I primi toponimi del paese di cui si ha notizia risalgono al XIII secolo: de Flavedo attestato nell'anno 1205-1217, Flaveum, Flaveium nel 1244 e villa Flavei nel 1313. Il nome Fiavé è un derivato con il suffisso -ētum dal latino fabulē che significa frasca, il bastoncino di sostegno per piante di legumi[6], quindi fabūlētum. Tramite metatesi il toponimo è diventato poi flavedo e quindi Fiavé[7].
La forma antica usata per il nome dell'abitante di Fiavé è flaveio (da flave(d)o con inserzione della i) che poi è stata trasformata al plurale in fiavégi, l'attuale forma dialettale, che in italiano diventa fiaveggiani o anche fiavetani.[8][9]
Storia
I primi insediamenti umani nella zona del Comune di Fiavé risalgono al 2300 a.C. e all'età del Bronzo. Durante l'impero romano e fino all'alto medioevo Fiavé apparteneva al municipio di Brescia ed era divisa in due rioni: il rione dei Sabadini a sud e dei Sotratori a nord. Nel periodo Medioevale e in età moderna tutti gli aspetti della vita comunitaria di Fiavé erano regolati attraverso antichi documenti chiamati carte di Regola che fornivano le basi dell'ordinamento civico del Comune. Le prime carte di Regola risalgono al 1458 per Fiavé, 1778 per Stumiaga, 1793 per Favrio e 1794 per Ballino. Nel 1996 le carte di Regola sono state sostituite dagli statuti comunali.[1]
Di particolare interesse per lo sviluppo del territorio fu la presenza a Fiavé, quale curato tra il 1893 e il 1898, di don Lorenzo Guetti, padre fondatore della cooperazione trentina. Sotto il suo diretto impulso nascerà a Fiavé la seconda cassa rurale trentina a sistema Raiffeisen (la prima fu quella di Quadra[10]) e una famiglia cooperativa della quale don Guetti fu il primo presidente[11]. Fu proprio a Fiavé che il prete giudicariese intraprese un percorso di formazione e promozione della cooperazione[12].[13]
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del Comune di Fiavé sono stati adottati con delibera consigliare del 30 aprile 1991, n. 32 e approvati con delibera della Giunta Provinciale del 7 giugno 1991, n. 7089.[14]
Stemma
«Troncato: nel 1º di verde, alla ninfea d'argento;
nel 2º d'oro, al caratteristico reperto preistorico noto come Tazza di Fiavé, di nero. Corona: Murale di Comune. Ornamenti: A destra una fronda d'alloro fogliata al naturale fruttifera di rosso; a sinistra una fronda di quercia fogliata e ghiandifera al naturale legate da un nodo d'oro.»
Nella parte inferiore del troncato, di colore giallo oro, c'è un reperto archeologico noto come tazza di Fiavé; la parte superiore presenta una ninfea su uno sfondo verde, tipica della torbiera di Fiavé, la zona in cui ora è situato il Biotopo Fiavé.
Gonfalone
«Drappo del rapporto di 5/9 troncato di giallo e di verde, caricato al centro dello stemma comunale munito dei suoi ornamenti sovrastante la dicitu-
ra in argento Comune di Fiavé, concavemente
disposta, bordato e frangiato dello stesso, terminante in punta in 4 pendanti rettangolari e unito al
bilico con 4 merli guelfi. Il bilico sarà appeso all'asta, foderata da una guaina di velluto verde ornato con bullette d'argento disposte a spirale, mediante un cordone del medesimo arricchito alle estremità di analoghe nappe.»
Monumenti e luoghi d'interesse
Chiese
Nel Comune di Fiavé sono presenti numerose chiese[1]:
Vicino alla località Curé è situato Castel Campo, un antico castello medioevale menzionato per la prima volta nel 1163 ma ricostruito a causa di un incendio nel 1457.[15] Dalla frazione di Ballino è raggiungibile a piedi tramite un sentiero la Camerona, una grotta con un vasto ingresso di 20 metri di larghezza e 12 metri di altezza e nei dintorni della frazione è presente anche una cascata alta circa 30 metri.
Architettura rurale
Nel paese di Fiavé e nelle sue frazioni sono presenti inoltre molti ponti e portali di case rurali tipiche delle Giudicarie Esteriori.[1]
Nel comune di Fiavé è presente un biotopo dichiarato protetto nel 1988 e considerata Sito di Importanza Comunitaria (codice SIC IT3120068) per la presenza di una delle più vaste torbiere del Trentino e come luogo di nidificazione, sosta o svernamento di varie specie di uccelli, anche protette.
All'interno del biotopo inoltre, nella zona dove un tempo era situato il lago Carera (ora chiamata torbiera o palù), è situata un'importante zona palafitticola nella quale sono stati fatti molti ritrovamenti archeologici negli anni sessanta.
Nel 1928[25] il comune viene soppresso e i suoi territori aggregati al nuovo comune di Lomaso; nel 1952[26] il comune viene ricostituito comprendendo anche i territori dell'ex comune di Stumiaga.[27]
^ Wilhelm Meyer-Lübke, Romanisches etymologisches Wörterbuch, Heidelberg, C. Winter, 1935.
^ Carlo Battisti, Maria Luisa Vecchi, Atlante toponomastico della Venezia Tridentina, Commento al foglio XI: I nomi locali della Valle del Sarca, Firenze, Istituto Studi Per L'alto Adige, 1956, p. 46, OCLC15800894.
^ Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Pàtron, 1981, OCLC8670704.
^ Giuliano Gasca Queirazza, et al, Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET, 1995, p. 271, ISBN88-02-04384-1.
^ Associazione "Don L.Guetti, ieri,oggi e domani", Vita e opere di Don Lorenzo Guetti, su nuke.donguetti.it. URL consultato il 31 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2012).