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Origini del nome
Secondo Pierre-Louis Vescoz, l'origine del toponimo di Verrayes è incerta, e deriverebbe da Verus aer, ovvero "aria e clima buoni"[5]. Potrebbe ricercarsi nel nome "vervactum" che significa terra messa a riposo. L'ipotesi più accreditata è quella di vers - ayes, cioè "verso le acque" in francese antico.[6]
Storia
Nel territorio è accertata la presenza di insediamenti preistorici.
Il toponimo Diémoz, che deriva da ad Decimum ab Augusta lapidem (= decima pietra miliare da Aosta) lungo la Via delle Gallie, rievoca la presenza di una mansio di epoca romana in loco, dove è stato rinvenuto anche un sarcofago romano trasformato in seguito in bacino di fontana[7].
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 9 febbraio 1994.[8]
«Partito: nel PRIMO di azzurro, ai tre scaglioni di argento, accompagnati da tre rose, dello stesso, poste due in capo, una in punta; nel SECONDO, di argento, al leone di rosso, accompagnato da quattro chiavi, dello stesso, poste negli angoli in palo, con l'ingegno all'insù, posto a sinistra. Ornamenti esteriori da Comune.»
La prima parte dello stemma comunale riprende il blasone dei nobili Saluard, che si stabilirono a Verrayes verso il 1385 e si estinsero all'inizio del XVI secolo (di nero, a tre scaglioni d'argento, accompagnati da tre rose, due in capo e una in punta, dello stesso, bottonate d'oro); la seconda ricorda invece i nobili Fabri, signori del feudo di Cly di cui Verrayes faceva parte (d'oro, seminato di chiavi poste in palo di rosso, al leone attraversante dello stesso).[9]
Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di azzurro.
La Via Francigena attraversa il comune nelle sue frazioni più basse, coincidendo con il Chemin des vignobles (francese per "Cammino dei vigneti"), per raggiungere il comune di Chambave
In passato sul territorio comunale erano attive due miniere di rame, in località Vencorère. Importante era anche l'attività estrattiva del marmo, come nella cava tra Ollian e Marseiller, oggi dismessa. L'economia odierna si basa principalmente sull'agricoltura e allevamento bovino. Nella parte bassa invece viene coltivato il vigneto.
^Dati 2011. Cfr. Anna Maria Pioletti (a cura di), Giochi, sport tradizionali e società. Viaggio tra la Valle d'Aosta, l'Italia e l'Unione Europea, Quart (AO), Musumeci, 2012, pp. 74-100, ISBN978-88-7032-878-3.