Carlo Tiengo

Carlo Tiengo

Consigliere nazionale del Regno d'Italia
LegislaturaXXX

Ministro delle corporazioni
Durata mandato6 febbraio 1943 -
19 aprile 1943
PredecessoreRenato Ricci
SuccessoreTullio Cianetti

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionale Fascista
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza[1]
UniversitàUniversità degli Studi di Padova
ProfessionePrefetto

Carlo Tiengo (Adria, 1º aprile 1892Paullo, 11 maggio 1945) è stato un avvocato e prefetto italiano, ministro delle corporazioni nel 1943.

Biografia

Figlio di Giovanni Battista, sposato con Velia Gusella, maestra, anch'essa di Adria, fu tra i fondatori della Croce Verde di Adria[2]. In seguito si laureò in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Padova, dove su posizioni irredentiste entrò a far parte del gruppo denominato "Battaglione San Giusto"[3]. Prese poi parte alla prima guerra mondiale con il grado di capitano, venendo decorato con una medaglia d'argento al valor militare[2][4]. Di idee repubblicane, ad Adria frequentò per un certo periodo i circoli social-repubblicani insieme a Giovanni Marinelli[2][5].

Prefetto

Aderì ai Fasci di combattimento nell'aprile 1921[1] dopo aver assistito ad un comizio infuocato di Mussolini mentre si trovava casualmente a Milano[5]. Nel Polesine guidò le squadre d'azione e prese parte alla Marcia su Roma alla guida della legione polesana[5]. Per breve tempo, dal gennaio al marzo 1925, fu componente della segreteria federale reggente di Rovigo[1][6]. Con la nascita della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, ne divenne console generale[7][8].

Il prefetto Carlo Tiengo, al centro in orbace, durante l'allestimento della Fiera campionaria di Milano 1941

Tiengo fu nominato prefetto di 2ª classe nel 16 dicembre 1926[1] e ricoprì il mandato prima a Sondrio (16 dicembre 1926 - 16 settembre 1927[9]) e poi a Piacenza (16 settembre 1927 - 16 dicembre 1930[10].

Nel gennaio 1931 fu chiamato a guidare la prefettura di Gorizia[11], venendo nominato prefetto di 1ª classe il 16 ottobre 1932[1]. Dal 16 gennaio 1933 al 31 luglio 1936 passò a guidare la prefettura di Trieste[12].

Il prefetto Tiengo faceva parte di quei funzionari dello Stato inviati al confine orientale e scelti tra coloro che provenivano dalle file del Partito Nazionale Fascista[13]. A Gorizia ebbe contrasti con l'anziano arcivescovo sloveno di Gorizia Francesco Borgia Sedej e in seguito con il vescovo di Trieste Luigi Fogar. Entrambi gli alti prelati si erano formati negli anni dell'impero asburgico ed erano visti quindi con sospetto dal regime fascista[14]; inoltre si opponevano apertamente alla politica italiana di italianizzazione, difendendo la pluralità linguistica della regione[14]. Le trattative che in seguito si svilupparono tra Stato e Chiesa portarono nell'ottobre 1936 alle dimissioni di Fogar, che fu trasferito a Roma, [15], dove fu nominato arcivescovo dell'Arcidiocesi di Patrasso (di fatto soppressa) ed assegnato alla basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Tiengo era invece stato riassegnato alla guida della prefettura di Bologna pochi mesi prima.

Il prefetto Carlo Tiengo, al centro, durante l'allestimento della Fiera campionaria di Milano 1941

Restò a Bologna dal 1º agosto 1936 al 15 agosto 1938[16]. Dal 16 agosto 1938 al 1º febbraio 1941 fu prefetto di Torino[17]. A Torino fu inviato in sostituzione del prefetto che era entrato in contrasto con il federale fascista Piero Gazzotti[18]. Dal febbraio 1941 al 7 febbraio 1943 fu prefetto di Milano durante il periodo bellico[4][19] in sostituzione del prefetto Giovanni Battista Marziali.

Deputato alla Camera dei fasci e delle corporazioni nella XXX Legislatura del Regno, dopo numerosi incarichi ai vertici dell'amministrazione dello Stato e dei ranghi del regime, fu nominato alla guida del Ministero delle corporazioni nell'ultimo governo Mussolini (febbraio 1943)[6][19] e come tale componente di diritto del Gran Consiglio del Fascismo. Dimissionario per motivi di salute, fu posto a disposizione del Ministero delle Finanze, con incarico di Commissario dell'Ente Cellulosa e Carta e poi di Presidente dell'Istituto Nazionale Gestione Imposte Consumo.

Fu collocato a riposo per ragioni di salute nell'agosto 1943[5].

Nella RSI

Dopo la proclamazione della Repubblica Sociale Italiana rimase inattivo presso i parenti ad Adria fino al 1945, quando si trasferì a Milano[5].

Nei giorni convulsi che precedettero la caduta della Repubblica Sociale Italiana Tiengo era presente nell'arcivescovado a Milano il mattino del 25 aprile 1945 durante il tentativo finale, favorito dal cardinale Ildefonso Schuster, di condurre alla resa il Duce[20]. Secondo Sandro Pertini, anch'esso presente alla riunione, Tiengo fu determinante nel far saltare le trattative. Infatti Pertini stesso aveva espresso al cardinale l'intendimento di non rispettare le proposte fatte a Mussolini di consegnarlo agli Alleati. Come riferito anche da Achille Marazza, le parole di Pertini furono ascoltate da Tiengo e mentre lo stesso Marazza e Lombardi rivendicavano il mantenimento dell'impegno preso, Tiengo avvertì Mussolini[20][21]. Anche il capo della polizia della Repubblica Sociale Italiana Renzo Montagna, in una intervista rilasciata a Silvio Bertoldi nel 1962, raccontò che Tiengo, sentite le parole di Pertini, aveva prontamente avvisato Mussolini del pericolo, facendo così saltare le trattative[20][21].

Tiengo fu ritrovato morto per una strada di Paullo alcuni giorni dopo. In mano gli fu ritrovato un pezzo di carta su cui a matita aveva scritto "Sono Carlo Tiengo"[5].

Il figlio Mario Tiengo divenne poi medico e professore ordinario all'Università degli Studi di Milano e fu il fondatore della terapia del dolore in Italia.

Onorificenze

Onorificenze italiane

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pel primo si slanciava all'assalto di una forte posizione e la raggiungeva sotto violente raffiche di fuoco nemico, sostenendovi con mirabile coraggio un'accanita lotta con i difensori, che costringeva alla resa. Catturata poi una mitragliatrice, la rivolgeva tosto contro l'avversario che veniva più volte al contrattacco in gran forze; manteneva così saldamente la posizione.»
— Monte Asolone, 14-15 gennaio 1918[4][22]
Medaglia di bronzo al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante le Incursioni di aerei nemici sulla città di Torino, che con lancio di bombe causavano danni e vittime, noncurante del pericolo, era presente dovunque: il suo esempio e la sua parola potevano essere di utile incitamento, recando aiuto e conforto ai feriti e alle famiglie dei Caduti; e curando personalmente l'immediata attuazione delle necessarie provvidenze, contribuiva a tenere alto lo spirito della popolazione.»
— Torino 1940[21]

Onorificenze straniere

Note

  1. ^ a b c d e f g h http://ssai.interno.it/download/allegati1/quaderni_12.pdf pag. 270
  2. ^ a b c Berti, p. 23.
  3. ^ http://ssai.interno.it/download/allegati1/prefettiprovinciatorino1861_1943.pdf
  4. ^ a b c Carlo Tiengo (01/02/1941 - 07/02/1943) - Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Milano
  5. ^ a b c d e f Rondina, p. 91.
  6. ^ a b Tavano, p. 206.
  7. ^ Quaderni 12
  8. ^ Carlo Tiengo (01/02/1941 - 07/02/1943) - Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Milano Archiviato il 3 aprile 2013 in Internet Archive.
  9. ^ I Prefetti della Provincia di Sondrio - Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Sondrio
  10. ^ http://www.prefettura.it/piacenza/contenuti/47202.htm)
  11. ^ Guido Botteri, Luigi Fogàr, Edizioni Studio Tesi, 1995, p. 65, ISBN 88-7692-418-3.
  12. ^ Guido Botteri, Luigi Fogàr, Edizioni Studio Tesi, 1995, ISBN 978-88-7692-418-7. URL consultato il 13 agosto 2023.
  13. ^ Annamaria Vinci, p. 171.
  14. ^ a b Annamaria Vinci, p. 187.
  15. ^ Annamaria Vinci, p. 188.
  16. ^ I Prefetti di Bologna - Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Bologna
  17. ^ http://ssai.interno.it/download/allegati1/prefettiprovinciatorino1861_1943.pdf pag. 126
  18. ^ Lupo, p. 393.
  19. ^ a b Vito Zagarrio, Primato: arte, cultura, cinema del fascismo attraverso una rivista esemplare, Ed. di Storia e Letteratura, 2007, p. 71, ISBN 88-8498-378-9.
  20. ^ a b c Sandro Pertini: Resistenza, patrimonio di tutti
  21. ^ a b c http://ssai.interno.it/download/allegati1/prefettiprovinciatorino1861_1943.pdf pag. 127
  22. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/#

Bibliografia

  • Luigi Tavano, I cattolici isontini nel XX secolo: II. Dal 1918 al 1934
  • Nicola Berti, Per conoscere Marino Marin: il poeta di Adria e della terra polesana
  • Aldo Rondina, Giovanni Marinelli: Una carriera nell'ombra del regime ([1])
  • Guido Botter, Luigi Fogàr
  • Annamaria Vinci, Sentinelle della Patria, Editori Laterza, Bari, 2011
  • Salvatore Lupo, Il fascismo, Feltrinelli, Milano, 2013

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN316738259 · ISNI (EN0000 0004 5100 2479 · BNF (FRcb169186381 (data)