Le tavole genealogiche seguono la linea dettata da Francesco Guasco di Bisio nel I volume della sua opera citata in bibliografia, riconosciuta dagli storici essere una delle fonti più attendibili.
^Ricoprì la carica di podestà di Torino e Pinerolo dal 1228 al 1230 (cfr. Artifoni, Castelnuovo, p. 737). Durante il suo mandato negoziò un trattato il 13 luglio 1228 a Perosa, che unì i Comuni di Torino, Pinerolo e Testona al delfino di Vienna per contrastare il conte Tommaso I di Savoia, vicario dell'Imperatore, alleato dei Comuni di Asti, Genova e Chieri. Nel 1234, assunse il ruolo di podestà a Vercelli, dimostrando grande abilità nell'arte militare. Nel 1237, venne acclamato podestà di Bologna, dove fu accolto solennemente presentandogli simbolicamente lo scettro, la spada e il cappello su un vassoio d'oro. Cfr. Il governo di Bologna.
^Nel 1277 era guardiano dei francescani ad Acqui. In seguito, ricoprì il ruolo di cancelliere di Leone Lambertenghi di vescovo di Como e successivamente del principe Cangrande della Scala e dei suoi nipoti. Scrisse una rinomata cronaca universale che andò perduta per molti secoli. L'opera, di cui il Moriondo fornì un breve riassunto (cfr. Monumenta Aquensia, p. 39), fu scoperta tra i manoscritti della Biblioteca Ambrosiana dal dottor Bugati. Quest'ultimo, nelle sue Memorie di san Celso del 1783 (cfr. Gaetano Bugati, pp. 138-142), ne diede una dettagliata spiegazione, dimostrando come le attribuzioni precedente fossero false.
^Canonico in Corsica. Odo Guascus de Alexandria è teste in sei atti rogati tra il 17 luglio e il 15 agosto 1289 in Corsica, dal notaio Iacobus Semencia. Nel primo e nel secondo atto (1074 e 1075) Guglielmo Cortengo, figlio di Ugo, castellano di Petreto in Corsica, presta giuramento di fedeltà al comune di Genova al quale promette di dare in ostaggio uno dei suoi figli, Ugonetto, che consegna a Luchetto Doria, vicario genovese sull'isola; nel terzo (1078) un altro giuramento di fedeltà al comune di Genova di Audrevando e Andrea di Loreto dei signori di Bagnara; il quarto atto (1080) si riferisce a Guidozurello di Bagnara di Corsica che dichiara di aver consegnato il castello di Belgodere, di cui è podestà e castellano, al comune di Genova; il quinto e sesto (1081 e 1083) sono ancora atti di giuramento di fedeltà al comune di Genova da parte dei signori di Olmeto di Corsica e di Roberto, marchese di Massa in Corsica. Oltre al primo e al secondo anche i restanti atti sono stati tutti stipulati dinanzi a Luchetto Doria vicario della Superba in Corsica. Cfr. Liber Jurium Reipublicæ Genuensis, pp. 211-226 e Maria Bibolini, pp. 247-261.
^Cavaliere aurato, uomo profondamente religioso, introdusse nel 1280 i religiosi dell'Ordine dei Servi di Maria a Bergoglio, già luogo di residenza della famiglia Guasco. Il 18 gennaio 1295 si impegnò a sostenere finanziariamente i religiosi in perpetuo, offrendo loro anche una pensione annua di 200 ducati d'oro. In riconoscimento di questa generosa donazione, l'Ordine riconobbe la casa Guasco come fondatrice del convento e le garantì la partecipazione perpetua a tutti i beni e ai suffragi. Poco prima della sua morte, nello stesso anno, destinò la restante parte delle sue ricchezze alla creazione e al mantenimento di un ospedale dedicato a Sant'Antonio. L'ospedale era obbligato ad accogliere e nutrire per tre giorni qualsiasi pellegrino che vi si presentasse. Ebbe una figlia, Simona (*? †?), consorte di Lanfranco Spinola (*? †?) del ramo di San Luca, era fratello di Argenta che sposò Giovanni Guasco signore d'Alice, figlio di Uberto II.
^Signore di Alice e Castel San Giorgio (detto Castello de' Guaschi). Membro del Consiglio di Alessandria tra il 1325 e il 1350.
^Figlia di Ingo Spinola e sorella di Lanfranco, sposo di Simona Guasco figlia di Giovannino di Ruffino [II].
^Membro del Consiglio di Alessandria, fu giureconsulto di spicco e competente nel campo militare. Nel 1290 dimostrò il suo coraggio combattendo sotto il comando di suo padre contro il marchese di Monferrato. Successivamente venne nominato podestà di Piacenza nel 1293 e poi di Tortona nel 1300.
^Canonico della Chiesa di Alessandria, fu teste dell'atto del 5 novembre 1310, in cui Bertolino Dal Pozzo, arcidiacono della stessa Chiesa, donò la chiesa di San Bartolomeo, da lui costruita, all'Ordine Mortariense.
^Il 12 marzo 1347, Antonio succedette a suo cugino Oddone nell'arcidiaconato della Cattedrale. Durante una riunione del Consiglio Generale della città, alla presenza del vicario generale dell'arcivescovo di Milano, emanò un decreto che stabiliva che tutti gli abitanti di Alessandria fossero sottoposti all'autorità della Chiesa maggiore: «Quod omnes habitantes in civitate Alexandriæ sint sub potestate ecclesiæ majoris Alexandriæ, dummodo non sint de civibus antiquis, habentes domos in dicta civitate; & si venerit tempus opportunum, quod ement domum, infra annum emptionis possint, & valeant se elegisse domicilium, & sepulturam in dicta civitate, ubi eis videbitur, & secundum devotionem ipsorum habitatorum.». Cfr. Giuseppe Antonio Chenna, p. 232.
^Arcidiacono della cattedrale di Alessandria, assunse la responsabilità del governo del Vescovado durante un periodo di vacanza della sede vescovile. Questa situazione era causata dalle discordie tra gli abitanti di Alessandria e Acqui, poiché entrambe le città ambivano ad ospitare la sede vescovile. Nella sua veste di Vicario generale, Oddone Guasco amministrò con grande competenza e integrità. Con un breve di papa Giovanni XXII, ottenne l'autorizzazione a recuperare a sue spese le doti del Vescovado che erano state sequestrate dalla città e da altri individui (26 aprile 1321). Successivamente, con un atto del medesimo pontefice dell'11 maggio 1336, ottenne la commenda del Vescovado ed assunse il titolo di "Comendatore del Vescovado". A lui spettava la nomina dei canonici. Cfr Giuseppe Antonio Chenna, pp. 129-132.
^Il nobile e influente Bonifazio Guasco si distinse per il suo sostegno a Roberto d'Angiò durante la conquista di Alessandria. Come riconoscimento, il re di Napoli lo nominò Cavaliere aurato al suo ingresso solenne nella città nell'agosto del 1310. Nonostante la sua lealtà verso Roberto d'Angiò, Bonifazio non trascurò mai i suoi doveri di cittadino verso la sua città. Quando Ugo del Balzo, luogotenente del re, abusò del suo potere cercando di sottomettere la città, Guasco si unì a Tomaso Dal Pozzo per protestare contro di lui intimandogli di lasciare Alessandria. Così Del Balzo fu costretto a rifugiarsi ad Asti. Successivamente, nel 1316, Guasco fu designato podestà di Milano (cfr. Giuseppe Gargantini, p. 42) da Matteo Visconti, il cui partito aveva sostenuto vigorosamente. Tuttavia, quando si accorse che Visconti stava alimentando le tensioni anziché favorire la pace, proteggendo la fazione ghibellina, Guasco, un fedele guelfo e a capo di quella parte, si schierò contro di lui. Dopo aver concluso il suo mandato come podestà di Milano nel 1319, Guasco fece ritorno ad Alessandria e contribuì a mantenere l'ordine contrastando i disordini causati dai ghibellini. Il 27 marzo 1304, Guasco vendette una quarta parte del luogo e della giurisdizione di Sezzè a Pagano Firuffini Calcamuggi, figlio del patrizio alessandrino Pietro. Questo territorio gli era stato concesso come feudo dal marchese del Monferrato alcuni anni prima. Verso la metà del 1314, Guasco acquistò il castello e la terra di Conzano dalla città di Alessandria, ottenendo l'infeudazione da Roberto.
^Fu incaricato nel 1297, insieme al podestà di Alessandria, di compilare gli Statuti della città.
^Offrì a molti cittadini, con il diritto ai loro eredi, il privilegio di costruire mulini lungo l'asse del fiume Tanaro, nell'ambito del territorio controllato da Alessandria. Questa concessione era finalizzata a beneficio e utilità della città stessa. In cambio, si richiedeva loro di pagare un canone annuale di 4 lire e 3 denari, espressi in moneta tortonese, per ciascun mulino. Nel 1300.
^Membro del Consiglio di Alessandria fu per molto tempo comandante della milizia cittadina. Morì in Asti e venne sepolto nella chiesa di San Francesco ad Alessandria.
^Matrimonio nel 1400. Figlia di Andrea e Maria Canefri.
^Sepolta a Chieri nella chiesa di san Domenico nel sepolcro di famiglia.
^Valoroso capitano fu nominato, da Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, governatore e procuratore della contea di Vertus nella provincia di Champagne. Nel 1387 fu inviato in Francia per negoziare il matrimonio tra Valentina, figlia del duca e nata dal suo primo matrimonio con Isabella di Valois, e Luigi I di Valois-Orléans, figlio di Carlo V, re di Francia. Beltramo condusse abilmente e con prudenza le trattative con gli zii dello sposo, i duchi di Berry e di Borgogna, e il contratto matrimoniale venne firmato l'8 aprile. A nome di Visconti Beltramo promise una dote di 200.000 scudi d'oro e la città di Asti con tutti i suoi feudi. Questo è il motivo per cui i Guasco adottarono il motto "C'est mon désir" ("Questo è il mio desiderio"). Conclusa la sua ambasciata, con grande soddisfazione del duca, Beltramo tornò ad Alessandria. Nel 1388, accompagnò Valentina in Francia insieme a Francesco I Gonzaga, Capitano del popolo di Mantova, Teodoro II del Monferrato, marchese di Monferrato, e Antonio Porro, conte di Pollenzo. La comitiva fece tappa ad Alessandria, dove Beltramo accolse Valentina nel suo palazzo il 24 dicembre. Nel 1389, su incarico di Giovanni Galeazzo, Beltramo tornò in Francia per consegnare a Luigi d'Orléans la dote promessa. L'anno successivo ospitò nel suo palazzo Luigi stesso e i duchi di Borgogna e di Berry, che si stavano dirigendo a Milano insieme all'intera nobiltà francese.
^Signore di Alice, Spigno, fu un valoroso Cavaliere aurato e uomo di Stato di grande virtù ed energia. In Alessandria venne scelto dalla fazione guelfa come loro capitano contro i ghibellini. Riconosciuto il suo valore, il papa Giovanni XXII lo chiamò al suo servizio nel 1334, definendolo generoso e potente cavaliere Pagano de Alice de Guaschis de Alexandria, e un salario annuale di 2000 fiorini d'oro. Su consiglio di Pietro Marino, vicario generale pontificio, nel 1335 fu nominato governatore di Piacenza. Nell'incarico di governatore dimostrò abilità e prudenza. Nel 1350 fu accolto come cavaliere di Rodi, un riconoscimento prestigioso per le sue imprese militari. Cfr. Antonio Maria Spelta, p. 271 e Storia di Alessandria IV, p. 408.
^Tommaso nacque ad Alessandria e si ignorò per lungo tempo a quale famiglia appartenesse. Tuttavia, la scoperta di un documento del 31 agosto 1335 colmò questa lacuna. Il prezioso ritrovamento fu opera di Carlo Guasco, marchese di Solero, autore di numerose memorie sulla città di Alessandria. Dopo aver trascorso 46 anni nell'Ordine dei Servi di Maria, Tommaso morì in odore di santità all'età di 63 anni il 15 luglio 1346. Il 15 luglio di ogni anno è venerato sugli altari come beato. Cfr. La Voce Alessandrina e Catalogo generale dei Beni Culturali.
^Il desiderio di apprendere il mestiere delle armi spinse il giovane a lasciare la sua patria di Alessandria e a unirsi alla scuola di valorosi condottieri italiani. Servì sotto le bandiere di diversi principi italiani, dimostrando un valore indomito e una notevole abilità nel combattimento. La Repubblica di Venezia, colpita dalla sua fama militare, lo assoldò come capitano generale per condurre la guerra contro i Padovani nel 1372.
^Detto Ubertino, morì a Chieri, ove risiedeva, il 2 febbraio.
^Figlia di Manfredo, signore di San Michele e di Leonora di Saluzzo.
^Speciosa (*? †?) sposa di Ansaldo Grimaldi, figlio di Luca e Argentina di Percivalle Grimaldi; Nicolò, che ebbe due figlie, Anesina (*? †?) sposa di Antonio Dal Pozzo (*? †?) e Selvaggia (*? †?) sposa di Giano Doria (*? †?); Bernardo (*? †1450); Guglielmo III (*? †?).
^Facino Cane, con ostinazione, iniziò a perseguitare i membri della famiglia Guasco che risiedevano nei loro castelli. Viviano, cercando rifugio nel suo di San Giorgio, vicino a Quargnento, fu assediato da Cane. Resosi conto dell'impossibilità di resistere, si arrese a condizione che né lui né la sua famiglia sarebbero stati maltrattati. Tuttavia, Facino, tradendo ogni promessa, lo imprigionò nel 1404. Sette anni dopo, nel 1411, lo fece brutalmente decapitare.
^abBersagliati da Facino Cane, Viviano andò a rinchiudersi nel suo castello di San Giorgio a quattro chilometri da Alessandria e Francesco in quello di Sant'Antonino, pure feudo dei Guasco, situato sulla sommità di un colle che domina la valle d'Arbio, in seguito valle San Bartolomeo. Catturati da Facino Cane furono decapitati e i castelli diroccati.
^Così la descrive, nelle sue Tavole Genealogiche, Francesco Guasco di Bisio, (tav. IV): «Giovane di buona indole, di statura più che mediocre, bionda e di abbondante capigliatura, fronte alta, occhi celesti soavemente adombrati da lunghe ciglia. Il suo volto atteggiato al sorriso spirava modestia e candidezza dell'animo suo.». L'8 settembre del 1402, Imelda, già orfana della madre e accompagnata da due donne, si dirigeva lungo la via del Cacio di Alessandria (in seguito nota come via dei Sarti e poi ancora via Migliara) verso Bergoglio, dove si trovava la casa dei suoi familiari. Lungo il cammino vide avvicinarsi un gruppo di giovani che correvano e gridavano. Erano membri della famiglia dei Firuffni che stavano litigando con un'altra famiglia, quella dei Merlani. La giovane si spaventò e, retrocedendo, un guerriero si avvicinò a lei, ponendo la mano sull'elsa della spada e le disse di non temere. Questo guerriero era Domenico Trotti. Da quel momento, i due giovani si amarono e, con il consenso dei loro genitori, si fidanzarono. Mentre erano felicemente promessi sposi, Alessandria fu coinvolta in turbolenze politiche che sconvolsero la stabilità della città. Gian Galeazzo Visconti morì di malattia a Melegnano e tutte le città della Lombardia colsero l'opportunità per cercare l'indipendenza. Anche Alessandria desiderò essere libera e nominò Gabriele Guasco, padre di Imelda, capo della fazione guelfa, come Capitano del popolo. Domenico Trotti si unì alla causa guelfa per abbattere la fazione ghibellina, guidata da Facino Cane. Imelda si rifugiò, su ordine del padre, insieme al fratello Viviano nel Castello di San Giorgio, nei pressi di Alessandria. Vedendo che le cose stavano peggiorando per i guelfi e temendo per la sua fidanzata, Trotti escogitò un piano e ottenne da Facino Cane il permesso di assediare il castello di San Giorgio, con il diritto di essere il primo ad entrare. Appena entrato, Trotti prese Imelda e la portò svenuta a casa sua, consegnandola alla madre. Quando Imelda riprese conoscenza e venne a sapere dove si trovava, dichiarò che non avrebbe potuto sposare Domenico, nonostante lo amasse, poiché aveva deciso di consacrarsi a Dio: suo padre non voleva che sposasse un traditore. Anche se Domenico cercò di spiegare che era solo uno stratagemma per salvarla, il padre fu inflessibile. Il giorno successivo, Imelda, scortata da quattro ancelle e alcuni servitori, si recò ad Asti per prendere i voti di suora a Santa Catterina, assumendo il nome di Suor Margherita della Carità. Erano trascorsi appena quattro anni da quando Domenico Trotti, desolato, si era ritirato nel suo castello di San Leonardo, vicino ad Alessandria, quando Giuseppe da Santa Brigida, frate cappuccino, si presentò a lui consegnandogli un amuleto da parte di suor Margherita morta pochi giorni prima. Domenico lo riconobbe subito per quello che le aveva donato tempo addietro. Due giorni dopo abbandò per sempre la sua casa e si rinchiuse, lontano da Alessandria, in un convento di religiosi. Cfr. Annibale Civalieri.
^Lorenzo Guasco, detto "nobile Lorenzo Guasco d'Alice", era un giureconsulto. Nel 1434, durante il mandato di Giovanni Ambrogio Spinola come podestà di Alessandria, riottenne il possesso del suo feudo e castello di Sant'Antonino, situato sulla sommità di un colle che domina la valle d'Arbio, in seguito valle San Bartolomeo nei pressi di Alessandria. Sant'Antonino era stato usurpato da Nicolino Inviziati durante il periodo di tirannia di Facino Cane nel 1401.
^Signore di Alice. Il 25 ottobre 1455, insieme ad Antonio Guasco, I signore di Bisio ed Emanuele Trotti, pose la prima pietra per la costruzione del ponte sul fiume Tanaro, un progetto di grande importanza per la città.
^Rinomato giureconsulto proprio come suo padre, intraprese una brillante carriera pubblica. Ricoprì l'incarico di podestà nelle città di Modena, Bergamo (cfr. Francesco Colalucci, pp. 47, 48) e Genova, dimostrando le sue capacità e la sua integrità in ogni ruolo che ricoprì. Infine divenne podestà di Novara. Fu proprio a Novara, mentre era ancora in carica, che Guasco trascorse gli ultimi giorni della sua vita. Morì il 23 novembre 1516 e venne sepolto nella stessa città.
^La famiglia Arnuzzi De' Medici è di antiche origini attestata in un elenco degli abitanti di Alessandria sin dall'anno 1218. Ne fece parte Tomaso, creato cardinale da papa Celestino V nel 1294. Nei secoli successivi molti membri della famiglia furono tra i decurioni di Alessandria, altri furono invece giureconsulti ed ecclesiastici, come ad esempio Giovanni Luchino, chiamato a Roma nel 1517 da papa Leone X, membro della famiglia de Medici di Firenze, che per dimostrare la sua particolare benevolenza verso di lui lo nominò arciprete della cattedrale di Alessandria e concesse ai suoi parenti Arnuzzi di aggiungere al loro cognome il suo. Nel 1625 Ippolita, figlia del giureconsulto Giovanni Bartolomeo e di Laura Lanzavecchia, sposa Baldassarre Alessandro Sappa, anch'egli giureconsulto, e così la famiglia si fonde con quella dei Sappa. Il legame con la famiglia Mantelli è invece legato al matrimonio, avvenuto nel 1747, tra Teresa Arnuzzi ed il conte Pietro Antonio Mantelli. Cfr. Sistema Archivistico Nazionale.
^Cavaliere di Malta fu nel novero di quei cavalieri che sconfisse il corsaro Dragut. Morì a soli 32 anni a Malta, dove ebbe anche sepoltura.
^Eminente giureconsulto, assunse il ruolo di podestà di Tortona nell'anno 1531. Successivamente, su invito di Carlo II, duca di Savoia, venne incorporato nel collegio dei collaboratori ducali nel 1540, per poi essere elevato alla carica di senatore nel 1545. L'ospedale per gli infermi, dedicato ai santi Giacomo e Chiara, fu istituito in virtù di un decreto emanato dal consigliere Manfredo Guasco, datato 4 luglio 1546, con l'approvazione del governatore residente a Torino per conto del re di Francia. Si spense a Torino il 29 agosto e il suo corpo trovò sepoltura nella chiesa di San Tomaso.
^Figlia di Francesco, marchese di Serralunga, e di Olimpia Pusterla.
^Poetessa di fama, lodata dallo storico, filosofo e teologo Leandro Alberti, dal Quadrio e da Giovanni Antonio Ranza nel suo libro "Poesie e memorie di donne letterate" (cfr. Giovanni Antonio Ranza, p. 61). Appartenne alla Accademia degli Immobili e si mostrò valente soprattutto nel madrigale. Diede alla luce diverse composizioni stampate in alcune raccolte.
^Nacque a Torino nel 1518. Da giovane si dedicò alla vista militare, successivamente, focalizzandosi sugli studi, fece progressi rapidi e guadagnò prestigio come giurista, seguendo le orme del padre. La sua fama si diffuse oltre il Piemonte, raggiungendo anche la Francia, e molti si rivolgevano a lui per la sua competenza legale. Questo lo portò a essere nominato giudice d'appello. In seguito, decise di abbracciare la carriera ecclesiastica e diventò il vicario del cardinale Michele Ghislieri, il futuro papa Pio V. Ricoprì anche la carica di arcidiacono presso la cattedrale di Alessandria. Nel 1559, fu nominato vicario generale dal vescovo di AlessandriaLelio Ottaviano Guasco e successivamente eletto vicario capitolare dai canonici. Successivamente si trasferì a Roma, dove il papa Pio V lo nominò governatore di Cesena e abate di Barletta, in Puglia. Ottaviano Guasco aveva intenzione di rinunciare alla carica vescovile in favore di Nicolò e aveva già inviato un mandato ai cardinali Michele Ghislieri e Ridolfo Pio da Carpi il 13 aprile 1564. Tuttavia, a causa della prematura morte dello stesso, la rinuncia non ebbe effetto. Nel 1566, Nicolò Guasco fu inviato come ambasciatore dalla città di Alessandria a Roma per congratularsi con il papa Pio V per la sua elezione. Lasciò un'opera di grande erudizione nel campo del diritto civile e canonico. Come egli stesso sottolineò, questo lavoro rappresentava "il frutto di lunghe veglie e fatiche", «insigne volumen ex universo civili et pontificio jure longo vigiliarum laborem collectum Nicolai Guaschi», l'opera è considerata un contributo prezioso nel campo giuridico. Morì a Barletta.
^Delegato a Ginevra nel 1465. Nella chiesa di san Pietro a Ginevra, alla destra del tabernacolo, vi era lo stemma dei Guasco scolpito su pietra con la seguente iscrizione: Johannes Franciscus Guascus Bartholomei filius, Pedamontanus delegatus, ex Dominibus de Guaschis ab Alexandria, poni fecit pro sui tantum devotione.
^Figlia di Martino, signore di Villastellone, e di Andreetta Balbo Bertone. Matrimonio nel 1477
^Signore di San Mihele e di San Paolo, acquisì i feudi piemontesi nel 1444 da Marchetto Ricci. Fin dalla giovinezza dimostrò una grande passione per le armi, diventando presto un soldato esperto e valoroso. Mentre si trovava a Chieri con i suoi genitori, costretti all'esilio a causa delle crudeltà di Facino Cane, fu accettato nell'esercito di Rinaldo di Dresnay, generale al servizio di Carlo VII di Francia. In breve tempo salì al grado di capitano e, insieme a Rinaldo, si recò ad Alessandria e introdusse il suo esercito a Bergoglio, costringendo gli abitanti a giurare fedeltà al re di Francia nel 1447. Successivamente si spostò a Frugarolo, dove ottenne la resa volontaria senza spargimento di sangue.
^Signore di Spigno, di San Michele e di San Paolo. Capitano. Matrimonio nel 1467.
^Figlia di Guido signore di Somma, Commissario generale in Novara nel 1462, Governatore di Genova nel 1466, commissario ducale in Alessandria nel 1467, e di Leta di Guido Antonio Manfredi, signore d'Imola.
^Giureconsulto. Ricevette un notevole riconoscimento nel 1471 da parte di Cicco Simonetta, segretario di Galeazzo Maria Sforza e arbitro del ducato di Milano. Consapevole dei suoi meriti, Simonetta gli conferì in piena autonomia, i feudi delle località di Sartirana, Castelnovetto, Valrossasca, Bordignana, Calosso e Sant'Angelo. Nel 1486, Guasco fu designato come capitano di giustizia ad Asti. Acquisì la metà del feudo di Cengio dal marchese del Monferrato e ottenne la giurisdizione su Felizzano.
^Figlia di Francesco III, marchese di Savona, che portò in dote Gottasecca, Camerana, Rocchetta e l'altra metà di Cengio.
^Monaca col nome di Suor Rosa Celeste Annunziata nel monastero di Santa Margherita in Alessandria nel 1721.
^Figlio di Sebastiano e di Isabella di Nicolao Inviziati.
^Monaca col nome di Suor Maria Cristina Eleonora nel monastero di Santa Margherita in Alessandria nel 1732.
^Decurione di Alessandria. Il 25 ottobre 1455, insieme ad Alberto Guasco ed Emanuele Trotti, pose la prima pietra per la costruzione del ponte sul fiume Tanaro, un progetto di grande importanza per la città. Nel 1450, con un documento notarile redatto da Giovanni Antonio de' Girardi, Antonio Guasco acquistò il possedimento del castello e delle terre di Bisio da Filippo Doria, nobile genovese. In seguito, ottenne l'infeudazione di Bisio da Galeazzo Maria Sforza, il duca di Milano e Vicario Imperiale, il 9 ottobre 1450. L'infeudazione comportava anche il privilegio di inquartare l'emblema sforzesco nello stemma di famiglia. Nel 1460, Antonio Guasco, pagando una considerevole somma di 14.000 scudi, ottenne il feudo della città e del castello di Gavi con il titolo di conte. Inoltre, gli furono conferiti i territori di Voltaggio, Parodi e Rigoroso con il titolo di signore. Come ulteriore privilegio, gli fu concesso il diritto di sfruttare le acque del torrente Lemme per i propri scopi. L'investitura venne nuovamente confermata il 28 marzo 1468 dal duca Galeazzo Sforza, confermando così la posizione e i diritti di Antonio. Lasciò questa terra nel 1481 e fu sepolto insieme alla sua amata moglie sopra la porta laterale della chiesa parrocchiale di Gavi.
^Figlia di Giovanni, signore di Cassano Spinola, e di Maria di Baldo Spinola.
^Cavaliere aurato, servì a lungo e con dedizione Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano che, riconoscendo il suo valore, lo nominò comandante delle truppe ducali. Fu inviato come governatore a Bologna, per riportare la città, alquanto turbolenta, alla tranquillità. Il 13 dicembre 1480, al prezzo di 1500 ducati d'oro, acquisì la quarta parte di Castelceriolo, Pietra Marazzi e Montecastello da Margherita Birago, figlia di Maffiolo, cavaliere milanese, e moglie di Giuliano Ghilini, insieme al figlio Andrea. Durante il suo soggiorno alla corte del duca di Milano, Gerolamo si innamora di Bianca di Castiglione, già oggetto dell'affetto di un altro cavaliere. Per conquistare Bianca, si sono sfidati in duello durante un torneo pubblico, alla presenza del duca e della corte tutta. Vinto il cavaliere milanese, sposò Bianca. Successivamente, per i suoi meriti, fu nominato senatore di Milano nel 1477. Tornato nel suo Bergoglio, carico di gloria e onori, visse fino a una veneranda età spegnendosi nel 1486. Venne sepolto nella cappella che lui stesso fece edificare in onore di san Nicola da Tolentino, nella chiesa di santo Stefano di Bergoglio. Sulla lastra di marmo bianco che sovrastava la sua tomba, venne incisa la seguente iscrizione: Magnanimus • Equus • Auratus • D.
Hieronimus • Guascus • Hanc • Cappellam
Et • Sepulcrum • Ad • Honorem • Divi • Nicolai • Tolentinatis
Erigi • Fecit • Qui • Et • Dualibus • Et • Bononiensibus
Militibus • Sua • Cum • Laude • Præfuit
^Capitano al servizio di Francesco I di Francia, prese parte alla battaglia di Pavia. Il suo coraggio e il suo impegno in quella occasione, gli valsero l'onore di essere nominato cavaliere. Secondo Marco Guazzo, Guasco fu il primo capitano in quella giornata.
^Capitano di cavalleria al servizio di Francesco I di Francia. In seguito passò al servizio di Carlo V d'Asburgo. Già nominato colonnello dall'Imperatore, morì a Castro, nelle Langhe, causa di un colpo d'archibugio alla fronte.
^Figlia del patrizio alessandrino Luigi Bellone e di Veronica Panigarola.
^Musico, versato nelle lingue, fu uni due promotori dell'Accademia degli Immobili di Alessandria, eretta, nel 1562, da Guarnerio Trotti, Emilio Mantelli e Giovanni Francesco Aulari.
^Tomaso (*? †?); Laura (*? †?); Damigella (*? †?); Antonio Francesco (*? †?).
^Fu un ufficiale nel reggimento di Casale. La sua passione per il gioco d'azzardo e il suo carattere intollerante furono le cause che lo costrinsero a dare le dimissioni. Successivamente, si trovò coinvolto in una controversia legale nel 1783 contro i Serbelloni di Milano, eredi dei Trotti, riguardante la riavuta della masseria La Tolara. Tuttavia, Lorenzo perse la causa per una clausola testamentaria che consentiva la vendita per motivi di dote, e la cascina era stata venduta proprio per le ragioni dotali di Clara Luce Stageno, moglie di Francesco Guasco, figlio di Annibale. Innamoratosi di una giovane di altra estrazione sociale, la sposò e la coppia ebbe numerosa discendenza. Trascorse le sue giornate giocando d'azzardo prestando poca attenzione alla famiglia. Così si concluse questa linea della famiglia Guasco. Lorenzo morì il 6 luglio e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria di Castello.
^Laura Teresa (*1750 †?); Carlo Gerolamo (*1752 †1776); Annibale Lorenzo (*? †1752); Annibale Mario (*? †1754); Giulia Costantina (*1755 †?); Annibale Francesco (*? †1759); Cesare Annibale (*1759 †1798); Francesca Ubalda Maria (*1762 †?); Giovanna Teresa (*1766 †?); Giuseppe Domenico (*? †1767); Giuseppe Giovanni Maria (*1770 †1832); Anna Maria Francesca (*1771 †?); Maria Antonia Francesca (*? †1773); Carlo Domenico (*1775 †1786).
^Capitano di cavalleria e comandante delle truppe francesi in Italia.
^Nel luglio del 1530, Cristoforo sfidò a duello Nicolò Doria, colonnello al servizio di Francesco I, re di Francia. Lo scontro avvenne a Ferrara, armati di spada e scudo, alla presenza di Alfonso I d'Este, signore della città, e di altri importanti capitani italiani che si erano riuniti per assistere all'evento. Guasco prevalse sul Doria, costringendolo alla resa. Francesco I nominò Guasco nuovo colonnello al posto dello sconfitto. Fresco della nomina si recò a Mondovì, ove catturò il governatore ribelle Carlo Drusio. In seguito, scalò la cittadella di Asti, catturando il castellano e liberando Giovanni Benevento. Come tutti i membri della famiglia Guasco, Cristoforo si schierò costantemente a favore della Francia. Quando Carlo V d'Asburgo dichiarò Federico II Gonzaga, duca di Mantova, erede nel Monferrato, il 3 novembre 1536, Guasco incoraggiò gli abitanti di Casale a ribellarsi e a non riconoscere il nuovo signore. Alfonso III d'Avalos, generale dell'Imperatore, venuto a conoscenza degli avvenimenti, si mosse rapidamente su Casale, approfittando dell'oscurità, e in poco tempo ne prese il controllo. Cristoforo e il conte Guglielmo di Biandrate, dopo aver combattuto a lungo, tentarono la fuga. Fu messa una cospicua taglia sulla loro testa, sia vivi che morti. Non trovando una via sicura di salvezza e inseguiti dalla cavalleria del marchese, si gettarono nel Po insieme ai loro cavalli, nonostante il fiume fosse ingrossato. Nel tentativo di attraversarlo furono trascinati via dalla corrente, e persero la vita il 23 novembre 1536. I loro corpi non furono mai ritrovati. Cfr. Vincenzo De Conti, pp. 215 e segg..
^tre figlie monache come risulta dal testamento della madre; Filippo (*? †?); Alfonso Maria (*? †?); Giulio Maria (*? †1647), sposa Anna Lamborizio (*? †?); Catterina Violante (*? †post 20.IV.1612), sposa Giordano Arnuzzi de' Medici (*? †1630).
^Luogotenente del capitano Prospero Crivelli da Milano. Rimase ucciso durante l'assedio di Alessandria il 13 luglio.
^Sepolto nella chiesa di san Martino di Alessandria insieme al padre ed allo zio Galeazzo.
^Assente per essere stato condannato alla decapitazione, si riporta integralmente la sentenza emessa nel processo del Fisco d'Alessandria contro Giuseppe Guasco ed Ilario Fuoco da Castelceriolo:
« Il detto signor Giuseppe Guasco di vita oziosa e scandalosa, e che oltre ad avere uccisa Madalena Gherzi nel 1737, abbia di complicità del detto Ilario Fuoco ambi armati di arma di foco insidiosamente fatti diversi insulti attorno alla casa dell'Avv.to Carlo Francesco Marini della detta città nella sera delli 18 settembre dell'anno or scorso. P.mo con un scroccamento d'arma da fuoco verso la cadregha da portori in cui era la Barbora Benedetta Cervellera moglie del detto Avv.to Marini entrando in sua casa; indi fatto uno sbaro di simil arma in una finestra del piano superiore di detta casa con rottura di vetri ed antole della detta finestra; e por fine stando in aguato, abbia con animo premeditato, ed a sangue freddo, e senza causa prossima, né recente,sbarato contro la persona della detta Marini il fucile, di cui era armato, e quella ferito nel petto per qual ferita sia rimasta istantemente estinta. Ed il detto Ilario Fuoco d'essere reo, e correo delle dette insidie, insulti ed assistenza data al detto omicidio. Il Senato udita la relazione degli atti in grado di confermazione della sentenza del 1° Giudice del 2 gen. dell'anno corrente ha pronunciato e pronuncia doversi condannare come condanna il detto sig. Giuseppe Guasco, e l'Ilario Fuoco nella confiscazione dei loro beni, ed a dover essere il detto sig. Guasco pubblicamente decapitato stante la sua qualità di Nobile, ed il Fuoco pubblicamente appicato per la gola, sinacché la sua anima sia separata dal corpo; ed ambi solidariamente nell'indennizazione verso gli eredi dell'uccisa, e nelle spese dichiarando l'uno o l'altro incorsi in tutte le pene, e progiudizii imposti dalle R. Costituzioni contro li Banditi di 2.° catalogo, del quale ha mandato e manda li medesimi descriversi. Torino, li 11 maggio 1745. Massimino Ceva relatore »
^Sepolta insieme al fratello nella chiesa di Loreto di Alessandria.
^Dopo la morte del padre nel 1481, l'11 luglio ottiene, insieme ai fratelli, la reinsediatura dei feudi di Bisio, Gavi, Voltaggio, Parodi, Grangia e Rigoroso. Successivamente, il 7 gennaio 1490, si fa reinsediare negli stessi feudi insieme ai fratelli Nicolò, Alberto e Paolo, poiché gli altri due rinunciarono ai loro diritti. Bernardino, come primogenito, decide di tenere per sé il feudo di Gavi, condividendolo con il fratello Nicolò, mentre gli altri fratelli ottengono il feudo di Bisio. Il 26 gennaio 1496, Bernardino ottiene il consenso di vendere il 4/5 del feudo di Fresonara, che aveva precedentemente acquistato, il 20 marzo 1470, da Bartolomeo e Matteo Anfossi, zio e nipote (Cfr. Pietro Vernetti, p. 46). Successivamente, il 12 maggio 1498, vende tale porzione a Antonio Trotti, consigliere del ducaLudovico il Moro. Dotato di un talento speciale per l'amministrazione pubblica, viene nominato senatore di Milano dal duca nel 1497. Nel 1514, insieme al fratello Nicolò, deve difendersi dall'attacco del duca Massimiliano Sforza, che cerca di privarlo del feudo di Gavi. L'anno successivo, viene tradito e imprigionato dai genovesi, i quali gli chiedono di rinunciare a Gavi. Tuttavia, Bernardino preferisce morire in prigione anziché cedere, e il 10 settembre 1515, con un atto, lascia tutti i suoi diritti al fratello Nicolò.
^Successe alla morte di Bernardino I, detto «il Conte di Gavi», benché Gavi fosse feudo marchionale. Durante il suo periodo, l'Italia era afflitta da numerose guerre, la Repubblica di Genova, desiderosa di acquisire Gavi per la sua impenetrabile posizione strategica, approfittò del momento storico per impadronirsene con la forza nel 1517. Il conte Antonio cercò l'aiuto del re di FranciaFrancesco I di Francia, che sottopose la questione al Consiglio Supremo di Parigi. Nel 1518, il Consiglio decise che i genovesi avrebbero dovuto restituire immediatamente ad Antonio la terra ed il castello di Gavi, nonché risarcire i danni subiti durante la loro occupazione. La Repubblica di Genova tentò di modificare la sentenza attraverso ambasciatori inviati a Parigi, ma senza successo. Dopo un periodo di apparente calma, i genovesi, riacquistata la loro libertà e scacciati i francesi, tentarono nuovamente di riprendere il forte di Gavi. Il conte Antonio decise di negoziare la resa per evitare spargimenti di sangue e inviò il giurista Paolo Elmio a Genova. Fu stabilito che il conte avrebbe ceduto la terra e il forte alla Repubblica di Genova in cambio di 15.000 scudi d'oro, la cittadinanza genovese e l'esenzione perpetua dalle imposte sul cibo e l'abbigliamento. Tuttavia, grazie all'intervento del conte di Lodrone suo suocero, Antonio ottenne l'annullamento dell'accordo e fu reintegrato nel feudo di Gavi. Ricoprì anche incarichi militari e governativi, tra cui quello di governatore di Asti e di Crescentino. In seguito, svolse diverse ambasciate per conto di Carlo V d'Asburgo, incluso un viaggio a Madrid per chiedere giustizia contro un governatore tirannico di Alessandria, Rodrigo Dávalos. Fu acclamato come liberatore e Padre della Patria ad Alessandria e ricevette onori e riconoscimenti. Morì il 14 aprile, lasciando un testamento che includeva numerosi beni e un capitale di 700 scudi annui a Tursi, Napoli. Fu sepolto nella chiesa di santo Stefano in Bergoglio.
^Figlia del conte Giovanni Battista e di Violante Malaspina, figlia del marchese Giovanni e di Tomasina di Barnaba Adorno, doge della Repubblica di Genova. Giovanni Battista di Lodrone, del Tirolo, era generale di Carlo V e venne da lui investito dei feudi del suocero Giovanni Malaspina con atto 3 febbraio 1530. I feudi, alla morte di Giovanni Battista di Lodrone, passarono a Carlo Guasco quale figlio di Margherita di Lodrone, figlia del suddetto conte Giovanni Battista.
^Figlio di Giovanni Cristoforo, signore di Montaldeo e capitano di cavalleria. Lasciò erede di tutti i beni feudali e allodiali di Borgoratto e dell'Aimonetta Rossa la moglie, che a sua volta fece erede il nipote Nicolò.
^Figlio di Giovanni Battista, signore di Frugarolo, e di Ortensia d'Aragona.
^Nel 1590, su consiglio di Carlo Guasco, il duca di Mantova e Monferrato, Vincenzo I Gonzaga, decise di fortificare la città di Casale e fece iniziare i lavori per la costruzione della cittadella. Per commemorare questa impresa, furono coniate medaglie d'oro e d'argento con l'effigie del duca da un lato e la pianta della cittadella dall'altro. Una di queste medaglie fu donata a Carlo, presente alla cerimonia. Una medaglia è conservata presso la Pinacoteca di Brera di Milano. Nel 1598, Carlo Guasco stipulò un accordo con Vincenzo Gonzaga, rinunciando ai suoi diritti su alcuni feudi in favore del duca. In cambio, il duca concesse a Carlo Guasco e ai suoi eredi due proprietà chiamate Canfogier, situate nei pressi di San Salvatore Monferrato, con un affitto di quattrocentoquaranta scudi d'oro e vari privilegi. Fu nominato capitano e governatore di Barletta da Filippo II di Spagna e ricevette una pensione nel 1595 come premio per la sua devozione e il suo valore dimostrati in Fiandra. Nel 1594, il duca Vincenzo lo nominò marchese di Serralunga, Fornello e Castellazzo. La Repubblica di Genova lo riconobbe come cittadino nel 1610 e lo iscrisse nel Libro d'oro insieme ai suoi discendenti. Nel 1604 il duca Gonzaga emise due editti che proibivano il porto d'armi sul monte di Crea e la presenza di osterie nel recinto della chiesa e vicino alle cappelle. Carlo Guasco si sentì danneggiato nelle sue prerogative perché quel monte e la sua giurisdizione appartenevano al marchesato di Serralunga. Chiese al Senato di revocare tali editti o dichiarare almeno che non pregiudicassero i suoi diritti. Il Senato rispose ordinando al marchese di presentare le sue ragioni. Morì l'11 agosto, addolorato per la perdita del figlio Giacomo Antonio, avvenuta un mese prima, su cui aveva riposto grandi speranze per il futuro.
^Erede della sorella Margherita, e della zia Cecilia, fu infeudato dell'Aimonetta Rossa il 10 gennaio 1635.
^Figlia del patrizio alessandrino Giuseppe e di Vittoria Trotti.
^Fabrizio Andrea (*1615 †?); Carlo Filippo (*1618 †?); Domenico (*1620 †?); Chiara Vittoria (*1629 †?); Carlo Andrea (*1631 †?); Paola Maria (*1636 †?); Geronima (*1639 †?); Angelo Benedetto (*1640 †?); Carlo Francesco (*1643 †?).
^Paolo Francesco (*1610 †1666); Carlo Gerolamo (*1618 †1657) capitano di fanteria, nacque a Gavi e morì a Valenza per una ferita di moschetto; Cecilia Maria (*1620 †?); Paolo Antonio (*1621test. 12.XII.1662).
^Nato a Gavi il 3 agosto col fratello Carlo chiese al duca di Monferrato di essere investito del feudo di Serralunga per la morte dell'ultimo marchese loro agnato, senza discendenti maschi. Colonnello delle truppe spagnole, quindi mastro di campo. Morì nelle guerre di Fiandra sotto il castello di Hirson il 13 luglio.
^Conte palatino, Canonico e Protonotario apostolico. Acquistò la contea di Frascaro per sé e per i discendenti di suo fratello Giacomo Antonio, ne venne investito da Carlo II di Spagna il 17 maggio 1674. Fece testamento il 4 ottobre 1671 istituendo una primogenitura a favore di suo nipote Giuseppe Nicolò, marchese di Bisio. Morì il 25 gennaio e venne sepolto nel "Sancta Sanctorum" della Chiesa di san Carlo a Capriata d'Orba. Nonostante fosse un sacerdote ebbe figli da due concubine.
^Marchese di Bergamasco. Figlio di Giovanni, signore di Castelnuovo Bormida, e di Vittoria Invrea.
^Ucciso in guerra in Spagna, lasciò erede la moglie. Ebbe quattro figli di cui nulla si sa sulla loro discendenza: Carlo Antonio (*? †?); Paolo Giuseppe (*? †?); Maria Maddalena (*? †?); Vittorio (*? †?).
^Il 4 luglio 1684 ottenne per sé stesso e per la propria discendenza il titolo comitale da Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, duca di Mantova, "con privilegio di condurre uomini armati nei suoi Stati e Dominio". Detto "il conte dell'Aimonetta", fu decurione d'Alessandria. Il 22 settembre 1717 fondò un beneficio ecclesiastico semplice, di patronato laicale, sotto il titolo della santissima Annunziata, nella cappella del suo feudo dell'Aimonetta Rossa. Morì il 27 novembre e fu sepolto nella parrocchia di Predosa davanti all'altare della cappella di san Giorgio insieme con il fratello.
^Nato a Bisio il 28 gennaio e battezzato il 10 febbraio nella chiesa parrocchiale di san Giacomo di Gavi. Fu decurione di Alessandria. Acquista con suo fratello Antonio Francesco una casa in Alessandria sotto la parrocchia di san Dalmazzo, il 29 marzo 1721. Morì a Bisio il 18 febbraio e fu sepolto con la moglie nella chiesa parrocchiale di Predosa.
^Viveva nella masseria detta "La Spinola" per cui veniva detto "il Conte della Spinola". Morì il 12 ottobre e fu sepolto a Predosa.
^Paola Antonia (*1685 †1694); Maria Francesca (*1689 †?), sposa Giovanni Angelo Bruno (*? †?); Teresa Catterina (*1690 †?), sposa Giovanni Battista Bruno (viv.1723); Carlo Antonio (*1693 †?); Paola Antonia (*1696 †?), sposa Gabriele Carrara (viv.1717); Anna Catterina (*1699 †?), sposa Alessandro Dardano (viv.1721); Giulia Maria (*1702 †?); e i gemelli Bartolomeo Maria (*1705 †1706) e Giuseppe Nicolò (*1705 †1706).
^Nata a Bisio il 6 settembre. Per privilegio della famiglia il battesimo fu celebrato nella cappella di Bisio. Scrive il Guasco « [...] fu avida di comparire e figurare nel mondo, e per le enormi spese che fece non portò vantaggio alla casa del primo marito e rovinò quasi quella del secondo. [...] ». L'assunzione smodata di liquori la fece ammalare causandole un'insufficienza epatica. Morì il 7 febbraio.
^Nacque a Bisio il 31 dicembre. Per le dissipatezze del marito lascio il tetto coniugale e si rifugiò in Alessandria dalla sorella Marianna Ghilini Pettenari. Morì il 3 novembre.
^Figlio del Conte Giulio di Castelletto-Molina, patrizio di Acqui. Dilapidò tutto il suo patrimonio tanto che per vivere dovette prendere servizio in qualità di soldato nelle truppe del duca di Parma.
^Figlia di Claudio, marchese di Annone, e di Marianna dei conti della Scala. Maria Giovanna ebbe la reggenza del marchesato di Bisio dal 1773 al 1783, acquistò a nome del figlio Paolo ancora minorenne il feudo e marchesato di Francavilla il 29 luglio 1780 tenendone la reggerza fino al 1783. Morì il 20 dicembre e fu sepolta a Retorto nella chiesa gentilizia dei marchesi Dal Pozzo.
^Nacque a Bisio nel 1762. Il 13 ottobre 1781 venne nominato sotto tenente nel reggimento provinciale di Torino, il 28 giugno 1786 luogotenente, il 13 settembre 1791 capitano tenente, il 20 settembre 1794 capitano col comando d'un corpo di milizia della provincia d'Acqui e col diritto di far uso dell'uniforme del reggimento di Torino. Nel 1783 prese possesso dei marchesati di Bisio e Francavilla e della contea di Frascaro. Fu anche Decurione di Alessandria. Vittorio Amedeo III di Savoia lo nominò suo gentiluomo di bocca nel 1784 e il 13 settembre 1794 venne nomato podestà di Frascaro. Per l'estinzione della linea marchionale di Solero, fu erede del principato del S.R.I., del marchesato di Solero, della contea di Pavone e della signoria di Predosa, aggiungendo al proprio cognome Guasco quello Gallarati. Molto ricco intaccò il suo patrimonio con viaggi e vita sfarzosa tra Torino e Parigi; i suoi agenti, approfittando della sua continua assenza e lontananza, si appropriarono di parte dei beni. Morì improvvisamente il 13 luglio a 37 anni. Fu sepolto nella chiesa di san Bernardino dei frati minori osservanti sotto la parrocchia di santa Maria di Castello ad Alessandria.
^Nacque il 16 giugno. Figlia di Gaspare, marchese di Cinzano e Roddi, e di Maria Maddalena dei conti di Diano. Morta il 3 novembre.
^Cavaliere aurato, servì a lungo e con dedizione Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano che, riconoscendo il suo valore, lo nominò comandante delle truppe ducali. Fu inviato come governatore a Bologna, per riportare la città, alquanto turbolenta, alla tranquillità. Il 13 dicembre 1480, al prezzo di 1500 ducati d'oro, acquisì la quarta parte di Castelceriolo, Pietra Marazzi e Montecastello da Margherita Birago, figlia di Maffiolo, cavaliere milanese, e moglie di Giuliano Ghilini, insieme al figlio Andrea. Durante il suo soggiorno alla corte del duca di Milano, Gerolamo si innamora di Bianca di Castiglione, già oggetto dell'affetto di un altro cavaliere. Per conquistare Bianca, si sono sfidati in duello durante un torneo pubblico, alla presenza del duca e della corte tutta. Vinto il cavaliere milanese, sposò Bianca. Successivamente, per i suoi meriti, fu nominato senatore di Milano nel 1477. Tornato nel suo Bergoglio, carico di gloria e onori, visse fino a una veneranda età spegnendosi nel 1486. Venne sepolto nella cappella che lui stesso fece edificare in onore di san Nicola da Tolentino, nella chiesa di santo Stefano di Bergoglio. Sulla lastra di marmo bianco che sovrastava la sua tomba, venne incisa la seguente iscrizione:Magnanimus • Equus • Auratus • D. / Hieronimus • Guascus • Hanc • Cappellam / Et • Sepulcrum • Ad • Honorem • Divi • Nicolai • Tolentinatis / Erigi • Fecit • Qui • Et • Dualibus • Et • Bononiensibus / Militibus • Sua • Cum • Laude • Præfuit. Cfr. Francesco Guasco di Bisio, tav. XIV.
^Nobile distinto e ricco, godeva di grande seguito e autorità. Acquisì il feudo di Solero con titolo marchionale dal suo cugino Giovanni II da Tolentino nel 1506. Parteggiando per i francesi, intrattenne trattative per consegnare la città al re di Francia. Tuttavia, dopo varie vicende e la difesa valorosa di Alessandria, la città fu riconquistata dal duca Massimiliano Sforza con l'aiuto degli svizzeri. Guarnerio fu condannato all'esilio insieme ad altri ribelli. Successivamente radunò i Guelfi a Genova e con un esercito francese riconquistò Gavi e i castelli nell'alessandrino, ad eccezione di Sale ed Alessandria. Fu nominato consigliere e commissario generale dell'esercito nella provincia di Piacenza dal re di Francia. In seguito, si riconciliò con l'Imperatore Carlo V e gli furono restituiti i suoi beni sottratti dai Ghibellini. Guarnerio redasse due testamenti, istituendo un fidecommesso in favore del suo primogenito Alessandro. Alla sua morte, fu sepolto nel convento dell'Annunziata dei Minori Osservanti a Bergoglio, dove la famiglia Guasco aveva eretto una cappella gentilizia in suo onore.
^Conferma la fedeltà per il feudo di Solero il 22 gennaio 1536. Durante il rientro in Alessandria da Castelceriolo, a causa di uno strattone del suo cavallo, si esplose accidentalmente un colpo di fucile ferendo il ginocchio destro. Questo causò la morte in pochi giorni.
^Figlia di Giovanni Antonio, signore del Sassello. Divenuta vedova assunse la reggenza del marchesato per il figlio Ludovico ancora minorenne.
^Da Cristierno Stampa ebbe Massimiliano (*? †?) che seguì in armi lo zio Lodovico I.
^Conte di Montecastello e Tromello.Fu ucciso da un colpo di cannone durante l'assedio di Vercelli.
^Capitano di cavalleria si distinse in numerose battaglie. Ottenne il feudo di Predosa nel 1619 come riconoscimento del suo valore dimostrato durante l'assedio di Vercelli nel 1617. Dopo una lunga carriera militare spirò a Milano e venne sepolto nella chiesa di Sant'Angelo nel sepolcro dei Beccaria.
^(I) Vespasiano (*†1589); (II) Barbara (*1593 †?); (III) Girolamo (*1601 †?); (III) Girolama (fl.1619); (III) Cristoforo (fl.1649); Guasco Antonio (*? †?).
^Acquistò il castello e beni di Pieve del Cairo, ne venne infeudato con il titolo di signore nel 1610. Mori il 30 giugno e fu sepolto nella chiesa dell'Annunciata in Bergoglio, insieme con la moglie.
^Questi i suoi titoli: Principe di Lixheim, di Phalsbourg, del Sacro Romano Impero, Marchese di Solero, Conte di Boulay, Hombourg, Saint Analdi, Signore della Predosa, di Franckfort in Novo Castro, Campigny, Preciret, Aspromonte, Avanguardia, Pontis ad Mosam, Commendatore di Mirabello e dell'insigne ordine di San Jago, Consigliere di guerra di S. M. Cattolica, Capitano generale dell'artiglieria dell'esercito Ispano, Gran Mastro di campo generale, Governatore generale delle Provincie delle Fiandre e del Basso Monferrato"..
^Cavaliere di Malta, ottenne il permesso di ricevere l'abito dell'Ordine al di fuori del convento tramite un breve di papa Gregorio XV. Durante l'assedio di Valenza nel 1635, Guasco e il Conte Galeazzo Trotti riuscirono ad introdurre una considerevole somma di denaro nella città per soccorrere le truppe spagnole. Dopo la morte di suo fratello Carlo senza eredi, la moglie di Guarnerio prese possesso dei suoi feudi e li cedette successivamente ai cognati. Guarnerio ne prese possesso nel 1651. Morì il 25 luglio..
^Colonnello in Fiandra, successe ai feudi di Solero e Predosa e al principato dopo la morte, senza figli maschi, del fratello Guarnerio. Il 6 agosto 1660 prese possesso di tali territori per procura. Tuttavia, il suo comando durò solamente 15 mesi, poiché Ottavio morì il 25 ottobre 1661. Nel suo testamento nominò il vescovado d'Alessandria come erede universale.
^Figlia di Pietro Antonio, patrizio genovese, e di Maddalena ?, di famiglia spagnola, ma nata a Genova.
^Capitano di corazze per S. M. Cattolica. Morto il fratello Ottavio, senza figli maschi e dopo soli 15 mesi di signoria, ne assunse i titoli e ne fu investito il 3 dicembre 1661. A lui si deve il sontuoso palazzo a Solero denominato Castello Nuovo. Morì in Alessandria 1 luglio e fu sepolto nella chiesa di santa Maria di Castello.
^Figlia ed erede dei patrizi milanesi Tullio Maria Gallarati e Catterina Corio. Fu sepolta nella cattedrale di Alessandria nella cappella di sua proprietà dei santi Ambrogio e Carlo
^Muore il 15 luglio e viene sepolto nella chiesa di santo Stefano. Vengono poste due lapidi, una all'interno della chiesa e una nella chiesa della santissima Annunziata dei padri minori osservanti dentro la cittadella nuova.
^Nato postumo acquisì il feudo di Castelletto d'Erro da Orazio Corrario e il 15 maggio 1662 ricevette l'investitura che lo nobilitò a Marchese. Fu responsabile dell'omicidio del tenente di mastro di campo generale Bartolomeo Urra e del capitano Boccardo. Successivamente, il 10 settembre 1655, ottenne un salvacondotto da Luis de Benavides Carrillo Y Toledo, allora governatore dello Stato di Milano per conto del re di Spagna. Grazie a questo documento, si impegnò a formare a proprie spese una compagnia di sessanta carabinieri e a versare una somma di 10.800 lire, atto che gli permise di ricevere la grazia. Francesco Ottavio Guasco terminò i suoi giorni ad Alessandria, dove redasse il testamento il 6 agosto 1677 all'età di 52 anni, e venne sepolto a Bergoglio..
^Figlio di Gerolamo, signore di Casalmaggiore e di Barbara Visconti figlia e erede di Ortensio, capitano.
^Nacque il 12 luglio e morì il 10 gennaio. Matrimonio fu celebrato il 23 aprile 1686. Teresa portò al marito in dote la masseria detta "La Spinola" nel territorio di Capriata d'Orba
^Per testamento della madre assume il cognome "Guasco Gallarati". Venne nominato capitano di cavalleria di S. M. Cattolica. il 16 settembre 1690, nel prato di san Baudolino ad Alessandria, fu colpito a morte da un soldato, Bruno Robotti di Solero, che confessò di aver compiuto l'atto su mandato del generale francese Nicolas Catinat.
^abDopo essere rimasta vedova per la seconda volta, si sposò nel 1692 con Giovanni Battista Guasco, figlio di Francesco Ottavio, marchese di Castelletto, e Maria Ruiz d'Araciel. Come figlia primogenita, senza fratelli, ereditò la contea di Pavone alla morte del padre e ricevette l'investitura il 26 gennaio 1702 da re Filippo V di Spagna, così come suo padre lo ricevette il 30 aprile 1676. Giacinta morì il 22 marzo e fu sepolta nella chiesa della confraternita di San Giovanni Decollato ad Alessandria. Lasciò la contea di Pavone al nipote Lodovico III Guasco, marchese di Solero.
^Figlia naturale. Venne uccisa dal proprio marito.
^Fu l'artefice della costruzione del primo teatro ad Alessandria nel 1729, situato nel suo palazzo. Il teatro arricchì le due fiere della città con spettacoli d'opera e commedia, attirando un maggior numero di visitatori stranieri. Durante il carnevale immaginava numerosi divertimenti con maschere e balli, contribuendo a rendere la nobiltà più socievole e i cittadini più allegri. Era un appassionato di musica, architettura e pittura e dimostrò abilità nel lavorare con l'avorio al tornio. Organizzava accademie scientifiche, dove condivideva conoscenze su problemi fisici e effetti naturali fino ad allora sconosciuti. Filippo Guasco morì il 3 marzo e fu sepolto nella chiesa di santa Maria di Castello ad Alessandria.
^Figlia di Lorenzo, marchese di Cassine, e di Vittoria Ghilini figlia di Giacomo Ottaviano, marchese di Maranzana. A differenza del marito Filippo era una donna solitaria e taciturna. La coppia non andò d'accordo e, al termine di alterne vicende, si separarono definitivamente.
^Ingandì il palazzo Guasco di Alessandria costruendo l'ala in affaccio sull'omonima via. Divenne conte di Pavone alla morte della nonna Giacinta Teresa. Ultimo della sua linea, morì celibe il 20 marzo e fu sepolto a santa Maria di Castello. I feudi passarono a Antonio Biagio Guasco di Castelletto, detto "il conte del Mezzano". Ludovico ebbe una figlia naturale, Francesca Maria Giacomina (*1761 †1807). Sposò il marchese di Bruno Francesco Fàa. Morì il 15 settembre a Solero e venne sepolta nella chiesa parrocchiale di Pavone.
^Figlia di Ruggero III e di Lucina Cattaneo. Il 21 luglio 1631 rilascia una quietanza di 100 scudi al mastro di campo Lodovico Guasco (*? †1643). Rimasta vedova si risposa con il maestro di campo e governatore di Alessandria don Matteo de Ottanez.
^Nato ad Alessandria il 21 gennaio. La sua formazione ebbe luogo presso il Collegio dei Nobili di Parma. All'età di soli 17 anni, dovette far fronte alla perdita del padre e assunse la gestione del suo patrimonio, che versava in condizioni alquanto negative. Con intelligenza, parsimonia e l'aiuto dei suoi fedeli segretari Muletti e Vincenzo Bellana, riuscì a saldare i debiti senza alienare alcuna parte dei beni ereditati. Ricoprì diverse cariche pubbliche. Fu decurione ad Alessandria, due volte presidente del collegio elettorale di quella città durante l'epoca napoleonica. Fu il primo maire di Alessandria, presidente del comitato di beneficenza e membro del consiglio di pubblica istruzione e del consiglio del circondario. Accompagnò a Parigi il successivo maire, il barone Giulio Baciocchi, per presentare gli omaggi e le congratulazioni della città all'imperatore in occasione della nascita di suo figlio nel 1811. Fu uno dei sette consiglieri dell'amministrazione civica, nonché sindaco di prima classe di Alessandria nel 1820 e nel 1827. Si distinse come presidente dell'orfanotrofio di Santa Marta. Pprincipe dell'Accademia degli Immobili di Alessandria, membro con lo pseudonimo "Il Felice" dall'11 aprile 1805, fu altresì membro dell'Accademia degli Indefessi, dal 16 febbraio 1808, e della Colonia Alfea di Pisa con lo pseudonimo "Filodante Scopeo", dal 16 marzo 1811. Fece parte dell'Accademia degli Sciolti e del collegio Ducale di Parma. Napoleone lo nominò barone dell'Impero. Membro dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro come cavaliere di giustizia con Carlo Felice di Savoia, fu insignito del titolo di gentiluomo di camera onorario dal re Carlo Alberto di Savoia. Fece una donazione al Capitolo della Cattedrale dei santi Pietro e Marco di Alessandria, consegnando un dipinto del Moncalvo, ancora custodito nell'sala capitolare. Benché avesse scritto sia in italiano che in francese, non volle che le sue opere fossero pubblicate e, quando si rese conto di avvicinarsi alla fine, le distrusse insieme a tutti i documenti nobiliari davanti all'albero della libertà. Morì il 21 gennaio, giorno del suo compleanno, e venne sepolto nella cappella gentilizia di Bisio..
^Nacque ad Alessandria il 7 marzo. Inizialmente prestò servizio come luogotenente nei dragoni del re. Successivamente, il 21 febbraio 1814, fu nominato cavaliere dell'Impero da Napoleone Bonaparte, un titolo trasmissibile ai suoi discendenti maschi primogeniti o adottivi. Il 28 dicembre 1815 divenne luogotenente dei granatieri nel reggimento provinciale delle guardie. Le sue abilità militari e il suo comportamento encomiabile gli valsero il titolo di sottoaiutante generale con il grado e l'anzianità di capitano di fanteria. Venne assegnato al Governo di Alessandria e fu gentiluomo di bocca del re Carlo Alberto di Savoia. Cavaliere di giustizia dei Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Fu membro del collegio elettorale di Montenotte e ricoprì la carica di maire dei comuni riuniti di Bisio e Francavilla. Il 16 aprile, morì ad Alessandria e fu sepolto nella chiesa parrocchiale di Valle San Bartolomeo.
^Nata in Alessandria il 13 luglio e morta a Torino nel suo palazzo in piazza San Carlo. Si sposò il 20 febbraio 1805 in Alessandria, nel palazzo paterno.
^Marchese di Briançon, intendente del Tesoro Imperiale in Toscana e ministro in Olanda.
^Nato in Alessandria il 17 agosto. Frequentò il Collegio dei Nobili di Parma. Morì in Alessandria il 24 settembre e fu sepolto nella chiesa parrocchiale di Francavilla Bisio, insieme con il fratello Carlo Alessandro.
^Figlia di Luigi Antonio, conte di Chiusano, e di Teresa Mocchia dei marchesi di Campiglia.
^Nacque ad Alessandria il 15 luglio. La sua formazione avvenne presso il Collegio dei Nobili a Torino, sotto la guida dei padri Gesuiti. Ottenne la laurea in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Torino il 19 luglio 1837. Iniziò la sua carriera presso l'Intendenza e fu assegnato a quella di Genova. Il 6 ottobre 1839 divenne decurione di prima classe ad Alessandria. L'11 giugno 1841 fu nominato cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e il 23 agosto dello stesso anno fu insignito del titolo di cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta. Ricevette l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Ricoprì la carica di sindaco a Bisio, Francavilla e Capriata d'Orba, oltre ad essere consigliere divisionale a Tortona, consigliere provinciale ad Alessandria e consigliere comunale dopo l'abolizione dei decurioni. Fu membro di diverse amministrazioni di Opere Pie. Morì di polmonite, dopo soli otto giorni di malattia, nella sua residenza di Torino in via Ormea, 5, l'8 giugno. Venne sepolto nella chiesa di Francavilla Bisio..
^Figlia di Giovanni, conte di Gropello, e di Giovanna Maria Baciocchi a sua volta figlia del maire di Alessandria, in epoca napoleonica, Giulio. Morì a Torino nella sua casa in via Ormea, 5 e fu sepolta nella chiesa di Francavilla Bisio.
^Nacque ad Alessandria il 29 settembre. Iniziò il suo percorso come allievo cadetto presso l'Accademia Reale di Torino il 6 novembre 1826. Successivamente, il 20 febbraio 1835, divenne sottotenente di cavalleria a Genova e il 9 aprile 1842 venne promosso luogotenente di seconda classe di cavalleria a Novara. Il 5 dicembre 1842 ebbe l'onore di diventare gentiluomo di bocca al servizio del re Carlo Alberto di Savoia. Inoltre, ricevette l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e il 3 febbraio 1846 fu nominato gentiluomo di corte dello stesso re. Il 21 luglio 1846, ottenne la promozione a luogotenente di prima classe di cavalleria ad Aosta. Durante questo periodo, scoppiò la prima guerra d'indipendenza italiana. Abbandonando il generale, si precipitò a raggiungere il suo reggimento che si stava dirigendo verso il campo di battaglia, dove il 30 maggio 1848 rimase ferito a Goito da una palla di moschetto che causò una frattura multipla alla rotula sinistra. Trasportato a Brescia, morì il 1º luglio dopo un mese di terribile agonia, non potendo essere sottoposto ad amputazione della gamba. Per il suo coraggio dimostrato in quella battaglia, fu riconosciuto degno di menzione onorevole. Carlo Alessandro fu sepolto nella chiesa parrocchiale di Francavilla Bisio insieme al fratello Paolo.
^Nata il 14 febbraio. Erede dei beni di Solero, del Mezzano e della tenuta di Rossavino. Morta a Torino il 24 febbraio e sepolta nel Cimitero monumentale della stessa città nella cappella gentilizio dei marchesi Thaon Conti di Revel. Il matrimonio venne celebrato il 6 maggio 1865.
^Nato ad Alessandria il 1º settembre, è stato un diplomatico italiano con una lunga carriera. Si è laureato in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Torino nel novembre 1870. Ha successivamente superato un esame di concorso ed è entrato a far parte del corpo diplomatico il 24 dicembre 1872. È stato destinato come addetto a Parigi nel maggio 1873, segretario di legazione di 2ª classe nel marzo 1876, trasferito a Bruxelles nel gennaio 1877, a Vienna nel giugno 1877 e a Buenos Aires nell'agosto 1880, dove ha ricoperto il ruolo di capo della legazione dal luglio all'ottobre 1881. Successivamente è stato trasferito a Bucarest nel maggio 1883, promosso a segretario di legazione di 1ª classe nel giugno 1883, trasferito a San Pietroburgo nel dicembre 1885 e ha retto la regia ambasciata per alcuni mesi nel 1888. Ha poi servito a Costantinopoli, Londra, Lisbona, Monaco di Baviera e altre sedi diplomatiche. Ricevette numerose onorificenze e decorazioni da molti paesi, tra cui la Legion d'onore di Francia, l'Ordine della Corona d'Italia, l'Ordine di Leopoldo. Dopo essersi ritirato dalla carriera diplomatica, e riconosciuto per il suo impegno a favore dell'Italia, si è dedicato all'amministrazione del comune di Francavilla Bisio e ha contribuito al restauro del castello che è stato dichiarato monumento nazionale.
^Nata a Rivoli il 29 luglio. Figlia di Vittorio Mercurino, dei marchesi di Gattinara, e di Maria Anna Maffei. Tra i molti riconoscimenti fu insignita di medaglia d'oro dalla Croce Rossa Italiana l'11 novembre 1917 per la zelante opera prestata in qualità di presidente a Torino del comitato di soccorso dei prigionieri di guerra dal 1915 al 1918. Morì il 24 agosto.
^Nata a Torino. Figlia del marchese Stefano e di Adele Avogadro Bertodano.
^Nato ad Alessandria il 1º dicembre. Insieme al fratello Giovanni si arruolò come volontario nell'esercito italiano. Appassionato di vari sport partecipò a competizioni equestri e corse di cavalli. Fu anche un abile schermidore e fu tra i fondatori del club di scherma di Torino. Morì il 1º dicembre, di 46 anni, a Moncalieri, dove si trovava per cure mediche. Venne e sepolto nella cappella di famiglia a Francavilla Bisio.
^Nacque il 3 settembre al castello di Murisengo. Si laureò in giurisprudenza il 10 luglio 1900 e successivamente sostenne l'esame per diventare avvocato presso la Corte d'Appello di Torino nel maggio del 1904. Appassionato di studi storici e genealogici, collaborò con suo padre alla revisione del Dizionario feudale e alla redazione dell'opera "Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine dal secolo IX al XX". Fu consigliere comunale di Francavilla Bisio dal 1911 al 1920 e consigliere comunale di Valmacca dal 1914 al 1920, ricoprendo anche la carica di sindaco di Valmacca dal 1915 al 1916, ma si dimise durante la prima guerra mondiale. Durante il conflitto, si arruolò nel 6º reggimento Genio e prestò servizio come soldato in zona di guerra. Successivamente, entrò all'Accademia militare di Torino, completò il corso richiesto e fu promosso ufficiale dello stesso reggimento il 30 settembre 1917. Dopo la guerra, fu congedato il 1º febbraio 1919. È ricordato come benefattore del santuario di Crea, il suo nome è inciso su una lapide dedicata ai benefattori. Morì ad Alessandria il 25 marzo e fu sepolto nella cappella di famiglia a Francavilla Bisio.
^Nacque a Torino il 7 ottobre nel palazzo del duca di Genova.
^Figlio di Augusto, conte di Monastero, e di Giuseppina Panissera. Il matrimonio fu celebrato a Torino il 5 febbraio 1920.
^Figlio di Ernesto dei marchesi di Maria, e di Maria Gromis dei conti di Trana. Il matrimonio fu celebrato a Torino il 14 gennaio 1913.
^Con la morte di Francesco di Paola IV Guasco Gallarati di Bisio termina la storia millenaria della famiglia dei Guasco (cfr francavillabisio.al.it).
^Il 9 marzo 1679, a Novara, Domenico Guasco ferisce con una spada Giovanni Francesco Mettassio, conosciuto come il "poeta maltese", durante una discussione scaturita da parole insolenti pronunciate dal poeta. Mettassio era andato da Guasco per presentargli un epigramma che aveva composto in lode di Guasco e dei suoi antenati. Per timore di essere denunciato, nella stessa notte, con l'aiuto del suo domestico Michele Angelo Zanardi, Guasco uccide Mettassio con un pugnale nella casa dove il poeta ferito giaceva a letto. Dopo aver commesso il delitto, entrambi fuggono da Novara. Nulla si sa di quanto accaduto successivamente a Guasco e Zanardi.
^Marchese di Castelletto, capitano, gentiluomo di camera di Vittorio Amedeo II di Savoia. Mori senza figli il 6 luglio in Alessandria e fu sepolto nel sepolcro di famiglia nella chiesa della B. V. dell'Annunciazione.
^Figlia di Francesco, marchese di Dolceacqua, e di Lucrezia dal Pozzo.
^Marchese di Castelletto, detto il Conte del Mezzano. Vestiva l'abito ecclesiastico, quale chierico e cappellano laico, ma, considerata la morte improle di suo fratello primogenito Giuseppe Domenico e che il secondogenito, Carlo Ranuccio, non si era fino ad allora sposato, rinunciò allo stato ecclesiastico e passò a quello matrimoniale. Acquistò i feudi di Parasacco, Mezzana, Mori il 18 giugno..
^Con l'aiuto e i consigli del marchese Guarnerio, il marchese di Solero, don Filippo, costruì il teatro di Palazzo Guasco in Alessandria. Grazie alla presenza di rinomati cantanti, il teatro divenne molto conosciuto e frequentato, e attirò numerosi visitatori stranieri. Il successo continuò finché durò la Società dei Cavalieri, organizzazione ideata da Guarnerio che poi fu chiusa per dar vita al Teatro Municipale. Guarnerio Guasco era un uomo affascinante e intraprese numerosi viaggi. Trascorse gli ultimi giorni della sua vita afflitto da una lunga malattia sconosciuta all'epoca e si spense il 28 febbraio.
^Figlia di Antonio Maurizio, conte di Pertengo, e di Margherita Scaglia di Verrua.
^Abate laico. In seguito tornò alla vita secolare divenendo colonnello nel reggimento provinciale di Casale. Morì in Alessandria il 1 ottobre e fu sepolto in nella chiesa dei santi Pietro o Dalmazzo nel sepolcro della confraternita del santissimo Sacramento.
^Il 21 marzo 1784 si verificò la morte del marchese di Solero, Lodovico III Guasco. Successivamente, il conte Antonio Guasco avanzò pretese per ottenere il feudo di Solero ereditato dal defunto marchese. Allo stesso modo, il nipote, marchese Carlo di Castelletto, rivendicò il marchesato di Solero basandosi sul testamento del marchese Guarnerio I. Di conseguenza, scoppiò una controversia tra lo zio e il nipote. Il 14 luglio 1787 la questione fu risolta attraverso una sentenza senatoriale emessa a Torino, che assegnò al conte Antonio Biagio i feudi del marchesato di Solero, del contado di Pavone e della signoria di Predosa. Il conte Antonio ricevette le investiture il 18 ottobre 1787. Morì il 10 aprile.
^Figlia del patrizio alessandrino Angelo Maria, nobile del Sacro Romano Impero, e di Rosa Marini.
^Figlia ed erede di Giovanni Battista Adeodato, marchese d'Osasio, e di Teresa di Seyssel d'Aix.
^Figlio di Michelangelo, conte di Settime, e di Gabriella Solaro.
^Gregorio Ludovico (*? †1774); Tomaso Luigi (*1744 †?); Filippo Gaspare (*1749 †?); Anna Maria (*1751 †?); Laura Maria (*1754 †?); Laura Giuseppa (*1756 †?).
^Come primogenito ereditò i feudi paterni. Oltre ad essere scrittore, era un poeta distinto, un musicista e un appassionato coltivatore dell'arte pittorica. Era amico più che discepolo di Francesco Lorenzi da Verona. Guasco dipingeva con varie tecniche, tra cui l'olio, il 'pastello e l'encausto. A lui è attribuita una sciarada sul nome del generale e ingegnere François de Chasseloup-Laubat, direttore del genio e delle fortificazioni di Napoleone, facendo allusione al gran numero di case che lui fece demolire ad Alessandria in virtù delle sensibili modifiche strutturali progettate per la difesa di Alessandria: mon premier detruit mon second detruit mon tout detruit. Carlo Guasco morì il 20 aprile e fu sepolto a chiesa di santo Stefano. Con la morte del Marchese Carlo si estinse nuovamente il ramo dei marchesi di Solero. In conformità con il testamento di Guarnerio I, marchese di Solero, i feudi passarono al marchese di Bisio.
^Figlia del marchese Nicolò e di Dorotea dei baroni dell'Isola. Morì ad Alessandria l'8 aprile e fu sepolta nella chiesa di santo Stefano di Alessandria.
^Marchese di Castelletto, Conte del Mezzano, Signore di Mezzana Rabattone, Parasacco e Sedone. Fu decurione di Alessandria e principe dell'Accademia degli Immobili dal 1791 al 1805. Morì il 27 aprile e fu sepolto al camposanto di Torino.
^Conte di Corteranzo, figlio Carlo Gabriele e di Gabriella Roero dei Marchesi di Cortanze.
^Pittrice. Morì giovane e fu sepolta nella chiesa di Valle San Bartolomeo nei pressi di Alessandria.
^Figlio di Carlo e di Anna del marchese Ottavio Grimaldi, del patriziato di Genova. Il matrimonio venne celebrato nella chiesa di san Giuseppe nel castello del Mezzano di Solero.
^Conte di san Secondo, barone d'Avise, consignore di Rovigliasco e Celle, nacque a Torino il 9 novembre, figlio di Giuseppe Gabriele e di Gabriella di Saluzzo dei marchesi di Paesana. Fu consigliere di Stato, senatore di Piemonte e fece parte della commissione che preparò il codice Albertino. Mori a Torino il 19 aprile.
^Sepolta a Sessant sotto l'altare della cappella del camposanto.
^Figlio di Vittorio Amedeo conte di Sessant e di Irene Faussone dei conti di Germagnano. Mori il 2 marzo.
^Marchese di Castelletto, conte del Mezzano, signore di Mezzasa Rabattone, Parasacco e Sedone, nacque il 10 aprile ad Alessandria. Fu battezzato nella cappella del suo palazzo e divenne un noto letterato. Era un grande amico del Cordara, al quale dedicò un elogio a nome dell'Accademia degli Immobili in occasione della sua morte. Carlo è l'autore dell'iscrizione posta in onore del Cordara, su ordine del municipio di Alessandria, nel palazzo civico. Scrisse una Cronaca sull'assedio di Alessandria del 1657, che fu successivamente stampata nel 1892 ad Alessandria per cura del conte Annibale Civalieri, auditore del Consiglio di Stato a Parigi. Nel 1814 fu nominato sottotenente nel reggimento provinciale di Susa. Successivamente, nel 1815, passò con lo stesso grado al reggimento Granatieri, e il 20 giugno fu promosso a luogotenente. Nello stesso anno, il 4 dicembre, si ritirò dal servizio con il grado di capitano, con tutti gli onori, autorità e prerogative, e con la facoltà di indossare l'uniforme. Si stabilì a Torino, ereditando il palazzo già Amoretti, noto come palazzo Guasco, grazie all'eredità della marchesa Maria Teresa, sua nonna. Nel 1827, fu nominato decurione e visse a Torino fino a quando sua figlia Leopoldina vendette il palazzo. A Torino fece parte della direzione dei Teatri su determinazione di Vittorio Emanuele I di Savoia. Questo viene confermato da una lettera del re indirizzata al conte Richelmi, nella quale si legge quanto segue: « Con nostra provvisione in data di quest'oggi, abbiamo determinato di stabilire in questa nuova Capitale una compagnia fissa di attori drammatici a spese del Regio Erario...E siccome con detta nostra provvisione abbiamo affidata l'esecuzione di questo nuovo stabilimento allo nobile direzione dei Teatri, per mettere la medesima in grado di compiere più facilmente quanto le incombe, è Nostra intenzione che siano aggiunti cinque soggetti, e cioè il Cavaliere Cesare Saluzzo, il Marchese Thaon di S. Andrea, il Conte di Rinco, il Principe della Cisterna ed il Marchese Guasco. » La lettera è datata 28 giugno 1820. Eresse nel suo castello di Envie una chiesa, che diede occasione a Silvio Pellico, suo amico e ospite, di scrivere i seguenti versi: Carlo, se amato già non t'avessi io Or caldamente t'amerei, vedendo Qual ergi in tuo Castel Magione a Dio. Da quel disegno gotico, stupendo Rapito son, che i Templi mi rammenta Ove più palpitai, preci effondendo. Quell'armonia d'ornati m'attalenta, Perchè sublime e pia, peruhè il pensiero Move da terra e verso il Ciel l'avventa. S'addice al culto dell'Eterno Vero, Non la ridente leggiadria pagana, Ma un bel che ispiri maestà e mistero. Questo grande Sacel, chiuso per vana Alterezza non fia, ma l'aprirai Al passeggiero, ed all'umil villana: Trá l'accorrente vpigo gioirai Prestare omaggio al Sempiterno Amore Che fide preci non respinse mai; Oh come ha dritto l'Ara del Signore Con dipinti fregiasti, e decorata Col nome l'hai del Borromeo Pastore! Al disopra dell'Ara ecco portata Da Cherubini al Ciel quella Pietosa Che il Divin Figlio a noi per Madre ha data. Ed altri Cherubini ossequiosa La fronte ecco levar meravigliando, Che di Dio una Mortal sia fatta sposa. Ed oh! come temprato un lume blando Si sparge sull'Altar dai colorati Vetri, ove Angioli pur stanno adorando! Per tutti della Chiesa i varii lati Il drappel degli Apostoli a noi dice Che all'amor di Gesù siamo chiamati. Caro avrà questo loco ogni infelice, Ne oblierà che a te pur noto è il pianto Più doloroso che dal cor si elice. Una diletta figlia (2) a te d'accanto Sta sta di bienientina fanat a oro incanto? Di nomarla non temo: ognor rivolti Sono i tuoi voti a procurarle pace, E chi la noma, volentieri ascolti. Ti consoli il pensar; che se mai giace Tra l'alme Sante, non felici ancora, Molti invocan su lei di Dio la face. Qui la rimembra ognun; qui ognun l'onora; Qui il poverel con ciglia inumidite Benedice l'estinta sua Signora; Le lor voci, e le tue saran gradite Dall'Eterno, e da Lei, ma Clementina Risplende gia fra le Celesti Vite; Illa con gli altri Cherubin s'inchina A protegger d'Envie l'antica Villa E il Castello in cui visse a te vicina; Ella datrice d'alte grazie brilla Su questo tempio che fondarsi vide Quando in terra fulgea la sua pupilla, E a tutti i voti ivi innalzati arride. Envie, 28 luglio 1837.
Anche Massimo d'Azeglio fu ospite del marchese Carlo, e in una lettera alla moglie descrive il castello: « [...] È un bellissimo castello, parte antico, parte rifrabbricato all’antica, dove occupo una camera rotonda, in una torre isolata, con una vista magnifica. Sarebbe veramente luogo da scriver romanzi. [...] / [...] si fanno gite, la sera musica e bigliardo e si passa il tempo molto bene. [...] » (Cfr. Luigi Cesare Bollea, p. 730-737.). Esiste una descrizione del castello di Envie scritta dall'abate Cesare Rovida, appartenente all'ordine dei barnabiti (Cfr. Cesare Rovida). Morì il 5 marzo ad Envie. Il suo corpo fu trasportato a Torino il giorno 8 e sepolto nel Cimitero Monumentale, insieme alla moglie e a un bambino, nella tomba di famiglia dei Provana del Sabbione, arcata 19, ampliazione n. 206, tomba n. 2.
^Figlia di Luigi Giuseppe, marchese di Montabone e conte di Monastero, e di Leopoldina Imrietti. Morì il 7 gennaio di "mal sottile".
È importante sottolineare che la rappresentazione vivida della battaglia, descritta con ardore dall'immortale poeta e nella quale Guasco trova una morte gloriosa, è frutto di pura fantasia (cfr. Storia di Alessandria IV, p. 409). Le informazioni che si hanno sono tramandate dalle testimonianze di Guglielmo di Tiro, di Cesare Baronio, di Ludovico Antonio Muratori e di altri storici, secondo le quali la battaglia di Ascalona ebbe luogo il 12 agosto 1099. Si può comunque affermare che il Guasco, combattendo, concluse la sua vita in Oriente nello stesso anno. Un suo busto in marmo è conservato nella galleria del castello di Moncalieri.
^Patrizio alessandrino, fu eletto nel 1282 arbitro della fabbrica del ponte in mattoni denominato "della Trinità", fuori della "porta delle Vigne" a Bergoglio (si veda la legenda della mappa di Bergoglio nella sezione dedicata).
^Teste nell'atto di cessione di beni fatta da diversi di Capriata al monastero di Tiglieto il 1 marzo 1295.
^Amministratore della chiesa e dell'ospedale di san Lazzaro di Alessandria nel 1350.
^Figlio di Bartolomeo (*? †?), muore in Savoia ed ivi sepolto nella cattedrale di San Giovanni di Moriana con l'epigrafe: « Johannes Matheus Guascus filius Bartholomei aetatis annorum 90 defensor pubblicus obiit die IV augusti 1397 ».
^Fonda nel 1456 una cappellania nella chiesa parrocchiale di Solero sotto il titolo di Sant'Antonio abate col giuspatronato attivo e passivo ai Guasco di Castelletto coll'obbligo all'investito di quattro messe alla settimana (rogito di Pier Francesco Boidi, notaio d'Alessandria).
^Sacerdote. Nel 1614 dona all'ospedale di Alessandria 100 scudi, come si evince da una lapide all'interno dello stesso ospedale.
^Lega, nel 1618, 25 scudi all'Orfanotrofio di Santa Marta, di Alessandria, come da lapide all'orfanotrofio.
^Sposa Luigi Ordogno, cavaliere di San Giacomo nel 1621, governatore di Alessandria, e ammiraglio delle Indie occidentali.
^Sposa Giulio Cesare Gallia, figlio del giureconsulto Lancellotto e di Daria ?. LA coppia non ebbe figli. Giulio Cesare lasciò erede, con testamento del 28 ottobre 1632, la confraternita della Misericordia di Alessandria, della quale era confratello. Il testamento fu aperto ad istanza di due confratelli, un Guasco e un Ghilini. (Cfr. Francesco Gasparolo).
^Morto e sepolto a Como. Cristoforo Tomaso, nato nel 1622, è suo figlio.
^abGuglielmo Guasco, e suo figlio Giovanni, avevano casa a Reggio Emilia in via della Morte, in seguito via Guasco. Il sacerdote Giovanni Guasco è noto specialmente per la sua "Storia litteraria del principio e progresso dell'Accademia di belle lettere di Reggio" (cfr Giovanni Guasco). Fu segretario dei Gonzaga e dei vescovi di Reggio EmiliaOttavio Picenardi e Lodovico Forni.
^Sacerdote. Figlio di Guglielmo e Angiola Gozzi. Vivente nel XVII secolo.
^Originario di Alessandria, nacque a Napoli dove compì i suoi studi divenendo avvocato. Nel 1679 fu eletto consultore della città di Napoli. Ebbe un figlio, Pietro Emilio.
(FR) Armand Auguste d'Herbomez, Cartulaire de l'abbaye de Gorze, in Mettensia. Mémoires et documents publiés par la Société nationale des antiquaires de France. Fondation Auguste Prost, vol. 2, Parigi, C. Klincksieck, 1898. URL consultato il 15 ottobre 2021.
(LA, IT) Maria Bibolini (a cura di), I Libri Iurium della Repubblica di Genova (PDF), in Fonti per la Storia della Liguria, Eleonora Pallavicino (introduzione), vol. 1, Genova, Società Ligure di Storia Patria, 2000. URL consultato il 20 maggio 2023.
Francesco Gasparolo, Notizie delle confraternite di Alessandria e delle loro chiese, in Rivista di storia, arte, archeologia della provincia di Alessandria, Anno V (XXX), fascicolo XIX (serie III), Casale Monferrato, Unione Tipografica Popolare, 1921.
(DE) Hermann Friedrich Macco, Aachen Wappen und Genealogien. Beitrag zur Genealogien rheinischer Adels und Patrizierfamilien [Stemmi e genealogie di Aquisgrana. Contributo alla genealogia delle famiglie nobili e patrizie del Reno], vol. 2, Aachen, 1907.
Francesco Guasco di Bisio, Famiglia Guasco di Alessandria, in Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine dal secolo IX al XX, vol. 1, Casale, Tipografia Cooperativa Bellatore, Bosco & C., 1924.
Alberto Gamaleri Calleri Gamondi, Un’antica famiglia alessandrina: i Guasco (PDF), in Sul Tutto - Periodico della Società Italiana di Studi Araldici, vol. 18, n. 32, Torino, Società Italiana di Studi Araldici, dicembre 2012. URL consultato il 19 maggio 2023.
Pietro Civalieri, Imelda Guasco. Episodio di Storia Alessandrina, manoscritto messo in stampa dal figlio, Annibale Civalieri, Torino, Tipografia Bona, 1903.
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Yang MuliaSellapan Ramanathanசெல்லப்பன் ராமநாதன்Cellappaṉ Rāmanātaṉ塞拉潘 · 拉馬 · 纳丹 Presiden Singapura ke–6Masa jabatan1 September 1999 – 31 Agustus 2011Perdana MenteriGoh Chok TongLee Hsien Loong PendahuluOng Teng CheongPenggantiTony Tan Keng Yam Informasi pribadiLahir3 Juli 1924SingapuraMeninggal22 Agustus 2016(2016-08-22) (umur 92)SingapuraKebangsaan SingapuraPartai politikIndependenAfiliasi politiklainnya Partai ...
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Makaw hyacinth Anodorhynchus hyacinthinus Status konservasiRentanIUCN22685516 TaksonomiDivisiManiraptoriformesKelasAvesOrdoPsittaciformesFamiliPsittacidaeGenusAnodorhynchusSpesiesAnodorhynchus hyacinthinus Latham, 1790 Distribusi Makaw hyacinth (Anodorhynchus hyacinthinus), atau makaw hyacinthine, adalah sebuah spesies bayan yang berasal dari tengah dan timur Amerika Selatan. Dengan panjang (dari atas kepala sampai ujung ekornya yang lancip dan panjang) sekitar 100 cm (3.3 kaki), sp...
Stasiun Belimbing Airkaka Stasiun Belimbing AirkakaLokasiKedondong, Peninjauan, Ogan Komering Ulu, Sumatera Selatan 32191IndonesiaKoordinat3°59′27″S 104°17′31″E / 3.9909154949780445°S 104.29195995892398°E / -3.9909154949780445; 104.29195995892398Ketinggian+39 mOperator Kereta Api IndonesiaDivisi Regional IV Tanjungkarang Letakkm 250+768 lintas Panjang–Tanjungkarang–Prabumulih[1] Jumlah jalur2 (jalur 2: sepur lurus)LayananHanya untuk persilangan ...