Nato a Bene Vagienna in provincia di Cuneo, l'11 dicembre 1879, figlio di Giovanni Battista e di Anna Dompé. Entra all'Accademia Militare di Torino il 19 ottobre 1896, da cui esce diciannovenne con il grado di sottotenente d'artiglieria.
Dal 20 luglio 1899 frequenta poi la Scuola di applicazione di artiglieria e genio. Il 13 ottobre 1905 viene ammesso con il grado di tenente alla Scuola di Guerra, da cui esce il 20 agosto 1908, classificandosi primo nel suo corso.
Al termine delle ostilità, con il grado di brigadiere generale, è plenipotenziario italiano nella commissione armistiziale, ed in tale veste risulta tra i firmatari dell'Armistizio di villa Giusti. Dopo la fine della guerra diviene comandante della Brigata di fanteria Basilicata, poi vicecomandante della Scuola di guerra, ed infine presidente del Tribunale militare speciale di Torino. Nel 1923 è inviato in Albania come presidente della commissione internazionale di delimitazione dei confini, succedendo al generale Enrico Tellini, rimasto ucciso in un attentato. Ritorna in patria nel 1925 per assumere il comando della Scuola di Guerra, e successivamente della divisione territoriale di Genova.
Ministro e senatore
Sotto il fascismo il 24 novembre 1928 fu nominato da Mussolini Sottosegretario di Stato al Ministero della guerra, e dal 12 settembre 1929Ministro della guerra[2]. Il 31 luglio 1930 viene promosso generale di corpo d'armata. All'inizio del 1931 decide di inglobare la Milizia Nazionale per la Sicurezza Volontaria (MVSN) all'interno del Regio esercito. Nel febbraio dello stesso anno entra in aperto contrasto con il segretario del Partito Nazionale Fascista, Giovanni Giuriati, per via delle critiche espresse da quest'ultimo sulla Commissione Suprema di Difesa, e sullo Stato Maggiore dell'esercito. Entra successivamente in contrasto con Mussolini, ed il 22 luglio 1933 deve dimettersi dall'incarico[3], sostituito dallo stesso Mussolini, che scelse come sottosegretario il generale Federico Baistrocchi[4].
Il 2 luglio dello stesso mese viene promosso Generale comandante designato d'armata, e collocato a disposizione. Al termine del suo mandato il Regio Esercito italiano contava su 37 divisioni di fanteria e due celeri, ognuna su tre reggimenti, con dotazioni complete, più unità di bersaglieri, alpini, artiglieria, cavalleria, camicie nere, mitraglieri e cavalleria[5].
Il 30 ottobre 1933 viene nominato senatore del Regno[6]. Durante la sua permanenza al Senato ricoprì importanti incarichi in seno a svariate commissioni:
Membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (22 settembre 1937-2 marzo 1939)
Membro della Commissione di finanze (17 aprile 1939-5 agosto 1943)
Membro della Commissione degli affari dell'Africa italiana (17 aprile 1939-28 gennaio 1940)
Membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (17 aprile 1939-5 agosto 1943).
Nel 1938 viene richiamato in servizio e nominato Governatore di Galla e Sidama, nella parte meridionale dell'Etiopia, con capitale Gimma[7]
Durante i cinque anni di attività come Ministro della Guerra scrisse di suo pugno i resoconti di circa 180 colloqui avvenuti con Mussolini, che il figlio Romano affidò allo storico Renzo De Felice[8].
Dall'ultimo telegramma inviato in Italia annunciando la resa:
«Lo scacchiere sud ha fatto quanto era umanamente possibile dal 10 giugno 1940 ad oggi per tenere ben alto il nome delle armi italiane nel Kenya, nel Sudan, nell'Impero. Le truppe si sono battute come leoni non solo contro gli inglesi, ma anche e ancor più quando i ribelli giunti di fuori ci hanno martirizzato lungo le retrovie. Anche dopo la resa dell'Amba Alagi ci siamo difesi con le unghie e con i denti moltiplicando gli sforzi quanto più diminuivano i mezzi e si accrescevano le privazioni. Oggi stesso, pur senza speranza, abbiamo fermato i belgi nel loro attacco a fondo sul Butta. I nostri ultimi ascari fedeli baciavano poco fa il fucile dato loro dal governo italiano e piangevano quando hanno intuito che dobbiamo cedere..»
Prigioniero degli alleati
Consegnato successivamente ai britannici fu prigioniero in Kenya, India e poi negli Stati Uniti. Dopo la firma dell'Armistizio di Cassibile del settembre 1943, venne rimpatriato. Il suo primo incarico fu di garantire l'ordine pubblico durante il Congresso di Bari, prima assise politica tenutasi dopo la caduta del fascismo[8]. Ricevette successivamente la nomina ad Alto Commissario per i prigionieri di guerra, incarico mantenuto fino al termine del conflitto. Il 7 agosto 1944 viene deferito all'Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo, e dichiarato decaduto dalla carica di senatore il 30 ottobre dello stesso anno. Nel primo dopoguerra si ritira a vita privata, spegnendosi a Cirié il 30 giugno 1953.
Sposato con Bianca Rosa Maria Gerardi, ebbe quattro figli: Giovanni Battista, Romano, Maria Luisa ed Ermelinda, scrittrice e professoressa di storia e geografia a San Ginesio.[11] Suo figlio, Romano Gazzera (1906-1985), ha svolto un'intensa attività pittorica ed è il caposcuola della pittura neo-floreale. Un parente, Franco Gazzera, fu primo segretario del Governo Regio di Danghela e reggente di Commissariato di Gondar.
Decorazione di Bianca Gazzera Gerardi moglie del Gen. Pietro Gazzera:
Croce di Guerra al Valor Militare, croce con nastro e diploma.
Note
^Pelagalli, Sergio. Il generale Pietro Gazzera, Storia Militare Anno III n.23, Ermanno Albertelli Editore, Parma agosto 1995, pag.34
^Candeloro, Giuseppe. Fascismo e le sue guerre (1922-1939), Collana Universale economica, Feltrinelli Editore, 2002, p.157
^in una lettera a lui indirizzata il generale Pietro Badoglio gli scrisse: V.E. può guardare con soddisfazione il tempo trascorso [...] Il numero e l'efficienza delle unità mobilitabili è quasi raddoppiato. Questo è un dato di fatto, il resto è chiacchiera. Carteggio Gazzera, in Archivio Privato Renzo De Felice
^Lupo Salvatore. Il Fascismo: la politica di un regime totalitario. Collana Virgolette, Donzelli, 2005 p.373
^dal Compendio annuale sulla preparazione dell'Esercito, datato 28 gennaio 1933
^Mockler, Anthony. Haile Selassie's war: the Italian-Ethiopian Campaign, 1935-1941, Random House, 1984, pag.23. ISBN 0-394-54222-3
^abPelagalli, Sergio. Il generale Pietro Gazzera, Storia Militare Anno III n.23, Ermanno Albertelli Editore, Parma agosto 1995, pag.35
^Angelo Del Boca,Gli italiani in Africa orientale III, Edizioni Mondadori, 2000, pag. 353 "Lo scacchiere sud, che fronteggia il Sudan meridionale e il Kenya settentrionale e che comprende l'ex governatorato di Galla e Sidama più alcune aliquote della Somalia, è affidato al generale designato d'armata Pietro Gazzera"
^Giuseppe Novero, "Mussolini e il Generale, Pietro Gazzera, ministro della guerra lungo le tragedie del Novecento", Edizioni Rubbettino, 2009, pag. 137 "Lungo la disperata ritirata le truppe italiane si trovano di fronte le forze belghe guidate dal maggiore generale Gilliaert, comandante delle truppe del Congo. Gazzera comprende che la fine è arrivata e chiede ai belgi di arrendersi. Agli italiani-5000 uomini dell'esercito regolare e 2000 etiopi- viene concesso l'onore delle armi."
^Gazzera, Ermelinda, su manus.iccu.sbn.it. URL consultato il 25 novembre 2021.
Candeloro, Giuseppe. Promozione Fascismo e le sue guerre (1922-1939), Collana Universale economica, Feltrinelli Editore, 2002.
Del Boca, Angelo. Gli italiani in Africa orientale. Volume III, Edizioni Mondadori, Milano, 2000,
Gazzera, Pietro. "Guerra senza speranza GALLA e SIDAMA 1940-1941", Tipografia Regionale, Roma, 1952
Lupo, Salvatore. Il Fascismo: la politica di un regime totalitario. Collana Virgolette, Donzelli, 2005
Mockler, Anthony. Haile Selassie's war: the Italian-Ethiopian Campaign, 1935-1941, Random House, 1984, pag.23. ISBN 0-394-54222-3
Giuseppe Novero, "Mussolini e il Generale Pietro Gazzera - Ministro della guerra lungo le tragedie del Novecento", Rubbettino Editore, 2009
Stefani, Filippo. La storia della dottrina e degli ordinamenti dell'esercito italiano, volume II, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, Roma, 1985
Giornali e riviste
Pelagalli, Sergio. Il generale Pietro Gazzera al ministero della guerra, Storia contemporanea n.6, dicembre 1989
Pelagalli, Sergio. Il generale Pietro Gazzera, Storia Militare Anno III n.23, Ermanno Albertelli Editore, Parma agosto 1995.