Sede vescovile è la città di Tricarico, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. Il principale luogo mariano della diocesi è il santuario di Santa Maria di Fonti, nei pressi di Tricarico.
Il territorio si estende su 1.238 km² ed è suddiviso in 32 parrocchie, raggruppate in 2 zone pastorali: Val Basento e Val d'Agri-Sauro.
Questa disposizione rientrava nel piano dell'impero bizantino di occupare quei territori che in precedenza erano soggetti all'influenza dei Longobardi a cavallo dei themi di Lucania e Langobardia. Non è dato sapere se la diocesi di Tricarico fu realmente istituita; infatti, nessuno dei vescovi greci è documentato e la diocesi non appare in nessuna Notitia Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli nel secolo successivo alla sua istituzione.[3] Tuttavia appare evidente lo stretto legame di Tricarico e del suo territorio con la chiesa orientale, reso manifesto dalla fondazione di importanti monasteri greci che favorirono il diffondersi della cultura e della liturgia bizantina, nonché dalla presenza di numerosi santi greci che operarono nella regione.[4]
Verso la metà dell'XI secolo il territorio venne conquistato dai Normanni. Nel concilio di Melfi del 1059 fu istituita la provincia ecclesiastica di Acerenza cui fu sottomessa la diocesi di Tricarico. L'anno successivo il metropolita Godano di Acerenza definì i confini della diocesi, ed indirizzò la bolla di conferma al vescovo eletto Arnaldo, primo vescovo noto della diocesi.[5] Nel 1068papa Alessandro II confermò la suffraganeità di Tricarico ad Acerenza.[6]
Progressivamente il rito latino soppiantò quello greco. In alcuni centri tuttavia, grazie alla presenza di numerosi monaci orientali, la messa continuò ad essere celebrata secondo il rito bizantino fino alla prima metà del XIII secolo. All'inizio del XIII secolo il capitolo della cattedrale annoverava elementi di formazione e cultura greca.[7] Resti della liturgia greca si trovavano ancora nel XVIII secolo, come testimonia il vescovo Antonio Zavarroni (1741-1759): «Ancora di questo rito se ne conserva nella chiesa cattedrale la memoria, e col cantarsi nelle solennità delle messe l'epistola e il vangelo dal pulpito, come fanno i greci dall'ambone, e colle mozzette negre, le quali usano le dignità e li canonici, che non hanno voluto mai deporre per memoria che il colore nero si portava dai loro antecessori, quando la loro chiesa era governata da vescovi greci».[8]
Tra i vescovi di Tricarico si segnalano: Tommaso Brancaccio (1405-1411), cardinale, che svolse un ruolo di primo piano al concilio di Pisa; Ludovico di Canossa (1511-1516), che fu nunzio apostolico in Francia; Giovanni Battista Santoni (1586-1592), nunzio apostolico in Svizzera, che per primo compì la visita pastorale della diocesi facendone una minuziosa descrizione; Pier Luigi Carafa (1624-1646), benefattore della diocesi, ingrandì il santuario di Santa Maria di Fonti, promosso cardinale e nunzio apostolico in Germania; Antonio Zavarroni (1741-1759), uomo di cultura e autore di scritti storici e giuridici.[9] Nel Novecento si ricorda in particolare la figura del venerabile Raffaello Delle Nocche, vescovo dal 1922 al 1960; «durante il suo presulato, nel 1927, al tentativo da parte della Sacra Congregazione concistoriale di ridefinire le circoscrizioni lucane per meglio razionalizzarne il territorio prevedendo l'accorpamento della diocesi di Tricarico a Matera e di quella di Acerenza a Potenza, non fu dato corso. Tra le iniziative più importanti da lui avviate a Tricarico sono degne di nota l'ospedale civile inaugurato nel 1947 in un'ala dell'episcopio e la fondazione, nel 1923, dell'ordine delle Suore discepole di Gesù Eucaristico».[10]
^Testo della bolla in: D'Avino, Cenni storici sulle chiese..., p. 682.
^Queste bolle, come altre di questo periodo, sono tuttavia considerate da alcuni storici come dei falsi. Sulla inattendibilità dei documenti: H. Houben, Basilicata, 170-171 in Monasticon Italiae, III, Puglia e Basilicata, a cura di G. Lunardi, H. Houben, G. Spinelli, Cesena 1986, 159-223. Kehr, Italia Pontificia, vol. IX, Berlino 1962, pp. 456-457 e 472-473.
^Annick Peters-Custot, Les communautés grecques..., p. 576, nota 51.
^Il nome di Leobrandus episcopus Trigariensis si trova anche in un diploma di Ruggero II del 1127, ritenuto tuttavia un falso. Le cronotassi tradizionali distinguono i due vescovi Librando e Leobrando (quest'ultimo, a sua volta distinto in Leobrando I e Leobrando II). Russo, Vicende della diocesi e dei vescovi di Tricarico dalle origini alla prima metà del XV secolo, pp. 12-13.
^La cronotassi di questi primi quattro vescovi di Tricarico è documentata in Russo, Vicende della diocesi e dei vescovi di Tricarico dalle origini alla prima metà del XV secolo, pp. 9-14. Anche Kehr, Italia PontificiaArchiviato il 23 settembre 2015 in Internet Archive., vol. IX, Berlino, 1962, pp. 472-473.
^Per i vescovi Erberto e Roberto II: Russo, Vicende della diocesi e dei vescovi di Tricarico dalle origini alla prima metà del XV secolo, pp. 14-18. Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, vol 2, Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194 - 1266; Apulien und Kalabrien, München, 1975, pp. 799-803.
^Probabilmente si tratta dello stesso vescovo Giovanni.
^Per i vescovi da Giovanni a Ruggero II: Kamp, Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194 - 1266; Apulien und Kalabrien, pp. 799-803.
^Benché retta da amministratori, la diocesi risulta avere un vescovo, nella persona di questo Angelo, fin dal 1º maggio 1411. Russo, Vicende della diocesi e dei vescovi di Tricarico dalle origini alla prima metà del XV secolo, p. 27.
^Il 9 febbraio 1433 venne nominato arcivescovo di Rossano.
^Già amministratore apostolico dal 10 febbraio 2023.