Dopo la nascita dei primi due figli, i genitori emigrarono da Corato, in provincia di Bari, a Bresso, dove il padre cominciò a lavorare come fruttivendolo.[1]
Fu fratello minore di Attilio e Luigi, calciatori anch'essi, ragion per cui era conosciuto anche come Maldera III.[1]
Soprannominato Cavallo,[2] è morto nel 2012 all'età di 58 anni a causa di un'embolia polmonare.[3][4]
Era sposato con Alessandra, da cui ebbe 2 figlie femmine: Desirèe e Matilde.
Caratteristiche tecniche
Mancino, era dotato di un tiro potente e preciso.[5] Possedeva inoltre abilità nella corsa e un'ottima tecnica di base, oltrechè un buono stacco di testa.[4] Si distinse per la sua velocità (ragion per cui fu soprannominato Cavallo dal compagno di squadra e di nazionale Enrico Albertosi),[1] per il dribbling e per la capacità di crossare.[6]
Carriera
Giocatore
Club
Maldera iniziò a giocare a calcio nel Cusano Milanino nel ruolo di terzino sinistro mentre il compagno Gabriele Oriali era terzino destro.[7] Crebbe nelle giovanili del Milan ed esordì in Serie A con la squadra rossonera il 26 marzo 1972 contro il Mantova indossando la maglia numero 10 al posto di Rivera, quel giorno indisponibile.[5][6][8] Mandato in prestito al Bologna[9] per farsi le ossa, vi rimase una sola stagione giocando 3 partite di campionato prima di tornare a Milano nel 1973 contendendo la fascia sinistra della difesa all'esperto Giuseppe Sabadini.
Titolare dal 1975, vinse con i rossoneri la Coppa Italia 1976-1977 (segnando la prima delle due reti della finale vinta contro l'Inter). Il suo record di realizzazioni è di 9 reti nel campionato 1978-1979, quello del celebre «scudetto della stella».[1][5]
L'anno successivo il Milan si classificò terzo ma, coinvolto nello scandalo del calcioscommesse, fu retrocesso d'ufficio in Serie B. Maldera, attaccato ai colori rossoneri, non lasciò la squadra, accompagnandola anche in serie cadetta e in quella stagione fu anche capitano della squadra.
Dopo la nuova retrocessione del Milan nel 1982, Maldera passò alla Roma con cui vinse subito lo scudetto[1] e giocò la successiva Coppa dei Campioni. Dopo tre stagioni nella capitale, giocò per due campionati nella Fiorentina dove chiuse la carriera nel 1987.
Dopo il ritiro ha lavorato fino al 2004 nel settore giovanile della Roma; successivamente ha collaborato con una scuola calcio a Focene. Nel 2009 è stato direttore tecnico del Paniōnios di Atene in Grecia.[10]
^1972. Mitropa: Bologna ko a Zagabria, su bolognafc.it, 28 marzo 2012. URL consultato il 25 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2012).
Marco Sappino (a cura di), Dizionario del calcio italiano, Baldini & Castoldi, 2000. URL consultato il 9 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2013).
Almanacco illustrato del Milan, 2ª ed., Panini, marzo 2005.