Tra i più importanti e apprezzati esponenti del cinema italiano del Novecento, nel corso della sua lunga carriera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo numerosi riconoscimenti. È considerato, inoltre, uno dei più grandi interpreti della commedia all'italiana con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman[1][2], un quartetto al quale è generalmente accostato anche Marcello Mastroianni[3][4] e uno dei principali esponenti della romanità cinematografica.
Biografia
Gioventù
Saturnino Manfredi nacque a Castro dei Volsci[5], un comune della Valle del Sacco (all'epoca in provincia di Roma, attualmente in provincia di Frosinone), il 22 marzo del 1921, primogenito dei due figli di Romeo Manfredi e di Antonina Perfili, provenienti entrambi da famiglie contadine. Il padre, arruolato in Pubblica Sicurezza, dove raggiunse il grado di maresciallo, nei primi anni trenta venne trasferito a Roma, dove Nino e il fratello minore Dante crebbero, trascorrendo l'infanzia nel quartiere di San Giovanni.
Dopo le scuole medie, si iscrisse come semiconvittore al Collegio Santa Maria, da dove però scappò varie volte, finché fu costretto a proseguire gli studi da privatista. Nel 1937 si ammalò gravemente di tubercolosi[6] e restò a lungo in sanatorio. Qui imparò a suonare un banjo da lui stesso costruito ed entrò nel complessino a plettro dell'ospedale. Dopo un'esibizione, avvenuta nello stesso sanatorio, della compagnia teatrale di Vittorio De Sica, iniziò ad appassionarsi alla recitazione.[7]
In televisione esordì nel 1956 nello sceneggiatoL'Alfiere diretto da Anton Giulio Majano; nel 1959 ottenne un importante successo di pubblico con la sua partecipazione a Canzonissima, con la regia di Antonello Falqui; qui creò la macchietta di "Bastiano, il barista di Ceccano", la cui battuta tormentone Fusse che fusse la vorta bbona (soprattutto come invito all'acquisto del biglietto della lotteria) entrerà nel linguaggio comune. Riuscì persino a convincere l'amico Marcello Mastroianni, notoriamente restio ad apparire in televisione, a esibirsi in una scenetta insieme a lui.
Nel 1971 interpretò invece in Trastevere uno squattrinato artista psichedelico, ex agente di polizia della squadra narcotici, lavoro che gli aveva procurato la dipendenza dalla droga. Nel 1972 impersonò Gino Girolimoni, nel film drammatico Girolimoni, il mostro di Roma, diretto da Damiano Damiani.
Nel 1973 interpretò invece l'emigrante italiano in Svizzera in Pane e cioccolata e il portantino d'ospedale idealista in C'eravamo tanto amati; altri ruoli importanti li ebbe in Brutti, sporchi e cattivi del 1976 e tornò a lavorare con il regista Luigi Magni nel 1977 in In nome del Papa Re, in cui interpreta monsignor Colombo da Priverno, giudice del tribunale del Papa, che, in piena crisi di coscienza, si ritrova a dover scegliere tra il potere costituito, il Papa Re appunto, e le nuove istanze di libertà del popolo in rivolta. Poi lo troveremo in Café Express del 1980. Tornerà a lavorare con il regista Luigi Magni in In nome del popolo sovrano nel 1990, dove ricopre il ruolo di Ciceruacchio, un uomo del popolo che combatte e muore per la libertà di Roma dal potere papalino, film che chiude una trilogia, dove i temi sono sempre il prezzo della libertà e il patriottismo, non retorico, ma di ideali, dove si vuole far rivivere, più che solo ricordare, gli uomini e le donne che combatterono per l'Unità d'Italia.
Nel 1962 esordì anche dietro la macchina da presa con L'avventura di un soldato, un episodio del film L'amore difficile tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, una storia che descrive lo sbocciare di un amore tra un soldato e una vedova nello scompartimento di un treno, tutto giocato sul silenzio e sulla mimica. La sua seconda regia fu l'autobiografico lungometraggio Per grazia ricevuta (1971), col quale si aggiudicò la Palma d'oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes e un Nastro d'argento per il miglior soggetto; il film, oltre al successo di critica, fu il più visto della stagione. Ne dirigerà un terzo nel 1981, Nudo di donna, ereditandone anche il tema da Alberto Lattuada che lo aveva iniziato, sulla crisi d'identità di un uomo che scopre un'apparente sosia perfetta della moglie, dal carattere allegro e disinibito, mentre la consorte è seria e posata.
Sul palcoscenico rientrò alla fine degli anni ottanta da protagonista delle commedie da lui scritte e dirette, Gente di facili costumi (1988) e Viva gli sposi! (1989, originariamente pensato per una trasposizione cinematografica), in seguito portati più volte in tournée anche nel decennio successivo.
La sua prudenza nell'affrontare argomenti religiosi, rappresentando i tormenti intimi dei protagonisti senza risultare eccessivamente provocatorio, attirò le simpatie di tutti (sia cattolici che anticlericali) verso i propri personaggi e gli valse la stima e l'invito di papa Giovanni Paolo II alla rappresentazione in Vaticano di una commedia giovanile scritta dallo stesso Papa. Richiesto il suo parere da parte del pontefice, Manfredi osservò, con una certa riluttanza, che era stato un bene che non avesse proseguito come scrittore teatrale, altrimenti avremmo perso un grande Papa. Il pontefice accolse il commento con grandi risate (dall'intervista televisiva con la moglie di Manfredi Io lo conoscevo bene trasmessa in replica da Raitre il 17 giugno 2007).
Altre attività in ambito musicale, pubblicitario e politico
Molto attivo alla radio, ospite d'onore in trasmissioni di ogni genere, si è esibito, con successo, anche come cantante: nel 1970 la sua versione del classico brano di Ettore PetroliniTanto pe' cantà (risalente al 1932) raggiunge le primissime posizioni della hit parade. Più avanti, ottennero successo anche Me pizzica... me mozzica, tratta dal suo film Per grazia ricevuta (1971) e, nello stesso anno, M'è nata all'improvviso 'na canzone, quindi Tarzan lo fa (1978), La pennichella (1980), La frittata, cantata come ospite al Festival di Sanremo 1982, e Canzone pulita, eseguita come ospite al Festival di Sanremo 1983 accompagnato da cinquanta bambini.[8] Nello stesso anno cantò la canzone Che bello sta' con te, inserita come colonna sonora (nei titoli di coda) del film Questo e quello di Sergio Corbucci.
Notevole popolarità Manfredi ha trovato anche come testimonialpubblicitario. Esordì nel 1957 con una serie di Caroselli per i Baci Perugina e per le Caramelle Rossana e da allora fu una presenza praticamente fissa del genere. Tra i Caroselli più noti, quelli per la Pizzaiola Locatelli, per la quale, nel 1961, ha interpretato, al fianco di Giovanna Ralli, la serie Ufficio ricerche idee originali televisive, scritta da Garinei e Giovannini, dove i due attori impersonarono due creativi alla ricerca di un'idea pubblicitaria originale, e quello per la Philco, per la quale ha interpretato, tra il 1963 e il 1965, una lunga serie dal titolo L'audace colpo del solito ignoto, che riprese temi e situazioni dei quasi omonimi film di Monicelli e Loy e propose un Manfredi ladro pasticcione e sfortunato.
In questo ambito ottenne il maggiore successo grazie al lungo sodalizio con la Lavazza, per la quale Manfredi fu protagonista dal 1977 al 1993 (diretto prima dal regista Luciano Emmer e dal 1982 dal figlio Luca) accanto alla nonna Nerina Montagnani e poi anche alla colfGegia, in una lunga serie di popolari spot pubblicitari dove renderà popolari i due noti slogan "Più lo mandi giù e più ti tira su!" e "Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?". Tra gli ultimi impegni, particolare rilievo assunse l'essere stato scelto, nel 1999, per promuovere, attraverso una serie di spot finanziati dal Ministero del Tesoro, il cambio di moneta dalla lira all'euro. Nel 1999 incise Non lasciare Roma, brano dalla storia bizzarra; inizia a metà anni '70 con Mario Panzeri che la ideò e che a fine anni '80 la sviluppò coinvolgendo Grottoli e Vaschetti, ma rimase poi incompiuta. Nel 1997 Franco Fasano se ne innamorò e la completò affidando l'arrangiamento a Claudio Zitti che la fece ascoltare a Nino Manfredi, il quale la volle immediatamente registrare. La canzone venne pubblicata, infine, il 16 dicembre 2014.
Nel 1992, in occasione delle elezioni politiche, Manfredi diede per qualche giorno l'impressione di aver accettato una candidatura alla Camera dei deputati con la Lista Marco Pannella. A detta dello stesso Manfredi, anni prima, aveva rifiutato un'offerta simile da parte di Enrico Berlinguer.[9] Pochi giorni dopo, però, vi fu un ripensamento da parte dell'attore, il quale rinunciò in extremis a intraprendere la carriera politica nei Radicali.[10][11] Nel 1970, insieme a Gianni Bonagura, Manfredi aveva anche inciso un disco di propaganda per il Partito Socialista Italiano.[12]
Ultimi anni
L'ultimo suo ruolo fu quello di Galapago nel film, uscito postumo in Italia, La fine di un mistero (La luz prodigiosa), diretto da Miguel Hermoso. Manfredi interpretò uno sconosciuto privo di memoria, salvato dalla morte da un pastorello durante la guerra civile spagnola del 1936 e ricoverato per quarant'anni in un manicomio; alla fine, grazie ad alcune ricerche, si scopre la sua identità: quella del poetaFederico García Lorca, che la pellicola immagina sopravvissuto alla fucilazione a opera dei franchisti. Si trattò di un'interpretazione lodata dalla critica: asciutta, scarna ed essenziale, quasi senza parole, fatta soltanto di sguardi fissi, che gli valse il Premio alla carriera intitolato a Pietro Bianchi, conferito dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici.[13]
Il 7 luglio 2003, subito dopo la fine delle riprese, venne colpito da un ictus nella sua casa romana. Le condizioni si presentarono sin da subito gravi e venne trasportato d'urgenza all'ospedale Santo Spirito.[14] A settembre un netto miglioramento gli permise il ritorno a casa, ma a novembre venne colpito da emorragia gastrointestinale ed altre complicazioni renali e polmonari.[15] Ricoverato questa volta presso l'ospedale Nuovo Regina Margherita, non si sarebbe ripreso completamente, trascorrendo sei mesi in una continua alternanza di miglioramenti e peggioramenti, e morì a 83 anni a Roma, il 4 giugno 2004.[16]
Il ventilatore, rivista di Antonio Amurri e Castaldo, regia di Gino Magazù, trasmessa giugno-settembre 1955.
Trasmissione Primavera, Incontro con i giovani d'oggi, presentano Nino Manfredi, Gianni Bonaugura ed Edmonda Aldini, complesso diretto da Aurelio Ciarallo, secondo programma estate 1955.
A Pastena, nel 2008, è stato istituito il Premio Manfredi da assegnarsi a personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura che si siano contraddistinti per le loro gesta ed etica professionale.[25]
La città di Frosinone, nel 2011, ha lanciato il Festival del Cinema della Ciociaria "Nino Manfredi". Dedicato a Manfredi anche il premio principale della manifestazione, il "Nino d'oro".[27]
La città di Grosseto gli ha dedicato una via nel nuovo quartiere del Casalone.
La Rai il 25 settembre 2017 ha messo in onda il film In arte Nino, imperniato sugli inizi di carriera di Nino Manfredi.
Il 21 giugno 2014 il comune di Castro dei Volsci, suo paese natale, gli intitola il Centro culturale polifunzionale, e istituisce nella stessa sede una mostra permanente sull'attore. Nella stessa giornata le Poste italiane gli dedicano un annullo speciale.
La Rai il 22 marzo 2021, in occasione del centenario della nascita, gli dedica il documentario Uno, nessuno, cento Nino, scritto e diretto dal figlio Luca Manfredi.
Le Poste Italiane il 30 aprile 2021 gli hanno dedicato un francobollo del valore di 1,10 € appartenente alla serie "Le eccellenze italiane dello spettacolo".
^Gli introiti ricavati dalla vendita del disco furono devoluti alla ricerca sul cancro, Anno 1983, su Viva Sanremo (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
^Renzo Tian sul Il Messaggero di Roma: "È doveroso iniziare le citazioni da Nino Manfredi: senza di lui, senza il suo ritorno al palcoscenico, dopo la lunga assenza, Rugantino non sarebbe quello che è sulla scena, vale a dire un personaggio inesauribile per comunicativa, estro e forza comica".
«Teseo rincorre Arianna per questo labirinto e ogni volta per ritrovarla deve risolvere gli enigmi che gli vengono proposti, mentre gli ascoltatori lo aiuteranno da casa»
^ Carlotta De Leo, La Ciociaria è un Festival, in Corriere della Sera, 28 settembre 2011. URL consultato il 2 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2012).
Bibliografia
Luigi Granetto, Intervista per "Hit Parade International", in Nino Manfredi, Roma, Armando Curcio Editore, 1983.