerio il 30 giugno 1149, in cui sono citati dei consoli torinesi (Taurinenses consules): Ulrico e Bongiovanni Zucca, Taurino Rufo, Taurino Dudolo, Rodolfo Alessandra e Ansaldo Fibentaria[162]. La carica di console non era unica e variava sia per numero che per le funzioni svolte, le quali andavano dall'amministrazione della giustizia al disbrigo dei pubblici affari e all'esercizio del potere esecutivo. Inoltre, v'era una suddivisione in base al lignaggio in "Consoli maggiori", di famiglia aristocratica (o "d'albergo"), a cui erano riservati gli incarichi più prestigiosi, e "Consoli minori" di origine popolare e con compiti meno importanti[163]. L'assetto consolare durò fino al 1149, quando le tensioni sociali e la sempre maggior preminenza della città sul territorio circostante portarono alla creazione di un sistema bipolare del potere con la nomina di un potestà imperiale: Tommaso il Nono di Annone; dopo una breve parentesi nel 1199, in cui i nobili ripresero il potere in città, dal 1200 il potestà divenne la figura preminente del potere cittadino[163][164]. Nel 1270 la città passò sotto il dominio di Carlo I d'Angiò e, con la cacciata del potestà, fu nominato un vicario regio, l'albese Pietro di Brayda[165]. La figura del vicario era, però, maggiormente legata alla figura del signore dominante e, perciò, l'amministrazione cittadina era delegata ad un sistema complesso, formato da figure quali chiavarii (o clavarii), sindaci, capitani e gruppi consigliari (o credenzie: credenzia maggiore, credenzia minore e parlamento)[163][166]. Questo intricato assetto istituzionale durò fino al 1562, quando Emanuele Filiberto di Savoia ammodernò l'apparato amministrativo cittadino, riducendo il numero di consiglieri a sessantadue unità ("consiglio generale"); tra questi, ventidue ("consiglio ristretto") avranno il compito di eleggere annualmente dai due ai quattro decurioni che, salvo casi eccezionali, provenivano dall'aristocrazia. I primi tre decurioni furono eletti nel 1564: Paolo Nicolò, Lorenzo Nomis e Bernardino Ranzo[167].
Consolati
Torino è sede di uffici diplomatici stranieri dal 1684, quando venne aperta in città, l'ambasciata del Regno di Francia[168][169]. Fra il XVIII e il XIX secolo, in quanto capitale del ducato di Savoia prima e del Regno d'Italia poi, la città si arricchì di diverse ambasciate; con il trasferimento della capitale a Firenze e, successivamente, a Roma, gli uffici delle ambasciate si spostarono e, a Torino, rimasero le sedi consolari di alcuni stati. Attualmente, il corpo consolare di Torino annovera al suo interno cinquanta Consolati, comprendenti tre Consoli generali (Marocco, Perù e Romania), quarantacinque Consoli generali onorari e Consoli onorari con ufficio a Torino, e due Consolati con uffici ubicati fuori regione; essi rappresentano gli interessi nazionali nelle entità territoriali della regione Piemonte e, sovente, della Valle d'Aosta[170].
Gemellaggi
Al settembre 2024, Torino è gemellata[171] con 14 città:
La città di Torino ha una lunga tradizione sportiva, sede di alcune fra le prime società sportive italiane, di club pluripremiati e luogo di eventi internazionali di massimo rilievo. Nel 2015 alla città è stato assegnato il titolo di Capitale europea dello sport[174], in quanto eccellenza nel panorama sportivoeuropeo[175], riconoscimento assegnato annualmente da ACES Europe a città che si contraddistinguono con dei progetti che seguono i principi etici dello sport.
La prima società sportiva di Torino risale al XIX secolo, più specificatamente al 17 giugno 1844, data della fondazione della prima società ginnica italiana, la Reale Società Ginnastica di Torino[176].
Nel 1863 venne fondata la Reale Società Canottieri Cerea, la più antica società di canottieri d'Italia[177]; 25 anni dopo, nel 1888, venne fondata la Federazione Italiana Canottaggio con il nome di Rowing Club Italiano, seguita il 25 giugno 1892 dalla Fédération Internationale des Sociétés d'Aviron (FISA), la federazione internazionale di canottaggio[178].
Torino è una città molto importante anche per il gioco del calcio: oltre a essere sede di due delle società professionistiche più antiche e premiate d'Italia e del mondo, la Juventus (fondata nel 1897) e il Torino (del 1906), vi fu fondata nel 1898[179] la Federazione Italiana Football, oggi Federazione Italiana Giuoco Calcio e, nello stesso anno, l'8 maggio, si tenne al Velodromo Umberto I il primo campionato ufficiale[180].
Altro sport in cui la città ha una tradizione di rilievo è il ciclismo: il capoluogo piemontese, oltre ad avere ospitato diverse volte una tappa del Giro d'Italia, è il luogo d'arrivo della Milano-Torino, la corsa ciclistica più antica del mondo, essendosi disputata per la prima volta nel 1876[181].
Anche il tennis può essere annoverato fra gli sport rilevanti per la città: oltre a essere stata sede del Tennis Club Juventus, campione per tre volte del campionato italiano di Serie A1 per squadre, la città ha ospitato numerosi tornei di prestigio, tra i quali quelli disputati della squadra nazionale di Coppa Davis durante sei edizioni della competizione e, come sede unica, la Federation Cup 1966. A Torino sono state inoltre assegnate le ATP Finals dal 2021 al 2025[182].
Un ulteriore primato della città è rappresentato dal rugby: Torino vanta la primogenitura in Italia sia del rugby a 15 (o rugby union) che del cosiddetto "tredici" (o rugby league). Fu nel capoluogo sabaudo, infatti, che nel 1910 si tenne la prima partita documentata di rugby a 15 mai disputata in Italia, un incontro dimostrativo tra il parigino SC Universitaire e la ginevrinaServette[183], e ivi nacque il primo club rugbistico italiano, che durò solo il tempo di un incontro amichevole contro una selezione di rugby della Pro Vercelli[183]. Nel 1952 Torino ospitò il primo incontro interno della Nazionale italiana a XIII[184], una sconfitta 18-22 contro la Francia (solo nel 2008 la Nazionale a XV disputò il suo primo incontro a Torino[185], una sconfitta 15-22 contro l'Argentina[185]).
Realtà prestigiose, nelle rispettive discipline, sono poi la Femminile Juventus Torino (prima squadra femminile della città, fondata nel 1978), la Juventus Women (calcio femminile, cinque volte Campionesse d'Italia), i Giaguari Torino (football americano, campioni nel 1991), la Sisport (pallacanestro femminile, cinque scudetti e una Coppa dei Campioni), il CUS Torino (pallavolo maschile, quattro scudetti e una Coppa dei Campioni) e l'Auxilium Torino (squadra di pallacanestro vincitrice della Coppa Italia nel 2018).
Un altro sport abbastanza praticato è l’hit ball[186][187]. A Torino nei primi anni ’90 è stata fondata la Federazione Italiana Hit Ball (FIHB), che dal 1992 organizza il campionato nazionale[188][189][190].
Grazie alla solida tradizione sportiva della città, Torino dispone di impianti sportivi e d'intrattenimento all'avanguardia, parco implementato grazie all'assegnazione della sede ospitante i XX Giochi Olimpici Invernali. Fra le strutture con una capienza superiore ai 10000 posti si citino lo Juventus Stadium, lo stadio Olimpico Grande Torino, il Palasport Olimpico e il PalaTorino, quest'ultimo chiuso però dal 2011; altri impianti con capacità molto vicine a questi numeri sono lo stadio Primo Nebiolo e il PalaVela. Decisamente più piccolo (circa 4000 posti), ma ugualmente importante per la storia sportiva cittadina, è il PalaRuffini. Una menzione speciale, infine, merita lo stadio Filadelfia, teatro del ciclo di vittorie del Grande Torino negli anni quaranta del XX secolo, oggi rinnovato e ridimensionato come centro sportivo e campo di allenamento della squadra di calcio del Torino. Da non dimenticare il Palazzo del Nuoto di via Filadelfia, l'impianto natatorio più importante di tutta la regione che ospita gare di nuoto regionali, interregionali e nazionali per la Federazione Italiana Nuoto, grazie all'accordo tra essa e il Comune di Torino, il Palazzo del Nuoto dal 2021 ha un Centro Federale di Alta Specializzazione[7], da quel momento in poi la struttura ha già ospitato un Campionato Italiano Master di Nuoto nel dicembre 2023 e li ospiterà di nuovo nel dicembre 2024.
A Torino è dedicata l'automobile Ford Torino, un modello coupé molto in voga negli USA durante gli anni settanta: si tratta della vettura utilizzata dall'agente Starsky nella serie televisiva Starsky & Hutch. Il nome del modello "GT" compare nel film Gran Torino, diretto e interpretato da Clint Eastwood nell'anno 2008.
Note
Annotazioni
^Il liberty era considerato uno stile inopportuno per la realizzazione di architettura sacra poiché ostentava forme troppo frivole, talvolta sensuali e spesso evocative di uno stereotipo di femminilità considerato decadente e lascivo.
Fonti
^Co-patrono.; inoltre la città riconosce in San Giuseppe il suo comprotettore (atto di affidamento del 1695).
^Filippo Ambrosini, Piemonte giacobino e napoleonico, pp. 106-107
^Filippo Ambrosini, Piemonte giacobino e napoleonico, p. 110
^Filippo Ambrosini, Piemonte giacobino e napoleonico, p. 111
^Notice de tableaux dont plusieurs ont été recueillis à Parme et à Venise: exposés dans le grand salon du Musée Napoléon, ouvert le 27 thermidor an XIII, De l'imprimerie des sciences et des arts, Paris.
^ Marie-Louise Blumer, Catalogue des peintures transportées d'Italie en Francce de 1796 à 1814, collana Bulletin de la Société de l'art français, 1936, fascicule 2.
^La sera prima era stato diramato il famoso telegramma (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2019). che iniziava con la frase in codice scelta per ordinare l'insurrezione generale: "Aldo dice ventisei per uno" ( La Liberazione - "Aldo dice 26 x 1" (archiviato dall'url originale il 18 novembre 2019).), ricordata poi anche in un libro di memorie di Pietro Secchia.
^ MuseoTorino, Comune di Torino, Direzione Musei, Assessorato alla Cultura e al 150° dell'Unità d'Italia, 21Style http://www.21-style.com, MuseoTorino, su museotorino.it. URL consultato il 6 luglio 2020.
^Autorità Trasporti, le ultime novità, in trasportonotizie.com, 28 novembre 2013. URL consultato il 1º dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
^Piemonte MarketPlace, su createdinitalia.com. URL consultato il 23 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2015).
^"Torino è una città magnifica e singolarmente benefica" (cfr. Friedrich Nietzsche e Torino, su cultor.org. URL consultato il 23 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).).
^Citato in: Vittorio Messori e Giovanni Cazzullo, Il Mistero di Torino, Milano, Mondadori, 2005, ISBN 88-04-52070-1, p.217
^Uno dei primi autori che parlò di un'origine insolita di Torino fu Emanuele Tesauro nella sua Della Historia della città di Torino, 1678, opera dedicata a Madama RealeMaria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Vedi inoltre: Gianni Oliva, I Savoia, Milano, Oscar Mondadori, 1998, (riguardo all'interesse per l'alchimia di Emanuele Filiberto). Lo storico Cibrario narra che nel 1648 venne scoperto un complotto che utilizzava la magia nera, avente lo scopo di uccidere Maria Cristina di Francia: i responsabili, un monaco di nome Gandolfi, l'aiutante di camera Gioia e il senatore Sillano vennero arrestati. Vedi inoltre: Danilo Tacchino, Torino. Storia e misteri di una provincia magica, Roma, Edizioni Mediterranee, 2007
^AAVV., I segreti di Torino sotterranea Torino, Editrice il Punto, 1996 e AAVV., I Misteri del Piemonte sotterraneo, Torino, Editrice il Punto, 2001
^abMessori e Cazzullo, Il mistero di Torino, p. 210
^abcDanilo Tacchino, Torino, Storia e misteri di una provincia magica, Roma, Edizioni Mediterranee, 2007
^Enrico Bassignana, Guida alla Torino incredibile magica e misteriosa, Scarmagno, Priuli e Verlucca, 2017, p. 52. ISBN 978-88-8068-820-4
^Francesco Cognasso, Storia di Torino, Gruppo Editoriale Giunti, 2002; Enrico Nassi, La Massoneria, Roma, TEN, 1994. Per l'anticlericalismo dell'eroe dei due mondi: Le mie memorie di Giuseppe Garibaldi, Rizzoli editore, 1982.
^A titolo d'esempio, il 4 maggio 1850 l'arcivescovo di Torino, monsignor Luigi Fransoni, venne arrestato per il rifiuto di comparire in tribunale, colpevole di aver invitato i parroci del Regno di Sardegna a resistere all'attuazione delle leggi Siccardi. Il 10 aprile il nunzio apostolico a Torino, per protesta, aveva abbandonato la città
^Messori e Cazzullo, Il mistero di Torino, pp. 223-224
^Dal Centro Estro della Camera di Commercio di Torino, sezione dedicata al progetto From Concept to Carvedi (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2007).
^ Mirko Riazzoli, 1149, in Cronologia di Torino dalla fondazione ai giorni nostri, 2ª ed., 2017, ISBN9788892671867.
^abcDavide Giovanni Cravero, 11 - Com'era retto il comune di Torino nei secoli passati, in Città di Torino (a cura di), Trecento anni di vita del Palazzo civico di Torino 1663-1963, 1ª ed., Torino, 1º gennaio 1964, p. 76.
^Storia della Cerea, su Reale Società Canottieri Cerea - 1863 Torino, 15 gennaio 2015. URL consultato il 10 novembre 2019.
^Maurizio Crosetti, La città che inventò lo sport, in Torino e lo sport. Storia luoghi immagini, Torino, Archivio Storico della città di Torino, 2005, pp. 168-169
^Fabrizio Melegari (a cura di), Almanacco illustrato del calcio italiano 2011, Modena, Panini, 2010, p. 15
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In neretto i capoluoghi di regione, in corsivo le città metropolitane. (1): lo statuto dell'Emilia-Romagna indica la città metropolitana di Bologna come capoluogo della regione.