Già nell'XI secolo[1] fu edificata una prima fortificazione o dimora, probabilmente un presidio degli Obertenghi[1], citata in diversi documenti e atti datati al 1077. Di proprietà della famiglia Malaspina dal XIII secolo[2], il castello fu occupato dal conte vescovo di Luni Gualtiero II[2] dando inizio ad un contenzioso che, già nel 1206[2], fu risolto con un apposito lodo (sentenza di Tancredi Onesto[3]) dove ufficialmente si restituiva a Guglielmo e Corrado Malaspina la proprietà sul castrum calisi[2].
Nel 1266 o 1272[2] il castello diverrà, per parentele, proprietà indiretta dei Fieschi grazie al matrimonio tra Alagia Fieschi - figlia del conte Niccolò - con Morello II, quest'ultimo figlio del capostipite della famiglia Giovagallo, già signori di Calice, Veppo e Madrignano. Per ragioni politiche già nel 1276 la famiglia fliscana fu quasi costretta a cedere buona parte delle loro proprietà - tra cui il castello di Calice - alla Repubblica di Genova che li lasciò tuttavia quali feudatari[1].
Nella prima metà del XIV secolo il castello ritornò nelle mani dei Malaspina del ramo di Villafranca[2] e ancora, dal 1355, ad un altro esponente della famiglia Malaspina, ma del ramo di Lusuolo, Azzone[2]. I continui passaggi di proprietà tra i due rami della famiglia malaspiniana furono però interrotti nel 1416[2] con l'occupazione dei genovesi e il successivo infeudamento[2] ai Fieschi dei quindici castelli conquistati, tra cui quello di Calice.
Ciò nonostante alcune bande legate alla famiglia fliscana tentarono un vero e proprio assalto[1] al castello allo scopo di catturare la marchesa Placidia I Doria Spinola, feudataria del maniero in sostituzione del marito. La marchesa riuscì tuttavia a sfuggire all'agguato rifugiandosi, con i figli, probabilmente nel borgo di Veppo (Rocchetta di Vara), mentre il castello verrà dato alle fiamme così come le vicine abitazioni[1]. Un'altra marchesa, Placidia Doria, sposata con un Del Carretto e discendente del celebre ammiraglio, trasformerà la struttura in palazzo residenziale.
Nel 1772 con il passaggio di tutti il feudo nel Granducato di Toscana il castello diverrà sede del locale podestà e della guarnigione fiorentina. Stesse funzioni e usi ebbe con il successivo passaggio nel Ducato di Modena. Con il Regno d'Italia, invece, l'ex residenza signorile fu adibita a sede del giudice mandamentale, della stazione dei regi carabinieri e, successivamente al piano nobile, di alcuni uffici comunali e della scuola elementare.
Dalla seconda metà del Novecento il castello è utilizzato inoltre quale sede di un polo culturale con l'apertura del museo dell'apicoltura, di una pinacoteca e di altri spazi analoghi.
^Fonte dal sito La Sprugola.com, su lasprugola.com. URL consultato il 13 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2008).
^Museo della Brigata "Val di Vara", su nuke.castellicalice.com, Comune di Calice al Cornoviglio. URL consultato l'8 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 1º settembre 2015).
Bibliografia
Mauro Minola, Beppe Ronco, Castelli e Fortezze della Liguria, Genova, Edizioni Servizi Editoriali, 2006, ISBN88-89384-15-8.