Il territorio di Brugnato è situato in un'ampia pianura alluvionale ai piedi della dorsale appenninica ligure, nella parte intermedia del corso del fiume Vara, in prossimità della confluenza dei torrenti Gravegnola e Chicciola.
Le origini del nome sono rintracciabili già nello stemma araldico del comune, nel quale è rappresentato un susino: infatti nelle forme dialettali brigne o brignun si indica propriamente la pianta del susino.
Per altri il nome deriverebbe da prunetum, da cui deriverebbe a sua volta l'espressione dialettale Brignæ, indicante una massa di sterpi, prato in cui crescono tali tipologie di piante.
La declinazione del toponimo Brugnato ebbe nei passati secoli varie trasformazioni, non solo in italiano, ma anche in latino. In italiano: Aprumaco, Brumaco, Brumado, Bruniado, Brumo, Brugnolo, Brignate, Brignalo, Brignè, Brugneto, Brugnetto, Brugnato; in latino Aprumacum, Abramacum, Brumacum, Brumadum, Brumum, Brumiadum, Brima, Brunium Oppidum, Bruniate, Brunetum, Brugnalium, Bruniatum, Briniadum, Briniatum, Brignatum, Brugnatum[5].
Storia
La città, sorta alla confluenza dei fiumi Vara e Gravegnola, ebbe forse origine dall'opera dei monaci di San Colombano nel VII secolo in una zona di confluenza di antichi percorsi che scendevano dall'Appennino e risalivano da Luni in direzione di Genova o verso Piacenza e Tortona.[6].
La crescente importanza del sito religioso, e di conseguenza della comunità di Brugnato, furono "protetti" e "riconosciuti" anche dal potere imperiale con citazioni nei diplomi di Carlo il Grosso[6] (881), Ottone III[6] (996) ed Enrico II (1014). Questi diplomi fanno riferimento e citano i precedenti re longobardiRachis, Astolfo che, con Liutprando, avevano costituito il predio abbaziale nel Modenese, Parmense, Piacentino, Lodigiano e, probabilmente, da re Desiderio, ex duca della Tuscia, i beni posseduti nel Volterrano. Tutti ricordati fra i benefattori di Brugnato[5].
Inoltre, ora in territorio di Borghetto di Vara, vi è da citare l'antica abbazia di Santa Maria Assunta della corte dell'Accola, citata già nell'anno 881 in un decreto dell'imperatore Carlo il Grosso. Dalla visita pastorale di monsignor Francesco Durazzo del 12 ottobre 1640, il vescovo dichiara che l'abbazia dell'Accola è "praebenda annexa Capitulo" (Brugnato). All'ufficio abbaziale, fra gli altri, presiedettero: Giuseppe Antonio Imperiale dal 1699 al 1748, anno della sua uccisione, il giorno 11 giugno, da parte delle truppe stanziate nel feudo imperiale di Suvero, comandate dal generale Clerici e sconfitte dalla sollevazione della popolazione di Brugnato e Borghetto Vara (episodio, oltre quello più noto del Balilla, della guerra di successione austriaca (1740-18 ottobre 1748), pace di Aquisgrana)[5]; Giuseppe Gerolamo di Negro dal 1754 al 1762; Antonio Maria Di Negro dal 1762 al 1773; dal 1773-1791 il vescovo di Brugnato, Francesco Maria Gentile e, dal 1792 al 1808, l'abate Angelo Cattaneo[5][6]. Dove espressamente si attestarono i numerosi possedimenti brugnatesi, privilegi e poteri e la completa indipendenza da feudatari o vescovi (nullius diocesis), salvo un diretto assoggettamento alla Santa Sede[6].
L'accresciuta potenza del sito portò inevitabilmente a scontri e contrasti tra le maggiori e importanti famiglie del tempo, tra queste i Malaspina e i Fieschi, per il possesso del feudo brugnatese. L'evento più significativo è datato al 1215[6] quando Corrado Malaspina, che rivendicava per la sua famiglia diritti sul borgo e su molte delle terre circostanti, riuscì ad occupare temporaneamente alcuni forti dei possedimenti brugnatesi; con l'intervento di Genova la breve dominazione del Malaspina fu contrastata lasciando ai Fieschi la nomina di vice domini di Brugnato[6].
Nel XIV secolo, per le lotte tra guelfi e ghibellini, il vescovo fu costretto a rifugiarsi a Pontremoli[6] e la reggenza del territorio passò con alternanza prima ai Malaspina, poi ai Fregoso. Infine, con un'insurrezione popolare nella prima metà del XVI secolo (23 aprile 1530), Brugnato cacciò definitivamente i Malaspina dalla sua storia.
Il 5 marzo 1531 il Senato della Repubblica di Genova emanò decreti e concessioni a favore della città di Brugnato quali, per i cittadini brugnatesi, di essere esentati dal servizio sulle triremi. Inoltre, per la difesa interna, la formazione di una compagnia detta degli "scelti", comandata da un capitano, da un alfiere, da un tenente e due caporali; il giorno 23 giugno 1535, vigilia della festività di san Giovanni Battista, uno speciale statuto di conferma della possibilità per la Magnifica Comunità di Brugnato di poter eleggere annualmente il podestà fra i cittadini.
Tutti questi e precedenti decreti, quale quello del 1437[5] che equiparava in tutto i Brugnatesi ai Genovesi e che, in ordine di tempo, legarono Brugnato direttamente alla repubblica genovese seguendone le sorti:
«Item petun quod quilibet Brugnati possit exercere omne officium Januense, sicut omnes Cives Januense»
Quest'ultima la dotò di autonomi statuti e la elevò come sede dell'omonimo Capitaneato dal 1607, poi soppresso in favore del Capitaneato di Levanto; dal 1637 al 1797, la città di Brugnato ebbe inoltre la possibilità di nomina di podestà interni che non dovevano soggiacere ad altra autorità, tanto per il civile quanto per il criminale, e non subivano sindacato (PRIVILEGIA, IMMUNITATES ET DECRETA CIVITATIS BRUGNATI[5]) come dimostrato dalla lettera che, il 15 febbraio 1663 il podestà Antonio Cattaneo ed i consiglieri indirizzarono al Senato di Genova la seguente supplica in difesa del canonico Giovanni Bertucci, eletto vicario capitolare dopo la morte di mons. Paggi:
«Serenissimi Signori e Padroni. Noi infrascritti Podestà e Consiglieri della magnifica Comunità di Brugnato facciamo fede, et in parolla di verità attestiamo etiam con giuramento toche la S. Scritture in mano dell'infrascritto notaio ed atuario di questa Corte secolare qualmente l'eletione del vicario generale capitolare di questa Chiesa Cattedrale di Brugnato seguita in la persona del signor Giovanni Bertuzzi, canonico in detta Chiesa, non si poteva, né puole meglio impiegarla, havendo esso tutte le qualità che si ricercano dal Sacro Concilio di Trento, prima per essere egli il decano del Capitolo di non mediocre fra i canonici di questo Capitolo scienza, instrutto del modo di governare questa Diocesi per haver per spatio d'anni 22 e più esercitato l'ufficio di cancelliere di questa Corte Vescovile, sempre con ogni sodisfatione dei vescovi et altri, e finalmente dotato di buoni costumi e qualità, e perché habbiamo inteso che un tal signor Canonico Giovanni Francesco Vassalo d'Oneglia, e prete Domenico Andrea Piuma genovese solamente canonico titolare, e che non risiede in questa Chiesa si siino oposti contro ogni ragione alla di lui elletione sotto protesta di frivolissime ragioni. Preghiamo le Serenissime SS. VV. come nostri padri e padroni operare se farà bisogno appresso dell'Ill.mo e Rev.mo Signor Cardinale Durazzo, o sia suo Rev.mo Signor Vicario Generale che non si levi da detto signor Canonico Bertuzzi detto ufficio di vicario non potendo, come abbiamo detto, meglio essere impiegata detta carica, perché il Vassali non è sudito delle SS. VV. Serenissime e non ha le qualità che si trovano in detto Bertuzzi»
Caduta la repubblica genovese e con la dominazione napoleonica Brugnato rientrò dal 2 dicembre nel Dipartimento del Vara, con capoluogo Levanto, nell'ambito della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 con i nuovi ordinamenti francesi, il territorio di Brugnato rientrò poi nel II cantone, come capoluogo, della Giurisdizione di Mesco e dal 1803 centro principale del IV cantone di Godano nella Giurisdizione del Golfo di Venere. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 Brugnato venne inserito nel Dipartimento degli Appennini.
Nel 1817 una grave carestia in Brugnato provocò fame e morbo pernicioso, mietendo numerose vittime fra la popolazione. Brugnato fu soccorsa dalla marchesa Giovanna Cattaneo e dall'amministratore apostolico card. Giuseppe Maria Spina. A tal proposito, onde evitare la diffusione contagiosa di cotanto morbo pernicioso, da parte del capo anziano Nicolò Guani si stabilirono piantoni di guardia alle diverse entrate della diocesi. Nel 1818 il raccolto fu abbondante.
Al 1956 risalgono gli ultimi aggiustamenti al territorio comunale con l'accorpamento della frazione di Bozzolo dopo il suo distacco dal territorio di Zignago[7].
Il 25 ottobre 2011 una violenta perturbazione ha colpito il levante ligure (bassa e media val di Vara, val di Magra e Cinque Terre) e la Lunigiana (provincia di Massa-Carrara)[9] con esondazioni, danni, vittime e dispersi in diverse località del territorio ligure e toscano. Tra i comuni più colpiti c'è anche Brugnato dove l'esondazione del fiume Vara ha provocato molteplici danni alle abitazioni, alle attività commerciali e ai collegamenti stradali[10].
«D'azzurro, all'albero di susino al naturale, fruttato di tredici, nodrito su di una campagna di verde. Capo di Genova.[11]»
Gonfalone
«Drappo di bianco ornato di ricami dorati e caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in rosso "Città di Brugnato". L'asta verticale in metallo.[11]»
Lo stemma è stato concesso con decreto del Ministro segretario di Stato per gli Affari dell'Interno del 25 marzo 1899.[11] Lo scudo è timbrato da una corona comitale anche se Brugnato si fregia del titolo di Città.
«Comune di nobili tradizioni patriottiche e democratiche, durante l'occupazione nemicale sue formazioni partigiane, con il supporto della popolazione tutta, opposero strenua resistenza all'avversario nazifascista, impegnandosi in azioni di sabotaggio lungo la strada statale Aurelia, con l'intento di rallentare e disturbare la manovra nemica e in sanguinosi combattimenti nel territorio comunale, che portarono alla sua liberazione al costo di preziose vite umane. Durante la Resistenza, molteplici furono le sofferenze patite dai suoi cittadini, che tuttavia sostennero e generosamente accolsero i numerosi sfollati provenienti dallo spezzino e dal genovesato». Brugnato (La Spezia), 8 settembre 1943 - 13 aprile 1945.» — 16 luglio 2018[12]
Oratorio di San Bernardo nel centro storico di Brugnato, dedicato originariamente a santa Maria Assunta[14]. Portale in bronzo dello scultore brugnatese Pietro Ravecca.
Santuario di Nostra Signora dell'Ulivo nella località omonima. Situato su un colle al di fuori del centro abitato la sua fondazione avvenne, come sostengono alcune fonti storiche[16], ad opera dei monaci dell'abbazia brugnatese.
Palazzo Vescovile, adiacente alla concattedrale dei Santi Pietro, Lorenzo e Colombano, fu l'antica dimora del vescovo della diocesi di Brugnato già dal 1133; la presenza di tale edificio, eretto sulle fondazioni della più antica abbazia di San Colombano, è testimoniata in documenti e registri vescovili databili tra il 1277 e il 1321[18]. Nei secoli successivi rimaneggiato e ampliato, il palazzo ospita oggi il locale museo diocesano diviso nella sezione diocesana ed archeologica.
Ponte medievale sul fiume Vara. L'antico ponte, di probabile origine romana[19], ma risalente al Medioevo, permetteva in antichità il collegamento dell'Appennino ligure con la costa, in particolare il transito della cosiddetta Via dei Monti che da Pontremoli giungeva a Levanto e a Sestri Levante[19]. Il ponte fu più volte riparato dopo le devastazioni causate dal Vara: un documento del 1660[19] cita espressamente un richiamo del vescovo Giambattista Paggi (1655-1663) per la ricostruzione delle arcate centrali, crollate nel 1658 in una piena del fiume[19].
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2019, i cittadini stranieri residenti a Brugnato sono 80[21].
Cultura
Istruzione
Musei
Museo diocesano, sito nel palazzo vescovile, nel cui chiostro durante i mesi di luglio e agosto si svolgono diverse manifestazioni come rappresentazioni teatrali, concerti di vario genere, mostre e il cinema all'aperto. Il museo ospita inoltre una sezione dedicata ai ritrovamenti archeologici.
Dal comune di La Spezia un servizio di trasporto pubblico locale gestito dall'ATC garantisce quotidiani collegamenti bus con Brugnato e per le altre località del territorio comunale.
^Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario del professor Gaetano Frisoni, Nomi propri di città, borghi e villaggi della Liguria del Dizionario Genovese-Italiano e Italiano-Genovese, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1910-2002.
^abcdefFonte dal libro di Placido Tomaini, Brugnato. Città abbaziale e vescovile. Documenti e notizie, Unione arti grafiche, 1957.
^abc Comune di Brugnato, Statuto comunale (PDF). URL consultato il 22 novembre 2023.
«Stemma a due bande orizzontali: nella parte superiore Croce di San Giorgio rossa e nella parte inferiore albero di prugne su fondo verde-azzurro, il tutto sormontato da corona dorata.»
^In data 12 settembre 2012 rassegna le proprie dimissioni (poi ritirate) dalla carica di sindaco
Bibliografia
Barbara Bernabò, I legami dei de Volta con i Fieschi, conti di Lavagna, e il loro insediamento nella Diocesi di Brugnato, in I Cattaneo della Volta. Vicende e protagonisti di una millenaria famiglia genovese, a cura di E. Chiavari Cattaneo della Volta-A. Lercari, Genova 2017, pp. 55–59.