Botondolo, Campanelle, Cardarello, Casa Gatti, Cerqueto, Colle, Collina, Ficcardo, Fontepeschiera, Macchie, Maregnano, Morichella, Morico, Passo San Ginesio, Pian di Pieca (Pieca e Santa Maria di Pieca) Rocca Colonnalta, San Liberato, Santa Croce, Santa Maria in Alto Cielo, Torre di Morro, Vallato, Vallimestre[1][2]
Il suo vasto territorio si estende dall'alta montagna alla pianura, ragion per cui il clima è vario: si passa da un clima estivo piacevole e ventilato a inverni piuttosto rigidi e innevati, mentre le stagioni intermedie sono miti e piovose. Questo particolare comportamento climatico è comune nelle aree che si trovano nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Generalmente, la temperatura media di San Ginesio si aggira intorno al 5/6°C a gennaio, per raggiungere poi i 23/24 °C nel mese di luglio, anche se a volte possono variare. Secondo gli studi dell'Ente Parco, San Ginesio ha un coefficiente nivometrico del 20/25%[12] e attraverso le analisi effettuate con l'utilizzo di ERA-5, un sistema di rianalisi atmosferica del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, dal 1979 al 2021 la temperatura media di San Ginesio è aumentata di circa 2 °C a causa del surriscaldamento globale.[13] Il Comune, inoltre, dispone di una stazione meteorologica situata a Pian di Pieca, a 468 m s.l.m..[14]
La prima citazione conosciuta del nome è "castrum Sancti Genesij", risalente al 995.[16] È probabile che il luogo precedentemente denominato "Avia" o "Oppidum esculanum" mutasse nel toponimo San Ginesio dopo il passaggio dei Franchi di Carlo Magno.
Il santo patrono del borgo non è Genesio di Arles, né il Genesio di Brescello, come scritto da Gaetano Moroni,[17] ma Genesio di Roma, mimo fatto martirizzare nel 303 dall'imperatore Diocleziano per essersi rifiutato di rappresentare in scena, in modo burlesco, il battesimo sacramento dei Cristiani. Per questa ragione il santo è diventato il patrono della gente di teatro. Nel 1601papa Clemente VIII concesse a San Ginesio la reliquia del santo consistente in un braccio sinistro; ma siccome il martire Ginesio e il martire Eleuterio erano stati sepolti insieme, per evitare confusioni, le "sante braccia sinistre" inviate furono due. Da allora le reliquie sono conservate nella maggiore chiesa del luogo, denominata col nome di Collegiata.
Prima della nascita della Repubblica, che ne ufficializza la scrittura attraverso il decreto del Presidente della Repubblica del 1952,[18] il nome del comune non era sempre diviso come lo conosciamo oggi, ovvero San Ginesio, ma spesso si poteva trovare scritto unito, quindi Sanginesio. Ad esempio, troviamo "San Ginesio" nel Dizionario di Gaetano Moroni (1846),[17] mentre "Sanginesio" nel primo volume della guida dell'Italia Centrale del Touring Club Italiano (1924).[19]
La storia di San Ginesio inizia intorno al I millennio a.C., quando i Senoni si stanziarono nel territorio. Con l'arrivo dei romani i galli Senoni vennero sconfitti e conquistati, più precisamente dal III secolo a.C al I secolo d.C..[20] San Ginesio si presenta con pianta urbanistica a croce, circondato da un imponente giro di mura castellane dove sono ancora visibili i rompi-tratta e tutte le strutture difensive dell'epoca, dal camminamento di ronda, alle feritoie per arcieri e ai torrioni.[21] Con la caduta dell'Impero Romano, i Goti e i Longobardi, questi ultimi spodestati da Carlo Magno, distrussero gli insediamenti di pianura, costringendo gli abitanti ad arroccarsi e a rifugiarsi nelle colline più interne, dove i nobili erano soliti recarsi per le loro battute di caccia. Con l'arrivo dei Normanni nel X secolo, la borghesia prese la decisione di costruire una fortificazione sul colle più alto per dominare il passaggio a valle da un luogo adatto: così nacque San Ginesio.
Gestito a mo' di Repubblica, con le costituzioni egidiane del XIV secolo, scritte dal cardinale Egidio Albornoz, il Comune divenne territorio dello Stato pontificio e venne governato dai Da Varano di Camerino dal 1355 fino al 1434.[22] Fu proprio in questo periodo che nacque la grande sfida con la Marca Fermana e Fermo, che sfociò il 30 novembre 1377 anche in una battaglia, la battaglia della Fornarina.[23][24] L'indebolimento della casata dei Da Varano favorì la discesa del condottiero milanese Francesco Sforza che nel 1434 assoggettò un gran numero di territori della Chiesa, che furono poi liberati nel 1443 dall'altro Capitano di Ventura Niccolò Piccinino, al soldo del papato.[25] Fu solo nel 1445 che San Ginesio riconobbe pacificamente la sua appartenenza al dominio pontificio. Tra il 1450 e l'elezione al soglio pontificio di papa Pio II trecento ginesini vennero esiliati, accusati di complottare contro il Papa. Essi trovarono riparo nel comune di Siena. Il loro comportamento in questa città fu così lodevole e irreprensibile che i suoi governanti inviarono ambasciatori senesi a San Ginesio per difendere la loro causa presso la magistratura ginesina, ottenendone il perdono[16] e il permesso di rientrare in patria. Accompagnati da esponenti della città di Siena, gli esuli si presentarono alla "Porta Picena" recando in dono un crocifisso ligneo in segno di pace[26] e, in segno di concordia, gli Statuti senesi sui quali adeguare il nuovo ordinamento municipale che, redatto sul modello senese,[27]papa Pio II approvò nel 1458. Il governo cittadino scelse un pittore senese per rappresentare il quadro della storica battaglia, conosciuto come Quadro di Sant'Andrea.[28]
Lo stemma di San Ginesio comparve per la prima volta nel Medioevo medioevo e, come traccia, oggi vengono conservati tre sigilli, conosciuti come "sigilli comunali". Nel volume XIX delle Antichità Picene, a cura di Giuseppe Colucci, lo storico antiquario settecentesco Telesforo Benigni afferma che ai suoi tempi esistevano ancora degli antichi sigilli rotondi, di cui riproduce le immagini.[21][36] In uno di essi è rappresentato un tempio, con a fianco un personaggio togato con qualcosa in testa che non si capisce bene: per Benigni il santo protettore. Nell'altro è rappresentato lo stesso tempio, con lo stesso personaggio a sinistra della costruzione che è sormontata dalle chiavi incrociate, simbolo dell'autorità papale.[21][36] In entrambe, nella scritta incisa in caratteri gotici nella corona circolare che chiude l'immagine, si legge[36]: † S. Nos Populum vestrum custodi Sancte Genesi. Il Benigni interpreta: San Ginesio, proteggi noi, vostro popolo; mentre nella S. legge l'abbreviazione per: Sigillo. Il Morichelli Riccomanni invece interpreta la S. per Senatum, e di conseguenza traduce: "San Ginesio, proteggi il senato nostro, vostro popolo".
Sicuramente si tratta di un sigillo usato per dispacci, e non di uno stemma. Ma interessante è la lettura del personaggio togato che qualche autore moderno ha supposto non si tratti del santo protettore, quanto invece dell'imperatore Federico II, del quale i Ginesini furono fedeli e valorosi alleati al punto di meritare il titolo di Defensores Imperii, titolo che conserveranno negli Statuti comunali per designare i massimi esponenti del governo cittadino, vale a dire i quattro priori e il gonfaloniere.[36]
A partire dal XV secolo la popolazione ginesina non utilizzò più i sigilli poiché papa Pio II concesse lo stemma.[21] Da questo evento lo stemma venne documentato in opere pittoriche, nel frontespizio della chiesa Collegiata di Enrico Alamanno e in alcune pergamene particolarmente importanti del 1464, lo scudetto che riconosce tuttora come stemma comunale.
Si suppose che papa Pio II concesse a San Ginesio di fregiarsi del suo stemma che recava una croce, alla quale furono tolti due bracci a simboleggiare le due scomuniche inflitte alla Terra. L'idea cadde dal momento che lo stemma di San Ginesio, insieme a quello del papa reggente Martino V, dei Signori da Varano, dell'arciprete e del mastro-architetto bavarese Enrico Alemanno, già dal 1421 era stato riprodotto nel frontespizio della Collegiata.
Oggi, molto più correttamente, seguendo i rigidi protocolli della scienza araldica, si ritiene si tratti di una croce gammata, vale a dire una croce ripiegata sui due bracci di diversa grandezza che in quella posizione configurano la lettera greca gamma, cioè "G", nel nostro caso lettera iniziale del santo patrono Ginesio.[17]
«Drappo partito di bianco e di rosso riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma comunale con l'iscrizione centrata in argento: Comune di San Ginesio. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dai colori bianco e rosso con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati di argento.»
San Ginesio è quasi interamente costruito in pietra arenaria, proveniente proprio dai vicini Monti Sibillini. Gli edifici presentano elementi dell'architettura nordeuropea, arrivati nel paese in epoca medievale con delle maestranze provenienti dalla Germania, esempio è Pietro ed Enrico Alemanno, e dai Paesi Bassi.[40]
Architetture religiose
Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta
La Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta, chiamata anche Collegiata o Pieve Collegiata,[41] è la chiesa principale di San Ginesio, situata in piazza Alberico Gentili. Una prima struttura venne costruita nel XI secolo su una cappella paleocristiana dedicata a Genesio di Roma, santo patrono del paese, ma dopo l'inizio dell'espansione territoriale verso est dell'abitato, l'amministrazione pubblica decretò la costruzione di una nuova chiesa che potesse contenere molta gente.[24] L'edificio subì numerose modifiche e restauri,[42] a partire dal 1294 ad opera di Angelo Bussi, fino al più importante, ovvero quello riguardante l’abbellimento della parte superiore del frontespizio della facciata, commissionato nel 1421 ad Enrico Alemanno.[43][44] Proprio per il suo intervento, ad oggi è l'unica opera marchigiana in stile gotico fiorito.[45]
L'8 settembre 2017 la chiesa venne inserita nel "Primo piano di interventi sui beni del patrimonio artistico e culturale", approvato dall'allora Commissario straordinario per la ricostruzioneVasco Errani, il giorno prima della fine dell'incarico.[47] La struttura presenta numerosi danni, sia interni che esterni, dovuti soprattutto alla planimetria e alla dimensione strutturale.[48] Il terremoto ha causato un parziale crollo del soffitto interno e della muratura, che si aggira intorno alle 45 tonnellate di materiale.[49] Per l'intervento di messa in sicurezza sono state utilizzate fasciature in poliestere e un doppio telaio di controventamento in acciaio, che si collegano con la struttura già esistente.[48]
Alcuni studiosi sostengono che sotto il pavimento giacciono le spoglie di Pipino il Breve e di sua moglie Bertrada di Laon,[50] mentre altri sostengono che non sia l'unico edificio di San Ginesio a presentare simboli e incisioni riconducibili all'ordine templare.[50]
Auditorium Sant'Agostino (ex chiesa di Sant'Agostino): la prima struttura, in stile romanico, era originaria del XIII secolo ed era dedicata a Santa Maria Maddalena.[52] I resti romanici, tuttora visibili nelle murature, vennero conservati nonostante i continui restauri della chiesa.[53] Restaurata nel XVIII secolo su progetto di Carlo Antonio Sassi[54], precisamente tra il 1750 ed il 1756, la facciata originaria venne demolita e ricostruita in stile barocco.[53] Nel 1799 la struttura subì vari danni a causa di un terremoto, che portarono all'obbligo di abbattere il campanile della chiesa.[53][55][56] Con l'unità d'Italia, il convento e la chiesa, dopo la soppressione dell'ordine degli agostiniani, divennero di proprietà del Regno d'Italia.[57]
Chiesa della Madonna di Loreto: edificata nella frazione Moline nel XVIII secolo, precisamente nel 1625, è ridotta a ruderi a causa dei numerosi terremoti che la colpirono ed è dedicata alla Madonna di Loreto.[58]
Chiesa della Natività di Maria: situata a Poggio d'Acera e costruita in un luogo isolato ai margini dei confini comunali dal 1490 al 1510, è stata ampiamente ricostruita nel XX secolo utilizzando come modello lo stile architettonico del XVI secolo. Esternamente la chiesa presenta delle decorazioni rurali, come le finestre poste vicino all'ingresso. La facciata è scandita da lesene realizzato in laterizio e i punti sporgenti del tetto sono scanditi da cornici.[59] Pitturata con un'opera realizzata alla fine del XVI secolo e riconducibile alle maestranze locali, le pareti interne sono intonacate a vista e la presenza di finestre ovali fa sì che la luce del Sole illumini la chiesa naturalmente.[60]
Chiesa di Santa Maria della Pietà, detta «della Scopa», ora di proprietà privata
Chiesa di San Giovanni Battista: situata nella frazione Campanelle, venne costruita nel 1936 in stile romanico, con l'utilizzo di materiale proveniente da ruderi civili, più precisamente mattoni. Il rosone in pietra rosa con croce centrale, riporta i simboli dei Quattro Evangelisti. La facciata è decorata con numerosi archetti pensili sopra ad una cornice in cotto. Sul lato destro della struttura si trovano la cappella semicircolare ed il campanile coronato di cuspide, mentre sul lato sinistro la sagrestia costruita con materiali diversi.[64] La pietra posta sopra la porta d'ingresso della sagrestia potrebbe provenire da una precedente chiesa dedicata sempre a San Giovanni Battista presente nel XIX secolo.[65] Nonostante la chiesa si presenti con una pianta a croce latina, i due bracci sono asimmetrici, infatti la sagrestia ha pianta quadrata e la cappella ha pianta semicircolare. L'interno presenta una crociera con tre archi decorati con degli archivolti in mattoni aprono sulla navata ed un quarto sul presbiterio, sollevato da un pavimento rivestito di marmo. Un secondo altare si trova nella cappella laterale. Nel 1969, a seguito del Concilio Vaticano II, la chiesa venne restaurata.[66]
Chiesa di San Gregorio Magno: costruita alla fine del XIII secolo in stile romanico su un territorio concesso dal Comune di San Ginesio, la sua costruzione iniziò ufficialmente il 4 giugno 1296 e venne conclusa intorno alla metà del XIV secolo. Nel medioevo il bene fu proprietà dell'Ordine dei Benedettini di Piobbico-Sarnano.[68] Prima del XX secolo la chiesa venne più volte restaurata a seguito delle sue condizioni, a volte degradate da eventi naturali. Il primo restauro venne effettuato alla fine del XVI secolo, precisamente nel 1599, il secondo nel 1612 e il terzo nel 1898. Nel secolo successivo al XVIII la struttura subì delle modifiche, infatti nel 1905 alcune parti vennero demolite e ricostruite: esempio ne è la facciata che venne ricostruita in stile neogotico. A seguito del terremoto di Umbria e Marche, il 26 settembre 1997 la chiesa ha subito leggeri danni, che non vennero sistemati visto che i lavori di restauro non furono finanziati.[69]
Chiesa di San Michele Arcangelo: costruita nel periodo che va dal 1958 al 1962 nella frazione di Passo San Ginesio, venne consacrata nel 1965 ed è compresa tra diversi edifici. Sul lato destro si trova la casa parrocchiale con i locali dedicati al parroco: un corridoio che attraversa la sagrestia collega i due edifici. La chiesa si presenta su di un basamento in pietra rosacea con pianta esagonale, una grande vetrata triangolare che segue il perimetro della chiesa.[70] L'interno presenta numerose opere dell'artista milanese Arnaldo Mazzanti:
Cristo crocifisso e oranti, scultura in terracotta, altare maggiore della chiesa parrocchiale;
Chiesa di Santa Croce: chiamata anche chiesa della Santa Croce, la prima documentazione di questa chiesa risale al 1069, il che la rende la seconda chiesa più vecchia dell'intero territorio comunale. L'attuale chiesa, invece, risale al XV secolo e all'interno è affrescata con un'opera del 1500 riconducibile a Stefano Folchetti. La facciata a capanna presenta il portale in pietra arenaria con un rosone a mattoni, mentre il campanile è assente a causa del terremoto. L'interno intonacato e l'utilizzo delle finestre, fanno sì che la luce entri ed illumini la chiesa naturalmente. La chiesa fu restaurata più volte: negli anni 1980 e a seguito del sisma del 1997 di Marche e Umbria.[74]
Eremo di San Liberato: conosciuto anche come santuario di San Liberato, costruito sull'eremo di Soffiano al confine tra San Ginesio e Sarnano, è dedicato a San Liberato da Loro Piceno da cui prende il nome.
Ex chiesa di San Filippo Neri: costruita nel 1630 lungo l'attuale Corso Scipione Gentili, apparteneva ai Filippini, anche se prima di essere sconsacrata venne data anche all'ordine dei Frati Minori.[78]
Ex chiesa di San Girolamo: costruita nella seconda metà del XVI secolo, restano solo dei ruderi.[78]
Ex convento degli Agostiniani: risale all'XIII secolo, ma gli edifici attuali sono del 1615 e più tardi. Il chiostro contiene affreschi con scene della vita di Agostino, fatti fra il 1630 e il 1640 da Domenico Malpiedi.[80]
Mura di San Nicola: le mura di San Nicola (San Nicola dall'omonimo santo) sono una parte delle attuali mura castellane del paese. Il santo con l'imposizione del ginocchio, ne impedì la caduta.[81][82]
Mura di San Ginesio: tra i maggiori rilievi monumentali sono le mura di San Ginesio, iniziate nel 1308 (XIV secolo) e compiute in 150 anni; furono costruite in pietra arenaria, facendo sì che circondassero quasi completamente la cittadina. Sono munite di torri, torrioni e di quattro porte di ingresso ("Porta Picena", "Porta Offuna", "Porta Ascarana" e "Porta Alvaneto")[85]. Le mura furono erette per difendere il paese da eventuali attacchi di altre popolazioni, soprattutto i fermani.[86][87]
Ospedale dei Pellegrini: l'ospedale dei Pellegrini o di San Paolo è una costruzione del 1295 (XIII secolo) in stile romanico, con portico a basse colonne circolari in pietra arenaria con capitelli rivestiti con foglie, un solo ordine di logge poligonali in cotto raddoppiato nel 1457 e un'arcata di sopra costruita a mattoni.[88] La struttura è un esempio di domus hospitales, costruita proprio per accogliere i viandanti che si recavano a Roma in pellegrinaggio.[78]
Palazzo Costantini: nella struttura è possibile vedere una cappella privata in stile barocco e una tela, che rimanda, presumibilmente, la costruzione del complesso al XVII secolo. Nel XIX secolo venne fatto restaurare dalla famiglia di cui il palazzo prende il nome, ovvero la famiglia Costantini, ma nel XX secolo venne nuovamente restaurato dalla Comunità montana dei Monti Azzurri. Nel settembre del 1997, a seguito del terremoto di Marche e Umbria, subì alcuni danni senza però essere restaurato.[94]
Palazzo Cucchiari: il palazzo,ampliato nel XIX secolo, venne costruito da maestranze locali nel XI o XIII secolo.[95] Casa natale della medaglia d'oro al valor militare Giovanni Cucchiari e su di essa è posta una lapide in suo ricordo.
Palazzo Mazzabufi: la costruzione risale al XVIII secolo[97] e nel corso del tempo ospitò numerosi personaggi famosi. Tra questi ricordiamo Giovanni Devoti (fine XVIII secolo), SirThomas E. Holland (1875 e 1888), Luigi Rava (settembre 1908) e Umberto II di Savoia (agosto 1944).
Palazzo Mazzabufi di Morichella (XVIII secolo)[98]
Palazzo Morichelli d'Altemps: appartenente alla nobile famiglia Morichelli-d'Altemps, all'interno conserva un acquerello di autore ignoto che raffigura la piazza di San Ginesio come si presentava prima del 1850.[78][99]
Palazzo Olivieri: edificio di sobrie proporzioni, fu costruito intorno agli inizi del XIX secolo su commissione della Famiglia Onofri. L'esterno presenta numerose finestre incorniciate da modanature in cotto, un portale con un blasone pontificio in ferro battuto voluto da Pio VII, mentre l'interno è decorato con motivi floreali alla pompeiana o con motivi allegorici opera del pittore ginesino conosciuto come Galassi.[78]
Palazzo Onofri-Olivieri: palazzo nobiliare costruito intorno al XVIII secolo e progettato da Giuseppe Lucatelli su commissione della Famiglia Onofri, presenta delle decorazioni del pittore ginesino Gaetano Galassi. Ricostruito in parte nel 1964, nel 1997 subì i danni del terremoto.[101]
Colle Ascarano: situato vicino a Porta Ascarana, il parco nei primi anni del XX secolo non presentava nessuna decorazione, vegetazione o struttura, come riportano le foto d'epoca. Questa scelta non fu casuale, infatti sul terreno che comprende il colle sorgeva l'antico castello degli Ascarano: i discendenti della nobile famiglia volendo far ritornare San Ginesio sotto il dominio dei Da Varano, aprirono le porte del paese. Una volta che furono scoperti, il loro castello venne raso al suolo e il governo locale emanò un decreto che impediva a chiunque di costruire in quell'appezzamento. Oggi dal parco si può ammirare una vista che va dal Gran Sasso al Monte Conero, Monti Sibillini compresi.[78] La Nuova Rivista Misena, una rivista di Arcevia, nell'aprile del 1889 per descrivere il panorama scrive:
«Cento amene colline e cento vedi città e castelli sottostar ridenti e ville e curve vie vedi e rivedi.»
Parco della Rimembranza: chiamato anche "parco delle Rimembranze", è un parco situato fuori Porta Picena, uno di quattro ingressi al paese, ed è dedicato ai caduti nella prima e seconda guerra mondiale. Costruito tra il 1925 e il 1930 da Guglielmo Ciarlantini,[104] il parco possiede ancora le decorazioni del periodo fascista all'ingresso di esso. Costruito come fosse una basilica, i pini marittimi al suo interno assumono significati diversi: i pini più esterni rappresentano i soldati morti per cause della guerra, i pini più interni e dell'abside immaginario rappresentano i soldati morti in combattimento, quelli che circondano l'altare rappresentano i soldati decorati e i due cipressi rappresentano le due medaglie d'oro al valor militare di San Ginesio.[105]
Lapide ai martiri della libertà: situata in piazza Alberico Gentili, la lapide è dedicata al gruppo Vera, gruppo partigiano attivo nel luogo durante la seconda guerra mondiale, composto da ginesini che combatterono le crudeltà dei nazifascisti. Costruita in marmo con bordatura in rilievo, fu posta nella piazza in onore del sessantesimo anniversario della liberazione del paese il 20 giugno 1944.[107]
Lapide ai martiri di San Ginesio: posta sulle mura castellane, inaugurata il 9 agosto 1964, è dedicata ai martiri ginesini della seconda guerra mondiale.[108]
Lapide a Sigismondo Damiani: lapide dedicata al frate militare, posta nel santuario nella frazione di San Liberato, dove predicava durante le guerre mondiali, è costruita in travertino e posta al muro con sostegni in ferro. Nella parte superiore, in rilievo ed in bronzo, è scolpito il profilo del mezzobusto del frate.[109]
Lastra a Glorio della Vecchia: lastra posta nella via con il nome del militare Raffaele Merelli, è dedicata alla sua uccisione nella frazione di Passo San Ginesio nel 1944.[111]
Società
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A causa del terremoto del Centro Italia del 2016 e del 2017, alcuni ginesini, sia paesani sia delle frazioni, sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni e trasferirsi altrove.
Etnie e minoranze straniere
In San Ginesio al 31 dicembre 2019, secondo i dati dell'ISTAT, risiedono 269 stranieri e rappresentano l'8,2% della popolazione. La percentuale maggiore (68,40%) proviene dall'Europa, mentre la minore (6,69%) dall'America.[113] Le nazionalità maggiormente presenti erano:
La "Battaglia della Fornarina" è una rievocazione storia medievale che avviene con cadenza annuale nel mese di agosto. L'evento si celebra in ricordo dell'assalto a tradimento del paese architettato dai fermani il 30 novembre 1377 e poi sventato grazie all'allarme di una fornarina.[114]
Il premio "Fornarina" è una premiazione che avviene con cadenza annuale sin dal 1998. Istituito dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, il premio elegge ogni anno una figura femminile che si è contraddistinta nella società per le sue attività. Il nome venne scelto in onore della fornarina che il 30 novembre 1377 riuscì a sventare un assalto fermano avvertendo la popolazione. Tra le figure che hanno ricevuto il premio si citano Laura Boldrini (2003), Teresa Petrangolini (2006), Renata Pisu (2010), Franca Bimbi (2013) e Roberta Preziotti (2016).[115]
Il "Ginesio Fest" è una festività che si svolge in concomitanza con Medievalia. La festività prende il nome dal patrono, conosciuto nel paese come Lucio Ginesio. Il Comune ha istituito il festival dal 2020 per iniziativa del Comitato promotore, con Remo Girone come presidente e Vinicio Marchioni e Milena Mancini come direttori artistici, e dal sindaco Giuliano Ciabocco. In quest'evento viene donato un premio nazionale all’arte dell’attore (Premio San Ginesio).[116] L'evento nasce per dare un segno di speranza dopo i danni del terremoto del 2016 e per superare l’emergenza pandemica causata dalla COVID-19[117] e la premiazione è conferita alla migliore attrice e al migliore attore selezionati da una giuria.[118] Già dal medioevo il Comune era solito dedicare al santo romano delle festività nella sua ricorrenza dal XII secolo, ma con Andrea da Perugia si aggiunsero ulteriori giorni di festa.[119]
Il "Ritorno degli Esuli" è una rievocazione medievale che si svolge con cadenza triennale. L'evento narra dei trecento ginesini che, tra l'anno 1450 e il 1460, esiliati con l'accusa di sedizione per il restauro della monarchia, trovarono rifugio a Siena. Lì, arruolati nella guardia civica, si distinsero per diligenza e fedeltà a tal punto che furono inviati a San Ginesio ambasciatori senesi per perorare la loro causa. I trecento fecero ritorno in patria accompagnati da notabili senesi che donarono al paese marchigiano il Crocifisso, ancora oggi venerato nella chiesa Collegiata, come testimonianza dell'impegno di pace e gli Statuti vigenti a Siena, perché potessero ricostituirne il diritto.[23]
"Medievalia" è una festività nei giorni a cavallo con il ferragosto che inizia con la rievocazione della "Battaglia della Fornarina". Durante i giorni festivi il borgo torna a rivivere le atmosfere medievali con ricchi allestimenti e taverne. Il Palio è l'unico evento che si può assistere quasi tutte le sere: gli atleti dei quattro rioni (tutti ginesini) si sfidano in varie attività, come il tiro con l'arco e con la balestra, la corsa e spada (staffetta), nel palio degli anelli (giostra cavalleresca) il 13 agosto in notturna e nel palio della Pacca (giostra cavalleresca) nel pomeriggio del 15 agosto.[114]
Istituzioni, enti e associazioni
Ospedale civile: struttura già abitata prima del XV secolo dai cistercensi, venne ampliata nel XVII secolo per questioni militari. Originariamente era uno dei possedimenti del clero cattolico, più precisamente il convento della chiesa di Santa Maria in Vepretis. Prima dell'inizio del XIX secolo, durante la Repubblica Romana, al convento vennero donati nuovi beni, lavoro continuato anche dallo Stato Pontificio dopo la liberazione napoleonica, mentre con la nascita del Regno d'Italia e l'appropriazione da parte dello Stato dei beni ecclesiastici, il convento venne spogliato dei suoi bene e trasformato in un ospedale con scuola e orfanotrofio e l'ordine religioso che vi alloggiava venne soppresso. Nel XX secolo subì notevoli interventi di ristrutturazione, come nuove pavimentazioni e la creazione di nuovi corpi.[120] Nel 1972 l'ospedale venne unificato con l'ospedale civile di Sarnano, attraverso la nascita del Consorzio ospedaliero di Sarnano e San Ginesio. La fusione ufficiale delle due strutture ospedaliere avvenne con la legge regionale n. 36 del 19 maggio 1975, ma operativa dal 1976. Da lì i due ospedali assunsero la denominazione "Ospedali unificati di Sarnano e San Ginesio". Dal 1981 al 1988 venne amministrato dall'ASUR n. 19 di Tolentino, per poi essere chiuso e trasformato in RSA.[121] Alcuni reparti e ambulatori sono rimasti in funzione sotto il controllo dell'ASUR regionale.
Cultura
Istruzione
In San Ginesio, nel 1981, è stato fondato il Centro internazionale di studi gentiliani (CISG), un cenacolo per la cultura giuridico-umanistica che celebra la memoria del giurista Alberico Gentili, la cui statua è collocata nel centro della piazza principale della città.
Con la locuzione latinaHoc Opus si indica una mostra d'arte, chiamata Hoc Opus. Ritorno alla bellezza, di opere prelevate dopo il sisma dalla pinacoteca comunale e dalle chiese ginesina del territorio, ritornate nel comune dopo 4 anni.[130][131]
Media
Radio
Intorno al 1970, dopo che il comune fornì al proprio territorio la prima antenna radio libera, venne creata la prima stazione radio chiamata Radio Zona L (RZL), poi soppressa. Il nome della radio riprende quello della Comunità montana dei Monti Azzurri, che controlla la "zona L" del territorio.[132]
Tipico dolce natalizio è la pizza con le noci o con i fichi.
Piatto tipico soprattutto durante il Palio è il polentone,[133] chiamato ufficialmente "Polentone di San Ginesio".[135] Il polentone è registrato ufficialmente presso la CCIAA di Macerata.[136]
Salame tipico del luogo e dell'entroterra maceratese è il ciauscolo.
Geografia antropica
Frazioni
Le frazioni del comune sono 23 e sono: Botondolo, Campanelle, Cardarello, Casa Gatti, Cerqueto, Colle, Collina, Ficcardo, Fontepeschiera, Macchie, Maregnano, Morichella, Morico, Passo San Ginesio, Pian di Pieca (Pieca e Santa Maria di Pieca) Rocca Colonnalta, San Liberato, Santa Croce, Santa Maria in Alto Cielo, Torre di Morro, Vallato e Vallimestre.[1][2]
Passo San Ginesio nacque nel 1911 con la creazione dell'azienda Autolinee SASP, che costruì lungo la SS 78 i suoi uffici e il suo deposito mezzi.[137] Durante la seconda guerra mondiale la frazione fu luogo di rastrellamenti e nel 1944 luogo di morte di tre partigiani. Dal 1970 in poi, i passesi (abitanti ginesini della frazione) vivono una faida indiretta con gli abitanti del borgo.
Economia
Agricoltura
Nel comune di San Ginesio, principalmente nella zona collinare e nella zona pianeggiante del suo territorio, è comune trovare piantagioni di orzo, grano, girasoli, erba medica, mais, vigneti ed uliveti.
Artigianato
Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e attive vi sono quelle artigianali, come la rinomata arte della tessitura finalizzata alla realizzazione di tappeti e di altri prodotti di pregio artistico.[138] Nell'antichità il Comune è rinomato, anche a livello europeo, per i fiorenti commerci.[139]
A livello sanitario San Ginesio rientrava nel Distretto 9 della Zona Territoriale n.3 di Macerata dell'Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche (in sigla Z.T. n.3 - A.S.U.R. Marche).[147] Con la legge regionale dell'8 agosto 2022, n.19, che ha soppresso l'ASUR e ha dato vita alle Aziende Sanitarie Territoriali (AST), dal 1º gennaio 2023 fa parte dell'AST di Macerata.[148]
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