Il territorio si estende su una superficie di 2 016 km² ed è suddiviso in 142 parrocchie, raggruppate in 8 zone pastorali.
Storia
L'odierna diocesi è frutto dell'unione, sancita nel 1986, di tre precedenti sedi: Sora e Aquino, entrambe attestate dal V secolo, e Pontecorvo, eretta nel 1725. Alla diocesi sono state annesse nel 2014 tutte le parrocchie che facevano parte dell'abbazia territoriale di Montecassino.
Aquino e Pontecorvo
Incerta è l'epoca della nascita e della diffusione del cristianesimo ad Aquino e nel suo territorio. Di certo esisteva una comunità cristiana aquinate tra la fine del IV secolo e gli inizi del V, come attestano i carmi i san Paolino di Nola, che parlano di gruppi di pellegrini che da Aquino giungevano a Nola per venerare la tomba di san Felice.[4]
Lo stesso pontefice riferisce che dopo Giovino la chiesa aquinate rimase vacante, in concomitanza con l'invasione longobarda della regione. La vacanza della sede dovette durare a lungo, perché non sono più conosciuti vescovi di Aquino fino al X secolo. Nel 966 Aquino appare nell'elenco delle diocesi suffraganee della sede metropolitana di Capua, istituita da papa Giovanni XIII; tuttavia questa suffraganeità fu effimera, perché già nel secolo successivo i vescovi aquinati appaiono consacrati dai papi di Roma, come Martino nel 1060 e Leone nel 1074.
Complessa è la storia della cattedrale di Aquino e delle sue diverse ubicazioni. Una prima cattedrale, intitolata a San Pietro, si trovava nel Capitolium della città antica ed è documentata per la prima volta nel 1094. È nota poi una seconda cattedrale intitolata a San Costanzo nel XII secolo, e una terza di nuovo intitolata a San Pietro nel XVI secolo; una quarta cattedrale venne costruita agli inizi del Settecento dal vescovo Giuseppe De Carolis, e venne distrutta durante i bombardamenti del 1944; l'attuale cattedrale fu ricostruita in luogo diverso dalla precedente, più ampio, e consacrata il 19 ottobre 1963[4] e il 17 gennaio 1974 elevata alla dignità e al grado di basilica minore.
A partire da Flaminio Filonardi (1579-1608) i vescovi di Aquino posero la loro residenza a Pontecorvo a causa dell'insalubrità dell'aria aquinate e della mancanza di un palazzo vescovile, che si affettarono a costruire nella nuova sede. Il 16 gennaio 1581 Filonardi celebrò nella collegiata San Bartolomeo di Pontecorvo il primo sinodo diocesano per l'attuazione delle riforme volute dal concilio di Trento[4]; altri sinodi furono indetti dai vescovi Francesco Antonio Spadea nel 1744 e nel 1747, e da Giacinto Sardi nel 1785. Si deve a Filonardi l'apertura a Pontecorvo del seminario vescovile il 17 novembre 1583.[5]
Il 23 giugno 1725 in forza della bollaIn excelsa di papa Benedetto XIII fu eretta la diocesi di Pontecorvo che contestualmente venne unita aeque principaliter alla diocesi di Aquino. Fino alla prima metà dell'Ottocento spettava al capitolo della cattedrale di Aquino di nominare il vicario capitolare di Pontecorvo, durante la vacanza della sede, privilegio che papa Gregorio XVI concesse poi al capitolo di Pontecorvo. La cattedrale di Pontecorvo, documentata per la prima volta nel 1052, fu distrutta durante la seconda guerra mondiale; la nuova, edificata nel dopoguerra, fu elevata al rango di basilica minore da papa Pio XII nel 1958.
Con l'elevazione di Pontecorvo a sede vescovile, i vescovi di Aquino ottennero di poter trasferire la loro sede a Roccasecca, privilegio che fu concesso da papa Benedetto XIV con un breve apostolico del 22 agosto 1742; nella stessa città fu edificato un nuovo palazzo vescovile e il nuovo seminario della diocesi aquinate.[5]
Agli inizi dell'Ottocento le sedi unite di Aquino e Pontecorvo comprendevano i seguenti centri: Aquino, Arce, Castrocielo, Colle San Magno, Palazzolo, Isoletta (frazione di Arce), Pico, Piedimonte San Germano, Villa Santa Lucia, Pontecorvo, Sant'Oliva (frazione di Pontecorvo), Roccaguglielma, San Pietro in Curolis, Monticelli[6], Roccasecca, San Giovanni Incarico, Santopadre e Terelle.[7]
La diffusione del Cristianesimo in quest'area viene tradizionalmente fatta risalire ai tempi apostolici o ai primi secoli cristiani, come attestato dalle passioni dei santi Giuliano e Restituta, che avrebbero subito il martirio nel II e nel III secolo. Controversa è l'attribuzione alla sede di Sora del vescovo sant'Amasio, riconosciuto come protovescovo sia a Sora nel III secolo[10] che a Teano nel IV secolo.
La prima notizia storicamente documentata sulla diocesi di Sora risale alla fine del V secolo con il vescovo Giovanni, che fu destinatario di una lettera di papa Gelasio I (492-496). Suo probabile successore è il vescovo Sebastiano, che prese parte ai concili simmachiani del 501 e del 502. Dopo Valeriano, che partecipò al concilio di papa Agatone del 680, non sono più noti vescovi di Sora fino alla fine del X secolo, a causa delle varie distruzioni subite dalla città, a partire da quella dei Longobardi, di cui parla Gregorio Magno nei suoi scritti.
Nell'XI secolo i monaci benedettini contribuirono alla rinascita religiosa del territorio. Tre vescovi di Sora, Palombo, Giovanni e Roffredo, furono monaci cassinesi. Inoltre, nel 1011san Domenico fondò nei pressi di Sora l'abbazia benedettina che oggi porta il suo nome.
Un privilegio concesso da papa Pasquale II nel 1110[12] definisce i confini della diocesi di Sora, il cui territorio «si articolava intorno alla valle di Comino, Arpino, Sora, e la valle Roveto in Abruzzo».[13]
Il 9 ottobre 1155 fu solennemente consacrata da papa Adriano IV la cattedrale di Sora, che già l'anno successivo subì uno spaventoso incendio, primo di numerosi incidenti che rovinarono o distrussero in più occasioni l'edificio, ultimi il terremoto del 1915 e l'incendio dell'anno successivo.
Il vescovo Guido (ante 1229 - post 1244) fu uno dei più importanti personaggi della storia di Sora. Osò affrontare le ire dell'imperatore Federico II che assediò e distrusse la città nel 1229: vescovo e soldato, non esitò ad unirsi al suo popolo per fiaccare la tracotanza dell'imperatore svevo. Morì anch'egli fuggiasco come buona parte del popolo sorano.
A partire dal XVI secolo, i vescovi sorani si applicarono per attuare in diocesi le riforme volute dal concilio di Trento. Il vescovo Tommaso Gigli fondò ufficialmente il seminario diocesano il 7 giugno 1565 alloggiato in alcuni locali del palazzo vescovile; spettò a Girolamo Giovannelli la costruzione di una nuova struttura, inaugurata nel 1618.[15] Al Giovannelli si deve anche la celebrazione di un sinodo diocesano e la visita pastorale della diocesi.
Le visite pastorali aiutano a definire le chiese e il territorio della città e della diocesi. «In Sora erano presenti cinque parrocchie: la cattedrale, Santa Restituta, San Bartolomeo dove era stato battezzato il futuro cardinale Cesare Baronio (1538-1607), San Giovanni Battista, San Silvestro; quindi tre importanti comunità di regolari: i conventuali nella chiesa di San Francesco, i cappuccini nella chiesa della Madonna degli Angeli, il collegio dei gesuiti con la chiesa di Santo Spirito.»[13]
Le sedi unite
Il 27 giugno 1818 con la bolla De utiliori di papa Pio VII anche la diocesi di Sora fu unita aeque principaliter a quelle di Aquino e Pontecorvo; nei documenti pontifici la diocesi assume il nome di "diocesi di Aquino, Sora e Pontecorvo". Il vescovo pose la sua sede a Sora.
Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi le tre sedi sono state unite con la formula in plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica sorta dall'unione ha assunto il nome di "diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo".
Il 23 ottobre 2014 in forza del decreto Ad Cassinum Montem della Congregazione per i vescovi la diocesi ha incorporato oltre 50 parrocchie appartenute all'abbazia territoriale di Montecassino e presenti nei comuni di Cassino, Pignataro Interamna, Sant'Elia Fiumerapido, Vallerotonda, Acquafondata, Viticuso, Sant'Apollinare, Castelnuovo Parano, Sant'Ambrogio sul Garigliano, Sant'Andrea del Garigliano, Vallemaio, San Giorgio a Liri, Atina, Villalatina, San Biagio Saracinisco, Belmonte Castello, Cervaro, San Vittore del Lazio, Rocca d'Evandro, San Pietro Infine; contestualmente la diocesi ha assunto il nome attuale.[16][17]
Il 9 luglio 2018 in virtù del decreto Ut spirituali della Congregazione per i vescovi la chiesa madre di Cassino è stata elevata alla dignità di concattedrale.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
^Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 21, 27 gennaio 1987, Supplemento Straordinario nº 5, p. 60 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle parrocchie delle due diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 6 dicembre 1986 su richiesta del vescovo del 15 settembre 1986.
^abGustavo Strafforello, La Patria. Geografia dell’Italia, Torino, Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, p. 249
^Kehr, Italia pontificia, VIII, pp. 100-101 (nº 2).
^Testo della bolla in: Ughelli, Italia sacra, I, col. 1245. Anche: Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 101, nº 3.
^Nella passione di santa Restituta (del VII secolo) si accenna al vescovo Amasio di Sora, che avrebbe assistito al martirio della santa all'epoca di Aureliano (270-275): in base a questa fonte agiografica, Amasio viene considerato il primo vescovo di Sora (Ughelli). Nella vita di sant'Amasio di Teano, si racconta che il sacerdote Amasio venne inviato da papa Giulio I (337-352) ad evangelizzare il territorio tra Lazio e Campania; scacciato da Sora a causa degli ariani, si rifugiò a Teano, dove fu consacrato vescovo di quella città all'epoca dell'imperatore Costanzo II (337-361). Secondo Lanzoni, Amasio non fu vescovo di Sora nel III secolo, ma di Teano nel IV secolo.
^Gli atti del sinodo romano del 501 riportano due vescovi di Sora, Emiliano e Sebastiano, mentre nel sinodo del 502 appare solo il vescovo Sebastiano. Per Lanzoni è incerto stabilire quale dei due fosse vescovo di Sora. Per Pietri invece, Emiliano è frutto di una errata lezione dei manoscritti. Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, pp. 2002-2003.
^Secondo il necrologio cassinese, il vescovo Palombo morì il 27 ottobre di un anno imprecisato, fra il 1071 e il 1073.
^ab Gaetano Squilla, 3, in La Diocesi di Sora nel 1110, Sora, Tipografia Abbazia di Casamari, 1971, pp. 35-39.
^abcdefgKamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien… , vol. I, pp. 97-106.
^Il successivo vescovo menzionato da Cappelletti, Pietro (1205), non fu vescovo di Sora, ma di Sorres; nello stesso errore cade Eubel (vol. II, p. XXXVIII). Cfr. Kamp, p. 99.
^Secondo Eubel, è trasferito nel 1378 o 1379 alla sede titolare di Tiberiade, ma il nome non è menzionato nelle liste episcopali che il medesimo autore riporta nel suo primo volume della Hierarchia Catholica.
^Deceduto durante il pontificato di papa Giovanni III, ossia tra il 561 e il 574.
^Succeduto a san Costanzo (morto tra il 561 e il 574), ebbe come successore Giovino (attestato nel 577 o nel 590).
^È attestato come vescovo di Aquino nel momento in cui la città è devastata dai Longobardi e dalla peste, e cioè nel 577 oppure nel 590 (secondo la testimonianza di Paolo Diacono).
^I vescovi Lorenzo e Adelgesio sono menzionati da Pasquale Cayro (Storia sacra e profana di Aquino e sua diocesi, vol. II, pp. 213-214), ma sono assenti in Ughelli, Gams e Cappelletti.
^Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 105, nº 1. Scrive Ughelli che Angelo fu scomunicato da papa Leone IX (1049-1054) e deposto da Niccolò II (1059-1061).
^Secondo Kehr (Italia pontificia, VIII, p. 106, nº 2) fu consacrato da papa Niccolò II nel 1059; assistette alla consacrazione della chiesa abbaziale di Montecassino, avvenuta il 1º ottobre 1071.
^Ughelli, Cayro e Kehr lo dicono consacrato da papa Gregorio VII nel 1074.
^Di questo vescovo, succeduto a Leone, si conosce solo il suo giorno di morte, l'8 novembre, come riportato dal necrologio cassinese.
^Le fonti documentano il vescovo Ingilberto tra novembre 1101 (Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 284, nº 13) e giugno 1109 (Cayro, Storia sacra e profana di Aquino, II, p. 219). Lo stesso Cayro tuttavia menziona il vescovo Mansone in un diploma di febbraio 1109 (II, pp. 218-219).
^abcdefghKamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien… , vol. I, pp. 143-150.
^Vescovo inserito da Ughelli nella cronotassi di Aquino, in base al necrologio cassinese, che indica al 9 febbraio la morte di Gofredus episcopus Aquinas, ma senza indicazione dell'anno (anche Gams e Cayro). Cappelletti lo dice morto nel 1192; vescovo ignorato da Kamp nella sua cronotassi.
^(EN) Adam M. Bishop, Robert of Nantes, Patriarch of Jerusalem (1240-1254), Routledge, 2024, pp. 34-39, ISBN9781032267043.
^Creduto morto, fu nominato nel 1354 Guglielmo; in realtà Tommaso da Boiano aveva lasciato la sua sede per aderire alla setta eretica degli Spirituali; scoperto l'errore, la Santa Sede dapprima nominò Guglielmo amministratore apostolico (24 maggio 1357), e poi vescovo aquinatese dopo la deposizione di Tommaso (16 febbraio 1358).
^Avendo aderito al partito avignonese, fu deposto da papa Urbano VI; il 23 maggio 1384 venne nominato antivescovo di Capua.
^Nominato dall'antipapa Clemente VII nel 1388, in seguito aderì all'obbedienza romana, e fu nuovamente nominato alla sede aquinatese.
^Vescovo ignoto a Eubel, inserito da Gams che gli assegna gli anni 1483-1495.
^Il 13 luglio 1725 è nominato arcivescovo titolare di Tiana mantenendo contestualmente le sedi unite di Aquino e Pontecorvo.
Mariano Dell'Omo, Sora-Aquino-Pontecorvo, in Le Diocesi d'Italia, dir. da L. Mezzadri-M. Tagliaferri-E. Guerriero, vol. III, Cinisello Balsamo (Milano), Edizioni San Paolo, 2008, pp. 1192–1195. Vd. anche Mariano Dell'Omo, Aquino, ivi, vol. II, pp. 102–103, e Pontecorvo, ivi, vol. III, p. 791 (i testi sono riportati da Beweb - Beni ecclesiastici in web)
(LA) Bolla De utiliori, in Bullarii romani continuatio, Tomo XV, Romae, 1853, pp. 56–61
(DE) Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien. Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266. 1. Abruzzen und Kampanien, München, 1973, pp. 97–106
(DE) Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien. Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266. 1. Abruzzen und Kampanien, München, 1973, pp. 143–150