I dislivelli che si incontrano lungo il percorso dei fiumi permettono lo sfruttamento idroelettrico dei bacini idrografici tanto da aver portato alla creazione di diversi laghi artificiali:
Nel II millennio a.C. il territorio della provincia era occupato da una popolazione poi detta Umbri che fondò le città di Amelia (Ameria), Narni (Narnia Nahars), Otricoli (Ocriculum) e Terni (Interamna Nahars); il loro territorio fu ridotto alle valli del Velino e della Nera (nonché a buona parte della storica regio VI), con lo svilupparsi della civiltà etrusca che in Orvieto ebbe una delle città più ricche ed importanti: nell'antica Volsinii, sono presenti numerosi reperti provenienti dalle necropoli (conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Orvieto). Nei pressi di Orvieto, in un luogo ancora non identificato chiamato Fanum Voltumnae, si svolgevano annualmente i giochi confederati etruschi. Per secoli Umbri ed Etruschi si combatterono duramente per il dominio della valle del Tevere, fino a quando, nel 299 a.C. le legioni romane iniziarono l'invasione del territorio umbro.
Roma e l'impero
Le fonti classiche non citano quando Terni entrò a far parte delle strutture amministrative romane. Poco prima che scoppiasse la terza guerra sannitica Roma intraprese una campagna di guerra contro i Nequinati, gli abitanti dell'odierna Narni, dove, dopo la presa di Nequino, impiantarono una colonia latina, conferendole il nome di Narnia.[2] Nel 290 a.C., o poco dopo, M. Curio Dentato promosse sia la costruzione della Via Curia, collegando Terni a Rieti,[3]
Alla fine del II secolo a.C. sono databili alcuni lavori di riassetto del ramo orientale della via Flaminia, che collegava, e collega, Narni a Spoleto, per riallacciarsi all'originario tracciato della consolare all'altezza di Forum Flaminii, poco a nord di Foligno. Non si sa quando sia stato costruito questo ramo stradale, ma è evidente che con esso si volesse realizzare una più forte presenza di Roma fra la fedelissima Otricoli e l'altrettanto fedelissima Spoleto, soprattutto in seguito all'esperienza della II punica. Per quanto riguarda Interamna, la Flaminia, che entrava in città da sud-ovest, costituì il cardo, mentre l'ipotetico tracciato della Via Curia, o la strada che con essa si raccordava, all'interno delle mura formò il decumanus.
Dopo la guerra socialeInteramna divenne municipium, non si sa se con le caratteristiche della piena cittadinanza o come civitas sine suffragio.[4] In seguito alla sconfitta di M. Antonio nella guerra di Perugia contro C. G. Cesare Ottaviano, Interamna fu salvata dalla confisca delle proprietà private pur dovendo subire attribuzioni viritane in favore di militari dell'esercito di Ottaviano.[5] Risale all'inizio del III secolo d.C. la testimonianza della Tabula Peutingeriana che il tracciato di riferimento della Via Flaminia non è più quello occidentale, da Narnia a Mevania, ma quello orientale, che passa per Terni, contrariamente all'Itinerarium Gaditanum, di due secoli prima, che indica il primo come percorso preferito.[6]
Medioevo
Nel 571 i Longobardi, dopo aver conquistato la pianura Padana, discesero l'Appennino e fondarono in Umbria nel 575 il Ducato di Spoleto che restò formalmente indipendente fino al 1250. La parte meridionale dell'Umbria a partire dal Medioevo aveva sempre gravitato intorno a Spoleto e al suo Ducato. Nel luglio del 1527 i Lanzichenecchi, di ritorno dal sacco di Roma, presero il campo a Terni, che si era schierata dalla parte degli imperiali e dei Colonna; da qui diressero le operazioni contro Spoleto e contro Todi, dove si erano attestate le truppe della Lega di Cognac.[7]
Età moderna e l'istituzione della provincia
Prima dello sviluppo industriale di fine Ottocento la città di Terni era cresciuta per avere poco più di 24.000 abitanti (1881). Con lo sviluppo delle acciaierie e dell'urbanesimo cittadino la città raggiunse i 50.000 abitanti nel 1921. In quello stesso anno la Giunta comunale propose la trasformazione della provincia dell'Umbria (estesa allora a Città di Castello e a Rieti e suddivisa nei circondari di Perugia, Foligno, Spoleto, Orvieto, Terni e Rieti) in due nuove province: la Provincia di Perugia e la Provincia di Terni. Il dibattito fu lungo, acceso e a fasi alterne, fino alla delibera governativa del 6 dicembre 1926 che riordinava la suddivisione in province del territorio Italiano che veniva ora organizzato in 92 province, dalle precedenti 76.
«Roma 6-12-26 ore 13
Sindaco di Terni
N. 30920 - Oggi su mia proposta il Consiglio dei Ministri ha elevato codesto comune alla dignità di Capoluogo di Provincia. Sono sicuro che col lavoro, con la disciplina e la fede fascista, codesta popolazione si mostrerà sempre meritevole della odierna decisione del Governo Fascista.»
(Benito Mussolini, telegramma con il quale Mussolini informava il sindaco della decisione presa.)
La nuova provincia,istituita formalmente col R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 "Riordinamento delle circoscrizioni provinciali", era dunque formata per i territori del circondario ternano e orvietano. Spoleto, in conflitto con Terni per l'istituzione del nuovo tribunale e della provincia, preferì rimanere sotto l'amministrazione perugina. Al contrario tutta la Valnerina, con diverse modalità, era favorevole a passare nella nuova provincia di Terni. Il consiglio comunale di Norcia arrivò a deliberare[8] di chiedere di passare sotto la nuova provincia di Terni. Tuttavia l'Alta Valnerina non fu inclusa nella nuova provincia di Terni per la discontinuità territoriale che si sarebbe venuta a creare senza l'inclusione del territorio del Comune di Spoleto.
[8]
Nonostante si creasse una provincia disomogenea, formata da territori di difficile integrazione e dalla grandezza sproporzionata rispetto all'altra "maggiore", il reggente della Federazione umbra del Partito Nazionale FascistaGiuseppe Bastianini mostra uno storico campanilismo retorico nel denunciare "le manovre inqualificabili derivanti dalla rapace incontentabilità dei fautori della grande Terni volte a recare a Perugia il massimo danno morale e materiale"[9].
Nella nuova Provincia di Terni confluirono i Comuni del circondario di Terni ed i comuni del Circondario di Orvieto (eccettuati quelli di Città della Pieve, Paciano e Piegaro) nonché il comune di Baschi; col medesimo R.D.L. 2 gennaio 1927, i comuni di Cesi, Collescipoli, Collestatte, Papigno, Piediluco, Stroncone e Torre Orsina furono uniti al comune di Terni.
Terni come centro amministrativo
La città di Terni fu importante e popoloso municipio romano già in epoca repubblicana con giurisdizione su un vasto territorio tra Acquasparta e l'alta Valnerina. Successivamente sull'antico territorio del municipio romano fu eretta l'antichissima diocesi di Terni, già documentata a partire dal III secolo.
Dopo un periodo di declino nell'alto medioevo il territorio interamnense fu limitato ai territori di Piediluco, Miranda e Papigno.
A partire dal Trecento un forte sviluppo demografico ed economico determinarono una accresciuta importanza di Terni come centro amministrativo di un territorio progressivamente sempre più esteso.
Già all'inizio dell'Ottocento nel territorio sotto la giurisdizione di Terni ricadevano gli attuali territori comunali di Montecastrilli, Acquasparta, Sangemini, Narni, Amelia, Calvi, Otricoli, Stroncone, Avigliano, Guardea, ecc.
La fondazione delle acciaierie nel 1885 determinarono una accelerazione dello sviluppo socio economico di Terni che divenne un centro industriale ed amministrativo nevralgico a livello nazionale.
La provincia di Terni è stata istituita nel dicembre 1926. Tra il 1923 ed 1927 la Provincia dell'Umbria, istituita con decreto emanato il 15 dicembre 1860 composta da Perugia, capoluogo, e dai circondari di Spoleto, Orvieto, Terni, Rieti e Foligno fu suddivisa nelle tre province di Perugia, Terni e Rieti. Rieti era stata staccata dalla Provincia dell'Umbria ed unita a quella di Roma già dal 1923. L'antica provincia pontificia dell'Umbria aveva come capitale storica la città di Spoleto.
Simboli
Stemma
Lo stemma è stato concesso con regio decreto del 6 dicembre 1934.[10]
«D'azzurro, a cinque fasce ondate d'argento, poste in punta e sormontate da tre api montanti d'oro, ordinate 2 e 1.»
Le fasce ondate alludono alla ricchezza di acque del territorio (i fiumi Tevere e Nera-Velino con le cascate delle Marmore) e anche all'antico nome di Terni, Interamna. Le api, oggi considerate simbolo dell’operosità della popolazione, sono in realtà di origine napoleonica come riferimento al Dipartimento del Trasimeno.
Dal 1933 al 1943 lo stemma era ornato con il capo del Littorio.
Gonfalone
Il gonfalone, concesso con R.D. del 13 marzo 1936[10], è un drappo di giallo con la bordatura di rosso e quattro appendici rosse caricate delle armi delle città di Narni, Terni, Orvieto e Amelia.
Bandiera
La bandiera è un drappo partito di giallo e di azzurro con lo stemma della provincia al centro.
Ipotesi di riequilibrio territoriale
Già dal dopoguerra sorsero dei movimenti per un ridisegno dei confini provinciali, soprattutto dopo l'istituzione delle regioni repubblicane nel 1970. Seppure l'idea di fondo fosse quella dell'abolizione completa di tutte le province italiane, nel corso degli anni, nella regione (in base a un fenomeno analogo in altre parti d'Italia) è andata formandosi la proposta dell'istituzione di una terza provincia, formata dai territori di Foligno, Spoleto e Norcia-Cascia.
Parallelamente, in questi ultimi due territori è nata la proposta di un riequilibrio tra le due province esistenti, tesa ad accorpare questi territori nella provincia di Terni, per motivi sociali, culturali ed economici. Basti solo pensare che lungo la strada statale 3 Flaminia il confine provinciale che divide Terni dalla provincia di Perugia è a 8 chilometri dal centro cittadino, e che da anni esiste, a livello regionale, un "contratto d'area" (sorta di accordo che si occupa dello sviluppo industriale) che fa riferimento a Terni, Narni e Spoleto.
Ma è soprattutto nel 2006-2007 che la questione sembra riprendere il cammino: approfittando delle riforme amministrative che riguardano la regione, e che prevedono la semplificazione della macchina burocratica, il presidente della provincia Andrea Cavicchioli, il sindaco di Spoleto Massimo Brunini e, in parte, il presidente della provincia di Perugia Giulio Cozzari, hanno chiesto di avviare l'iter che porti all'effettivo riequilibrio delle due province umbre[11].
Referendum di aggregazione all'Umbria da parte del comune di Leonessa
L'11 settembre 2008 il Consiglio dei ministri espresse parere favorevole al referendum per il distacco del comune di Leonessa dal Lazio e la sua aggregazione all'Umbria. La consultazione ebbe luogo il 30 novembre e 1º dicembre 2008.
Nonostante la vittoria del Sì, non venne raggiunto il previsto quorum di 1.146 voti favorevoli (maggioranza assoluta degli aventi diritto). Su 1.207 votanti, 926 si pronunciarono per il Sì e 238 per il No; le schede bianche furono 19 e le nulle 24.
Nel corso del 2008 poi, stessa intenzione è stata espressa da un'associazione di cittadini del comune di Magliano Sabina[12].
Economia
È una provincia dove la grande industria fa da padrona con la prima acciaieria d'Italia: l'attuale Acciai Speciali Terni fondata nel 1884; importanti anche l'indotto e la fabbrica d'armi. Durante la seconda guerra mondiale, a causa delle grandi industrie, ha subito numerosi bombardamenti. La città di Terni e la zona circostante sono state quasi completamente ricostruite nel dopoguerra.
Per quanto riguarda il settore turistico, Orvieto e il suo circondario sono una meta irrinunciabile all'interno del sistema regionale e nazionale, oltre alla Cascata delle Marmore, la Valnerina ternana, i comuni di Narni, Amelia e Lugnano in Teverina.
Ferrovia Centrale Umbra (Sansepolcro-Perugia P.S.G.-Terni) dalla stazione lasciata la città, sale verso le colline e dopo un succedersi di gallerie e di viadotti, giunge alle stazioni di Sangemini e di Acquasparta, attraversa l'Umbria fino a Perugia e a Sansepolcro.
Dal 2014, con l'entrata in vigore della legge 56/2014, l'elezione degli organi provinciali è a suffragio ristretto (consiglieri e sindaci dei comuni del territorio provinciale) e la durata del mandato è di quattro anni.
Il 20 dicembre 2021 è stata eletta presidente della provincia Laura Pernazza della coalizione di centro-destra[13].
^La questione è molto controversa. Per esempio, in Michelle Humbert, Municipium et civitas sine suffragio. L'organisation de la conquete jusqu'à la guerre sociale, Collection de l'École française de Rome, n.36, Paris-Rome 1978, pp. 224-226, si sostiene che il rango di civitas sine suffragio sia stato raggiunto già nel III secolo a.C.
^Emilio Gabba, Appiani bellorum civilium liber quintus, Biblioteca di Studi Superiori, vol. XXXVII, Firenze 1970, p. LIV.
^Questa constatazione sembra appoggiare il passo di Publio Cornelio Tacito, Historiae, II,64, in cui si riporta che Vitellio, nell'intento di far assassinare Dolabella a Terni, invitò lo stesso a prendere il ramo della Flaminia che passa per Interamna, perché quello occidentale è troppo battuto.
In grassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente come unità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomi sui generis.