La presenza della viticoltura nell’area di San Gimignano risale all’epoca etrusca, di cui si hanno numerose testimonianze archeologiche, ma il vitigno Vernaccia è stato introdotto nel territorio di San Gimignano nel corso del XII secolo da Vieri de' Bardi. Per quanto riguarda la Vernaccia di San Gimignano, gli "Ordinamenti delle Gabelle del Comune" risalenti al 1276 obbligavano al pagamento di una tassa di tre soldi per ogni soma di Vernaccia esportata.
L'origine del nome Vernaccia è piuttosto incerto, forse prende il nome dal latino vernaculum (=del posto) oppure, come ipotizzò il poeta seicentesco Marchio Lucidi, da Verno, gelido. Secondo il Vocabolario Treccani deriva invece dal toponimo Vernazza, borgo delle Cinque Terre, ove veniva prodotto un vino dallo stesso nome sin dal Medioevo.[2]
«Questi, e mostrò col dito, è Bonagiunta.
Bonagiunta da Lucca: e quella faccia
di Ià da lui più che l'altra trapunta
ebbe la Santa Chiesa e le sue braccia:
dal Torso fu, e purga per digiuno
l'anguille di Bolsena e la Vernaccia»
Citata anche da Giovanni Boccaccio nel suo Decameron, specificatamente nella descrizione del paese di Bengodi in una delle novelle.
Nel 1468 la Vernaccia va ad allietare gli invitati al banchetto di nozze dei Medici-Rucellai, poi i pasti di Lorenzo il Magnifico documentati dalle continue richieste scritte che faceva al Comune di San Gimignano.
Un giudizio antico di Sante Lancerio, bottigliere del papa Paolo III, nella lettera d'ordine di 80 fiaschi al Comune di San Gimignano, si rammaricava della sua insufficiente produzione:«... è una perfetta bevanda da Signori et è gran peccato che questo luogo non ne faccia assai.»[3].
Più recentemente, uno studio, a cui ha partecipato l'Università di Siena, ha evidenziato una sostanziale uniformità genetica delle viti in produzione, riconducibile al fatto che tutte hanno una radice comune, senza infiltrazioni nel corso dei secoli di altri vitigni provenienti da altre regioni.[1]
Tecniche di produzione
Nella designazione deve figurare l'annata di produzione delle uve.
Le bottiglie devono essere di vetro e di forma bordolese
Disciplinare
La DOC è stata approvata con DPR 03.03.1966 G.U. 110
La DOCG è giunta con D.M. 09.07.1993 GU 169
Successivamente il disciplinare ha subito le seguenti modifiche:
DM 26.11.2010 GU 289
DM 30.11.2011 G.U. 295 – 20.12.2011
La versione in vigore è stata approvata con D.M. 07.03.2014 pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf.[1]
Tipologie
Vernaccia di San Gimignano
È consentita la menzione "vigna".
Vernaccia di San Gimignano
menzione riserva
uvaggio
Vernaccia di San Gimignano 85% minimo; altri vitigni 15% massimo, di cui Sauvignon e/o Riesling 10% massimo. Vietati Traminer, Müller-Thurgau, Moscato Bianco, Malvasia di Candia, Malvasia Istriana, Incrocio Bruni 54
titolo alcolometrico minimo
11500% vol.
12,50% vol.
acidità totale minima
4,50 g/l.
zuccheri residui
4,00 g/l.
estratto secco minimo
16,00 g/l
resa massima di uva per ettaro
90 q.
resa massima di uva in vino
70%
invecchiamento
-
14 mesi, di cui 3 in bottiglia
Abbinamenti consigliati
Primi piatti di salse bianche, fritture varie, piatti di pesce, uova e carni bianche (coniglio). Perfetto l'abbinamento con spezie locali, (specifico per la tipologia Riserva), come lo zafferano (risotto allo zafferano). Ottimo anche come aperitivo o da accompagnamento agli antipasti.[senza fonte]
Bibliografia
Marco Lisi, La Vernaccia: un viaggio attraverso i documenti dal XIII al XIX secolo, in "Miscellanea storica della Valdelsa", a. CXVII (2011), n. 2-3, pp. 143-168.
Marco Lisi, "Sulle tracce della Vernaccia", Siena, Nuova Immagine Editore, 2013.
^ Sante Lancerio, I vini d'Italia giudicati da papa Paolo III (Farnese) e dal suo bottigliere Sante Lancerio. Operetta tratta dal manoscritto della biblioteca di Ferrara e per la prima volta pubblicata da Giuseppe Ferraro, Roma!anno=1890, Eredi del Barbagrigia.