Soprannominato El Caudillo[1] (in italiano "Condottiero") o El Gran Capitan (in italiano "Il grande capitano"), è considerato come uno dei migliori calciatori argentini di sempre[2][3] ed uno dei più forti difensori della storia del calcio. Occupa la 66ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer[4] e la 35ª posizione nella classifica dei migliori calciatori sudamericani del XX secolo stilata dall'IFFHS.[5] Nel marzo del 2004 è stato anche inserito da Pelé all'interno del FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, redatta in occasione del Centenario della FIFA.[6][7]
Caratteristiche tecniche
Giocatore
Passarella era un difensore in grado di coniugare tecnica, eleganza e disciplina negli interventi.[3][8] Giocatore carismatico – al punto da essersi guadagnato i soprannomi di El Caudillo[1] e El Gran Capitan per la tendenza ad assumersi responsabilità da leader in campo –, era abile nel far ripartire l'azione e dotato di un sinistro preciso e potente, in virtù del quale si distinse come ottimo esecutore di punizioni e rigori.[3][8]
Abile nel gioco aereo, si distingueva inoltre per la grande confidenza a livello realizzativo, pregio inusuale per un calciatore dalla posizione così arretrata.[3][8]
Carriera
Giocatore
Club
Discendente di immigratiitaliani provenienti da Ferruzzano, Passarella iniziò a giocare con una squadra locale, il Sarmiento (J). Qui fu notato dai dirigenti del River Plate, che nel 1974 lo ingaggiarono. Titolare fin dal primo momento, nel 1977 segnò 24 gol nella massima serie argentina, della quale fu anche nominato miglior giocatore. Con il River vinse quattro titoli metropolitani e tre nazionali, entrando anche nel giro della selecciòn, e nell'estate del 1982, dopo aver disputato un buon mondiale, si trasferì in Italia ingaggiato dalla Fiorentina.
Dopo quattro buone stagioni nella squadra toscana, su tutte quella 1985-1986 nella quale stabilì l'allora primato di segnature (11) per un difensore in un singolo campionato di Serie A – record poi superato da Marco Materazzi nell'edizione 2000-2001 –,[9] venne acquistato dall'Inter per un miliardo di lire.[10] Durante la sua militanza in nerazzurro si rese protagonista di un episodio sgradevole: durante Sampdoria-Inter dell'8 marzo 1987 colpì con due calci un giovane raccattapalle "colpevole" di aver ritardato la consegna del pallone. Il gesto gli costò sei giornate di squalifica, poi ridotte a cinque,[11] e le scuse ufficiali al ragazzo da parte della società che gli donò 5 milioni di lire.[12]
In totale Passarella ha realizzato 178 reti (di cui 22 in Nazionale), che ne fanno il secondo difensore della storia di questo sport in ordine di marcature realizzate (primo è l'olandese Ronald Koeman con 207 gol).[13]
Nazionale
Durante le sue esperienze in nazionale Passarella entrò in contrasto con Diego Armando Maradona, altro giocatore dalla forte personalità. In ogni caso fu uno di quei giocatori che fece grande l'Argentina: da capitano dei biancazzurri, Passarella vinse infatti il campionato del mondo 1978.
Non giocò invece, a causa di un infortunio – fu colto, assieme ad altri atleti, dalla cosiddetta "maledizione di Montezuma" consistente in forti scariche di diarrea –, nel campionato del mondo 1986 pur essendo nella lista dei 22 convocati; secondo alcuni, invece, Passarella venne escluso dai titolari per dei dissapori con Maradona.[2] Durante la competizione il commissario tecnico Carlos Bilardo schierò al suo posto José Luis Brown, che ben figurò e segnò anche un gol nella finale contro la Germania Ovest. Passarella resta comunque l'unico calciatore non brasiliano o italiano ad aver vinto due mondiali.
Allenatore
Dopo il suo ritiro dall'agonismo Passarella ha intrapreso la carriera di allenatore. Ha guidato dal 1º agosto 1989 al 1º agosto 1994 il River Plate, con cui ha vinto numerosi titoli nazionali, e poi dal 27 agosto 1994 al 1º agosto 1998 l'Argentina, con cui ha partecipato ai mondiali di Francia '98.[14] Il gioco non spettacolare messo in mostra dai sudamericani fu motivo di feroci critiche che la stampa gli rivolgeva spesso, e la corsa di Passarella verso il titolo fu fermata dai Paesi Bassi ai quarti di finale (2-1 il punteggio). In precedenza l'Argentina aveva superato l'Inghilterra ai calci di rigore.
Successivamente divenne allenatore dell'Uruguay. Dopo un biennio stentato, il CT si dimise nel gennaio del 2001, apparentemente amareggiato dalla scarsa collaborazione dei club. La Celeste venne affidata a Víctor Púa che conquistò la qualificazione dopo lo spareggio con l'Australia. Finita la parentesi con l'Uruguay, Passarella approdò sulla panchina del Parma il 6 novembre 2001: la sua avventura in Emilia terminò già il 18 dicembre successivo dopo solo cinque partite di campionato, tutte perse[15].
Il 1º luglio 2002 si trasferì in Messico, dove guidò il Monterrey alla conquista dello scudetto messicano. Viene esonerato il 20 dicembre 2003. Il 3 marzo 2005 passò ad allenare i brasiliani del Corinthians, ma venne esonerato il 10 maggio a causa dei risultati sportivi della squadra.
Il 10 gennaio 2006 firmò di nuovo per il River Plate. Lasciò la guida il 15 novembre 2007.
Dirigente
Nel dicembre 2008 annuncia la propria candidatura come presidente del River Plate. Il 5 dicembre 2009 viene eletto presidente del club argentino: entra in carica ufficialmente il 9 dicembre. Il 6 novembre 2013, dopo quattro anni, lascia l'incarico affermando di non avere più la passione per il club.
^ab Carlo F. Chiesa, We are the champions – I 150 fuoriclasse che hanno fatto la storia del calcio, in Calcio 2000, supplemento al n. 22, agosto 1999, p. 128.
^abcd(EN) Michael Yokhin, 56. Daniel Passarella, su FourFourTwo's 100 Greatest Footballers EVER: 60 to 51, fourfourtwo.com, 25 luglio 2017.