Soprannominato El Terible e Bam-Bam,[2][3] è considerato uno dei più forti calciatori cileni della storia.[4][5] Occupa la 40ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori sudamericani del XX secolo pubblicata dall'IFFHS.[4] Nel marzo del 2004, Pelé lo ha anche inserito nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, redatta in occasione del Centenario della FIFA.[5]
Dopo un fidanzamento con la modella Maria Eugenia Larraín, si è sposato con la stilista Maria Albero, dalla quale ha avuto due figli.[6] È stato il padrino della figlia di Javier Zanetti.[7]
Nel 2007 ha realizzato un centro sportivo nel suo paese, a Santiago del Cile, denominato Ciudad Deportiva Iván Zamorano, con campi da calcio, palestre, piste olimpiche e un centro medico, oltre a un centro studi per discipline sportive.[8]
Nel 1999 ha ricevuto il Premio L'Altropallone per la sua omonima fondazione che ha promosso il gioco del calcio come strumento di educazione per i bambini in Cile
Caratteristiche tecniche
Era un attaccante combattivo[9] che aveva nel colpo di testa la sua maggiore prerogativa, grazie a una notevole elevazione[9][10] e a un ottimo tempismo, con cui compensava la non eccelsa statura;[2][10] lo stesso Zamorano ha dichiarato di aver affinato questa sua specialità sin da bambino, allenandosi a colpire un lampadario nel corridoio di casa.[3] Era solito attirare su di sé i difensori avversari, aprendo spazi per i compagni di reparto.[11][12]
Carriera
Giocatore
Club
Gli inizi
Iniziò la sua carriera nel Cobresal, club cileno con cui debuttò in massima serie nella stagione 1985.[13] Nel corso della stagione 1986-1987 venne prestato al Trasandino, in seconda serie, e segnò 27 reti in 29 partite. Anche in Copa Chile tenne una media di quasi un gol a partita.
San Gallo, Siviglia e Real Madrid
Approda in Europa nel 1988, trasferendosi in Svizzera, al San Gallo (con cui vinse la classifica cannonieri nell'annata 1989-1990 con 23 centri); in precedenza aveva effettuato un provino per il Bologna con il connazionale Hugo Rubio, ma venne scartato in favore dell'allora più celebre compagno.[9] Dopo il biennio al San Gallo si trasferì in Spagna, dapprima al Siviglia e poi al Real Madrid, con cui fu capocannoniere del campionato, oltre che calciatore straniero dell'anno[14]. Nel 1995 fu candidato al Pallone d'oro, classificandosi 27º.[15]
A dispetto dell'ottimo rendimento sotto rete, Zamorano non fu ritenuto tecnicamente all'altezza di compagni di reparto come Michael Laudrup e Raúl, cosa che al termine della stagione 1995-1996 determinò la fine della sua esperienza spagnola.[9]
Inter
Nell'estate 1996 passò all'Inter per 4 miliardi di lire.[16] Coi nerazzurri, Zamorano disputò due finali consecutive di Coppa UEFA, andando a segno in entrambe le occasioni: nel 1997 realizzò, contro lo Schalke 04, la rete dell'1-0 nella gara di ritorno, ribaltando la sconfitta dell'andata (l'Inter si arrese poi ai tiri di rigore, a seguito degli errori dello stesso Zamorano e di Aron Winter);[17] nel 1998 segnò il primo dei tre gol con cui i meneghini sconfissero la Lazio al Parco dei Principi e servì a Javier Zanetti l'assist per la seconda rete, aggiudicandosi il trofeo.[18]
Rimase all'Inter per cinque stagioni, realizzando 41 gol in 149 partite complessive e ottenendo la candidatura al Pallone d'oro 1998.[19] Durante la sua permanenza nel club milanese, la sua media realizzativa subì un netto calo rispetto alle annate precedenti, ma, nonostante ciò, Zamorano si fece apprezzare per grinta e spirito di sacrificio,[9][20][21] rivelandosi un valido partner d'attacco per Ronaldo[12][20] e Roberto Baggio.[22]
Alla militanza nell'Inter risale un particolare aneddoto legato alla sua divisa da gioco: a partire dalla stagione 1998-1999, il numero indossato da Zamorano nelle due annate precedenti, il 9, fu assegnato a Ronaldo; per ovviare a ciò, il cileno fece aggiungere un "+" tra le cifre del suo nuovo numero, il 18, simulando un'addizione che desse come risultato 9.[9]
América e Colo-Colo
Nel 2001 lasciò l'Inter per giocare in Messico con l'América. Chiuse la carriera nel 2003, dopo aver disputato una stagione nel Colo-Colo.
^ Franco Arturi, La notte da Fenomeno di quell'indio cileno, in La Gazzetta dello Sport, 7 maggio 1998, p. 1.
^ Fabio Monti e Giancarla Ghisi, Inter, una miniera piena di gol, in Corriere della Sera, 11 gennaio 1999 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2014).