Il 2 maggio 1945, nell'ultima fase della seconda guerra mondiale, il paese fu teatro della "Strage di Lasa", attuata dalla Wehrmacht come rappresaglia contro un tentativo di furto di munizioni realizzato da operai italiani ai danni della polveriera di Cengles: in essa morirono 9 persone, fucilate dai soldati tedeschi.[7]
La polveriera, dipendente dalla caserma Druso di Silandro, venne dismessa negli anni 1990 e in parte demolita. Solo il vecchio corpo di guardia (riattato a falegnameria da un contadino del posto) rimase in piedi fino al 2010, allorché fu definitivamente smantellato.
Simboli
Lo stemma rappresenta un martello e due scalpelli rossi, disposti in banda su sfondo bianco rigato di nero.
Il campo bianco e nero simboleggia i giacimenti di marmo, il martello e gli scalpelli gli strumenti per la sua lavorazione (principale risorsa del borgo).[8] Lo stemma è stato adottato il 27 settembre 1966.[9]
Acquedotto storico. Il paese era attraversato da un acquedotto in pietra sopraelevato (denominato, in lingua tedesca, Kandlwaal), lungo 600 metri e alto tra i 15 e i 32 metri. Nel 1907 l'acquedotto venne distrutto da un incendio, che ne lasciò integre solo alcune parti a cavallo del fiume Adige.
Lasa è famosa per la produzione di marmo pregiato, molto apprezzato già dai tempi dei Romani (anche se lo sfruttamento sistematico ebbe inizio ai primi del Novecento). Con il marmo di Lasa venne scolpita - a puro titolo d'esempio - la statua di Walther von der Vogelweide sita nell'omonima piazza centrale di Bolzano.
Nel territorio comunale si trova la ferrovia marmifera di Lasa, una linea ferroviaria adibita al trasporto merci che - tramite un tratto in piano e una ripida funicolare - collega la vallata alle cave di marmo di Lasa situate sulle montagne del versante sud della valle, ed è presente lo sbarramento (una traversa fluviale a tre luci lunga 34 m circa) che alimenta la centrale idroelettrica di Castelbello-Ciardes, gestita da Alperia.[12]