L'abitato di Sorres si trovava nelle campagne dell'odierno comune sardo di Borutta, nell'antica regione storico-geografica del Meilogu. Qui si trova l'ex cattedrale, dedicata a San Pietro, edificata tra il XII e il XIII secolo. Il vicino edificio, che oggi ospita una comunità benedettina, era la sede del vescovo, che faceva vita comune con il capitolo della cattedrale, composto da dodici canonici, di cui uno con dignità di arciprete.
La diocesi aveva giurisdizione sulle parrocchie dei villaggi di: Abriu, Arcennor, Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorçoli, Bonorva, Bonuighinu, Borconani, Borutta, Campuy, Campulongu, Capula, Cheremule, Coniato, Cossoine, Cote, Cotinas, Donnicaia, Fara, Favules, Frabicas, Frida, Giave, Ibilis, Ittireddu, Lachesos, Mara, Mello, Mendulas, Modulis, Mogoro (presso Bessude, da non confondere con l'attuale paese omonimo), Monticleta, Mores, Mosidano, Nieddu, Norache, Nula, Oinu (Oyo), Padria, Pozzomaggiore, Querqueto, Rebeccu, Sagantia, Sanctus Simeon, Sauren, Semestene, Siligo, Simanar, Surgora, Survel, Sustana, Teclada, Terchiddu, Thiesi, Todorache, Torralba, Trullas, Tuzano, Uras e Valles.[1]
Fin dagli inizi, la diocesi ospitò un nutrito numero di monasteri, tra cui quello camaldolese di Trullas, quello dei vallombrosani a Santa Maria di Cea presso Banari, e quello benedettino di Monte Santo. Tra XII e XIII secolo si susseguirono sulla cattedra episcopale di Sorres tre vescovi cistercensi (Goffredo, Augerio e Pietro), che operarono per l'attuazione della riforma della chiesa sorrese; tra questi si distinse Augerio, che si adoperò per mediare nella burrascosa successione al trono arborense dopo la morte di Barisone II. Risale all'epoca dei vescovi cistercensi, la costruzione della cattedrale di San Pietro.
A causa della povertà a cui s'era ridotta la mensa vescovile dopo la conquista aragonese dell'isola, il 3 dicembre 1445 con la bollaApostolatus officiumpapa Eugenio IV decretò l'unione di Sorres con la diocesi di Bosa, da realizzarsi alla morte di uno dei due prelati; ma la reazione negativa dei capitoli delle due cattedrali impose al pontefice la revoca della sua decisione.
Tuttavia l'8 dicembre 1503 la diocesi fu definitivamente soppressa ed unita all'arcidiocesi di Sassari, a causa dello spopolamento dell'abitato di Sorres. La bolla di unione Aequum reputamus, preparata sotto il pontificato di papa Alessandro VI, trovò attuazione con il suo successore Giulio II.
^Turtas, Il Registro di San Pietro di Sorres, p. VII.
^Mattei, e con lui Cappelletti e, con molti punti interrogativi, anche Gams, pongono il vescovo Jacobus anche nell'anno 1126; evidentemente questa indicazione è errata, per la presenza dei successivi vescovi Alberto e Bernardo.
^Turtas, Il Registro di San Pietro di Sorres, p. VIII, nota 4.
^Vescovo eletto da papa Gregorio IX, in concorrenza con Guantino, eletto dal capitolo; la sua nomina fu revocata.
^Secondo Turtas (Il Registro di San Pietro di Sorres, pp. XLII-XLIII), Giovanni Sanchez (o Sancio) governò la diocesi fino al 1461. Eubel invece inserisce un vescovo di nome Tommaso, il 20 settembre 1452; questo vescovo è assente nel Registro di San Pietro di Sorres.