Nato a Pola nel 1933 dal pittore e scultore Romeo Endrigo (anche tenore autodidatta) e da Claudia Smareglia, trascorse l'infanzia in Istria. Nel febbraio 1947, a causa delle vicende seguenti alla fine della seconda guerra mondiale, e la conseguente cessione dell'Istria alla Jugoslavia, fu costretto ad abbandonare la città natale insieme alla madre (il padre era morto nel 1939) e a trasferirsi come profugo prima a Brindisi e poi a Venezia (vicende queste che anni dopo raccontò nella sua canzone intitolata 1947).
Per aiutare economicamente la madre, interruppe gli studi ginnasiali iniziando a lavorare (tra l'altro anche come facchino all'Hotel Excelsior[2] e come fattorino alla Mostra del Cinema); incominciò in questo periodo anche a suonare la chitarra, e in breve tempo trovò un ingaggio come cantante e contrabbassista in varie orchestre, tra cui quella di Ruggero Oppi, fino a entrare nel complesso di Riccardo Rauchi, dove conobbe Riccardo Del Turco (che divenne suo cognato); fu appunto con quest'orchestra che avvenne il suo esordio discografico come cantante nel 1959, con un 45 giri extended play che includeva Non occupatemi il telefono e Ghiaccio bollente.[3]
Nel 1960, dopo aver superato il provino con il maestro Giampiero Boneschi, firmò un contratto come cantante con la Dischi Ricordi, che lo dirottò alla sottoetichetta Tavola Rotonda. Fu proprio Nanni Ricordi a spingerlo a scrivere qualche pezzo: la sua prima canzone fu Bolle di Sapone, cui seguirono I tuoi vent'anni, La brava gente e Chiedi al tuo cuore che, seppure scritte da Endrigo, furono firmate da Mariano Rapetti, il padre di Mogol, con lo pseudonimo "Calibi", e dal maestro Renato Angiolini con lo pseudonimo "Toang".
Nello stesso anno uscì il suo primo album da solista (ne aveva pubblicato uno nel 1959 con l'orchestra di Rauchi), intitolato semplicemente Sergio Endrigo, che comprendeva, oltre a Io che amo solo te, altri classici come Vecchia balera, La periferia, Il soldato di Napoleone (su testi di Pier Paolo Pasolini tratti dalla raccolta La meglio gioventù), Aria di neve, Via Broletto 34 (che narra di un omicidio passionale), Viva Maddalena, I tuoi vent'anni.
Nel 1963 sposò Lula, diventando cognato di Riccardo Del Turco (che nello stesso periodo sposò la sorella di Lula, Donella); Endrigo e la moglie ebbero una figlia di nome Claudia[5] nel 1965.
Nel 1964 pubblicò un secondo album dal titolo Endrigo, con altri classici come Se le cose stanno così, Annamaria, La rosa bianca (traduzione della parte centrale di una poesia tratta dalla raccolta Versos sencillos del poeta cubano José Martí e che diede vita alla celebre canzone Guantanamera), Era d'estate, La guerra.
Nel 1965 apparve nelle sale cinematografiche italiane ed europee con i film diretti e prodotti da Tullio Piacentini, Questi Pazzi Pazzi Italiani e 008 Operazione Ritmo all'interno del quale vi è anche una delle rarissime apparizioni cinematografiche del suo amico e collega Luigi Tenco.
Su 45 giri pubblicò quell'anno due grandi successi: in estate Mani bucate e in autunno Teresa, brano che ebbe qualche guaio con la censura da parte della Rai per i contenuti del testo, dove si parlava di una relazione con una ragazza non più vergine, argomento all'epoca considerato piuttosto scabroso.[6]
Sempre nel 1966 uscì il terzo LP che si intitolava di nuovo Endrigo e comprendeva, oltre ad Adesso si, canzoni come Girotondo intorno al mondo, Teresa, Dimmi la verità, Mani bucate, La donna del Sud, di Bruno Lauzi, e La ballata dell'ex, sul tema della guerra partigiana e della fine della speranza che aveva alimentato la Resistenza a causa della continuità tra l'Italia del dopoguerra e il regime fascista.
Nel 1967 fu ancora a Sanremo con Dove credi di andare, abbinato con Memo Remigi. L'anno seguente ottenne la vittoria con Canzone per te in coppia con Roberto Carlos. Per la prima volta vinceva il Festival di Sanremo un esponente della scuola cantautorale, così critici e opinione pubblica non poterono evitare di accostare l'evento al tragico frangente che solo l'anno prima aveva investito il festival a seguito della morte di Luigi Tenco. Secondo alcune interpretazioni la vittoria di Endrigo fu anche un riconoscimento postumo alla memoria e all'arte di Tenco.[8]
Il nuovo LP del 1968, sempre intitolato Endrigo, comprendeva oltre alla canzone vincitrice di Sanremo e Marianne, classici come La colomba, Il primo bicchiere di vino, Dove credi di andare, Anch'io ti ricorderò, Perché non dormi fratello, Il dolce paese, Il treno che viene dal Sud. Nel 1969 Endrigo giunse secondo a Sanremo, cantando in coppia con la britannica Mary Hopkin la sua Lontano dagli occhi. L'anno successivo si classificò terzo con L'arca di Noè, cantata assieme a Iva Zanicchi.
Di minore riscontro fu la sua sesta partecipazione consecutiva nel 1971, quando si posizionò undicesimo con Una storia, abbinato con i New Trolls che ne diedero una versione in stile rock progressivo. Endrigo tornò quindi a calcare il palcoscenico sanremese nel 1973 con Elisa Elisa, nel 1976 con Quando c'era il mare e un'ultima volta nel 1986, con Canzone italiana, che a differenza di tutte le altre con le quali aveva gareggiato in passato, non era scritta da lui ma da Claudio Mattone.
Due anni dopo mise in musica, con la collaborazione di Luis Bacalov, alcune poesie per bambini appositamente scritte da Gianni Rodari per l'album Ci vuole un fiore, la cui canzone omonima divenne popolarissima presso il pubblico infantile oltre che un successo discografico a 45 giri. Celebri i versi "Per fare un tavolo ci vuole il legno, / per fare il legno ci vuole l'albero, / ... per fare tutto ci vuole un fiore", ma celebri sono rimaste anche Un signore di Scandicci, Napoleone e Mi ha fatto la mia mamma (una sorta di velata educazione sessuale).
La morte
Sergio Endrigo partecipò a una tournée in Brasile nel 2000: questa fu la sua ultima tournée.
Morì a Roma il 7 settembre 2005 all’età di 72 anni, a causa di un cancro ai polmoni che gli era stato diagnosticato alcuni mesi prima. È sepolto a Terni, nella tomba di famiglia.[9][10]
Amália Rodrigues incise nel 1975 un'ispirata versione fado di "Canzone per te" nell'album "Amália in Italia" (Columbia). Il brano divenne popolare al punto di essere stato integrato nel repertorio comune frequentato dai fadisti. Nel 2020 Katia Guerreiro e Sara Correia la riproposero a duetto in uno dei tantissimi eventi organizzati dal governo del Portogallo e la RTP (TV pubblica portoghese) in occasione dei 100 anni della nascita della diva lusitana.
Marisa Sannia nel 1970 ha inciso un intero album tributo, intitolato Marisa Sannia canta Sergio Endrigo... e le sue canzoni[11] (CGD); in esso interpreta Canzone per te, Girotondo intorno al mondo, Il treno che viene dal sud, Io che amo solo te, Mani bucate, Adesso sì, Perché non dormi fratello? e Come stasera mai. Dalida, nel 1973, incise la versione francese di Elisa Elisa col titolo di Julien (33T - Sonopresse 39 706). Orietta Berti nella compilation Premiatissima del 1984 cantò Io che amo solo te. Enrico Ruggeri nel suo disco di coverContatti del 1988 ha interpretato Canzone per te.
Franco Simone ha interpretato Io che amo solo te nel suo album Respiro nel 1976.
Nell'album postumo del 2007 della cantautrice italiana Giuni Russo, dal titolo Para Siempre, la cantante ha reinterpretato alcuni successi nazionali e internazionali tra cui Io che amo solo te.
Nel suo album Un'altra me del 2008, la cantante romana Syria ha interpretato Momenti, un inedito di Endrigo musicato da Cesare Malfatti dei La Crus. Morgan ha inserito nell'album di cover Italian Songbook Volume 1 (2009) la canzone Lontano dagli occhi e la sua traduzione in inglese If Ever You Are Lonely.
Ospite del Festival di Sanremo 2010, Elisa ha omaggiato Sergio Endrigo fornendo una sua interpretazione di Canzone per te.
Dal 2013 anche Danilo Sacco, in veste di solista, ha portato ai suoi concerti una versione molto particolare e orecchiabile di Io che amo solo te.
Nel 2014 la cantautrice senese Gianna Nannini ha reinterpretato Lontano dagli occhi e Io che amo solo te nel suo album Hitalia.
Nel 2015 il cantautore tarantino Diodato, vincitore della 70ª edizione del Festival di Sanremo, ha reinterpretato Canzone per te nel suo album di cover italiane A ritrovar bellezza.
Canzone per te viene interpretata al Festival di Sanremo 2020 da Bugo e Morgan causando, secondo quest’ultimo, la definitiva rottura tra i due cantanti a causa della cattiva interpretazione di Bugo.[15]
A Terni, città di nascita della moglie di Endrigo e dove la coppia è sepolta, si svolge con cadenza annuale dal 2012 l'iniziativa Tributo a Sergio Endrigo. Ogni anno viene invitato un artista a riproporre i brani di Sergio Endrigo. In questi anni, edizione dopo edizione, si è costruito un evento di provato successo grazie alla partecipazione di artisti di primissimo livello nel panorama musicale italiano e molto seguiti dal pubblico da Simone Cristicchi (nel 2012 concerto alla Cascata delle Marmore) a Francesca Michielin (nel 2015 Concerto in Piazza della Repubblica) da Morgan (nel 2016 Concerto al Parco Archeologico di Carsulae) a Dolcenera (Concerto in piazza Europa) e al maestro Beppe Vessicchio (incontro con il pubblico) e Giovanni Caccamo e il critico musicale Dario Salvatori e infine Enrico Ruggeri nel 2020 nel fantastico scenario della Cascata delle Marmore.
Nel 2021 esce per l'etichetta lavocedelledonne il doppio album "Il Giardino di Sergio" dove numerosi artisti rileggono numerose sue canzoni.
Nel 2021 il cantautore Peppe Voltarelli ha reinterpretato La prima compagnia nel suo album Planetario.[16]
Controversie
Endrigo ebbe un lungo confronto in sede giudiziaria con Luis Bacalov per il tema del film Il postino (1994), del tutto simile alle note di Nelle mie notti, una canzone scritta da Endrigo con Riccardo Del Turco nel 1974. Bacalov vinse per il film l'Oscar alla migliore colonna sonora. La causa si è conclusa nel settembre del 2013 con il riconoscimento da parte di Bacalov della co-paternità musicale del brano assieme a Endrigo, Del Turco e al paroliere Paolo Margheri.[17] Sembrò una sorta di risarcimento postumo alla figura di Endrigo, con l'ammissione morale del contributo della sua opera dell'ingegno per il conseguimento dell'Oscar. Tuttavia il brano del film "Il postino" contenuto nell'album di Andrea Bocelli non porta la firma di Endrigo. A quella di Bacalov si aggiungono quelle di Del Turco e Margheri (più quella del paroliere Marco Marinangeli): quindi l'accettazione e la condivisione che la colonna sonora premiata dall'Oscar è nata da una costola del brano "Nelle mie notti", ma sorprendentemente senza più il nome di colui che lo incise e ne rivendicò tenacemente la paternità.[18]
Cooperazioni
Il cantautore legò gli anni della sua maturità al comune abruzzese di Rocca San Giovanni, località della Costa dei Trabocchi dove usava passare gran parte delle vacanze estive. Questa località nel 2008 gli ha dedicato un'apposita manifestazione estiva.
Nel corso degli anni riallacciò i rapporti con la sua città natale. A Pola e alla tematica dell'esodo istriano dedicò una struggente canzone dal titolo 1947, in seguito cantata da Endrigo anche in lingua friulana, nell'adattamento creativo realizzato per lui da Alberto Zeppieri, tra i soci fondatori della rassegna friulana di musica d'autore "Canzoni di Confine". Fin dagli anni sessanta, Endrigo partecipò ad alcune manifestazioni musicali in Jugoslavia, divenendo amico del celebre cantautore croato Arsen Dedić.
Alighiero Noschese propose una sua imitazione nella quale ballava contornato da ballerine vestite da vedova. Endrigo non gradì e ha raccontato di essersi lamentato vivacemente della cosa con Sergio Bernardini.[19]
1969 – La vita, amico, è l'arte dell'incontro (Cetra – LPB 35037, ristampato nel 1977 per la Serie Special 3000 SFC 151 e nel 1980 per la serie Pellicano PL 518)
Quanto mi dai se mi sparo?, prefazione di Gianni Minà, Lugano, Monaflat, 1995; Roma-Viterbo, Stampa alternativa-Nuovi equilibri, 2004. ISBN 88-7226-813-3.
L'Endrigo allegro. Le barzellette agrodolci di Sergio Endrigo, prefazione di Franco Migliacci, Roma-Viterbo, Stampa alternativa-Nuovi equilibri, 2006. ISBN 978-88-7226-922-0.
Gianni Borgna, Simone Dessì (a cura di), C'era una volta una gatta. I cantautori degli anni '60. Testi di Bindi, De André, Endrigo, Lauzi, Paoli, Tenco, Roma, Savelli, 1977.
Felice Liperi, Ernesto Bassignano, Endrigo Sergio, in Gino Castaldo (a cura di), Dizionario della canzone italiana, I, A-K, Milano, Curcio, 1990, pp. 599–601.
Doriano Fasoli, Stefano Crippa, Sergio Endrigo. La voce dell'uomo, Roma, Edizioni Associate, 2002. ISBN 88-267-0322-1.
Enzo Gentile, Lontani dagli occhi. Vita, sorte e miracoli di artisti esemplari, Laurana Editore, 2015; capitolo La vita, amico, è l'arte dell'incontro, pagg. 85-112, ISBN 8898451326
Claudia Endrigo, Sergio Endrigo, mio padre l'artista gentiluomo, prefazione di Francesco De Gregori, Editore Baldini e Castoldi, ISBN8893884097.