Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti il Football Club Internazionale Milano nelle competizioni ufficiali della stagione 1995-1996.
Stagione
«Prima che io prendessi l'Inter, qualcuno che aveva subodorato ciò che stava accadendo mi inviò una cassetta con una partita dell'Under 21 argentina, per farmi vedere Ortega. Vidi uno spezzone di partita e Ortega non mi entusiasmò. Vidi invece questo terzino che faceva delle cose che non avevo mai visto, con un dribbling e una forza fisica impressionanti. Contrariamente a quello che accade a chi prende una società, che guarda subito ad acquisti in altre zone del campo, pensai a quel terzino e appena arrivato all'Inter dissi che per me quello era il primo giocatore da prendere. Furono avviate le trattative e al momento di concludere mi arrivò di sera tardi una telefonata dall'Argentina che mi comunicava le condizioni per acquistarlo. Ricordo che presi la cassetta della partita, la guardai con mio figlio e dopo 5 minuti richiamai dicendo di prenderlo immediatamente.»
(Massimo Moratti svela l'aneddoto che portò all'ingaggio di Javier Zanetti, primo acquisto della nuova gestione.[4])
Nell'estate 1995 il nuovo presidente Massimo Moratti allestì una sontuosa campagna-acquisti[5][6], col dichiarato obiettivo di coniugare gioco e risultati[7][8]: degno di nota l'ingaggio del britannico Ince[9] (un ripiego dopo il fallimento della trattativa con Cantona[10][11]), del terzino-goleador Roberto Carlos[12][13], del «bomber di provincia» Ganz — fautore a suon di reti della promozione atalantina in massima categoria —[14] e soprattutto dell'astro nascente Javier Zanetti[15], esordiente in Serie A il 27 agosto 1995 e guadagnatosi in breve tempo una maglia da titolare nel ruolo di laterale destro.[16][17]
Decisamente minore fu l'incidenza di altri elementi quali Rambert[18], Caio[19], Pistone (giunto durante la sessione autunnale[20]), Centofanti e Benito Carbone[21][22]; tra le note liete in avvio di stagione la considerevole prolificità del difensore brasiliano[23][24], non sufficiente comunque a mascherare le lacune evidenziate dalla squadra circa l'atteggiamento in campo e la tenuta mentale.[25][26]
Le sconfitte in campionato maturate a Parma — riprova di una trasferta notoriamente ostica —[27][28] e Napoli (sul cui terreno fece l'unica apparizione una divisa dal singolare accostamento cromatico[29]) determinarono l'esonero di Ottavio Bianchi già in settembre[8][30], con Suárez a sedere pro tempore in panchina[31]: a contraddistinguere in negativo la parentesi dell'iberico un flop in Europa[5][6], causa l'eliminazione subìta in Coppa UEFA dal Lugano al primo turno.[32][33] Nel ruolo di allenatore veniva infine chiamato Roy Hodgson[34], col tesseramento fonte di polemiche in quanto avvenuto all'infuori della normale finestra indicata dalla FIGC[7][35]: ancora impegnato con la Nazionale svizzera[34][36], il tecnico dovette sostenere un apposito corso per l'abilitazione a Coverciano superandolo con esito positivo.[8][34]
Un derby meneghino risoltosi in parità il 29 ottobre 1995 — con botta e risposta tra Paganin e Savićević —[37][38] aveva per seguito il nulla di fatto a Marassi[39], dove il blucerchiato Roberto Mancini incorse nell'espulsione per proteste dopo uno scontro con l'ex compagno Pagliuca[40]: pur assicurando all'attacco l'ex romanistaMarco Branca[41], i nerazzurri chiusero l'anno solare a 9 punti dalla concittadina capolista.[6][42] Opera del summenzionato centravanti uno dei rari acuti stagionali[6], con una rete nel confronto milanese del 10 marzo 1996 che arrideva alla Beneamata[43][44]: deficitario invece il bilancio delle gare con la Juventus, trionfante a San Siro nel derby d'Italia del 20 aprile 1996 ritrovando così un successo che nel capoluogo lombardo mancava dall'aprile 1992.[45]
Hodgson apportò lievi cambiamenti al modulo-base[34], arretrando Roberto Carlos a compiti di marcatura anziché di spinta[46]: lo sganciamento in avanti del sudamericano era quindi subordinato all'eventuale copertura di Pistone[34], con Fresi ad affiancare Ince in mediana e Bergomi in linea con gli altri difendenti.[34][47] Frenata dal violaBatistuta in semifinale di Coppa Italia[14][48], l'Inter archiviò con un sostanzialmente anonimo settimo posto — a ben 19 lunghezze dai rossoneri campioni d'Italia —[6][49] il torneo[6]: un piazzamento, questo, utile a garantire la partecipazione alla successiva UEFA tramite wild card per le affermazioni dei succitati toscani in coppa e dei bianconeri in Champions League.[7][50]
^L'intera giornata di campionato, in calendario per il 17 marzo 1996, fu rinviata a seguito di uno sciopero indetto dall'AIC e giocata il 10 aprile 1996; cfr. Gianni Piva, No su parametri e stranieri, i club non cedono a Campana, in la Repubblica, 22 marzo 1996, p. 53.
Bibliografia
Almanacco Illustrato del Calcio 1997, Modena, Panini Editore, 1996, p. 694, ISSN 11293381 (WC · ACNP).
Filippo Grassia e Gianpiero Lotito, INTER - Dalla nascita allo scudetto del centenario, Milano, Antonio Vallardi Editore, pp. 239, ISBN978-88-95684-11-6.
Stefano Petrucci, La storia dell'Inter, L'Airone Editrice, 2005, pp. 119, ISBN88-7944-723-8.