Figlio di Bartolomeo, cembalista, cornista e direttore della Cappella Granducale di Firenze, fu il decimo di dodici figli[1]. Incominciò a studiare musica all'età di sei anni col padre; tre anni dopo venne affidato ai maestri Bartolomeo e Alessandro Felici, Alessandro Bizzarri e Giuseppe Castrucci, con cui studiò canto, contrappunto e organo.
Compiuti gli studi a Milano e a Bologna, culminati con Giuseppe Sarti, che lo avviò alla carriera operistica, dove debuttò col Quinto Fabio, il suo primo vero successo. Iniziò ancora molto giovane a comporre musica sacra.
La sua prima opera fu una messa solenne a quattro voci con orchestra che fu eseguita a Firenze realizzata quando aveva tredici anni. Seguirono altre opere di musica religiosa e da camera molto apprezzate al punto da indurre il granduca Pietro Leopoldo di Toscana ad assegnargli una pensione (1778), necessaria per il soggiorno di studio bolognese dove l'attese il maestro Sarti. Negli anni che vanno dal 1780 al 1784 fu prolifico di opere teatrali al punto da ottenere un invito per recarsi a Londra, dove compose l'opera buffa La finta principessa e il Giulio Sabino.
Fu autore di numerose opere liriche prima di stabilirsi a Parigi nel 1787, assumendo con G. B. Viotti la direzione di un teatro musicale. L'Ifigenia in Aulide (Torino, 1788) segnò il suo distacco dalle scene italiane, e il Démophoon, su testo di Jean-François Marmontel il suo debutto nell'Opera a Parigi, dove entrò a far parte del nuovo Conservatorio, che diresse poi dal 1822 al 1842, lasciando la carica poche settimane prima della morte, e dove strinse amicizia con Viotti. Durante la rivoluzione visse a Gaillon e fu nominato professore alla Scuola di musica della Guardia nazionale.
Il maestro arrivò all'apice della carriera operistica dal 1790 quando le sue opere vennero eseguite con successo in Europa.
Nel 1805 si trasferì a Vienna, dove fu accolto da Haydn. Lì conobbe anche Beethoven, che molti anni più tardi, nel 1823, in una lettera scritta in parte in tedesco in parte in francese espresse a Cherubini tutta la propria stima: "Valuto le Sue opere superiori a tutte le altre composizioni teatrali. [...] Resterà sempre quello dei miei contemporanei che io stimo più di tutti".[2][3]
In seguito agli eventi bellici e alla difficile situazione teatrale austriaca, Cherubini fu presto costretto a ritornare a Parigi, dove l'accoglienza fu piuttosto fredda, al punto da indurlo a dedicarsi temporaneamente alla compilazione di un erbario, ed egli decise di dedicarsi prevalentemente alla musica sacra.
Massone, fu membro della Loggia Saint-Jean de Palestrine del Grande Oriente di Francia[4].
Ebbe maggiore successo e riconoscimenti in Francia negli anni successivi.[5] Morì nel 1842 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise.
Le sue composizioni, in stile classico, mostrano una grande padronanza del contrappunto. Nel 1808 compose la sua più importante opera di ispirazione religiosa, la "Messa Solenne in fa maggiore in tre parti"; un altro grande contributo alla musica sacra fu la "Messa per l'incoronazione di Luigi XVIII" in sol maggiore per coro e orchestra (1815). Altre composizioni di musica sacra comprendono il "Credo a 8 voci e organo" del 1808, la Messa in do maggiore (1816) e i "Requiem in do minore" (1816) e in re minore (1836).
La fortuna di Cherubini in Francia lo aveva portato a ruoli di responsabilità, ma essa fu ostacolata dall'avversione di Napoleone Bonaparte, musicalmente nostalgico dell'ancient regime. Napoleone perciò non poteva soffrire Cherubini, che secondo lui scriveva musica rumorosa e difficile.
Cherubini non poté sopportare a lungo questo disagio e accettò un invito a Vienna, dove dopo pochi mesi Napoleone arrivò col suo esercito vittorioso, e lo incaricò di organizzare i concerti di corte nel Castello di Schönbrunn. A Vienna scrisse la Faniska (1806), e rientrato a Parigi per una crisi di depressione risolse di abbandonare la musica.
Nel 1808, la principessa di Chimay, ospite del suo castello, riuscì a convincerlo a comporre una Messa, mentre il teatro non ebbe più che pochi rari contributi: Pimmalione (1809), la piccola opera comica Le crescendo (1810), Gli Abenceragi (1813), e ultima in ordine di tempo, Alì Babà (1833).
Ebbe inizio una terza maniera in cui prese il sopravvento la sua antica tendenza alla severità del contrappunto e della musica da chiesa. Scrisse due Messe e due Requiem (1816 e 1836). La Restaurazione fece di lui la massima autorità di Francia, chiamandolo a dirigere il Conservatorio di Parigi per vent'anni, attestandosi come rigido accademico retrivo, cui i giovani compositori rimproveravano di non comprendere la musica di Beethoven.
Il suo capolavoro resta il Requiem in do minore del 1816, scritto su ordine del governo francese della Restaurazione in memoria di Luigi XVI e dei legittimisti scomparsi durante gli anni della Rivoluzione e dell'Impero, il Requiem diventa il canto della fine ormai prossima dell'ancient regime.
Il suo trattato "Cours de contrepoint et de la fugue" (1835), venne pubblicato a cura del compositore francese Jacques Halévy.
Numerose città gli hanno intitolato vie, così Bologna, Cagliari, Empoli, Latina, Legnano, Milano, Padova e Torino. Firenze, sua città natale, nel 1910 gli ha intitolato il proprio conservatorio.
Parigi, Théâtre Feydeau; traduzione tedesca rappresentata a Berlino il 7 febbraio 1800 di Karl Alexander Herklots; altra versione tedesca a cura di Georg Friedrich Treitschke rappresentata il 6 novembre 1802 a Vienna; nel 1809, Cherubini tagliò circa 500 battute per una versione accorciata sempre in tedesco, anch'essa per Vienna. Prima esecuzione italiana a cura di Luigi Arditi, data a Londra il 6 giugno 1865.
scribeAgostoin Eugène Scribe and Anne-Honoré-Joseph Duveyrier de Mélésville
1833-07-2222 luglio 1833
Parigi, Opéra
Opere a carattere religioso
Requiem in do minore, per coro misto e orchestra (data prima: 21-1-1817 nella cattedrale di Saint Denis)
Requiem in re minore, per coro maschile e orchestra
Requiem in sol minore, per coro femminile e orchestra
Messa No. 6 in fa maggiore "Messe de Chimay"(1808)
Messa No. 7 in re minore (1811) Missa solemnis in re min. per il Principe Esterházy
Messa in do maggiore, per soli, coro e orchestra
Messa in sol maggiore "Du Sacre de Louis XVIII" (1819)
Messa No. 13 in la maggiore "De coronatione Caroli X regis omnium Galliarum" (1825)
Musica da camera
Quartetto per archi No.1 in mi bemolle maggiore (1814).
Quartetto per archi No.2 in do maggiore (1829). Quest'ultimo è la trascrizione della sua sinfonia in re maggiore con l'aggiunta di un nuovo secondo movimento.
Quartetto per archi No.3 in re minore (1834).
Quartetto per archi No.4 in mi maggiore (1835).
Quartetto per archi No.5 in fa maggiore (1835).
Quartetto per archi No.6 in la minore (1837).
Quintetto per archi (due violini, viola e due violoncelli) in mi minore (1837).
^Roberto Becheri, Il giovane Cherubini, Note sull'apprendistato di un compositore europeo, Firenze, Conservatorio di musica "L. Cherubini"/Fondazione Internazionale "L. Cherubini" (Aarhus), 2015, ISBN 978-88-941007-0-9.