Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti il Football Club Internazionale Milano nelle competizioni ufficiali della stagione 2014-2015.
Stagione
Il quinto posto ottenuto al termine della stagione precedente permise la conferma di Walter Mazzarri, decisione vissuta come impopolare da una tifoseria cui il tecnico risultava ormai inviso.[3] Dal punto di vista dell'organico il presidente Thohir, già fautore di un corposo repulisti nella dirigenza,[4] dovette fare i conti con l'addio dello «zoccolo duro» argentino, costituito da Javier Zanetti, Samuel, Cambiasso e Milito, cui seguì l'innesto di nuovi volti[4]: il difensore centrale Vidić, proveniente dal Manchester United ma rivelatosi, a posteriori, un clamoroso flop[5], l'esterno Dodô[6], i centrocampisti M'Vila, il cui scarso minutaggio e contributo lo resero una meteora,[7] e Gary Medel, dimostratosi invece un importante «gregario»[8], e soprattutto l'attaccante Osvaldo la cui esperienza in nerazzurro fu segnata dai limiti comportamentali.[9] Affidati i gradi di capitano a Ranocchia[10], la squadra si apprestò a vivere un anno zero avendo ormai rescisso ogni legame con il passato[4]: a certificare un'era differente contribuì anche la composizione della rosa che non presentava più alcun reduce del Triplete, con la sola eccezione del nigeriano Joel Obi (ufficialmente tesserato, sebbene mai sceso in campo, durante la stagione 2009-10).[11]. Il primo impegno stagionale riguardò i preliminari di Europa League, cui l'Inter era stata ammessa in virtù del quinto posto nel campionato 2013-14[12]: avversario fu l'islandese Stjarnan, cenerentola guadagnatasi la simpatia generale per le esultanze ai gol dei propri calciatori.[13] Il 3-0 esterno conseguito all'andata rese una formalità il retour match[14], nel quale la formazione s'impose con un netto 6-0.[15] I nerazzurri ebbero così accesso al tabellone principale del torneo, inseriti in un gruppo abbordabile[16]: a far loro compagnia erano gli ucraini del Dnipro, gli azeri del Qarabag e i francesi del Saint-Étienne.[17]. Le battute iniziali del campionato 2014-15 dipinsero uno scenario difficile per i meneghini[18]: ottenuto un punto nella prima giornata, dovuto ad uno 0-0 contro il Torino[19], la squadra incappò in risultati altalenanti, quali il 7-0 al Sassuolo (seconda volta in due anni), ma anche pesanti sconfitte contro Cagliari e Fiorentina, artefici di un nuovo stormo di critiche su Mazzarri[20], con i sostenitori che rinfacciarono al tecnico livornese la scarsa elasticità tattica[21]: l'allenatore confermò infatti il 3-5-2, risentendo però della difficoltà di ambientamento dei nuovi acquisti — in primis Vidić —[22] e della discontinuità di rendimento di alcuni interpreti, tra cui Hernanes e Guarín.[23] Malgrado un buon percorso europeo — che vide la squadra imporsi in Ucraina e tra le mura amiche con il Qarabag, per poi pareggiare entrambe le sfide con i francesi —[24] l'esperienza di Mazzarri era ormai giunta al capolinea: dopo la sconfitta di Parma, contro una compagine fanalino di coda ed in piena crisi[25], e il pari subìto in rimonta dal Verona (con i milanesi che, in inferiorità numerica, incassarono il 2-2 nel recupero[26]) Thohir esonerò il tecnico durante la sosta di novembre.[27]
Alla ripresa fu chiamato Roberto Mancini, tornato dopo 6 anni.[28] Complice una conoscenza non approfondita della rosa[29], il Mancio fu incapace di apportare a breve termine un cambio di passo significativo: nel mese precedente la sosta natalizia, l'Inter — qualificatasi in anticipo alla knockout phase di Europa League —[30] conquistò appena cinque punti in sette giornate di campionato[31], pur mantenendo vive le speranze di rimonta a causa di una classifica stretta.[32] Nel mercato invernale la dirigenza si mosse attivamente, apportando correttivi in ciascun reparto: furono infatti acquistati Felipe, Santon (di ritorno a Milano dopo cinque anni), Brozović, Shaqiri e Podolski; non fu invece riconfermato Osvaldo, dopo che una lite con alcuni compagni nel derby d'italia gli costò una sospensione, mutata poi nell'espulsione definitiva dall'undici.[33] Mancini confermò Handanović tra i pali, con lo sloveno distintosi in particolare per l'abilità nel respingere i calci di rigore[34]; la difesa passò a quattro elementi con Juan Jesus, Ranocchia, D'Ambrosio e Dodô, mentre Vidić incontrò il definitivo accantonamento.[35] A formare la cerniera di centrocampo erano Guarín e Kovačić, con Hernanes o Shaqiri sulla trequarti: le fasce esterne vedevano la presenza di un recuperato Palacio e del neoacquisto Podolski, con Icardi a ricoprire la posizione di centravanti.[36] Minor spazio trovarono Brozović in mediana e Nagatomo lungo le corsie laterali, così come Andreolli al centro della difesa[1]; fu poi concessa la passerella dell'esordio in prima squadra ai giovani Gnoukouri, Pușcaș, Donkor e Dimarco.[1]. Nonostante il nuovo assetto tattico, l'Inter non colse risultati immediati[37], attraversando un inverno altalenante che la vide oscillare tra il sesto e il decimo posto in campionato.[38] Malgrado una lieve ripresa nel mese di febbraio[39][40] — coincisa, tra l'altro, con il superamento dei sedicesimi di finale in Europa League a danno dello scozzese Celtic —[41] l'undici nerazzurro fu incapace di trovare costanza sotto il profilo del rendimento.[42] Eliminata dal tedesco Wolfsburg in ambito continentale[43][44], la squadra lombarda fu condannata ad una primavera senza obiettivi all'infuori di un piazzamento europeo ancora da raggiungere.[45]. Lo scorcio finale di campionato non modificò la sostanza della stagione, con i milanesi che ottennero 18 punti in 10 giornate: le sconfitte contro Juventus e Genoa nelle ultime giornate la relegarono all'ottavo posto in classifica[46][47][48]; una consolazione venne tuttavia dal giovane Icardi, laureatosi miglior marcatore della Serie A (parimenti al veronese Luca Toni) con 22 realizzazioni.[49] Un ultimo spiraglio in chiave europea si aprì a giugno, quando la Sampdoria — ammessa ai preliminari di Europa League in sostituzione del Genoa —[50] rischiò di non potersi iscrivere per il coinvolgimento in un caso di combine risalente al 2012[51]: l'accoglimento del ricorso doriano certificò tuttavia la qualificazione di questi ultimi, determinando l'esclusione nerazzurra dalle scene internazionali per la seconda volta in un decennio (circostanza che non accadeva dagli anni 1990).[52]
Divise e sponsor
La presentazione delle divise avvenne nel luglio 2014, con una sostanziale novità per la prima maglia: completamente rivoluzionata, presentava un colletto a polo prevalentemente nero con una rifinitura azzurra sulla parte superiore, strisce nere più strette definite da tredici pinstripes azzurre, quasi a ricordare un elegante gessato.[53] Le maniche seguivano la trama principale per poi finire con una striscia sottile azzurra e una banda di colore nero ai bordi.[53] La divisa da trasferta era invece bianca, con strisce orizzontali grigie che si interrompevano a formare sul petto la croce di San Giorgio (simbolo della città meneghina): sponsor e dettagli erano colorati in rosso.[54] La terza maglia fu infine presentata nel settembre 2014, risultando completamente azzurra con una linea nera su ciascun lato.[55]. Il 31 maggio 2015, in occasione dell'ultima giornata di campionato con l'Empoli, la squadra indossò la divisa che avrebbe poi utilizzato nella stagione seguente.[56]
Consiglio di Amministrazione: Erick Thohir, Handy Soetedjo, Grant Ferguson, Nicola Volpi, Michael Bolingbroke, Alberto Manzonetto, Carlo D'Urso, Gerardo Braggiotti (dal 21 novembre 2014[58]).
Collegio sindacale. Sindaci Effettivi: Giovanni Luigi Camera, Giorgio Rusticali e Fabrizio Angelelli.
^Fino al 23 ottobre 2014 il Consiglio di Amministrazione era composto da Erick Thohir, Grant Ferguson, Handy Soetedjo, Thomas Shreve, Hioe Isenta, Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto.
^Gara anticipata al mercoledì, rispetto alle altre gare del turno, per la sovrapposizione con un incontro tra le Nazionali femminili di Islanda e Danimarca; cfr. E. League: Stjarnan-Inter anticipata al 20, su raisport.rai.it, 11 agosto 2014.
Bibliografia
Almanacco Illustrato del Calcio 2016, Modena, Panini Editore, 2015, pp. 768, ISSN 1129-3381 (WC · ACNP).