È nato a Belo Horizonte da Antônio Cerezo, ovvero il clown circense e sassofonista Moleza, noto anche in televisione, e da Helena Robattini, attrice appartenente a una famiglia circense di origine italiana. Risiedevano nel barrio Esplanada. Il piccolo Toninho, soprattutto in occasione di compleanni e matrimoni che il padre era chiamato ad allietare, era solito esibirsi con lui come clown Dureza, facendo da contraltare a Moleza. Suo padre, colpito da infarto, è morto nel 1963 e sua madre, lavorando in teatro, ha dovuto mettere il figlio in orfanotrofio.
Sì è messo in luce giocando nella squadra giovanile del Ferroviário, del barrio Horto, ed è stato scelto dall'osservatore dell'Atlético Mineiro Zé das Camisas[3].
Dal matrimonio con Rosa Helena Medeiros sono nati i figli Rodrigo e Leandro e, a Roma, le gemelle Luana e Lorena. Il matrimonio si è concluso nel 1993. Il secondogenito Leandro è poi diventato Lea T, celebre modella trans.
Caratteristiche tecniche
Giocatore
Era un centrocampista dotato di ottima tecnica, personalità, intelligenza tattica e ottimi mezzi tecnici e atletici.[4][5][6] Abile nel controllare la palla, sapeva impostare il gioco, recuperare palloni e andare in rete anche segnando bei goal.[5][6] Nonostante un fisico non massiccio era forte nei contrasti.[6]
Arrivò in Italia nel 1983 e vi rimase per nove stagioni, fino al 1992. Dapprima fu ingaggiato dalla Roma, con cui giocò tre campionati vincendo due Coppe Italia (1984 e 1986), mentre sempre nell'84 raggiunse la finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori contro il Liverpool. In sole tre stagioni in maglia giallorossa riuscì a diventare un beniamino della tifoseria. Il 2 marzo 1986, in occasione di una gara di campionato contro l'Inter, fu autore di un curioso episodio, sbagliando due rigori nella stessa partita[8].
Particolare curiosità desta la storia legata alla conquista della Coppa Italia 1986. Dopo il terzo anno di militanza nei giallorossi, Cerezo, essendo ormai in rotta con la società, per lo sconforto dei suoi tifosi (essendo Cerezo amatissimo dal pubblico romanista) si apprestava a cambiare casacca per approdare al Milan[9]; parallelamente si apprestava a partecipare agli ormai prossimi Mondiali 1986 in Messico, ma un infortunio muscolare occorsogli nel mese di maggio, a ridosso dell'inizio della manifestazione iridata, ne compromise irrimediabilmente la presenza[7]: il CT verdeoro Santana optò infatti per la sostituzione di Cerezo con altro calciatore, malgrado Cerezo avesse preso parte alla trasferta messicana coi verdeoro.
Libero di scegliere se restare in Messico da spettatore o ritornare verso casa, Cerezo optò per tornare a Roma e forzare i tempi per un suo recupero in vista della finale di ritorno della coppa nazionale tra Roma e Sampdoria, in programma per il 14 giugno 1986, visto anche che la società per la quale era ancora tesserato, a causa delle convocazioni mondiali, contava importanti defezioni (Boniek, Nela, Tancredi, Conti). Cerezo, benché non in perfette condizioni, entrò nel secondo tempo e siglò di testa il gol del raddoppio della Roma su cross di Impallomeni, contribuendo alla vittoria finale per 2-0[10].
Sampdoria
Nel 1986 passò dunque alla Sampdoria dove a dispetto dell'età non più giovanissima (aveva già 31 anni al momento del trasferimento, e molti erano scettici sul suo rendimento in quanto lo ritenevano sul viale del tramonto),[11] fu protagonista del miglior periodo, a tutt'oggi, della squadra genovese. In sei stagioni, sotto la guida tecnica di Vujadin Boškov, il brasiliano contribuì alla conquista di due Coppe Italia (1988 e 1989), della Coppa delle Coppe nel 1990 e soprattutto dello storico scudetto del 1991, anno in cui mise in bacheca anche la Supercoppa italiana; raggiunse inoltre in altre tre occasioni una finale europea, in Coppa delle Coppe nel 1989, in Supercoppa Europea nel 1990, e in Coppa dei Campioni nel 1992, uscendo sconfitto in due occasioni dal Barcellona e in un'occasione dal Milan.[12]
Cerezo ha disputato 57 incontri con la divisa verde-oro, segnando 5 reti. Ha giocato il Mondiale di calcio in Argentina nel 1978 e in Spagna nel 1982, ricoprendo in quest'ultima edizione il ruolo di titolare[7]. Nel 1986 non ha partecipato a causa di un infortunio.
Il 6 marzo 2006 si siede sulla panchina del Guarani.[14] Il 15 aprile dopo la sconfitta nella Coppa del Brasile per 5-1 contro il Flamengo si dimette dall'incarico.[15] Il 5 febbraio 2007 va in Arabia Saudita alla guida dell'Al-Hilal.[16] Nel 2008 firma con gli emiri l'Al-Shabab. Vincendo il campionato. Il 28 ottobre 2009 rescinde il contratto a causa dei problemi finanziari del club.[17] Il 3 dicembre firma con un'altra squadra emira l'Al-Ain che si trova a cinque punti dalla capolista.[18] Viene eliminato dalla Etisalat Emirates Cup in semifinale dall'Ajman. Il 28 aprile 2010 non riuscendo ad ottenere la qualificazione ai ottavi di finale della Champions League asiatica viene esonerato.[19] Lasciando la squadra al 3º posto con 38 punti in campionato, dopo aver totalizzato 8 vittorie e 3 sconfitte in 11 partite.
Il 31 maggio dopo 4 anni, ritorna ad allenare in Brasile con lo Sport, formazione che milita nella seconda divisione brasiliana, che si trova dopo appena cinque partite al penultimo posto con 1 punto. Firma un contratto che lo lega con i Leão di Recife 2 anni.[20] L'11 agosto viene esonerato a causa dei pessimi risultati ottenuti.[21]
Il 10 novembre 2011 viene nominato ambasciatore e osservatore della Sampdoria per il mercato estero.[22] Il 4 dicembre dello stesso anno torna ad allenare il Vitória nella Série B brasiliana con l'obiettivo di riportare subito la squadra di Salvador in Série A.[23] Il 22 dicembre ha deciso di interrompere la collaborazione con la Sampdoria per pensare solo ad allenare l'Esporte Clube Vitória.[24] Tuttavia, il 5 aprile 2012 viene esonerato in seguito agli scarsi risultati ottenuti.[25]
^ G. Dell'Arti, CEREZO Toninho (Antonio Carlos), su cinquantamila.corriere.it. URL consultato il 21 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2018).