È situato sopra un colle a circa 600 metri di altitudine nella profonda valle del Taverone. In passato fu importante per la sua posizione strategica al confine tra l'Emilia-Romagna e la Toscana e per il grande valore economico del suo centro agricolo. La prima fonte scritta relativa all'antico castello risale all'884 anche se ritrovamenti settecenteschi rivelano frequentazioni della valle già in epoca romana.
La storia
Nell'884 il marchese e duca di Toscana Adalberto I donò il castello al monastero benedettino di Aulla. Comano rientrava nell'importante corte che nel 937 il re Ugo, dopo averne spogliati i figli di Adalberto II, diede in dote alla moglie Berta[1] assieme a 60 mansiones. Le origini di questo castello sono legate alla necessità di protezione di una qualche curtis rurale sorta nella zona.
In un documento del maggio 1481 redatto a Fivizzano dal locale castellano e diretto al governo fiorentino c'è testimonianza dei gravi danni apportati ai castelli in zona da un terremoto: lunedì a dì 7, a ore 19, venne un tremuoto terribile, lo quale ha fatto rovinare in questo paese [...] la fortezza di groppo S. Piero, tutta fracassata eccetto la torre principale nella quale s'è ridotto il castellano; male in axetto la fortezza di Comano, quella di Saxalbo fracassata in modo che non vi si può abitare.[2]
La struttura oggi
Della struttura resiste solo il dongione, torre cilindrica del XIII secolo, racchiuso dalla cortina muraria del Quattrocento dotata di torri di fiancheggiamento. La torre è caratterizzata da una merlatura guelfa e beccatelli in pietra tipici delle torri malaspiniane secondo un modello facilmente riconoscibile nel castello di Malgrate, Bagnone e Treschietto. All'epoca l'ingresso avveniva a un piano rialzato e tramite scale retrattili come d'uso nei sistemi difensivi medievali[3].
Il circuito murario è dotato di torri di fiancheggiamento e un'unica porta d'accesso. All'interno sono individuabili i ruderi di una residenza probabilmente costruita in epoca successiva.