M 7 (noto talvolta anche col nome Ammasso di Tolomeo o con la sigla NGC 6475) è un brillante ammasso aperto visibile nella costellazione dello Scorpione; era conosciuto anche in epoca antica ed è uno degli ammassi aperti più grandi e luminosi del cielo.
Osservazione
M7 è un ammasso estremamente facile da osservare: si trova infatti poco a nord delle stelle che rappresentano la coda dello Scorpione e grazie alla sua luminosità è ben visibile anche ad occhio nudo, anche qualora si presenti molto basso sull'orizzonte; senza l'ausilio di strumenti appare come una macchia chiara di forma ovaleggiante più luminosa al centro, nella quale si possono distinguere sotto buoni cieli fino a 2-3 componenti. Un piccolo binocolo 8x40 o 10x50 è invece sufficiente per risolverlo completamente in decine di astri dalla sesta all'ottava magnitudine, principalmente di colore biancastro; al telescopio, specie a bassi ingrandimenti, la visione diventa eccellente, con centinaia di stelle visibili. Un ingrandimento eccessivo tuttavia è sconsigliabile perché si perde la visione di insieme dell'oggetto, le cui dimensioni sono molto estese.[1]
M7 può essere osservato con facilità anche se è basso sull'orizzonte, ma occorre tener presente che si tratta di un oggetto situato a declinazioni moderatamente australi, dunque in molte aree del Nord Europa e del Canada non è mai osservabile, mentre dalle regioni mediterranee (comprese fra 43°N e 33°N) si presenta basso in direzione sud ed è visibile solo per poche ore; dall'emisfero sud, al contrario, M7 è uno degli ammassi meglio visibili del cielo.[2] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra aprile e ottobre per l'emisfero sud, mentre a nord la visibilità è limitata ai mesi estivi.
Storia delle osservazioni
M7 era già conosciuto da Tolomeo nel 130, che lo descrisse nel suo catalogo di oggetti del cielo come un ammasso nebuloso successivo alla coda dello Scorpione; venne poi osservato da Giovan Battista Hodierna, Nicolas Louis de Lacaille e da Charles Messier, che lo inserì nel Catalogo di Messier nel 1764 descrivendolo come "un ammasso considerevolmente più grande del precedente (M6). Ad occhio nudo si presenta come una nebulosità; è situato a breve distanza dal precedente, tra l'arco del Sagittario e la coda dello Scorpione. Diametro 30'".John Herschel lo osservò dal Capo di Buona Speranza e ne fornì una descrizione che poi sarebbe stata copiata e inserita nel New General Catalogue. Anche Edmond Halley aveva osservato quest'ammasso.[1]
Caratteristiche
M7 è formato da alcune centinaia di stelle, principalmente stelle blu; circa un'ottantina di queste sono più brillanti della decima magnitudine. Il diametro apparente dell'ammasso è di circa 1°,3, che alla distanza di 1000 anni luce equivale ad una dimensione reale di 25 anni luce; secondo studi condotti alla fine degli anni duemila, l'età dell'ammasso è di 200 milioni di anni, mentre il parametri di metallicità sono simili a quelli del Sole.[3] M7 e il sistema solare si allontanano alla velocità di 18 km/s.[1]
La stella più brillante di M7 è una gigante gialla di magnitudine 5,6, dunque visibile già ad occhio nudo sotto buoni cieli, e di classe spettrale G8;[1] a questa si aggiungono tre giganti rosse e alcune decine di stella di classe B e A.[4] All'interno dell'ammasso sono note alcune binarie spettroscopiche con periodi compresi fra i 2 e i 9 giorni, più alcune doppie strette con una separazione molto ridotta; fra le prime spicca HD 162724, una variabile a eclisse azzurra che oscilla fra le magnitudini 5,96 e 6,43 con un periodo di 2,78 giorni.[5] Uno studio condotto ai raggi X ha permesso di scoprire una cinquantina di componenti accertate di classe F-K0 e una settantina di stelle nane di classe K e M. Secondo lo stesso studio è emerso che alcune delle stelle di grande massa di M7 sono associate a sorgenti di raggi X; si ritiene che si tratti di stelle binarie in cui l'emissione a raggi X provenga dalle componenti secondarie, di piccola massa.[4]
Alcune componenti di massa intermedia dell'ammasso presentano delle forti anomalie nella composizione della loro fotosfera; queste stelle possiedono una sovrabbondanza di alcuni elementi come il cromo e il manganese e una relativa scarsità di ossigeno e magnesio, nel caso delle stelle di classe A. Come ciò possa influire sull'evoluzione di queste stelle non è ancora ben chiaro.[6]
Note
^abcd Federico Manzini, Nuovo Orione - Il Catalogo di Messier, 2000.
^Una declinazione di 32°S equivale ad una distanza angolare dal polo sud celeste di 58°; il che equivale a dire che a sud del 58°S l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a nord del 58°N l'oggetto non sorge mai.
(EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Messier Objects, Cambridge University Press, 1998, ISBN0-521-55332-6.
Carte celesti
Toshimi Taki, Taki's 8.5 Magnitude Star Atlas, su geocities.jp, 2005. URL consultato il 7 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2018). - Atlante celeste liberamente scaricabile in formato PDF.
Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume II - The Southern Hemisphere to +6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN0-943396-15-8.
Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN0-933346-90-5.