Una sostanza ritenuta difluoroammina fu descritta da Ruff e Staub nel 1931,[5] ma i tentativi successivi di riprodurre la sintesi fallirono, e le proprietà fisiche riportate da Ruff non sono in accordo con quelle attuali.[1] La difluoroammina fu sintetizzata e caratterizzata con certezza per la prima volta nel 1959 da Al Kennedy e Charles B. Colburn,[6] isolandola in piccola quantità come sottoprodotto dalla reazione a 250-300 ºC tra trifluoruro di azoto e arsenico.
Sintesi
La difluoroammina si può sintetizzare con una resa del 74% scaldando sotto vuoto una miscela di tetrafluoroidrazina e tiofenolo, con successiva distillazione sotto vuoto. La reazione complessiva risulta:[7]
Alternativamente si può fluorurare l'urea e idrolizzare il difluoruro di urea formato:[8]
NHF2 è una base debole e può formare addotti reagendo a -80 ºC con acidi di Lewis come BF3, PF5 e SO2; aumentando la temperatura questi addotti si decompongono prima di arrivare a temperatura ambiente. Sotto i -80 ºC reagisce con AsF5 in HF anidro formando NH2F+2 e AsF−6.
La difluoroammina può reagire anche come acido:
se non ci sono basi disponibili, l'anione NF−2 reagisce formando N2F2:
In chimica organica la difluoroammina viene talvolta usata per ottenere difluoroammino derivati di composti organici.
(EN) A. Hammerl e T. M. Klapötke, Nitrogen: Inorganic Chemistry, in Encyclopedia of Inorganic Chemistry, 2ª ed., John Wiley & Sons, 2006, DOI:10.1002/0470862106.ia157, ISBN9780470862100.
(DE) A. F. Holleman e N. Wiberg, Lehrbuch der Anorganischen Chemie, Berlino, Walter de Gruyter, 2007, ISBN978-3-11-017770-1.