Pacentro è un comune italiano di 1 083 abitanti[3] della provincia dell'Aquila, in Abruzzo[6], facente parte del parco nazionale della Maiella[7], dei borghi più belli d'Italia[8] e della comunità montana Peligna[9].
Pacentro viene citata per la prima volta nell'VIII secolo, quando viene donata al monastero di San Vincenzo al Volturno da parte di duchi spoletini. Con l'invasione della vicina Valle Peligna da parte delle scorribande di Saraceni e Normanni, numerose case e chiese vengono edificate nel territorio circostante al castello (X-XI secolo) e si assiste a un miglioramento dell'economia del borgo. Nel 1170 il Catalogo dei Baroni del Regno di Napoli attesta che Pacentro è abitato da 48 famiglie.
Durante il periodo caldoresco (1270-1464), caratterizzato dalla ridestazione della lotta tra gli Angioini e gli Aragonesi per il governo del Regno di Napoli, il paese diviene uno dei protagonisti del conflitto, in quanto la vicina Sulmona sostenne gli Aragonesi. Con Jacopo Caldora il paese vive un periodo di pace, terminato con la vittoria degli Aragonesi, causa della sottrazione dei feudi ad Antonio Caldora. Dal 1483 al 1612 il paese sottostà alla famiglia degli Orsini, mentre nel periodo compreso tra il 1613 e il 1624 è governato dal capitano Antonio Domenico De Sanctis.
Nel 1626 il feudo, frazionato dai creditori, cade in mano ai Colonna. Successivamente, nel 1664, il castello viene venduto dalla Regia Camera della Sommaria a Maffeo Barberini, che lo cede ai marchesi Recupito di Raiano dai quali viene gestito sino all'eversione della feudalità. Dopo l'Unità d'Italia, l'intera zona è segnata dal fenomeno del brigantaggio. Nel corso del XX secolo varie fasi di emigrazione spopolano man mano il paese. Negli anni settanta inizia la rivalorizzazione del paese, negli anni novanta il castello, a rischio crollo, viene restaurato con contrafforti di cemento.
Abitanti censiti[11]
Quel che è certo è che su una base pagana, come per molte ricorrenze religiose, si è poi inserito il culto cristiano per la Madonna di Loreto. Al di là delle leggende, la corsa è documentata con certezza, per ricostruzione orale e documentale negli ultimi 200 anni e trae origine dalle tradizioni silvo-pastorali della popolazione. Il vincitore della corsa riceve in premio un palio, ossia un taglio di stoffa che nei tempi passati serviva per cucire il vestito buono. Al termine della gara, quando l'ultimo concorrente è arrivato all'altare della chiesa, le porte del santuario si serrano per portare a termine le operazioni di soccorso e medicazione delle ferite. Si riapriranno dopo pochi minuti per lasciare spazio al corteo del vincitore. I primi tre classificati vengono portati in spalla dai compagni per le vie del paese accompagnati dalla banda musicale.
L'economia di Pacentro è strettamente legata all'economia della sottostante conca Peligna con capoluogo Sulmona e al turismo invernale ed estivo per la vicinanza alla Maiella e al suo parco nazionale.
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