Tiengo fu nominato prefetto di 2ª classe nel 16 dicembre 1926[1] e ricoprì il mandato prima a Sondrio (16 dicembre 1926 - 16 settembre 1927[9]) e poi a Piacenza (16 settembre 1927 - 16 dicembre 1930[10].
Nel gennaio 1931 fu chiamato a guidare la prefettura di Gorizia[11], venendo nominato prefetto di 1ª classe il 16 ottobre 1932[1]. Dal 16 gennaio 1933 al 31 luglio 1936 passò a guidare la prefettura di Trieste[12].
Restò a Bologna dal 1º agosto 1936 al 15 agosto 1938[16]. Dal 16 agosto 1938 al 1º febbraio 1941 fu prefetto di Torino[17]. A Torino fu inviato in sostituzione del prefetto che era entrato in contrasto con il federale fascista Piero Gazzotti[18]. Dal febbraio 1941 al 7 febbraio 1943 fu prefetto di Milano durante il periodo bellico[4][19] in sostituzione del prefetto Giovanni Battista Marziali.
Fu collocato a riposo per ragioni di salute nell'agosto 1943[5].
Nella RSI
Dopo la proclamazione della Repubblica Sociale Italiana rimase inattivo presso i parenti ad Adria fino al 1945, quando si trasferì a Milano[5].
Nei giorni convulsi che precedettero la caduta della Repubblica Sociale Italiana Tiengo era presente nell'arcivescovado a Milano il mattino del 25 aprile 1945 durante il tentativo finale, favorito dal cardinale Ildefonso Schuster, di condurre alla resa il Duce[20]. Secondo Sandro Pertini, anch'esso presente alla riunione, Tiengo fu determinante nel far saltare le trattative. Infatti Pertini stesso aveva espresso al cardinale l'intendimento di non rispettare le proposte fatte a Mussolini di consegnarlo agli Alleati. Come riferito anche da Achille Marazza, le parole di Pertini furono ascoltate da Tiengo e mentre lo stesso Marazza e Lombardi rivendicavano il mantenimento dell'impegno preso, Tiengo avvertì Mussolini[20][21]. Anche il capo della polizia della Repubblica Sociale ItalianaRenzo Montagna, in una intervista rilasciata a Silvio Bertoldi nel 1962, raccontò che Tiengo, sentite le parole di Pertini, aveva prontamente avvisato Mussolini del pericolo, facendo così saltare le trattative[20][21].
Tiengo fu ritrovato morto per una strada di Paullo alcuni giorni dopo. In mano gli fu ritrovato un pezzo di carta su cui a matita aveva scritto "Sono Carlo Tiengo"[5].
«Pel primo si slanciava all'assalto di una forte posizione e la raggiungeva sotto violente raffiche di fuoco nemico, sostenendovi con mirabile coraggio un'accanita lotta con i difensori, che costringeva alla resa. Catturata poi una mitragliatrice, la rivolgeva tosto contro l'avversario che veniva più volte al contrattacco in gran forze; manteneva così saldamente la posizione.» — Monte Asolone, 14-15 gennaio 1918[4][22]
«Durante le Incursioni di aerei nemici sulla città di Torino, che con lancio di bombe causavano danni e vittime, noncurante del pericolo, era presente dovunque: il suo esempio e la sua parola potevano essere di utile incitamento, recando aiuto e conforto ai feriti e alle famiglie dei Caduti; e curando personalmente l'immediata attuazione delle necessarie provvidenze, contribuiva a tenere alto lo spirito della popolazione.» — Torino 1940[21]
^abVito Zagarrio, Primato: arte, cultura, cinema del fascismo attraverso una rivista esemplare, Ed. di Storia e Letteratura, 2007, p. 71, ISBN 88-8498-378-9.