Nella stagione 1986-1987 a causa della sentenza del scandalo del Totonero-bis l'Udinese di Giancarlo De Sisti ha iniziato il torneo con una penalizzazione di 9 punti (in prima istanza il giudice sportivo l'aveva condannata alla Serie B): secondo il Messaggero Veneto le zebrette avrebbero dovuto conquistare almeno 34 punti sul campo per salvarsi (con Zico si erano fermate a 32...). Missione fallita, lo "zero" in classifica è stato raggiunto alla 10ª giornata (dopo lo 0-0 casalingo contro la Sampdoria) e la retrocessione matematica alla 27ª dopo la sconfitta (4-2) subita a Bergamo. Da ricordare la clamorosa batosta interna (2-6) contro l'Avellino e la vittoria, contro pronostico, (2-1) sulla Roma che la estromise dalla corsa-scudetto. Dopo otto anni l'Udinese saluta la massima serie, salvandosi sul campo, ma retrocedendo per la pesante penalizzazione.
All'epoca le squadre italiane potevano schierare solo due calciatori stranieri, l'Udinese ha iniziato il campionato con Edinho e Barbadillo. Quest'ultimo ha disputato solo il pre-campionato e la Coppa Italia, dopodiché, con la permanenza dei bianco-neri in Serie A, la società ha deciso di "sbarazzarsi" del peruviano (da ricordare le ingiuriose frasi razziste scritte sui muri dai tifosi per convincere il giocatore) per ingaggiare il (ritenuto) più competitivo argentino Daniel Bertoni (una sola rete a fine stagione a retrocessione avvenuta).[1] Con 7 reti Francesco Graziani, arrivato in estate dalla Roma, è stato il miglior marcatore di stagione dei bianconeri.
Nella Coppa Italia i friulani hanno disputato il secondo girone di qualificazione, risultando al terzo posto, dietro all'Inter ed al Bologna che sono state promosse ai quarti di finale.