Mugnano di Napoli occupa il settore nord-occidentale della periferia napoletana denominato agro giuglianese o sub-flegreo[6] incluso tra il versante meridionale della pianura campana e le falde settentrionali della collina dei Camaldoli.
L'altitudine è compresa tra le quote 101 e 146 m s.l.m. degradando progressivamente lungo la direttrice nord-sud. In direzione est-ovest l'area è pressoché pianeggiante con un dislivello di pochi metri.
La continua cementificazione del territorio ha reso Mugnano uno primi comuni della provincia con la maggiore superficie occupata da edifici[7].
Geologia
La successione geologica s'inquadra nello schema generale della cintura metropolitana con depositi vulcanici che hanno origine dai Campi Flegrei e, parzialmente, dal sistema Monte Somma-Vesuvio.
La stratigrafia evidenzia materiali piroclasti quali pozzolana[8] humificata, tufo giallo, generalmente compatto, breccia, elementi di lava, xenolite e cinerite relativa alle eruzioni vesuviane e a quelle flegree degli Astroni[9]. Concludono la sequenza, livelli di cenere, pomice granulare policroma, lapillo e sabbia.
L'orografia risulta favorevole in quanto svolge la funzione di spartiacque dell'assetto idrografico camaldolese. Quest'ultimo appare caratterizzato da ripidi corsi d'acqua i cui ammassi di fango o lave s'immettevano nel locale torrente[10] percorrendo a nord la pianura sino alla confluenza nel fiumeClanio[11].
La millenaria erosione delle acque torrentizie nei banchi di tufo ha generato solchi detti cupe e i cavòni, profondi valloni tra pareti a picco e costituiscono una nota dominante del territorio campano[12].
A causa delle continue inondazioni documentate sin dal XVII secolo, che apportavano ingenti danni a campagne e fattorie, con la dinastia reale dei Borbone venne realizzato a partire dal 1843 un alveo artificiale detto Il Lagno, grande innovazione per l'epoca, che attraversa Mugnano di Napoli ad ovest per una lunghezza di circa 1,5 km[13] sfociando in mare tra Licola e Varcaturo:
«Dietro le proteste e il danno continuo delle popolazioni proprio alle porte di Napoli (...) e dopo un primo tentativo compiuto nel 1817 per rettificarne il corso, regolare il bacino inferiore del Volturno, utilizzare le torbide durante le piogge, colmare alcuni stagni e paludi fra Licola e il lago di Patria (...) il 5 ottobre 1857 fu presentato alla Discussione del Consiglio Ordinario dello Stato il progetto di regolamento pel buon regime delle terre in pendio nei raggi delle opere di bonificazione che piacque al Re e, per volere di Lui, doveva essere tenuto presente nella discussione sulla legge forestale[14]»
Nonostante numerosi progetti di riqualificazione e recupero presentati, questo tratto è stato parzialmente coperto con interventi della Regione Campania[15].
Clima
È presente il clima mediterraneo che risente fortemente degli influssi tropicali. Le estati sono lunghe e calde mentre gli inverni sono brevi, relativamente miti, ma con intense precipitazioni tra ottobre e febbraio a causa dell'aria umida proveniente dal Mar Tirreno.
La classificazione climatica di Thornthwaite è la seguente: C2 B'3sb'4 (clima da umido a subumido, terzo mesotermico con moderato deficit estivo).
Nell'area in oggetto, il numero di giorni piovosi è, in media, di 87 l'anno, mentre la pioggia totale annua è di 855 mm.
I valori pluviometrici medi scendono al di sotto dei 50 mm mensili, durante il periodo maggio-agosto, e possono risultare nulli, in alcuni anni, tra febbraio e ottobre.
Le alture dei Camaldoli, residuo di un grande edificio vulcanico detto Archiflegreo, furono sedi idonee allo stanziamento umano sin da epoca remota analogamente ai limitrofi pianori. Questi luoghi erano immersi nell'estesa macchia mediterranea tra boschi, selve, cedui, fratte e canneti. La scelta di zone fertili ed il controllo d'importanti itinerari naturali consentirono una graduale evoluzione dalle connotazioni migratorie silvano-pastorali a quelle stanziali agresti.
Età antica
Il periodo protostorico
Le più antiche tracce locali di frequentazione umana sono state confermate, nel 2008, dal rinvenimento in contrada Pizzo Senza Fegato[20] di ceramica del Bronzo Antico precedente la grande eruzione vesuviana delle pomici di Avellino verificatasi nel II millennio a.C.[21]. I reperti si inquadrano nella facies culturale di Palma Campania. Le attività di sussistenza erano basate prevalentemente sull'agricoltura e allevamento[22].
A poca distanza, la direttrice odierna via Antica di Chiaiano-via Bivio-Cupa Filanda ripercorre un antico tratturo, già percorso dal Neolitico, che metteva in collegamento l'area flegreo-napoletana e il circondario settentrionale.
Il modello demografico che si propone vede una distribuzione di nuclei rurali sparsi, necropoli adiacenti e santuari campestri con una massiccia frequentazione dalla metà del IV secolo a.C.[23].
Le sepolture, in prevalenza a inumazione, sono costituite da lastroni di tufo, tegoloni[24] o semplici fosse terragne. I corredi funerari presentano, di norma, ceramica acroma di produzione locale e a vernice nera accanto alla più pregiata ceramica campana a figure rosse.
Di particolare interesse archeologico è una vasta area, oggetto di vincolo conservativo, compresa tra le contrade Napolano-Giordano, Torricelli, Fiore, Epitaffio e parte di Cannito Piccolo[25].
La prima scoperta archeologica documentata risale al 1829 presso contrada Monaco[26] e consiste in alcune sepolture ascrivibili agli ItaliciOsco-Sanniti di inizi età ellenistica tra il IV secolo a.C. ed il III secolo a.C.. All'interno furono rinvenuti vasellame e alcune monete di Napoli e della colonia romana di Suessa.[27].
Al medesimo periodo risalgono i resti di un insediamento abitativo, unico esempio attestato in Campania, e una vasta necropoli composta da 70 sepolture, rinvenuti in contrada Paparelle dall'archeologo Davide Fabris nel 1998[28]. Tali vestigia sono parzialmente inglobate nel piano-cantinato della Scuola Media Statale Illuminato-Cirino che costituisce il Museo Ipogeo in fase di completamento[29].
Il periodo romano
Durante la tarda repubblica romana (fine I secolo a.C.) l'area raggiunse la più alta densità demografica in seguito all'espansione della colonia marittima di Puteoli, con numerose ville rustico-residenziali e monumenti funerari collegati alla via Consolare Campana, garantendo uno sviluppo sociale ed economico sino alle invasioni barbariche del V secolo[30].
Questi edifici erano di proprietà di famiglie appartenenti alla classe dirigente cittadina, liberti di condizione agiata e collegi funerari.
Lungo l'alveo di Camaldoli sorse, intorno al V secolo, l'abitato rurale di Carpinianum, ritenuto la prima fondazione della cittadina, con la chiesa intitolata a San Giovanni Battista.
In seguito alle incursioni di Visigoti[38], Vandali, Eruli[39], Ostrogoti[40] in Campania e, più tardi, di Longobardi nel tentativo di conquistare Napoli[41], Franchi e Saraceni[42] gli abitanti di Carpignano si trasferirono gradualmente dalla parte opposta dell'alveo i cui argini, probabilmente elevati, consentivano un riparo adeguato.
Di conseguenza, nacque Munianum che corrisponde all'attuale centro storico[43]. Un atto notarile risalente all'anno 955 menziona in loco Muniani alcuni terreni e una piscina (serbatoio d'acqua)[44]. Da un documento del 959 si viene a conoscenza dell'esatta posizione geografica, a settentrione della cappella di Santa Maria Assunta al Trivio nei possedimenti della Chiesa dei Santi Severino e Sossio[45].
Secondo l'ipotesi più attendibile, il toponimo deriverebbe dal verbo latino munìre="proteggere"[46], in relazione ad un locus munitus posto ai limiti settentrionali del Ducato di Napoli[47]. Documenti e cartografie antiche riportano le denominazioni Munianum, Mugnanum, Mungnanum, Mognano, Mongano e Moiano[48].
Nel corso del XIII secolo, Federico II di Svevia riconobbe a Mugnano la fisionomia giuridica di Universitas Civium demaniale che mantenne rapporti specifici e privilegi con Napoli[49].
Età moderna
Tra fine XVII secolo e inizio XVIII troviamo la definizione:
«Mugnano, Casale Regio di Napoli, da cui n'è distante miglia 4 incirca, situato in luogo piano, ove l'aria non è delle insalubri[50]»
Nel 1789 Mugnano fu sede di un importante Circolo di «Studi di Antichità» nel Palazzo Dentice[51], cui vi prendeva parte il Marchese Michele Arditi, Soprintendente agli Scavi del Regno Borbonico e Direttore Generale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli[52].
Il casale in passato era mèta delle migliori famiglie nobili napoletane, alcune delle quali vi si stabilirono.
Storia documentata è che a Mugnano nacquero molti esponenti della casata Capece Minutolo, tra questi anche il primo ''Principe di Canosa'' Fabrizio Capece Minutolo (29 giugno 1684).
Un figlio adottivo (come risulta da documenti del Tribunale di Napoli) di quest'ultimo, ovvero Fabrizio Riccardo Memola Capece Minutolo, fu Sindaco di Mugnano per ben due mandati elettorali: dal 21 febbraio 1885 al 25 maggio 1888, in seguito dal 1º ottobre 1900 all'8 ottobre del 1909 e ciò risulta anche dall'elenco dei sindaci che hanno amministrato la città.
Nel 1806 furono emanate le Leggi eversive della feudalità che decretarono la fine di tutti i privilegi feudali nel Regno di Napoli e l'inizio dell'Amministrazione comunale.
Simboli
Mugnano di Napoli ha, come propri simboli distintivi, lo stemma e il gonfalone[53] concessi con D.P.R. dell'11 novembre 1974.[54]
Lo stemma attuale è estratto dall'Archivio di Stato di Napoli ed è conforme al sigillo esistente nel fondo Voci di Vettovaglie in Terra di Lavoro (XVIII secolo)[56]:
«D'azzurro, al tralcio di vite posto in banda abbassata sul fianco sinistro dello scudo, pampinoso di sei e fruttato di quattro, il tutto d'oro, sormontato da uno stiletto d'argento, posto in palo, manicato d'oro. Ornamenti esteriori da Comune.»
Gonfalone
«Drappo troncato di giallo e d'azzurro, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento: Comune di Mugnano di Napoli. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.»
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa di San Giovanni Battista a Carpignano (V secolo)
Fu il primo fulcro intorno al quale sorse il villaggio di Carpignano. Restaurata nel 1656 e nel 2004.
Chiesa di Santa Maria Assunta al Trivio (X secolo)
Cappella di S. Maria di Campo D'Isola (VIII-XIII secolo)
Chiesa di San Biagio Vescovo e Martire (XI-XVI secolo). Tra le altre cose, conserva una Madonna del Rosario del celebre pittore cilentano Paolo De Matteis.
Cappella San Lorenzo Martire (XVIII secolo). Costruita nel 1708 come cappella gentilizia della famiglia Flauto.
Chiesa e Ritiro della Beata Vergine del Carmine (XIX secolo). Fu inaugurato nel 1861.
Chiesa e Convento del Sacro Cuore di Gesù (XIX secolo)
Chiesa dei SS. Alfonso e Luigi (XX secolo), costruita riprendendo la forma di una nave simbolicamente in rotta verso il cielo.
Chiesa del Beato Nunzio Sulprizio (XXI secolo)
Architetture civili
Palazzo Capece-Minutolo (fine XVI secolo). Fu abbattuto insieme all'attigua cappella di sant'Aniello. Su quello stesso suolo sorge l'edificio scolastico Seguino.
Palazzo Brancaccio (XVII secolo)
Palazzo Filomarino (XVII secolo)
Palazzo Capecelatro-Chianese (XVII secolo)
Palazzo Dentice-De Magistris (XVII secolo)
Palazzo Zurlo-Capasso (XVIII secolo)
Palazzo Flauto (XVIII secolo)
Villa Venusio (fine XVIII secolo), costruita dalla famiglia Capece Minutolo.
Palazzo Capasso (XIX secolo)
Villa Vulpes (XVIII secolo), con impianto neoclassico, all'interno è presente una cappella dedicata a Sant’Anna.
Aree archeologiche
Reperti di epoca protostorica (II millennio a.C.) in contrada Pizzo Senza Fegato
Insediamento abitativo e necropoli di epoca preromana (IV-III secolo a.C.) in contrada Paparelle
Mausoleo di epoca romana (I secolo d.C.) in contrada Torricelli
Villa rustico-residenziale di epoca romana (fine I secolo a.C.-III secolo d.C.)
Villa rustica di epoca romana (I secolo a.C.-IV-V secolo d.C.) in contrada Pizzo Senza Fegato
Mausoleo Torricelli
Lungo la "via Antica Chiaiano" è situato un sepolcreto cinerario a forma di torre, risalente al I secolo d.C.[57] Attorno a questa torre romana, dal XVI secolo in poi, vennero costruiti diversi corpi di fabbrica, arrivando a formare una masseria fortificata denominata Masseria Torricelli. Accanto a questa masseria è ubicata una piccola cappella in stile gotico, chiamata Santa Maria di Campo d’Isola[58].
Al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera era di 610 persone, pari all'1,79% della popolazione.[60]
Tradizioni e folclore
Festa del Sacro Cuore di Gesù
La festa del sacro cuore di Gesù consiste in dieci giorni di festeggiamenti con concerti bandistici e fuochi pirotecnici[61].
Cultura
Media
Emittente televisiva Morgan TV.
Emittente radiofonica Radio Azzurra Napoli Doc con studi presso la struttura della Morgan TV.
Geografia antropica
Contrade
Campo delle Mele, Cannito Grande, Cannito Piccolo, Caracciolillo, Caracciolo-Aiello, Epitaffio, Fiore, Fruscio, Monaco, Murelle-Bosco, Napolano, Paparelle, Pastena, Pizzo Senza Fegato, Pozzillo, Ramora, Romora, Rossa, S. Alfonso, S. Giovanni a Campo, S. Giovanni a Carpignano, Terracciano, Torricelli, Zì Peppe[62].
Urbanistica
Nel comune vige il Piano Regolatore Generale approvato con deliberazione nel 1985 e divenuto esecutivo nel 1986.
Negli ultimi decenni si è registrata una forte cementificazione del territorio. Secondo uno studio dell'ISPRA che ha redatto una classifica dei comuni più cementificati d'Italia, Mugnano si colloca al 19º posto in Italia tra i comuni con la maggiore superficie occupata da edifici[63].
Economia
Questa voce o sezione sull'argomento centri abitati della Campania non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
Lungo la SP1 circumvallazione esterna, sono sorte nel corso del tempo numerose attività commerciali e produttive di vario genere. Nel 1992 venne aperto un centro commerciale con una superficie coperta di circa 19 mila mq.
Le coltivazioni agricole locali, caratterizzate in passato da una produzione cereagricolo-vinicola unitamente a quelle più rinomate della canapa del lino e del tabacco, sono tipiche di un ambiente asciutto o supportato da adeguata irrigazione.[64]
La vite, assente nel censimento del 1991, è quasi sempre associata al frutteto, normalmente maritata ad essenze quali il pioppo retaggio di antichissimi metodi in uso nella Pianura Campana.
È, inoltre, riscontrata la varietà detta a cornicelli, un tempo molto diffusa, ma che, oggigiorno, risulta difficilmente reperibile[66].
Il comune promuove il mercato ittico lungo un'area di 40.000 metri quadri, mentre, negli anni Sessanta-Settanta, era rinomato l'artigianato delle calzature. Sopravvive la lavorazione del ferro e del vetro.[64]
Infrastrutture e trasporti
Alcune autolinee esercite da ANM ed Eav attraversano il territorio di Mugnano.
Il trasporto pubblico a Mugnano non ha collegamenti diretti con Napoli centro, ma solo con la sua periferia. La stazione più vicina per raggiungere il capoluogo campano è la fermata di Chiaiano della linea 1.
Sino al 1976, in via Napoli era in funzione la stazione facoltativa della ferrovia Alifana che collegava Piazza Carlo III a Napoli con Alife. Esisteva anche la stazione di Mugnano-Calvizzano[67] situata in via Raffaele Granata al confine con Calvizzano.
Linea tranviaria
Fra il 1902 e il 1960 la città era collegata col capoluogo di regione mediante un'apposita diramazione delle tranvie di Capodimonte attraverso la linea 62.
A seguito della forte urbanizzazione, la circumvallazione esterna di Napoli non svolge più il suo ruolo di strada a scorrimento veloce, ma funge da strada locale.
Nel Comune aveva sede la società Neapolis, non più attiva. Il Naples 1926 C5, è invece una società di calcio a 5 che milita nel campionato regionale di Serie C1.Rinasce il calcio a Mugnano ripartirà dal campionato di seconda categoria girone B 2024/2025[71]
Nel 2013, per la prima volta nella sua storia, la società Stet Mugnano disputa la Serie A[72].
^Contrariamente a quanto ritenuto in passato, dalle diverse eruzioni a partire dal VI secolo d.C. risulta che, la caldera flegrea occupasse una superficie molto più vasta. Rispetto ai precedenti limiti settentrionali fissati dalla Montagna Spaccata e Punta Marmolite, include i Comuni di Quarto e Villaricca prolungandosi verso Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, parte di Qualiano e Giugliano in Campania sino a raggiungere i confini della provincia di Caserta. Cfr. Ruocco G., I Campi Flegrei, studio di geografia agraria in Memorie di Geografia Economica, Vol. XI, n° VI, Napoli, 1954, pp. 10-11.
^La pozzolana è il litotipo più comune risalente al Secondo e Terzo Periodo Flegreo, da 35.000 a 500 anni fa.
^Eruzioni denominate Astroni I-II del Terzo Periodo Flegreo.
^L'antico letto dell'alveo, conosciuto come il canalone, seguiva la direttrice Cupa dei Cani, via Ritiro del Carmine, piazza Dante, via Chiesa, via Armando Diaz, Piazza Cioto e via San Giovanni. Da quest'ultima proseguiva per Giugliano in Campania attraverso via Cristoforo Colombo, mentre per Melito di Napoli lungo via Giovanni Gentile, via Giovanni Verga, Cupa Cannito, oggi scomparsa, e Cupa di Melito. Cfr. Comune di Mugnano di Napoli. Ufficio tecnico comunale, Planimetrie catastali cosiddette «borboniche», levate 1881, 1882, 1884 e aggiornamenti 1960, 1962.
^Analogamente all'alveo Spinelli-Torricelli, l'antica Cupa del Pisciaturo citata in una novella di Giambattista Basile, che delimita il confine con Piscinola e Melito di Napoli. Cfr. Comune di Mugnano di Napoli, Ufficio tecnico comunale, L.R. 07.01.83: Piano Regolatore Generale-Indagini geologico-geognostiche della piana campana e del territorio di Mugnano di Napoli a cura di E. Cocco e P. De Rosa-Università degli Studi «Federico II» di Napoli, 1983.
^Cfr. De Pasquale V., Misteri e simbologia delle tombe a camera del IV-III secolo a.C. esistenti a Napoli, Irace Print s.r.l., Napoli, 1980, pag. 5.
^Cfr. Comune di Mugnano di Napoli. Ufficio tecnico comunale, Soprintendenza BB.AA. di Napoli e Pompei, D.Lgs. nº 42/04: Vincolo conservativo località Senza Fegato-via Eugenio Montale, Luglio 2008.
^Cfr. Albore Livadie C., L'eruzione vesuviana delle Pomici di Avellino e la facies di Palma Campania, Edipuglia, Bari, 1999.
^ D. Giampaola e G. D'Henry, Le necropoli dell'entroterra, in Napoli antica, Catalogo della Mostra, Napoli, Macchiaroli Editore, 1985, p. 301.
^Dette anche a cappuccina per la tipica forma a spiovente.
^Cfr. Comune di Mugnano di Napoli. Ufficio tecnico comunale, Soprintendenza BB.AA. di Napoli e Caserta, D.Lgs. nº 431/85: Localizzazione delle aree di interesse archeologico nell'area nord-ovest della provincia di Napoli-Area nº 12. Successivamente, DD.LL. del 20.06.94, 09.12.02 e 21.03.05 (aree vincolate) e D.Lgs. 42/04 artt. 10,13,15 (aree da sottoporre a vincolo conservativo).
^Nei pressi di Villa Vulpes-Chianese in via Mugnano-Calvizzano.
^Cfr. Ruggiero M., Degli scavi di antichità di terraferma dell'antico Regno di Napoli dal 1743 al 1876: Casandrino e Mugnano di Capodimonte 1761-1829, V. Morano, Napoli, 1888.
^Cfr. Fabris D., Lungo il Torricello, un mausoleo di età romana in Mugnano di Napoli, Aurani, Giugliano in Campania (NA), 2000, pp. 21-22.
^Cfr. Comune di Mugnano di Napoli. Ufficio tecnico comunale, Soprintendenza BB.AA. di Napoli e Caserta, D.Lgs. nº 490/99: Vincolo conservativo località Paparelle, 08.01.01. Cfr. Comune di Mugnano di Napoli, Ufficio tecnico comunale, Progetto Culturale Polivalente «Oskoi-Arte e Cultura Napoli Nord» a cura dell'Associazione Studi Meridionali Onlus «N'Azione Napoletana» di Giugliano in Campania (NA), Delibera di Giunta Comunale nº 101 del 18.09.00.
^Descritto per la prima volta nel 1932 dal Regio Ispettore ai Monumenti Giacomo Chianese, il mausoleo presenta affinità con il coevo sepolcro denominato Ciaùrro situato nella villa comunale di Marano di Napoli. Cfr. Regia Soprintendenza alle Antichità della Campania e del Molise, Mugnano-Masseria Torricello. Relazione tecnica, 21.11.32 (Collezione privata Archeologo Davide Fabris). Cfr. Comune di Mugnano di Napoli (NA), Ufficio tecnico comunale, Sovrintendenza BB.AA. di Napoli e Caserta, Legge 1089/39: Vincolo conservativo Masseria Torricelli e mausoleo funerario, 20.06.94.
^L'ipogeo fu rinvenuto durante gli scavi per la realizzazione del locale metanodotto. Cfr. Gargiulo, p. 26 e 46. L'archeologo Davide Fabris è in possesso di un rilievo architettonico del monumento di prossima pubblicazione. Era simile ai più noti ipogei di Melito di Napoli e Caivano. Cfr. Jossa Fasano A., Melito nella storia di Napoli, Grimaldi e C. Editori s.r.l., Napoli, 1978; Cfr. L'ipogeo di Caivano in Atti del Convegno di Caivano del 7 ottobre 2004, a cura di G.Libertini, Istituto di Studi Atellani, Frattamaggiore, 2005.
^Comune di Mugnano di Napoli (NA), Ufficio tecnico comunale, Soprintendenza BB.AA. di Napoli e Caserta, Legge 1089/39: Vincolo conservativo tratto nuova strada di collegamento via dei Fiori-via Santa Maria a Cubito, 10.12.91.
^Già via Cannito Piccolo indicata da Gargiulo, p. 46 come Località Crocevia. Cfr. Comune di Mugnano di Napoli (NA), Ufficio Tecnico Comunale, Planimetrie catastali, cit.
^Napoli venne assediata per la prima volta dai Longobardi nell'inverno del 581 e, successivamente, nel 592. Nel 599 divenne rifugio di quanti dalle zone limitrofe vollero sfuggire ai conquistatori germanici che si erano fortificati a Benevento.
^La memoria storica testimonia le frequenti incursioni di Saraceni dal 812 quanto dei più temibili acquartieramenti di loro milizie mercenarie nelle zone periferiche, dal momento che: «per li confini di questi territori, la Liburia longobarda e Ducato (bizantino), erano li Capuani e Neapolitani in continue guerre [...] I Saraceni, ora nemici, ora alleati coi Longobardi ed il Duca di Napoli, infestavano queste terre e così rimanevano i borghi e le campagne vuote d'abitanti; cresceva l'impunità e con esse violenze d'ogni specie». Cfr. Chianese D., Paniscoculi, Napoli, Regia Tipografia Giannini, 1902, pp. 26-37.
^Cfr. Archivio Storico Diocesano di Napoli, Fondo Sante Visite, Cardinale Alfonso Gesualdo 1598, Vol. VIII, foglio 156.
^Rispetto al nome prediale di origine puteolana Minius o Munius proposto da Finamore E. in Origine e storia dei nomi locali campani, Arcolaio, Napoli, 1964, p. 53 e riportato in Gargiulo, p. 32.
^Il Ducato di Napoli confinava con i Longobardi di Capua lungo il tratto dell'antico alveo di Camaldoli, detto Fossatum publicum, che attraversava i Casali di Grumum (Grumo Nevano), Malitum (Melito) e Paniscoculi (Villaricca). Cfr. Gribaudi P., Sul nome «Terra di Lavoro» in Rivista Geografica Italiana, XIX (1907), pp. 193-210.; Cfr. Chianese D., Paniscoculi, pp. 39-40.
^Cfr. Capasso B., op. cit. pagg. 70 e 79; Giustiniani L., Op. cit, pag. 177; Ibidem; Archivio di Stato di Napoli, Fondo Notai del 600, Scheda nº 540/8, Fogli da 152 a 155. Cfr. Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, Sez. Manoscritti, Carta Topografica della Provincia di Terra di Lavoro, di De Rossi D.; De Seta C., op. cit., pag. 30.; Summonte G.A., Historia della Città e Regno di Napoli, I, a spese di Raffaello Gessari nella Stamperia di Domenico Vivenzio, Napoli, 1748, pp. 314-315.
^«Trentasei Casali circondavano il Distretto (di Napoli) in modo da servire negli antichi documenti a delimitarlo. Essi appartengono solo largamente alla circoscrizione civile di Napoli, in quanto che avevano gli stessi privilegi della città, dei diritti sull'annona e sui dazi; ma si guidavano con Sindaci propri». Cfr. Capasso B., Monumenta ad Neapolitani Ducatus Pertinentia, Tomo II, Napoli, 1881, pp. 38-41, 91-103; Cfr. Del Pezzo N., I casali di Napoli, in Napoli nobilissima, nº 1, Napoli, 1892, pp.139-140.
^L'attuale proprietà De Magistris in piazza Dante.
^«Praetermissa in Plautum. Queste osservazioni Plautine sono state messe insieme da me nell'anno Allense 1789, e propriamente dal dì 28 di aprile in poi; godendo dopo le mie non ignobili vicende dell'ozio letterario in Mugnano di Capodimonte, in casa del Cav. D. Francesco Dentice (di Accadia) mio amico». Cfr. Rinascenza salentina, op. cit..