Fu educato alle armi secondo la tradizione, che prevedeva per il terzo figlio maschio la carriera militare[2]. All'età di 18 anni, Francesco si trasferì in Francia senza accordarsi con la famiglia. Il padre Alfonso non accettò il gesto impulsivo e lo diseredò (modificò il testamento assoggettando Francesco al fratello maggiore Ercole). Alfonso morì tre giorni dopo, il 28 ottobre 1534. Francesco tornò a Ferrara e fu perdonato. Il fratello Ercole successe al padre Alfonso come duca.
Nel maggio del 1536 Ercole inviò Francesco in Lombardia, in qualità di capitano della cavalleria leggera, in aiuto di Carlo V. Fu tramite i buoni uffici di Carlo V che Francesco ottenne la mano di Maria de Cardona, marchesa di Padula e contessa di Avellino, rimasta vedova nel 1536 del cugino Artale de Cardona. Da lei Francesco ebbe una sola figlia, Isabella, che morì in fasce [3]. Nacquero in seguito due figlie naturali da una donna rimasta sconosciuta. Entrambe le bambine vennero legittimate alcuni anni dopo sia da papa Gregorio XIII che dal duca di Ferrara Alfonso II d'Este (1533-1597).
Maria e Francesco ottennero nel 1547 il permesso di aprire delle ferriere nei feudi d'Avellino e Candida. Inoltre vennero autorizzati da Carlo V a tenere ogni anno una fiera ad Avellino. Per l'imperatore Francesco combatté in Spagna e si trasferì anche in Nordafrica, partecipando alla campagna di Algeri (1541). Seguirono battaglie contro il duca di Clèves, in Fiandra, in Francia, in Piemonte e in Toscana[1].
Nel 1544 fu nominato da Paolo III marchese di Massa Lombarda[4], con diritto di trasmettere il titolo agli eredi maschi e facoltà di battere moneta. Aprì, infatti, una zecca, presso la rocca, che svolse un'intensa attività fino al 1573[5].
Successivamente fu al servizio del re di Francia Enrico II, che gli conferì la carica di luogotenente al fine di difendere il castello di Montalcino, ultimo baluardo della Repubblica di Siena.[6]
Alla fine dell'anno 1553 Francesco, all'età di 47 anni, fu liberato dalla soggezione al fratello Ercole[7]. Tornò nella città natale e acquistò un palazzo che fece arricchire di giardini e di altre costruzioni, la più famosa delle quali è la cosiddetta palazzina di Marfisa d'Este, eretta nel 1559 e passata in eredità alla figlia che le diede il nome. Dopo il 1566 si ritirò a vita privata.
Morte
Francesco d'Este morì a Ferrara il 22 febbraio 1578, all'età di 62 anni. I funerali si tennero tre giorni dopo a Massa Lombarda, nella chiesa arcipretale di San Paolo, dove la salma racchiusa in una cassa di legno e piombo fu tumulata al centro del presbiterio vicino all'altare maggiore. Pronunciò l'orazione funebre il medico bagnacavallese Girolamo Sorboli. Nel 1715, in un manoscritto di memorie paesane, il sacerdote massese Domenico Antonio Tellarini lasciò un'ampia descrizione del corteo funebre [8]. Nel 1889 le spoglie furono traslate nel cimitero comunale, per poi essere ricollocate all'interno della chiesa nel 1932, sulla parete della navata laterale destra[7].
La chiesa di San Paolo era stata consacrata il 10 novembre 1577 dopo la sua completa ricostruzione. Francesco d'Este fornì un contributo all'abbellimento della nuova chiesa donando due dipinti della sua collezione: la Caduta di San Paolo di Sebastiano Filippi, detto il Bastianino (Ferrara 1532-1602) e La Risurrezione di Cristo di Benvenuto Tisi, detto il Garofalo (Ferrara, 1481-1559)[9].
Non avendo avuto eredi maschi, il territorio di Massa Lombarda rientrò nei possedimenti della famiglia Este[1].
Discendenza
Da una donna rimasta sconosciuta ebbe due figlie:[10]
^Alessio Panighi, Il sontuoso funerale del marchese Francesco d'Este nelle Memorie di don Antonio Tellarini, «Giornale di massa», novembre 2023, p. 12-13.
^Oggi entrambi i dipinti sono conservati alle Opere Pie