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La paromomicina, conosciuta anche come monomicina, amminosidina, è un antimicrobico usato per trattare una serie di infezioni parassitarie tra cui amebiasi, giardiasi, leishmaniosi e infezione da tenia.[2] È un trattamento di prima linea per l'amebiasi o la giardiasi durante la gravidanza.[2] Altrimenti è generalmente un'opzione di trattamento di seconda linea.[2] È usato per via orale, applicato sulla pelle o mediante iniezione in un muscolo.[2]
Effetti indesiderati comuni se assunti per via orale includono perdita di appetito, vomito, dolore addominale e diarrea.[2] Quando applicati agli effetti collaterali della pelle comprendono prurito, arrossamento e vesciche.[2] Se somministrato per iniezione, possono verificarsi febbre, problemi al fegato o perdita dell'udito.[2] L'uso durante l'allattamento sembra essere sicuro.[3] La paromomicina appartiene alla famiglia di farmaci aminoglicosidici e causa la morte dei microbi interrompendo la creazione di proteine batteriche.[2]
La paromomicina fu scoperta negli anni '50 da un tipo di Streptomyces krestomuceticus ed entrò in uso medico nel 1960.[3] È incluso nell'elenco dei medicinali essenziali dell'Organizzazione mondiale della sanità, i medicinali più sicuri ed efficaci necessari in un sistema sanitario.[4] La paromomicina è disponibile come farmaco generico.[5] In India la forma iniettabile è di circa 4,19 a 8,38 sterline per un ciclo di trattamento a partire dal 2007.[3] Negli Stati Uniti un trattamento standard è superiore a 200 $ a partire dal 2015.[5]
La paromomicina è un antibiotico amminoglicoside ad ampio spettro collegato alla neomicina. Inizialmente usata come antibatterico e antiprotozoario intestinale, si è rivelato un antielmintico attivo sui cestodi adulti ma non sulle larve.
La paromomicina, come gli altri amminoglicosidi inibisce la sintesi proteica legandosi irreversibilmente alle subunità ribosomiali 30S; non è ancora noto il meccanismo di lisi dei cestodi intestinali.
Farmacocinetica
Somministrata per via orale viene assorbita in modo trascurabile. Può essere utilizzata a livello dermico.
Tossicità ed effetti collaterali
In pazienti privi di lesioni gastrointestinali non si sono riscontrati gli effetti collaterali tipici degli amminoglucosidi come nefrotossicità o ototossicità. Possono verificarsi disturbi gastrointestinali quali diarrea, nausea e raramente vomito che va evitato con antiemetici in caso di parassitosi da taenia solium per evitare che le proglottidi creino rischio di cisticercosi. Essendo strutturalmente simile ad un amminoacil-tRNA, in caso di intossicazione, sostituendosi appunto ad un amminoacil-tRNA e bloccando la sintesi proteica, può provocare steatosi epatica, non potendo più il fegato produrre le apoproteine necessarie al trasporto lipidico a mezzo delle VLDL, accumulando così trigliceridi.
Usi
Utilizzata nelle parassitosi intestinali, è somministrata per via orale.
Sono suscettibili alla paromomicina G. lamblia, T. solium, T. saginata, D. latum, hymenolepis nana. La paromomicina è tenicida di scelta alternativa, spesso somministrato alle donne incinte siccome non oltrepassa la barriera intestinale. È usato, in alternativa alla neomicina, nell'encefalopatia epatica per diminuire la flora batterica intestinale capace di produrre ammoniaca.
Per via topica, in crema al 15%, è utilizzata per il trattamento della leishmaniosi cutanea.
Note
^Sigma Aldrich; rev. del 17.04.2014, riferita al solfato
^abc(EN) Robert N. Davidson, Margriet den Boer e Koert Ritmeijer, Paromomycin, in Transactions of The Royal Society of Tropical Medicine and Hygiene, vol. 103, n. 7, 1º luglio 2009, pp. 653–660, DOI:10.1016/j.trstmh.2008.09.008. URL consultato il 7 giugno 2020.