L'etnonimo "S(a)rd" appartiene al substrato linguistico preindoeuropeo (o secondo altri indoeuropeo[10]), e potrebbe derivare dagli Iberi che si stabilirono sull'isola.[11][12] La più antica testimonianza scritta dell'etnonimo è riportata sulla Stele di Nora, dove la parola Šrdn (Shardan[13]) testimonia la sua esistenza originale nel momento in cui i mercanti fenici arrivarono per la prima volta nelle coste sarde.[11] Secondo il Timeo, uno dei dialoghi di Platone, la Sardegna e i suoi abitanti, "Sardonioi" o "Sardianoi" (Σαρδονιοί or Σαρδιανοί), furono soprannominati così da "Sardò"[11] (Σαρδώ), una leggendaria donna lidia di Sardi (Σάρδεις), nella regione occidentale dell'Anatolia (attuale Turchia).[14][15][16] Altri autori, come Pausania e Sallustio, indicano invece che i Sardi discendono da un antenato mitologico, un figlio Libico di Ercole o Makeris (dal berberoimɣur "allevare") riverito come Sardus Pater Babai ("Padre Sardo" o "Padre dei Sardi"), che diede all'isola il suo nome.[17][18][19][20][21][22][23] È stato anche affermato che gli antichi Sardi nuragici fossero associati anche con gli Shardana (šrdn in egiziano), uno dei Popoli del Mare.[12][17][24][25][26][27][28][29] L'etnonimo fu romanizzato nella forma singolare maschile e femminile in sardus e sarda.
A quel tempo, le grandi identità tribali della Sardegna nuragica erano tre (approssimativamente dal sud al nord): gli Iolei/Iliensi, che abitavano l'area dalla pianura più meridionale alla zona montuosa della Sardegna orientale (in seguito chiamata dai romani Barbaria);[38][39] I Balari, vivevano nel nord-ovest;[40] e infine i Corsi stazionari in Gallura (e Corsica, dai quali ne deriva il nome).[41] I sardi nuragici sono stati collegati da alcuni studiosi agli Sherden, una tribù dei cosiddetti popoli del mare, la cui presenza è registrata più volte negli registri dell'Antico Egitto.[42]
La lingua (o le lingue) parlata in Sardegna durante l'Età del bronzo è sconosciuta, poiché non vi sono registrazioni scritte di tale periodo. Secondo Eduardo Blasco Ferrer, la lingua protosarda era simile al proto-basco e all'antico iberico, mentre altri ritengono che fosse imparentato con l'etrusco. Altri studiosi teorizzano che esistevano in realtà varie aree linguistiche (due o più) nella Sardegna nuragica, forse preindoeuropee e indoeuropee.[43]
La parte sud e ovest della Sardegna fu annessa dai Cartaginesi alla fine del VI secolo a.C. e in seguito l'intera isola fu conquistata dai Romani nel III secolo a.C., dopo la prima guerra punica. Sardegna e Corsica furono poi trasformate in un'unica provincia; tuttavia, i Romani impiegarono più di 150 anni per riuscire a sottomettere le tribù nuragiche più bellicose dell'interno.[44]
La Sardegna, con l'eccezione delle zone interne e soprattutto della zona montuosa centrale chiamata Barbagia (Barbaria in latino, a causa del rifiuto degli abitanti di essere assimilati durante il dominio romano), fu pesantemente latinizzata durante il periodo romano, e la moderna lingua sarda è considerata una delle lingue romanze più conservative rispetto al latino.[45][46][47] Inoltre, durante il dominio romano ci fu un notevole flusso di immigrazione dalla penisola italica verso l'isola; fonti antiche menzionano alcune popolazioni di probabile origine italica insediate in Sardegna, come i Patulcenses Campani (dalla Campania), i Falisci (provenienti dall'Etruria meridionale), i Buduntini (dall'Apulia) e i Siculenses (dalla Sicilia).[48] Furono costruite colonie romane anche a Porto Torres (Colonia Iulia Turris Libisonis) e Usellus. A ciò si devono aggiungere le migliaia di legionari e ausiliari di stanza nell'isola e la presenza di armatori e mercanti italici[48] e di numerosi schiavi e liberti, spesso con cognomi greci[49] (ad esempio Tigellio Ermogene). Scrive lo storico Attilio Mastino:[48]
«Dunque, all’inizio dell’età imperiale, la popolazione sarda appare notevolmente composita: la convivenza tra gli indigeni e gli immigrati italici non era facile; l’integrazione si rivelò lenta, differente da regione a regione e, nelle zone interne, saldamente chiuse al confronto con i Romani, solo superficiale e non irreversibile.»
Durante il Medioevo, l'isola era divisa in quattro Regni indipendenti (conosciuti individualmente in sardo come Judicadu, Giudicau o semplicemente Logu, cioè "luogo"; in italiano: Giudicato); tutti, con l'eccezione di Arborea, caddero sotto l'influenza delle repubbliche marinare italiane di Genova e Pisa e di alcune illustri casate delle due città: i Doria e i Della Gherardesca, a cui si devono aggiungere i Malaspina. I Doria fondarono le città di Alghero e Castelgenovese (oggi Castelsardo), mentre i pisani fondarono Castel di Castro (il primo nucleo dell'attuale Cagliari) e Terranova[52] (sul sito dell'antica Olbia); il famoso conte Ugolino della Gherardesca, citato da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, favorì la nascita della città mineraria di Villa di Chiesa (oggi Iglesias), che divenne un comune medievale italiano insieme a Sassari e Castel di Castro. Queste città di nuova fondazione attirarono coloni provenienti dalla penisola italiana e dalla Corsica oltreché da tutta la Sardegna.[53][54]
Nei secoli XVI e XVII, le principali città sarde di Cagliari (la capitale del Regno), Sassari e Alghero appaiono ben posizionate nei mercati del tempo. La composizione cosmopolita della loro popolazione ne è la prova: gli abitanti non erano solo indigeni, ma provenivano anche da Spagna, Liguria, Francia e dalla Corsica in particolare.[57][58][59] Soprattutto a Sassari e lungo la striscia di territorio che va dall'Anglona alla Gallura, i corsi divennero la maggioranza della popolazione almeno a partire dal XV secolo.[59] Questa migrazione dall'isola vicina, che probabilmente ha portato alla nascita dei dialetti sassaresi e galluresi dal suono toscano,[59] continuò ininterrottamente fino al XIX secolo.
Dal 1850, con la riorganizzazione delle miniere sarde, si è verificato un notevole flusso migratorio dalla penisola italiana verso le aree minerarie sarde; questi minatori della terraferma provenivano principalmente da Lombardia, Piemonte, Toscana e Romagna.[60][61] Secondo un censimento del 1882 realizzato dall'ingegnere francese Leon Goüine, nelle miniere sarde sud-occidentali lavoravano diecimila minatori, un terzo dei quali provenienti dalla terraferma italiana;[62] la maggior parte si stabilì nell'Iglesiente.
Nel 1931, solo il 3,2% della popolazione residente in Sardegna era nata in un'altra regione;[63] tali cifre cambiarono allorquando, durante il periodo fascista, si verificò un grande flusso migratorio dalla penisola, in accordo a una politica governativa: un considerevole numero di minatori e agricoltori, provenienti dal Veneto ma anche dal Friuli, dall'Emilia-Romagna, dalle Marche, dall'Abruzzo e dalla Sicilia ecc., giunsero in Sardegna per popolare le nuove città di fondazione, in particolare la nuova città mineraria di Carbonia nel Sulcis, il villaggio agricolo di Mussolinia di Sardegna (oggi Arborea) nella piana di Terralba, e il borgo di Fertilia, nella Nurra, in cui, dopo la seconda guerra mondiale, furono trasferiti i rifugiati italiani giunti dall'Istria. Oggi l'istriano, il veneto e il friulano sono minoranze linguistiche prossime all'estinzione in Sardegna, essendo parlate prevalentemente da pochi anziani a Fertilia, Tanca Marchese e Arborea.[64] Nello stesso periodo, diverse famiglie italo-tunisine si stabilirono a est di Cagliari verso la scarsamente popolata Castiadas.[65]
A seguito del cosiddetto "miracolo economico italiano", ha avuto luogo un movimento migratorio storico dall'entroterra alle aree costiere e urbane di Cagliari, Sassari, Alghero, Porto Torres e Olbia, che oggi raccolgono la maggior parte della popolazione isolana.
Con una densità di popolazione di 69 ab./km2,[66] poco più di un terzo della media nazionale, la Sardegna è la quarta regione meno popolata d'Italia. Fino al XX secolo la distribuzione della popolazione era anomala rispetto a quella di altre regioni italiane che si affacciano sul mare. Infatti, contrariamente alla tendenza generale, nel tardo Medioevo e in Età moderna l'insediamento urbano non ha avuto luogo principalmente lungo la costa ma verso il centro dell'isola. Motivi storici includono le ripetute incursioni moresche, l'abbandono di innumerevoli insediamenti a seguito della guerra sardo-catalana (abbandono quasi totale nelle regioni costiere come nel caso del Sulcis-Iglesiente) e la natura paludosa e malsana, a causa della malaria, delle pianure costiere (recuperate totalmente solo nel XX secolo). La situazione è stata invertita con l'espansione dell'industrializzazione e del turismo balneare; oggi la maggior parte della popolazione sarda vive vicino alle coste, mentre l'interno dell'isola è scarsamente popolato.
È la regione italiana con il più basso tasso di fertilità totale (1,087 nascite per donna),[67][68] e la regione con il secondo tasso di natalità più basso;[67] tuttavia, il calo della popolazione in Sardegna è stato contrastato negli ultimi anni dall'immigrazione sia interna che dall'Europa orientale (in particolare dalla Romania), dall'Africa e dalla Cina. Al 1º gennaio 2023 i cittadini stranieri residenti in Sardegna erano 50 211, pari al 3,2% della popolazione residente.[69]
L'aspettativa di vita media è leggermente superiore agli 82 anni (85 per le donne e 79,7 per gli uomini).[70]
La Sardegna è la prima zona blu scoperta, un'area demografica e/o geografica del mondo in cui le persone vivono vite più lunghe in maniera misurabile.[71] I sardi condividono con i Ryukyuani di Okinawa (Giappone)[72][73] il più alto tasso di centenari nel mondo (22 centenari/100 000 abitanti). I fattori chiave di una così alta concentrazione di centenari sono identificati nella genetica dei sardi,[74][71][75] stile di vita come dieta e struttura sociale.[76]
– D. Angioni - S. Loi - G. Puggioni, La popolazione dei comuni sardi dal 1688 al 1991, CUEC, Cagliari, 1997
– F. Corridore, Storia documentata della popolazione di Sardegna, Carlo Clausen, Torino, 1902
Divisione per genere e età
Popolazione totale per età
Distribuzione geografica
La maggior parte dei sardi risiede nell'isola, ma un numero considerevole di persone si è stabilito fuori dalla Sardegna: si stima che, tra il 1955 e il 1971, 308 000 sardi siano emigrati nella terraferma italiana.[84] Considerevoli comunità sarde si trovano in Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana e Lazio. I sardi e i loro discendenti sono numerosi anche in Germania, Francia, Belgio, Svizzera. Quasi tutti i sardi che migrarono nelle Americhe si stabilirono nella parte meridionale del continente, specialmente in Argentina (tra il 1900 e il 1913 circa 12 000 sardi vissero a Buenos Aires e dintorni)[85] e Uruguay (a Montevideo nel 1870 vivevano 12 500 sardi). Tra il 1876 e il 1903, il 92% dei sardi che si spostarono verso le Americhe si stabilirono in Brasile.[86] Tra il 1876 e il 1925 34 190 sardi migrarono in Africa, in particolare verso l'allora Algeria francese e la Tunisia.[86] Piccole comunità con antenati sardi, circa 5 000 persone, si trovano anche in Brasile (principalmente nelle città di Belo Horizonte, Rio de Janeiro e São Paulo),[87] il Regno Unito e l'Australia.
La Regione Sardegna tiene un registro dei sardi oltremare che sono riusciti a costituire, nel continente italiano e nel resto del mondo, un certo numero di associazioni culturali: queste sono destinate a fornire alle persone di origine sarda, o a coloro che nutrono interesse verso la cultura sarda, un'opportunità per godere di una vasta gamma di attività di gruppo. Nel 2012 erano registrati 145 circoli sardi.[88]
A differenza del resto dell'emigrazione italiana, dove i migranti erano principalmente maschi, tra il 1953 e il 1974 un uguale numero di donne e uomini emigrò dalla Sardegna verso la terraferma italiana.
Occorrono meno di cento cognomi sardi per raggruppare un terzo degli abitanti dell'isola.[90] I cognomi sardi, inclusi i più comuni come Sanna (‘zanna’[91]), Piras (‘pere’[92]), Pinna (‘penna’[93]) e Melis (‘miele’[94]),[95][96] seguono una tradizione onomastica diversa da quella continentale, in quanto derivano dalla lingua sarda e si svilupparono come patronimici nel Medioevo attraverso la loro registrazione in documenti come i condaghi per scopi amministrativi; la maggior parte di essi deriva da toponimi locali[97] (es.: Fonnesu, ‘da Fonni’,[98]Busincu, ‘da Bosa’, ecc.), da nomi di animali[97][99] (es.: Porcu–‘maiale’, Piga–‘gazza’,[100]Cadeddu–‘cucciolo’, ecc.) o da mestieri[101] (es.: Pittau, ‘dipinto’[102]), tratti distintivi (es.: Mannu, ‘grande’), e filiazione (i cognomi terminano in -eddu che potrebbe rappresentare ‘figlio di’, ad esempio Corbeddu ‘figlio/a di Corbu’[102]); alcuni di loro hanno subito una qual certa italianizzazione negli ultimi secoli (es.: Pintori, Scano, Zanfarino, Spano, ecc.).[103] Alcuni cognomi locali derivano anche da termini protosardi.[98] La più significativa percentuale di cognomi provenienti dall'esterno dell'isola proviene dalla Corsica del Sud[104][105] (come Cossu[106], Cossiga,[107]Alivesi e Achenza, originariamente dai paesi di Olivese e Quenza rispettivamente[108]), seguito da quelli italiani (specialmente piemontesi ma anche campani, siciliani e liguri, a seguito della dominazione sabauda e della politica di assimilazione:[109] alcuni sono stati sardizzati, come Accardu, Calzinu, Gambinu, Raggiu, ecc.[103]) e spagnoli (in particolare catalani).
Pos.
Cognomi più diffusi
1
Sanna
2
Piras
3
Pinna
4
Serra
5
Melis
6
Carta
7
Manca
8
Meloni
9
Mura
10
Lai
11
Murgia
12
Porcu
13
Cossu
14
Usai
15
Loi
16
Marras
17
Floris
18
Deiana
19
Cocco
20
Fadda
Per quanto riguarda i nomi personali, i sardi hanno ormai da tempo adottato quelli italiani, anche se un certo numero di nomi specifici sardi è storicamente attestato ed erano prevalenti tra gli isolani fino all'era contemporanea.
L'italiano fu ufficialmente introdotto per la prima volta in Sardegna nel luglio del 1760 dalla famiglia regnante di Casa Savoia,[110][111][112][113] coi quali si diede avvio a un intenso processo di italianizzazione della società locale.[114] L'italiano, nella sua variante regionale, è la lingua più comunemente parlata oggigiorno, come risultato di tale trasferimento linguistico.[3]
Il sardo (sardu) è l'altra lingua più parlata dell'isola, oltre a essere quella storica delle genti sarde[115][116][117] da quando il latino soppiantò il paleosardo. La storica perdita di autonomia della popolazione sarda, soggetta all'egemonia di potenze esterne dalla fine dei giudicati in poi, ha mantenuto la lingua in uno stadio di frammentazione dialettale, riflettendo la coesistenza di altre lingue (catalano, spagnolo, e infine italiano) impostesi in una posizione di prestigio politico e quindi sociale.[118]
A causa di un movimento, descritto da alcuni autori come un "risveglio linguistico e culturale" maturato nel dopoguerra,[119] il patrimonio culturale dei sardi è stato riconosciuto nel 1999 e i sardofoni costituiscono così il più grande gruppo etnolinguistico minoritario in Italia, con circa un milione di locutori.[120][121][122] Tuttavia, a causa di un modello piuttosto rigido del sistema educativo italiano che ha impresso un forte stigma nei confronti di tale lingua,[123] le persone sardofone sono gradualmente diventate una ristretta minoranza nella loro isola (nel complesso, la popolazione risulta al giorno d'oggi linguisticamente e culturalmente italianizzata e si stima che solo il 10% dei giovani abbia ancora qualche competenza del sardo[124]). Pertanto, il sardo sta affrontando sfide analoghe ad altre lingue minoritarie in tutta Europa,[125] e sia il logudorese sia il campidanese (le principali varietà sarde, così come definite dalle loro ortografie) sono stati designati come decisamente in pericolo dall'UNESCO.[126]
Le altre lingue parlate in Sardegna, tutte anch'esse in pericolo ma con molti meno parlanti rispetto al sardo, si sono sviluppate dopo il contatto con alcune comunità originariamente non sarde (i corsi, i catalani e gli italiani di Genova e Pisa), le quali si stabilirono in diverse regioni dell'isola negli ultimi secoli;[127] queste includono il sassarese (sassaresu) e gallurese (gadduresu), due lingue di remota origine corsa e toscana ma spesso associate al sardo,[128][129]algherese catalano (alguerés) e tabarchino (tabarchin).
La cosiddetta bandiera dei Quattro Mori è la bandiera storica e ufficiale della Sardegna. La bandiera è composta dalla croce di San Giorgio e da quattro teste di moro che indossano una bandana bianca in ciascun quarto. Le sue origini sono fondamentalmente avvolte nel mistero, ma si presume abbia avuto origine in Aragona per simboleggiare la sconfitta degli invasori saraceni nella battaglia di Alcoraz.[130]
La giornata del popolo sardo,[131]Sa die de sa Sardigna in sardo, è una festa celebrata ogni 28 aprile per commemorare i moti rivoluzionari sardi verificatasi dal 1794 al 1796 contro i privilegi feudali e la cacciata dei funzionari di Casa Savoia (tra cui il viceré piemontese Vincenzo Balbiano) dalla Sardegna il 28 aprile 1794. La ribellione fu stimolata dal rifiuto del re di concedere all'isola l'autonomia richiesta dai locali in cambio della difesa dall'attacco via mare dei francesi. La festa è stata formalmente riconosciuta dal Consiglio sardo dal 14 settembre 1993. Alcuni eventi pubblici sono tenuti annualmente per commemorare l'episodio, mentre le scuole di ogni ordine e grado sono chiuse.
Religione
La stragrande maggioranza dei sardi viene battezzata nella Chiesa cattolica, tuttavia la frequenza delle effettive presenze in chiesa è una delle più basse d'Italia (21,9%).[132]Nostra Signora di Bonaria è la patrona della Sardegna.[133]
Nella tradizione popolare sono sopravvissute, fino all'epoca contemporanea, credenze e riti di origine pre-cristiana evolutesi in simbiosi col Cristianesimo, è il caso ad esempio di Su Mortu mortu, il 2 novembre, corrispondente alla commemorazione dei defunti, che presenta similitudini con la festa di Halloween dei paesi anglosassoni.[134]
Abiti tradizionali
Colorati e di forme diverse e originali, gli abiti tradizionali sardi sono un antico simbolo di appartenenza a specifiche identità collettive, nonché una delle espressioni etniche più genuine del folklore mediterraneo.[135] Sebbene il modello di base sia omogeneo e comune in tutta l'isola, ogni città o villaggio ha il suo abbigliamento tradizionale che lo differenzia dagli altri. I capi tradizionali dei sardi, così come gli articoli di gioielleria con cui vengono accompagnati in particolare gli abiti femminili,[136] sono stati definiti come oggetto di studio in etnografia dalla fine del XIX secolo.[137]
In passato, gli abiti si diversificavano anche all'interno delle comunità, svolgendo una specifica funzione di comunicazione in quanto rendevano immediatamente chiaro lo stato civile e il ruolo di ciascun membro nell'area sociale. Fino alla metà del XX secolo il costume tradizionale rappresentava l'abbigliamento quotidiano in gran parte della Sardegna, ma ancora oggi in varie parti dell'isola è possibile incontrare persone anziane vestite in costume.
I materiali utilizzati per il loro confezionamento sono tra i più vari, spaziando dal tipico tessuto sardo (orbace) alla seta e dal lino alla pelle. I vari componenti dell'abbigliamento femminile sono: il copricapo (mucadore), la camicia (camisa), il corpetto (palas, cossu), la giacca (coritu, gipone), la gonna (unnedda, sauciu), il grembiule (farda, antalena, defentale). Quelli del maschio sono: il copricapo (berritta), la camicia (bentone o camisa), la giacca (gipone), i pantaloni (cartzones o bragas), la gonna (ragas o bragotis), il soprabito (gabbanu, colletu) e la mastruca, una sorta di giacca di pelle di pecora o di agnello senza maniche ("mastrucati latrones" o "ladri con mantelli di lana grezza" era il nome con cui Cicerone denigrava i sardi che si ribellavano al potere romano).
I sardi, pur essendo parte del pool genetico europeo, presentano delle peculiarità[138][139] (insieme ai baschi, ai sami e agli islandesi[140]) come risultato del forte sostrato pre-indoeuropeo[141] e di particolari fenomeni che si trovano spesso in popolazioni isolate, come l'effetto del fondatore e la deriva genetica. I dati sembrano suggerire che l'attuale popolazione sia derivata in gran parte dai coloni dell'Età della pietra,[74] oltre al contributo dei colonizzatori di epoca storica.[32][142] I ricercatori hanno scoperto che i baschi sono la popolazione geneticamente più vicina ai sardi, in particolare delle regioni più isolate, e che tale somiglianza non è mediata dall'influenza degli altri spagnoli nei tempi moderni.[143] Diversi studi sono stati condotti sulla genetica della popolazione sarda, alla luce di come tali peculiarità possano anche approfondire la ricerca su alcune patologie a cui i sardi sembrano predisposti,[144][145][146] come il diabete mellito di tipo 1,[147]beta talassemia e favismo,[148]sclerosi multipla e celiachia.
Recenti confronti tra il genoma dei sardi e quello di alcuni individui del Neolitico e del primo Calcolitico, che vivevano nelle regioni alpine (Oetzi), tedesche e ungheresi, mostravano notevoli somiglianze tra le due popolazioni, mentre allo stesso tempo differenze consistenti tra i campioni preistorici e gli attuali abitanti delle stesse aree geografiche sono stati notati.[149] Da ciò si deduce che, mentre l'Europa centrale e settentrionale ha subito significativi cambiamenti demografici a causa delle migrazioni post-neolitiche, presumibilmente dalla periferia orientale dell'Europa (steppe pontico-caspiche), in particolare l'Europa meridionale e la Sardegna sono state colpite meno; i sardi sembrano essere la popolazione che ha meglio conservato il retaggio Neolitico dell'Europa occidentale.[149][150][151][152][149][153][154][155]
Tuttavia, i sardi nel loro complesso non sono geneticamente una popolazione omogenea: alcuni studi hanno trovato alcune differenze tra i vari villaggi dell'isola;[160] a questo proposito, l'area montuosa dell'Ogliastra (parte della più ampia regione della Barbagia) è più distante dal resto dell'Europa e dal Mediterraneo rispetto ad altre subregioni sarde situate in pianura e nelle aree costiere,[161] in parte perché queste aree più accessibili mostrano, come il resto della maggior parte d'Europa, un moderato afflusso genetico da parte degli allevatori della cultura di Jamna, ritenuti portatori delle lingue indoeuropee in Europa, il cui contributo nel genoma dei sardi moderni è stimabile intorno al 10%,[159] mentre l'Ogliastra avrebbe mantenuto inalterate le radici mesolitiche/neolitiche.[162]
Secondo uno studio pubblicato nel 2014, la diversità genetica tra alcuni individui sardi provenienti da diverse regioni dell'isola è tra sette e trenta volte superiore a quella trovata tra altre etnie europee che vivono a migliaia di chilometri di distanza l'una dall'altra, come spagnoli e rumeni.[163] Un fenomeno simile è comune ad alcune altre popolazioni isolate, come i gruppi ladini che vivono in Veneto e nell'area alpina,[164][165] dove l'orografia locale non ha facilitato le comunicazioni intraregionali.
Tuttavia, mentre è stato rilevato un altissimo grado di differenziazione genetica interindividuale in più occasioni, altri studi hanno anche affermato che tale variabilità non si verifica tra le principali macro-regioni dell'isola: una regione sarda come la Barbagia non ha presentato differenze significative dalle zone costiere, come quella di Cagliari e di Oristano.[144] Uno studio di Contu et al. (2008) ha riscontrato un grado relativamente elevato di omogeneità genetica tra individui sardi provenienti da tre diverse regioni dell'isola: l'area più settentrionale (Tempio, Gallura), una zona centrale (Sorgono, Barbagia dei Mandrolisai) e l'area più meridionale (Cagliari, Campidano).[166] Un altro studio, basato sul modello di regressione logistica multinomiale, ha suggerito nuovamente un alto grado di omogeneità all'interno della popolazione sarda.[167]
Lo studio “SardiNIA”, condotto nel 2015, mostra attraverso l'indice di fissazione FST una chiara differenziazione genetica tra i sardi (sequenza del genoma intero di 2 120 individui provenienti da tutta l'isola e in particolare dalla valle di Lanusei) e le popolazioni della penisola italiana (mille genomi), oltre a riportare una differenza ancora più marcata tra i sardi della valle di Lanusei e le altre popolazioni europee. Questo modello di differenziazione è anche evidente nelle lunghezze per gli aplotipi che circondano loci di varianti rare, con una lunghezza di aplotipo simile per le popolazioni sarde e una minore lunghezza per popolazioni con basso grado di ascendenza comune.[168]
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«Come conseguenza dell'italianizzazione dell’isola – a partire dalla seconda metà del XVIII secolo ma con un’accelerazione dal secondo dopoguerra – si sono verificati i casi in cui, per un lungo periodo e in alcune fasce della popolazione, si è interrotta la trasmissione transgenerazionale delle varietà locali. [...] Potremmo aggiungere che in condizioni socioeconomiche di svantaggio l'atteggiamento linguistico dei parlanti si è posto in maniera negativa nei confronti della propria lingua, la quale veniva associata ad un'immagine negativa e di ostacolo per la promozione sociale. [...] Un gran numero di parlanti, per marcare la distanza dal gruppo sociale di appartenenza, ha piano piano abbandonato la propria lingua per servirsi della lingua dominante e identificarsi in un gruppo sociale differente e più prestigioso.»
(Gargiulo, Marco (2013). La politica e la storia linguistica della Sardegna raccontata dai parlanti, in Lingue e diritti. Lingua come fattore di integrazione politica e sociale, Minoranze storiche e nuove minoranze, Atti a cura di Paolo Caretti e Andrea Cardone, Accademia della Crusca, Firenze, pp. 132-133)
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^«Nel 1948 la Sardegna diventa, anche per le sue peculiarità linguistiche, Regione Autonoma a statuto speciale. Tuttavia a livello politico, ufficiale, non cambia molto per la minoranza linguistica sarda, che, con circa 1,2 milioni di parlanti, è la più numerosa tra tutte le comunità alloglotte esistenti sul territorio italiano...». De Concini, Wolftraud, Gli altri d'Italia: minoranze linguistiche allo specchio, Pergine Valsugana: Comune, 2003, p. 196.
^Lingue di minoranza e scuola: Sardo, su minoranze-linguistiche-scuola.it. URL consultato il 6 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2018).
^Floris, Giovanni (1998). L'uomo in Sardegna: aspetti di antropobiologia ed ecologia umana, Sestu, Zonza, Distribuzione delle frequenze fenotipiche del sistema AB0 in diversi gruppi linguistici, p. 207
^Giovanni Floris, L'uomo in Sardegna: aspetti di antropobiologia ed ecologia umana, Sestu, Zonza, Sull'evoluzione dei Sardi dalla Preistoria ad oggi, 1998, p. 13
^D. Contu, L. Morelli, F. Santoni, J.W. Foster, P. Francalacci, F. Cucca (2008). Y-chromosome based evidence for pre-neolithic origin of the genetically homogenous but diverse Sardinian population; inference for association scans. PloS ONE, Jan 9, 3(1): e1430
Historia de la isla de Cerdeña, por el caballero G. de Gregory, traducida al castellano por una sociedad literaria, Barcelona: Imprenta de Guardia Nacional, 1840
Giannetta Murru Corriga, Etnia, lingua, cultura : un dibattito aperto in Sardegna, EDES, 1977.
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Jeffrey Cole, Ethnic Groups of Europe: an Encyclopedia, ABC-CLIO, 2011, ISBN978-1-59884-302-6.
22nd Marching Regiment of Foreign VolunteersRegimental Insignia of the 22e RMVEActive1939–1940Country FranceAllegianceFrench Foreign LegionBranchFrench ArmyTypeMarching RegimentMotto(s)Volontaires Étranger(Foreign Volunteers)EngagementsWorld War II Battle of France Military unit The 22nd Marching Regiment of Foreign Volunteers (French: 22e Régiment de marche de volontaires étranger, 22e RMVE) was a regiment of the French Foreign Legion formed from expatriates living in France at the...
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Cet article est une ébauche concernant une chanson, le Concours Eurovision de la chanson et les Pays-Bas. Vous pouvez partager vos connaissances en l’améliorant (comment ?) selon les recommandations des projets correspondants. Pour les articles homonymes, voir Slow Down. Slow Down Douwe Bob interprétant Slow Down durant une répétition, avant la première demi-finale du Concours Eurovision de la chanson 2016. Chanson de Douwe Bob au Concours Eurovision de la chanson 2016 Sort...
38°1′56.3″N 78°29′55″W / 38.032306°N 78.49861°W / 38.032306; -78.49861 Hospital in Virginia, United StatesUniversity of Virginia Health SystemAerial view of UVA Health System campus in Charlottesville, Virginia.GeographyLocationCharlottesville, Virginia, United StatesOrganizationTypeTeachingAffiliated universityUniversity of VirginiaServicesEmergency departmentLevel I trauma centerBeds645Helipadground and rooftopHistoryOpened1901LinksWebsiteuvahealth.comLis...
Begonia stigmosa Klasifikasi ilmiah Kerajaan: Plantae (tanpa takson): Angiospermae (tanpa takson): Eudicots Ordo: Cucurbitales Famili: Begoniaceae Genus: Begonia Spesies: Begonia stigmosa Nama binomial Begonia stigmosaLindl. Begonia stigmosa adalah spesies tumbuhan yang tergolong ke dalam famili Begoniaceae. Spesies ini juga merupakan bagian dari ordo Cucurbitales. Spesies Begonia stigmosa sendiri merupakan bagian dari genus Begonia.[1] Nama ilmiah dari spesies ini pertama kali diter...
Chemical compound JWH-368Legal statusLegal status CA: Schedule II UK: Class B Identifiers IUPAC name [5-(3-Fluorophenyl)-1-pentylpyrrol-3-yl]-naphthalen-1-ylmethanone CAS Number914458-31-4 YPubChem CID44418331ChemSpider23277909 YUNIIHYS2YS4WNMCompTox Dashboard (EPA)DTXSID60658824 Chemical and physical dataFormulaC26H24FNOMolar mass385.482 g·mol−13D model (JSmol)Interactive image SMILES CCCCCN1C=C(C=C1C2=CC(=CC=C2)F)C(=O)C3=CC=CC4=CC=CC=C43 InChI InChI=1S/C26H24FNO/...
Overview of and topical guide to books The following outline is provided as an overview of and topical guide to books: Gutenberg Bible, Lenox Copy, New York Public Library, 2009 Book – set of written, printed, illustrated, or blank sheets, made of ink, paper, parchment, or other materials, usually fastened together to hinge at one side. What type of thing is a book? Sachsenspiegel A book is a medium for a collection of words and/or pictures to represent knowledge, often manifested in bound ...
Questa voce sull'argomento contee della Georgia (Stati Uniti d'America) è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Contea di EffinghamconteaLocalizzazioneStato Stati Uniti Stato federato Georgia AmministrazioneCapoluogoSpringfield Data di istituzione5 febbraio 1777 TerritorioCoordinatedel capoluogo32°22′12″N 81°20′24″W / 32.37°N 81.34°W32.37; -81.34 (Contea di Effingham)Coordinate: 32°22′12″N 81°20′...
For other ships with the same name, see German submarine U-76. UB-148 at sea, a U-boat similar to UB-76. History German Empire NameUB-76 Ordered23 September 1916[2] BuilderBlohm & Voss, Hamburg Cost3,338,000 German Papiermark Yard number305 Launched5 May 1917[1] Commissioned23 September 1917[1] FateSurrendered 12 February 1919.[1] General characteristics [1] Class and typeType UB III submarine Displacement 516 t (508 long tons) surfaced 648...
Historic school building in North Carolina, United States North Carolina School for the DeafAddress517 West Fleming DriveMorganton, North CarolinaUnited StatesInformationTypePublicEstablished1894 (130 years ago) (1894)CEEB code342738DirectorMark PatrickGradesPre-K–12Number of students86Color(s)Blue and whiteMascotBearWebsitewww.ncsd.net North Carolina School for the Deaf: Main BuildingU.S. National Register of Historic Places Main BuildingLocation in North CarolinaShow map...
Pour les articles homonymes, voir Dhuy (homonymie). Pour l’article ayant un titre homophone, voir Dhuis (rivière). Dhuy La promenade du Dhuy à Saint-Cyr-en-Val. Caractéristiques Longueur 34,2 km Bassin 216 km2 Bassin collecteur Loire Débit moyen 0,683 m3/s (Saint-Cyr-en-Val) Régime pluvial océanique Cours Confluence Loiret Géographie Principaux affluents · Rive droite Ousson, Marmagne Pays traversés France modifier Le Dhuy est une rivière française qui coule...
Questa voce o sezione sull'argomento nobili è priva o carente di note e riferimenti bibliografici puntuali. Sebbene vi siano una bibliografia e/o dei collegamenti esterni, manca la contestualizzazione delle fonti con note a piè di pagina o altri riferimenti precisi che indichino puntualmente la provenienza delle informazioni. Puoi migliorare questa voce citando le fonti più precisamente. Questa voce sull'argomento nobili italiani è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla se...
Teh Kew SanInformasi pribadiKebangsaanMalaysiaLahir26 Januari 1935 (umur 89)[1]Penang, MalayaPeganganKanan Rekam medali Bulutangkis Mewakili Malaysia Piala Thomas Jakarta 1967 Beregu putra Singapura 1958 Beregu putra Pesta Olahraga Asia Bangkok 1966 Ganda campuran Jakarta 1962 Tunggal putra Bangkok 1966 Beregu putra Jakarta 1962 Beregu putra Kejuaraan Asia Kuala Lumpur 1962 Tunggal putra Kuala Lumpur 1962 Beregu putra Lucknow 1965 Beregu putra Kuala Lumpur 1962 Ganda putra...
Maria Olivera Despina LazarevićLo zar Lazar con la famiglia. Olivera Despina è individuabile in una delle donne nel gruppo di sinistra.PrincipessaHatun Nome completoMaria Olivera LazarevićDespina Hatun OnorificenzeHatun NascitaKruševac, 1372 Morte1444 DinastiaLazarević nascitaOsmanoğlu matrimonio PadreLazar di Serbia MadreMilica di Serbia ConsorteBayezid I FigliÖruz HatunPaşa Melek Hatun ReligioneCristianesimo ortodosso Maria Olivera Lazarević, (in serbo Деспина Ол...
Colombo Skyline The following page lists the tallest buildings and structures in Sri Lanka in terms of the highest architectural detail. Apart from the historical timeline of tallest structures, structures which are shorter than 20-floors (for habitable buildings) or 100 m (328 ft) (for non-habitable structures) are excluded. Whereas structures that are under construction but have topped out are included in this list. The majority of high-rise structures in the country are located ...