Il modello fu una delle monoposto costruite dalla Ferrari nel 1951 per tentare di contrastare l'Alfa Romeo. All'epoca la Casa di Maranello progettava e collaudava una cospicua quantità di telai e di motori, e questa continua ricerca portò alla combinazione da cui nacque la “212 F1”. Il modello era anche adatto per corse particolari, come quelle in salita; infatti un esemplare fu venduto alla scuderia svizzeraEcurie Espadon, che la utilizzò nei saliscendi dei tracciati elvetici. Questo esemplare, che montava delle sospensioni posteriori con semiassi oscillanti, fu guidato da Rudolf Fischer anche in Formula 1. L'altro esemplare, che invece aveva installato nel retrotreno un ponte De Dion al posto dei semiassi oscillanti, fu quello condotto da Dorino Serafini in varie competizioni nel 1951[1][2].
Il motore della “212 F1” fu un'evoluzione del V12 progettato da Gioachino Colombo alla fine degli anni quaranta. La sua prima versione fu da 1,5 L di cilindrata, e venne montato sulla 125 S e sulla 125 C. In seguito fu sviluppato fino alla cilindrata di 2 L e venne installato su diversi modelli, tutti caratterizzati dalla sigla numerica 166 nel nome. La prima vettura a cui fu montato fu la 166 F2. Lo sviluppo del motore da 1,5 L non si fermò però qui, infatti, una versione sovralimentata venne installata sulla 125 F1, che fu la prima monoposto costruita dalla scuderia di Maranello. Il motore aspirato fu quindi oggetto di una nuova evoluzione, che portò la cilindrata a 2,5 L; questo nuovo sviluppo fu montato sulla 212 F1[2].
La sigla numerica nel nome del modello era collegata alle caratteristiche del motore; più precisamente richiamava la cilindrata unitaria, che era circa di 212 cm³. La sigla “F1” invece significava Formula 1, ed era collegata alla tipologia di competizioni a cui prese anche parte.