Il comune di Valdeblore raggruppa parecchi villaggi della "Val di Blora" (Val de Blore):
"Saint-Dalmas" (San Dalmazzo ed in occitano alpino Sant Darmàs): ancora chiamato "Saint-Dalmas de Valdeblore" (San Dalmazzo Valdiblora) per distinguerlo da Saint-Dalmas-le-Selvage (San Dalmazzo Selvatico o San Darmas dal Plan nella parlata locale);
"La Roche" (La Rocca in italiano ed in occitano alpino La Ruòcha o La Rouòchò);
"La Bolline" (in occitano alpino La Bolina ed in italiano Bollina);
Mollières (in italiano Molliera ed in occitano alpino Molièras, terra bagnata, e quindi molle (mouillée): al giorno d'oggi spopolata, dopo esser stata ceduta dall'Italia alla Francia con il Trattato di Parigi del 1947;
"La Colmiane" (Colmiana) dall'occitano alpino "la Cuòla miana", cioè Collina mediana o Colle di mezzo, ad indicare il monte situato tra i fiume Vesubia ed il fiume Tinea: è una stazione di sport invernali. "Lu Cuol" sta in occitanovivaro-alpino per "colle", e designerebbe invero nel caso specifico più un passaggio tra i due fiumi che una montagna.
Nel 1056, Renardo Rostagni (Rainart Rostaing), sua moglie Adalaxia, i suoi figli Feraudo, Guglielmo e Pietro, donano le tre chiese di Poggio Acuto (églises de Puy-Agut) poste sul territorio di Thorame Bassa all'abbazia di San Vittore di Marsiglia (Abbaye Saint-Victor de Marseille).
Verso il 1060, il chartario dell'abbazia di San Ponzio di Nizza (Abbaye Saint-Pons de Nice), Renardo Rostagni (Rainart Rostaing) fa donazione d'un vasto territorioalpestre delimitato a settentrione dalle cime fino al ruscello che zampilla dalla montagna di Salèze, che poi piega a levante sino al fiume Vesubia, che costeggia lambendolo a mezzodì e verso ponente fino al ruscello che sgorga dalla collina Dalbazina, presso la Cappella d'Andobio.
Nel 1067, Renardo Rostagno (Rainart Rostaing) o Rostagni (Rostainy) rende al Vescovo di Nizza Raimondo I le decime che la sua famiglia aveva confiscate a Venanson, “Anduebis“, “San Dalmazzo di Blora“ (Saint-Dalmas de Bloure) e "Pedastas", antico Castrum abbandonato nel XIII secolo come Anduebis, corrispondente al villaggio odierno di Saint-Donat, Rimplas, "Falcario" (attuale villaggio di Robione), Roure, Isola, Saint-Étienne-de-Tinée, Saint-Dalmas-le-Selvage. Tale atto, in cui sono citati come testimoni Rostagno di Gréolières e Mirone, visconte di Sisteron, permette di vedere che Renardo Rostagni (Rainart Rostaing) è signore dell'alta Val Vesubia, della "Val di Blora" e dell'alta Val Tinea. Il vescovo di Nizza gli riconosce tale diritto, perché Renardo Rostagno gli restituisce col medesimo atto, la metà delle decime, ma così i Rostagni possiedono anche "Thorame" ed Aspromonte nell'alta valle del Verdone. Alla morte di Renardo Rostagni, i suoi beni sono spartiti tra i suoi figli: il "maggiore", Feraudo (Féraud) si stabilisce a Thorame, il cadetto Guglielmo è signore della "Val di Blora", il minore Pietro è probabilmente signore dell'alta valle del Tinea.
Nel 1109, Guglielmo Rostagni ha con sua moglie Advenia due figli, Bertrando ed Ugo. Da tale data si possiede un atto concernente il cadetto Ugo che diviene canonico a Nizza, il quale dona alla chiesa nizzarda il quarto delle rendite di Venanson, gli uomini ch'egli ha a San Dalmazzo di Blora ed a Pedastas, nonché i pascoli di tali luoghi, mentre suo fratello Bertrando, primogenito, è senza dubbio a sua volta signore di Val di Blora.
Nel 1256, dopo più d'un secolo senza tracce scritte dei "Rostagni", si rileva in un atto il nome di Guglielmo Pietro, già morto nel 1256, e quello di suo figlio, Raimondo Rostagni, che gli è succeduto nel feudo di "Valdiblora". Egli possiede anche Clanzo, La Torre, Rimplas, San Salvatore, Roure, la meta d'Aspromonte. Dal suo matrimonio con Aicarda, dei signori di Castelnuovo di Conti, possiede il terzo di tale feudo.
Nel 1271, si ha la prima menzione del villaggio della "Rocca".
Nel 1276, il Conte di Provenza chiede al suo siniscalco, Gualtiero (Gautier) d'Aulnet, di catturare, vivi o morti, i capi della rivolta, Pietro Balbo di Tenda, parente di Raimondo e Feraudo Rostagni di San Salvatore.
Nel 1298, muore Raimondo Rostagni, dopo che suo figlio era morto prima di lui, ed i suoi beni sono spartiti fra il nipote Aldeberto Rostagni ed i suoi fratelli. Aldeberto è signore di Valdiblora e possiede anche Rimplas, San Salvatore, Marie e Roure, ha due figli ed una figlia che portano il soprannome di "Balbo", Pietro Balbo, Filippo Balbo e Giovanna Balbo. Aldeberto ha anche un'altra figlia, Sibilla, dama di Clanzo, che ha sposato Giovanni di Revesto (Jean de Revest), signore di Lambesc, apparentato ai signori di Gréolières, ed a partire da tale data la famiglia Rostagno ha abbandonato il nome originario del suo casato per quello di Balbo per una ragione sconosciuta.
Al 1320, risale il primo atto che cita il villaggio della "Bollina" con la "Rocca" e "San Dalmazzo" che hanno dovuto essere fondate nel XII secolo, ed a partire da tale data i toponimi delle località d'Anduébis e di Pédastas spariscono.
Nel 1376, Pietro Balbo, già Rostagni, presta omaggio alla regina Giovanna ed è qualificato del titolo di signore di Rimplas e di cosignore di San Salvatore, ma non ha dunque recuperato i suoi beni nella "Valdiblora".
Il 10 luglio 1669, con una convenzionenotarile, i tre comuni di San Dalmazzo, della Bollina e della Rocca decidono d'unirsi per formare un solo comune, atto che è all'origine del comune di Valdiblora ed è denominato nella parlata locale "lu Chan dal Pi" (…sotto un pino presso il sito della cappella di San Giuseppe tra "La Rocca" e "La Bollina"), che sanciva la riunificazione dei tre villaggi della Val di Blora dopo la divisione del 1656[5].
«D'azzurro, alla croce d'argento, accantonata da quattro torri d'oro, aperte del campo, finestrate e mattonate di nero; sul tutto, d'oro, a tre bande d'azzurro.»
Saint-Dalmas (San Dalmazzo) - Chiesa dell'Invenzione della Santa Croce (Église de l'Invention-de-la-Sainte-Croix) - Il portico
Saint-Dalmas (San Dalmazzo) - Chiesa dell'Invenzione della Santa Croce (Église de l'Invention-de-la-Sainte-Croix)- Il Complesso (l'Ensemble)
Saint-Dalmas (San Dalmazzo) - Chiesa dell'Invenzione della Santa Croce (Église de l'Invention-de-la-Sainte-Croix) - L'abside, all'esterno
La Cappella dei "Penitenti Bianchi" (Chapelle des Pénitents Blancs) a "San Dalmazzo" (Saint-Dalmas) è stata integrata alle case. La confraternita è stata fondata il 14 settembre 1654.
La Cappella di "San Giuseppe" (Chapelle Saint-Joseph) a "San Dalmazzo" (Saint-Dalmas), sulla strada de "La Bollina" (la Bolline).
I Bastioni di "San Dalmazzo“ (remparts de Saint-Dalmas), vestigia delle fortificazioni costruite dai Templari per proteggere "San Dalmazzo" (Saint-Dalmas). Tali bastioni comportavano tre porte, di cui resta solo una torretta.
Un'iscrizioneromana è stata incorporata nel muro d'una casa di "San Dalmazzo" (Saint-Dalmas).
La Cappella dei "Penitenti Neri" (Chapelle des Pénitents Noirs) nel villaggio de "La Rocca" (la Roche). La confraternita è stata fondata il 24 agosto 1673. La cappella possiede una bella pala d'altare od "ancóna" in legno dorato del XVI secolo[12].
Così, nel 2002, quest'ultimo getta il suo pianoforte nel lago, dall'alto d'un elicottero. Ripescato un po' più tardi, la sua tavola armonica fa l'oggetto d'una stele al bordo del medesimo lago di Colmiane.
I pifferi ed i tamburi sono ugualmente ben presenti in questa parte dell'entroterranizzardo ed essi animano le feste patronali ed altre festività lungo tutto l'anno. La cultura nizzarda risuona costantemente nella "Val di Blora" (Val de Blore) per il tramite di gruppi locali come "Lu Virulet", "Li Bachas Boys" e "Li Falabracs", i cui ultimi due sono ancora in attività.
Note
^^ Guglielmo Stefani, Dizionario generale geografico-statistico degli Stati sardi, Torino, Pomba, 1855, p. 1284.
^(IT) Valdiblora, su Valdiblora. URL consultato il 25 novembre 2019.
^En occitan: Valdéblourenc (Bouliniè, Rouchiè, san Darmaiè) li soubriqué soun Moutès per li boulignès, manaïrouns per li San darmaiès e li Rouchiès soun li banés
^Caïs de Pierlas, Le XI siècle dans les Alpes Maritimes.
^Pierre-Robert Garino, La vallée de la Vésubie. Guide du visiteur, pp. 75, Serre éditeur, Nice, 1998
^Guglielmo Stefani, Dizionario generale geografico-statistico degli Stati sardi, Torino, Pomba, 1855, p. 1284.
^(FR) Jacques Thirion, Alpes romanes, collana La nuit des temps, n. 54, La Pierre-qui-Vire, Éditions Zodiaque, 1980, pp. 69-76.
^Luc F. Thevenon, L'art du Moyen Âge dans les Alpes méridionales, pp. 57-59, Éditions Serre, Nice, 1983.
^Christiane Lorgues-Lapouge, René Lorgues, Comté de Nice baroque - Tome 1: La vallée de la Tinée, pp. 19-26, Encyclopædia Niciensis, Volume V, Serre éditeur, Nice, 2004; p. 99.
^* Christiane Lorgues-Lapouge, René Lorgues, Comté de Nice baroque - Tome 1: La vallée de la Tinée, pp. 55-56
^Christiane Lorgues-Lapouge, René Lorgues, Comté de Nice baroque - Tome 1: La vallée de la Tinée, pp. 50-53
^Christiane Lorgues-Lapouge, René Lorgues, Comté de Nice baroque - Tome 1: La vallée de la Tinée, pp. 53-54.