È inserita nel parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
L'abitato principale di Pisciotta, a circa 100 km a sud del capoluogo Salerno, si è sviluppato intorno alla cima di una bassa e ripida collina prospiciente il mar Tirreno, sui cui fianchi scorrono i torrenti Fiori e San Macario. Le foci dei due corsi d'acqua delimitano più a valle la minuscola frazione di Marina di Pisciotta, sul litorale sottostante, distante circa 3 km di strada. Più all'interno, a circa 9 km, e a maggiore altitudine, sorge la frazione Rodio, che la leggenda vuole originata da un insediamento di Cavalieri di Rodi.[senza fonte] Infine, a circa sette chilometri in direzione di Palinuro si è sviluppata la frazione Caprioli, priva di un vero e proprio centro urbano, composta di diversi borghi sparsi su un'area relativamente vasta, che va dal mare alle basse colline retrostanti.
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Motivo: Questa datazione della distruzione di Troia (quale delle dieci poi?!) è malamente supposta su basi sconosciute. Notizie di migrazioni da Troia a seguito della sua distruzione sono poi certamente copiose, ma ahimè del tutto letterarie e senza, ovviamente, alcuna base storicamente verificabile.
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Le prime ipotesi sulle origini e sulla storia di Pisciotta sono collegate alla distruzione di Troia (650 a.C.): Nel 650 a.C. i troiani, sfuggiti all'incendio e alla distruzione della loro città, approdarono sul lido ionico, dove fondarono Siri. Gli abitanti di Siri (sirini) avanzarono verso ovest, seguendo l'ampia valle del fiume Sinni, fino al lago e al monte Sirino (che da essi presero il nome), presso l'odierna Lagonegro. Fondata Siruci (oggi Seluce, frazione di Lauria), si spinsero fino al mar Tirreno, sul lido dell'odierno Golfo di Policastro.[senza fonte]
Qui essi fondarono la colonia di Pyxous (dal greco Πιξούς). A testimonianza di ciò una rarissima serie di antiche monete, recanti, in caratteri arcaici, i nomi coniati di Sirinos e Pixoes, riferentisi, rispettivamente, alle popolazioni delle due città di Siri e Pixous. Il nome "Pixous", dalla radice PYX, deriva dal bosso (buxus semprevivens), arbusto sempreverde delle buxacee (simbolo della giovinezza e della forza, del coraggio, della perennità del pensiero e dell'opera; ornamento dello stemma comunale di Pisciotta). Dall'etimologia greca e da quella latina derivano i nomi di Pixous, Pixo, Pixunte, Buxentum e Bussento.
Nel 194 a.C. la Pixous greca divenne la Buxentum romana e nel 915, quando questo centro viene depredato e bruciato dai saraceni di Agropoli, ne ha già cambiato il nome latino in quello attuale di Policastro. È l'anno 915 a segnare la nascita di Pisciotta: Gli abitanti di Bussento, dopo che i saraceni di Agropoli assalirono, saccheggiarono e diedero alle fiamme il loro villaggio, cercarono scampo sui monti e sulle alture circonvicine. Molti si trasferirono al di là del promontorio di Palinuro, dove formarono un piccolo villaggio, che chiamarono, in ricordo della perduta patria, Pixoctum, cioè piccolo Pixous. Da Pixoctum si ebbero poi Pixocta, Pissocta e Pisciotta. Nulla però si conosce dei primi anni di vita del nuovo borgo e solo nel XII secolo, sotto Guglielmo II, troviamo per la prima volta il toponimo Pissocta, posseduta come feudo da Niello, suo cittadino.
È del 1144 il documento più antico che riporta il nome di Pisciotta, il Catalogus Baronum. L'anno 1464 segna poi per il paese uno sviluppo notevole allorquando gli abitanti superstiti di Molpa, in seguito alla distruzione del loro villaggio si rifugiarono a Pisciotta. Fino al 2 agosto 1806, quando Giuseppe Bonapartere di Napoli decretò finita la feudalità. I Caracciolo (1270), i Sanseverino (nel 1400), i Pappacoda (1590), sono alcune delle famiglie (tra le più potenti del regno) ad averne avuto il possesso. Fra i tanti passaggi è da segnalarsi quello del 1554 a don Sancho Martínez de Leyva, capitano generale delle regie galee per 17.000 ducati. Nel 1578 il Capitano la rivendette a don Camillo Pignatelli per 30 000 ducati.
Lo stemma, il gonfalone e la bandiera del comune di Pisciotta sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 21 giugno 2010.[5]
«Troncato: il primo, di argento, all'olivo di verde, fustato al naturale, nodrito nel terreno di verde, fondato sulla linea di partizione; il secondo, di cielo, all'imbarcazione a vela, di rosso, con la prora a destra, fornita di tre vele quadrangolari d'argento, con il vento in poppa, la centrale più grande, i tre alberi ed il sartiame di nero, essa imbarcazione vogante sul mare di azzurro, mareggiato di argento, fondato in punta. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo di bianco con la bordatura di azzurro. La bandiera è un drappo di bianco con la bordatura di azzurro, caricato dello stemma comunale.
Strada Provinciale 14/a Innesto SS 447-Marina di Pisciotta.
Strada Provinciale 14/b Innesto ex SS 447 (Caprioli)-Valle di Marco.
Strada Provinciale 257 Innesto ex SS 447 (Pisciotta)-Rodio.
Strada Provinciale 348 Innesto SP 14/a(Stazione di Pisciotta)-Innesto ex SS 447 (verso Palinuro).
Strada Provinciale 389 Innesto ex SS 447-Innesto ex SS 447/b di Villa Serena-Caprioli.
Ferrovie
Lungo la linea Battipaglia-Reggio Calabria si trova la stazione di Pisciotta-Palinuro, situata a circa 3 km da Pisciotta, lungo la strada costiera in direzione di Caprioli; è uno scalo di una certa importanza per motivi principalmente turistici, nel quale fermano numerosi treni a lunga percorrenza.