Durante il medioevo il paese apparteneva alla nobile famiglia di Bard. Successivamente, il territorio comunale fu smembrato tra i Savoia e la famiglia che già dominava Pont-Saint-Martin.
Sotto il dominio del conte Nicole de Bard, nel XVII secolo, il paese fu interessato da importanti trasformazioni sia dal punto di vista architettonico che da quello economico: in località Fabrique sorse un'importante fonderia, detta la "fabbrica dei chiodi", e vennero costruiti i suggestivi ponti di pietra tutt'oggi presenti sul torrente Ayasse. Nel 1682 Pontboset fu quindi infeudato ai nobili Freydoz.
In epoca fascista, il toponimo fu italianizzato in Pianboseto, dal 1939[5] al 1946[6]. È curioso notare che il prefisso pian- (= "piano", "pianoro") non traduce l'originale francese pont- (= "ponte").
Simboli
Lo stemma comunale e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Giunta Regionale del 26 settembre 2007.[7]
«Partito: d'azzurro seminato di crocette potenziate, fitte in punta, d'oro; e d'argento a tre tortelli di rosso; al ponte in fascia attraversante sulla partitura, d'oro, murato di nero; al capo sul tutto di rosso, caricato di una croce d'argento. Ornamenti esteriori da Comune. Nastro partito con i colori dello Stato e della Regione.»
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e d'azzurro.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture civili
Il paese, di impianto medievale, si trova aggrappato in posizione suggestiva a picco sopra all'Ayasse, e conserva al suo interno alcuni esempi di architettura alpina valdostana: granges, rascard e fontanelle di pietra. Il torrente viene scavalcato da una serie di ponti in pietra del XVII secolo che collegano il capoluogo Ville alle altre frazioni
In località Fabrique si trovano i resti della "fabbrica dei chiodi"
Nella piazzetta del municipio si trova anche l'Ostello Lou créton di lui (in patois pontbosard, "la cresta del lupo") nell'edificio seicentesco che ospitava l'antica parrocchia, oggi restaurato.
Architetture religiose
Chiesa parrocchiale dedicata a San Grato, al centro del paese
Cappella del Gom, all'inizio del paese, del 1727
Santuario di Retempio
Aree naturali
Orrido di Ratus (fr. Gouffre du Ratus), sul torrente Brenve, affluente dell'Ayasse. L'orrido è raggiungibile tramite un sentiero che parte dal capoluogo, tratto del più ampio "sentiero degli orridi" che attraversa i quattro comuni di Pontboset, Champorcher (le Gouilles du Pourtset), Fontainemore (Gouffre de Guillemore) e Hône (le goye di Hône).
Società
Evoluzione demografica
Lo spopolamento di questo Comune ha portato in cento anni dal 1911 ad una perdita del 75% della popolazione residente.
Come nel resto della regione, anche in questo comune è diffuso il patois valdostano. Inoltre, in virtù della vicinanza geografica e dei rapporti storici con il Canavese, la popolazione locale parla anche il piemontese.
Economia
Artigianato
Per quanto riguarda l'artigianato, importante è la lavorazione del legno finalizzata alla realizzazione di vari oggetti, tra i quali collari per il bestiame.[9]
Oltre alle palestre di arrampicata, nel territorio comunale della Valle di Champorcher si possono fare numerose escursioni di varia difficoltà durante la stagione calda, mentre la stazione invernale offre possibilità di fare sci di fondo e sci alpinismo.
Luca Pitet, Fausta Baudin, Raimondo Martinet, Claudine Remacle, Omar Borettaz, Roberta Bordon, Pontboset: il territorio, la sua storia, la sua gente, Quart: Musumeci, 2005
Fausta Baudin, La séparation des deux communautés et ses conséquences sur leurs archives: le cas de Champorcher et de Pontboset (Vallée d'Aoste - Italie), in Arbido, 19, fasc. 5, 2004, pp 16–18
AA. VV., Una storia... una vita: Don Germano Bois: per sessant'anni parroco a Pontboset, Aosta: Tipografia valdostana, 2001
Danilo Marco, Claudine Remacle, Osservare, conoscere, conservare: appunti per il recupero dell'architettura tradizionale nei comuni di Perloz e Pontboset, Quart: Musumeci, 2005
Tito Sacchet, Arrampicare a Hône, Bard e Pontboset, Biella: ElleEsse, 2006