La musica sarda rappresenta probabilmente uno dei caratteri maggiormente distintivi della cultura dell'isola.
I generi principali sono il cantu a tenore, un canto polifonico tipico della Barbagia; il cantu a chiterra, un canto monodico che viene accompagnato dalla chitarra, diffuso principalmente al nord e al centro dell'isola e la musica delle launeddas, uno strumento musicale a fiato ad ancia battente, costituito da tre canne che vengono suonate contemporaneamente con la tecnica della respirazione circolare. Inoltre vi sono numerosi canti sacri come i gosos, diffusi in tutta l'isola.
Il cantu a chiterra (canto sardo a chitarra in italiano) è una tipica forma di cantomonodico in lingua sarda logudorese e gallurese, accompagnato con la chitarra. Questo canto è diffuso soprattutto nella parte nord dell'isola; in particolar modo nel Logudoro, Goceano, Planargia e in Gallura. È molto probabile che alcuni canti esistessero da prima dell'invenzione della chitarra, ad esempio il cantu in re (o boghe in re) che è la forma metrico-musicale sulla quale è fondato il cantu a chiterra, è uno dei modelli generatori o modèle mère come lo ha definito Bernard Lortat-Jacob[2], tuttavia con l'avvento dello strumento si sono sviluppate dodici varianti[3], come riportato di seguito.
Su Cantu in re (in sardo: "Boghe in re"), (nato in Logudoro) da cui derivano alcune varianti quali "sa Piaghesa antiga", inventata da Antonio Desole e il canto "a s'Othieresa", è il più comune e quello con cui iniziano sempre le gare musicali.
S'isolana. che è una versione semplificata della cosiddetta "Piaghesa antiga" (cioè "la ploaghesa antica").
Sos Mutos: per lo più si tratta di canti delle schermaglie d'amore, bonariamente ironici. Sono presenti in tutta l'isola.
Sa Nuoresa: (tradizionale logudorese) è un canto amoroso.
Il cantu a tenore è un canto corale polifonico a quattro voci. Il quartetto che compone su tenore (o su cuncordu, su cuntrattu, su cussertu) è formato da su bassu (il basso), sa contra (il baritono), sa mesu boche (il contralto) e sa boche (la voce solista).
Per quanto questo canto sia prevalentemente praticato in Barbagia, sono presenti tenores anche in Ogliastra, nelle Baronie e in Logudoro.
Il cantu a cuncordu è un genere di canto corale, diffuso in Sardegna: è una forma di canto simile al cantu a tenore, da cui si discosta principalmente per una serie di differenze tecniche e, soprattutto, per i repertori.
Il cuncordu è di norma composto da quattro o cinque voci maschili (bassu, contra, mesuvoche, voche), ciascuna delle quali viene eseguita da un solo cantore che, secondo tradizione, è membro di una confraternita laica.
Altri canti tradizionali
Il tipo di canto più diffuso in tutta l'isola sono i mutos, di cui esistono anche altre denominazioni quali: mutettus (in Campidano), repentina, che tuttavia si riferiscono ad alcune varianti. Il termine mut(t)u è originario del Logudoro dove è attestato sin dall'VIII secolo[6]. Questo tipo di canto fa parte di tutti i repertori sia del cantu a tenore, sia del cantu a chiterra e delle launeddas.
I gosos sono dei canti devozionali e paraliturgici. La parola gosos e le sue varianti gotzos, cotzos, ecc. usati nel nord dell'isola derivano dal castiglianogozos, mentre al sud dell'isola le varianti goggius, goccius, coggius derivano dal catalanogoigs. E sia gozos sia goigs derivano dal latinogaudium «gioia».
Sa bena, che è uno strumento a fiato, fa parte della famiglia degli aerofoni, ed è affine al piffero o alle launeddas. In genere si realizza con canna palustre con ancia battente. Come strumento è suonato principalmente nella zona centrale della Sardegna.
Altro strumento presente in tutta l'isola è su pipiolu o sulittu, un aerofono a fessura interna, a imboccatura indiretta: è una sorta di zufolo di canna. Questo è chiamato in diversi modi a seconda delle zone: sulittu in Marmilla, pipiriolu o pipiolu in Logudoro, in uso anche nel Campidano di Cagliari, e pipiolu in Barbagia[8].
Danze
Questa sezione sull'argomento musica è ancora vuota. Aiutaci a scriverla!
^in base al ritrovamento nelle campagne di Ittiri di un bronzetto raffigurante un suonatore di launeddas, lo strumento si fa risalire ad un'epoca antecedente all'VIII secolo a.C.
^Bernard Lortat-Jacob, Improvisation et modèle: le chant à guitare sarde, in L'Homme, 1984, tome 24 nº1. p. 73
^Edouard Fouré Caul-Futy, La trace et le tracé. Mémoires et histoires dans le Cantu a chiterra de Sardaigne, in Cahiers d'ethnomusicologie, 2009, p. 69
^Bernard Lortat-Jacob, Improvisation et modèle : le chant à guitare sarde, in L'Homme, 1984, tome 24 n°1. p. 69.
Diego Carpitella - Leonardo Sole - Pietro Sassu, La musica sarda , I-III ("Documenti originali del folklore europeo"), Albatros VPA 8150-52, Milano, 1973.
Giovanni Dore, Gli strumenti della musica popolare della Sardegna, Cagliari, 1976
(FR) Bernard Lortat-Jacob, Improvisation et modèle: le chant a guitare sarde , in «L'Homme», XXIV, 1, 1984.
(FR) Bernard Lortat-Jacob, En accord. Polyphonies de Sardaigne: quatre voix qui n'en font qu'une , in «Cahiers de musique traditionnelles», VI, 69-86, 1993.
Gerolama Carta Mantiglia - Antonio Tavera, Il ballo sardo: storia, identità e tradizione , Taranta, Firenze, 1999.
(EN) Paul Vernon, Ethnic and Vernacular Music, 1898 - 1960; A resource and guide to recordings , Greenwood Press Westport, CT- London, 1995.
Giovanni Perria, Mutetus e mutos, Tipologia, struttura, funzione, con CD, Mogoro, 2012
Marco Lutzu, Francesco Casu, Enciclopedia multimediale della musica sarda, 16 volumes, 9 DVD e 7 CD, Unione Sarda, Cagliari, 2012-2013
Manuela Gualerzi, Discografia della musica popolare sarda a 78 rpm (1922-1959), Culture musicali, 1982