Tuscania, come molti dei comuni limitrofi e come tipico di questa zona del Viterbese, sorge su alcuni (in questo caso, sette) promontori di roccia tufacea posti tra il fiume Marta e il Fosso Capecchio[5] che dominano, permettendone il controllo, la valle del Marta, che rappresenta un'importante via di comunicazione e transumanza che univa, fin dalla preistoria, il lago di Bolsena con il mar Tirreno, nei pressi dell'attuale Tarquinia.
Lungo la parte occidentale del territorio comunale, verso Arlena di Castro, si estende un'ampia superficie boschiva, con altimetrie che non superano i 300 m.s.l.m, individuato dai toponimi del Pianaccio, Poggio della Madonna, Pian delle Rusciare e Poggio Porciaro.[6]
Non conosciamo il nome pre-romano. In latino era Tuscana con derivazione da tuscum più il suffisso prediale latino -anus che indica possesso, con il significato di territorio o città dei Tusci, il nome con il quale i Romani chiamavano gli Etruschi.
Storia
Le origini leggendarie
Due le leggendemitologiche sull'origine della città: la prima, riportata dallo storico romano Tito Annio Lusco, vorrebbe Tuscania fondata dal figlio di Enea, Ascanio, sul luogo del ritrovamento di dodici cuccioli di cane (da cui il nome latinoTus-cana) mentre una seconda indica come fondatore Tusco, figlio di Ercole e di Araxe.
La prima importante fase di espansione degli insediamenti della zona, legata allo sviluppo della civiltà etrusca e rientrante nella tendenza nella regione al sorgere in tale periodo di piccole città stato, ebbe inizio a partire dall'VIII secolo a.C. con l'urbanizzazione dell'acropoli posta sul colle di San Pietro (attualmente all'esterno della cinta muraria cittadina).
In questo periodo non è possibile parlare di un unico centro abitato ma (come anche indicato dal rinvenimento sul territorio di dodici distinte necropoli rupestri), più probabilmente, di un insieme di piccoli villaggi a vocazione prevalentemente agricola che avevano come punto di riferimento economico, amministrativo e religioso proprio il colle San Pietro che divenne, in breve, uno dei più importanti centri politici e religiosi della Tuscia.
Nei secoli successivi la posizione geografica della città, posta a metà strada tra il mar Tirreno, il lago di Bolsena e l'Etruria interna, come anche il controllo della valle del Marta, favorirono lo sviluppo ed il prosperare della Tuscania etrusca (con il nome, all'epoca, di Tusena) trasformandola da insieme di insediamenti prevalentemente agricoli a città commerciale, fino a diventare una delle più importanti città della lucumonia di Tarquinia e centro della rete viaria di collegamento tra la costa e l'entroterra.
A partire dal IV secolo a.C., in seguito alla sconfitta ad opera dei Greci delle città etrusche della costa, assunse importanza anche il commercio marittimo, esercitato da Tuscania per mezzo del porto di Regas (nei pressi dell'attuale Montalto di Castro).
La dominazione romana
Non vi sono testimonianze storiche della partecipazione di Tuscania alle battaglie che, intorno al 280 a.C., portarono alla sottomissione delle città etrusche dell'Alto Lazio a Roma; il passaggio di Tuscania sotto la dominazione romana avvenne dunque, con buona probabilità, in maniera pacifica; di tale dominazione Tuscania non risentì ma trasse, al contrario, vantaggio: venne potenziata l'agricoltura e vi fu il fiorire di botteghe artigiane per la produzione di sarcofagi decorati prodotti sia in terracotta che in nenfro (una varietà di tufo: l'ignimbrite trachitica). La costruzione di acquedotti, di terme e, in primo luogo quella, intorno al 225 a.C., di una delle più importanti direttrici di comunicazione dell'epoca, la via Clodia, fecero di Tuscania uno dei più importanti centri della zona.
A seguito del crollo dell'Impero Romano d'Occidente, Tuscania fu travolta, al pari del resto dell'Italia, da diverse invasioni barbariche venendo successivamente occupata dagli Eruli, dai Goti e dai Longobardi i quali la conquistarono, guidati da Alboino, nel 569, l'anno successivo alla loro discesa in Italia (o, secondo altre fonti, nel 574).
A tale dominazione pose fine, due secoli più tardi, la conquista del regno longobardo da parte dei Franchi di Carlo Magno, nel 774. Pochi anni più tardi, nel 781, con la donazione da parte di Carlo Magno al papa Adriano I, la città entrò a far parte del patrimonio della Chiesa.
Nel 1222 il soggiorno di san Francesco d'Assisi a Tuscania diede avvio ad un periodo di forte ripresa del sentimento religioso cittadino ed alla costruzione di numerosi monasteri nel territorio circostante.
Le contese tra le famiglie di guelfi e ghibellini, l'occupazione subita e la crisi economica dovuta alla perdita di importanza della via Clodia diedero inizio ad un primo periodo di decadenza e di perdita di prestigio di Tuscania a favore della vicina Viterbo la quale era stata anch'essa elevata al rango di sede vescovile da papa Celestino III, nel 1192
Martino V, eletto papa al termine del Concilio di Costanza (che aveva messo fine allo Scisma d'Occidente), come riconoscimento della lealtà della città alla causa pontificia nominò Tuscania nel 1421contea e ne diede l'investitura al capitano di venturaAngelo Broglio da Lavello detto "il Tartaglia", colui il quale durante lo stesso Concilio di Costanza aveva assunto la carica di Rettore del Patrimonio della Chiesa: questi stabilì in città la propria residenza costruendovi alcuni edifici (ancor oggi è possibile ammirare la Torre del Lavello) e realizzandovi un'ampia piazza d'armi.
Sul finire del secolo, nel 1495, Tuscania fu saccheggiata dall'esercito francese di Carlo VIII. L'esercito francese, proveniente da Firenze e diretto al sud per occupare il Regno di Napoli quale erede di Maria d'Angiò, trovò la città in gran parte sguarnita di difese: il cardinaleGiovanni Vitelleschi da Corneto inviato da papa Eugenio IV a sedare la lunga serie di lotte tra signorotti locali e le continue ribellioni della città (come quella del 1491 che aveva portato i tuscaniesi ad impiccare sul colle Rivellino il commissario pontificio Bernardone Della Posta per protestare contro le pesanti gabelle) nonché a restituire il possesso della stessa al papato aveva infatti, solo poco tempo prima, fatto radere al suolo la maggior parte delle fortificazioni difensive che si trovavano sul territorio tuscaniese.
In seguito a tale avvenimento ebbe inizio per Tuscania un periodo di lento declino che, nei secoli successivi, tenne la città ai margini degli avvenimenti storici più importanti. Tuscania seguì, senza più registrare avvenimenti degni di rilievo, le sorti dello Stato della Chiesa fino all'Unità d'Italia quando, il 12 settembre 1870, il generale Nino Bixio entrò a Tuscania cacciando le guardie pontificie di papa Pio IX. Con l'annessione al Regno d'Italia, cominciò per Tuscania una progressiva ripresa sociale ed economica.
Lo stemma e il gonfalone sono stati riconosciuti con decreto del capo del governo del 12 luglio 1929, trascritto nei registri della Consulta Araldica il 13 luglio dello stesso anno.[7]
Stemma
«Di porpora[8], alla croce piena d'argento. Ornamenti esteriori da Città.[7]»
Lo stemma era in uso dal XIII secolo. Dal sec. XIV sotto lo scudo è presente talvolta la sigla S.P.Q.T. (Senatus PopulusQue Tuscaniae). La croce bianca indica l'appartenenza di Tuscania alla fazione guelfa.[9]
Gonfalone
«Drappo rettangolare di stoffa color porpora, a coda di rondine, crociato di bianco. Il drappo attaccato per la parte più corta ad un'asta verticale, ricoperta di velluto porpora con bullette di ottone poste a spirale con puntale, e sormontata da una freccia dorata.[7]»
Onorificenze
Il titolo di città è stato concesso a Tuscania con D.P.C.M. del 25 maggio 1929.
Chiesa di Santa Maria della Rosa, importante esempio di architettura romanico-gotica, costruita tra il XIII e XIV secolo, con una facciata abbellita da un portale centrale con colonnine tortili, e da un bel rosone.
Duomo di Tuscania: Concattedrale di San Giacomo Maggiore, insigne Basilica di aspetto settecentesco con facciata cinquecentesca.
Nella campagna tuscanese sono disseminate numerose necropoli risalenti all'età etrusca. Nelle necropoli sono presenti principalmente sepolcri di tipo rupestre con banchine (VIII - VI secolo a.C.), o con sarcofagi per la deposizione dei corpi (V - II secolo a.C.).
Le necropoli sono per lo più distribuite lungo le valli dei corsi d'acqua. Così lungo la valle del fiume Marta si trovano le necropoli di Ara del Tufo, Guado Cinto, Sasso Pinzuto, Sughereto, Scalette, Casale Galeotti, San Giusto, San Potente e Solfatare; lungo il torrente Maschiolo troviamo, una di fronte all'altra, le necropoli di Peschiera e di Pian di Mola; lungo il rio Fecciaro, si trovano le più note necropoli di Carcarello e di Madonna dell'Olivo. Ma queste non esauriscono l'elenco delle numerose necropoli che si trovano nella campagna tutt'intorno a Tuscania, come, ad esempio, quelle della Castelluzza o di Montebello.[10]
La necropoli più nota è quella della Madonna dell'Olivo, situata nelle vicinanze dello stadio comunale e dell'omonima chiesa campestre; il sito conserva:
la Tomba del Sarcofago delle Amazzoni (seconda metà del IV secolo a.C.)
la Grotta della Regina (IV - II secolo a.C.), un vasto sepolcro sotterraneo tra i primi ritrovati a Tuscania.
Nelle vicinanze della Madonna dell'Olivo, sorge la necropoli dell'Ara del Tufo (VII - VI secolo a.C.), con tombe a tumulo simili a quelle della Necropoli della Banditaccia vicina a Cerveteri; il sito è di notevole importanza per il ritrovamento di terrecotte architettoniche che dovevano comporre il rivestimento di un sacello per il culto funerario.
Altra necropoli nella zona della Madonna dell'Olivo è quella di Carcarello, dove è presente il monumentale sepolcro della famiglia etrusca dei Vipinana, che venne utilizzato dalla fine del IV secolo a.C. alla prima metà del II secolo a.C., nella tomba vennero ritrovati ventisette sarcofagi.[11]
Casa-museo "Pietro Moschini", casa-laboratorio che è stata trasformata in museo in cui sono esposte opere dello scultore contadino: totem, maschere, altorilievi con animali, bastoni lavorati e decine di personaggi ricavati dal legno e dalla pietra.
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).[14]
2015
2014
2013
Numero imprese attive
% Provinciale Imprese attive
% Regionale Imprese attive
Numero addetti
% Provinciale Addetti
% Regionale Addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Tuscania
550
2,35%
0,12%
1.109
1,87%
0,07%
546
1.080
542
1.066
Viterbo
23.371
5,13%
59.399
3,86%
23.658
59.741
24.131
61.493
Lazio
455.591
1.539.359
457.686
1.510.459
464.094
1.525.471
Nel 2015 le 550 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano il 2,35% del totale provinciale (23.371 imprese attive), hanno occupato 1.109 addetti, l'1,87% del dato provinciale (59.399 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato due persone (2,02).
Il 12 settembre 1911 un Regio Decreto del re Vittorio Emanuele III cambiò la denominazione della località da Toscanella a Tuscania; l'avvenimento è testimoniato da una lapide bronzea posta sulla scalinata del Palazzo Comunale.
Andrews D., "Gli scavi a Tuscania (1973)", in Archeologia Medievale 2 (1975): 352;
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