Il titolo di dottore della Chiesa è un riconoscimento onorifico che la Chiesa cattolica attribuisce ai santi che hanno mostrato, nella loro vita e in modo particolare nelle loro opere, straordinarie capacità nell'illuminare e spiegare la fede e la dottrina, attraverso la diffusione della conoscenza o tramite il loro contributo alla riflessione teologica, arricchendo, così, il magistero della Chiesa.[1][2][3][4][5][6]
Storia e descrizione del titolo
La Chiesa ha creato ufficialmente il titolo di dottore della Chiesa nel 1295 quando papa Bonifacio VIII proclamò i primi quattro dottori della Chiesa, i quali erano santi e teologi della Chiesa d'occidente: sant'Ambrogio, sant'Agostino d'Ippona, san Girolamo e san Gregorio Magno.[1][2][4] Fino alla seconda metà del XVI secolo il loro numero non aumentò, e pertanto è frequente trovarli nell'iconografia tradizionale.
Nel 1567papa Pio V dichiarò san Tommaso d'Aquino dottore della Chiesa; a quest'ultimo furono riconosciuti una pluralità di titoli, come quello di Doctor Ecclesiae[7] e di Doctor Angelicus[8], tributatigli da papa Pio V, e di Patronus caelestis studiorum optimorum[9], concessogli più di tre secoli dopo da papa Leone XIII con la lettera apostolica Cum hoc sit del 4 agosto 1880.[10] L'anno seguente, nel 1568, lo stesso Pio V elevò al medesimo titolo sant'Atanasio, san Basilio Magno, san Giovanni Crisostomo e san Gregorio Nazianzeno, che appartenevano alla tradizione e alla Chiesa orientale.[3] Con il passare degli anni, altri santi sono stati fregiati di questo riconoscimento.
Alcuni dottori della Chiesa si distinsero per lo stile e il pregio letterario delle loro opere scritte, così come delle trascrizioni dei loro discorsi pubblici. La maggioranza dei dottori compose opere apologetiche di rilevanza teologica, scritte in difesa del deposito della fede cristiana e contro le eresie del loro tempo. In alcuni casi, fu enfatizzato l'aspetto dottrinale, come nelle opere di Gregorio e Ambrogio; l'aspetto mistico negli scritti di santa Caterina da Siena e di san Giovanni della Croce; quello autobiografico, rinvenibile nelle Confessioni di sant'Agostino d'Ippona. Infine, come teologi e filosofi spiccano Ireneo di Lione, Anselmo d'Aosta, Alberto Magno, Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso d'Aquino.
Citando la Homilia de Pentecoste di san Giovanni Crisostomo, la lettera della Congregazione per la dottrina della fede Iuvenescit Ecclesia afferma che la Chiesa cattolica è ricolma di dottori che appartengono ai cosiddetti "carismatici", vale a dire a coloro che sono dotati dei carismi dello Spirito Santo.[11] Nell'età apostolica i carismatici erano profeti e dottori, che operavano accanto alla gerarchia di vescovi, presbiteri e diaconi per l'edificazione religiosa dei fedeli. Col finire dell'età apostolica i carismatici scomparvero a poco a poco o finirono per essere riassorbiti nei ruoli della gerarchia.
Differenza tra dottori della Chiesa e padri della Chiesa
Talvolta si è soliti confondere i dottori con i padri della Chiesa. Sono detti padri della Chiesa quelle figure autorevoli e influenti della prima età cristiana i cui scritti costituiscono le basi della dottrina della Chiesa cattolica e che, quindi, hanno contribuito efficacemente alla retta formulazione delle verità di fede; mentre, come precedentemente affermato, i dottori della Chiesa sono eminenti personaggi che hanno contribuito ad arricchire sapientemente il magistero della Chiesa, indipendentemente dalla loro epoca di nascita.[1][4][6] Pertanto, ci sono alcune differenze tra il riconoscimento del titolo di dottore della Chiesa e di padre della Chiesa. In primo luogo, è necessario che un santo, per essere riconosciuto come padre della Chiesa, sia vissuto entro il primo millennio dopo Cristo: deve rispettare, perciò, il principio di antichità.[3] Inoltre, per essere dichiarato padre della Chiesa non si richiede un'approvazione ecclesiastica esplicita, mentre per essere denominato dottore della Chiesa è necessario il decreto papale o conciliare. Infine, per essere considerato padre della Chiesa non è necessario che la dottrina teologico-filosofica sia illustre, mentre questa condizione è richiesta per i dottori.[14] Alcuni padri della Chiesa, dunque, sono anche dottori, ma non tutti i dottori sono padri.[15]
Criteri di assegnazione del titolo
Come stabilito dal cardinale Prospero Lambertini, poi divenuto papa Benedetto XIV, nella seconda parte del IV libro del suo De Servorum Dei et Beatorum canonizatione,[16] i criteri di assegnazione di tale riconoscimento sono tre:[4][14][17]
dottrina eminente, testimoniata da scritti;
santità di vita, riconosciuta dalla Chiesa mediante la canonizzazione;
dichiarazione da parte del papa o di un concilio generale legittimamente convocato.
Dunque, questo titolo è concesso postumo a coloro che, una volta concluso il processo di canonizzazione, si sono distinti in vita per eminente dottrina testimoniata per mezzo dei loro scritti e che, quindi, hanno significativamente arricchito la dottrina della Chiesa, sia a livello filosofico-teologico sia sul piano ascetico-spirituale. Si tratta di un riconoscimento attribuito solo dal papa o da un concilio, ed è assegnato molto raramente.[2][3][4][14][18]
Élie Ayroulet, vice-postulatole della causa del dottorato di Ireneo di Lione, definiva così il dottore della Chiesa:
«Un dottore della Chiesa è un santo la cui eminenza, nel pensiero teologico e spirituale, è riconosciuta come contributo significativo per la dottrina della fede cristiana.»
Al giorno d'oggi, prima che la proclamazione avvenga in maniera ufficiale da parte del papa o di un concilio, due dicasteri della Curia Romana si occupano di esaminare le richieste provenienti dai fedeli e vagliare la possibilità di dichiarare dottore della Chiesa un fedele canonizzato. Il Dicastero delle cause dei santi, per primo, riceve lettere e petizioni da parte di postulatori per quanti chiedono l'attribuzione di questo titolo ad un santo. Il già citato dicastero, poi, interpella il Dicastero per la dottrina della fede, che ha il compito di esaminare nel dettaglio se il candidato è conforme ai criteri stabiliti dal diritto, e deve quindi esprimersi in modo positivo o negativo riguardo la cosiddetta eminens doctrina, ossia la dottrina eminente: questa espressione indica che gli insegnamenti del candidato al dottorato devono caratterizzarsi non soltanto per l’ortodossia della dottrina, ma anche per la profondità teologica e spirituale. Dopo che questi due organi curiali si sono espressi, la proposizione del titolo viene sottoposta al papa o al concilio generale, ossia alle uniche autorità che hanno facoltà di proclamare un dottore della Chiesa; se queste convalidano la proclamazione, spesso mediante lettera apostolica, essa viene fatta oggetto di una celebrazione solenne. Il calendario liturgico riserva delle menzioni speciali per celebrare i dottori della Chiesa.[1][4]
Celebrazione per la proclamazione a dottore della Chiesa
La cerimonia solenne per la proclamazione a dottore della Chiesa avviene durante una celebrazione eucaristica presieduta dal papa in persona.[19] La prima parte della celebrazione consta della processione introitale, accompagnata dal canto delle Laudes Regiae, e del rito della proclamazione a dottore della Chiesa; terminati questi due momenti, la celebrazione prosegue come di consueto.[19] Dunque, dopo che il papa è arrivato alla sede per lui appositamente preparata e il canto è terminato, ha inizio il rito.[19] Il cardinale prefetto del Dicastero delle cause dei santi si rivolge al Santo Padre introducendo tutti alla particolare cerimonia e, letta la biografia del santo in questione[20], procede alla formale petizione di proclamazione.[19] A questo punto, tutti si alzano in piedi, tranne il papa, il quale, rimanendo seduto, pronuncia in latino la formula di proclamazione:[19]
(LA)
«Nos, vota plurimorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium totius orbis explentes, de Dicasterii de Causis Sanctorum consulto, certa scientia ac matura deliberatione deque apostolicæ potestatis plenitudine Sanctum/Sanctam [Sanctos] N.N., Ecclesiæ Universalis doctor [doctores] declaramus. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.»
(IT)
«Noi accogliendo il desiderio di molti Fratelli nell’Episcopato e di molti fedeli del mondo intero, dopo aver avuto il parere del Dicastero delle Cause dei Santi, dopo aver lungamente riflettuto e avendo raggiunto un pieno e sicuro convincimento, con la pienezza dell’autorità apostolica dichiariamo San/Santa [Santi] N.N., Dottore [Dottori] della Chiesa universale. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.»
Si esegue un canto di ringraziamento, intanto tutta l'assemblea risponde:[19]
«Amen.»
Il cardinale prefetto del Dicastero delle cause dei santi si rivolge al papa dicendo:[19]
(LA)
«Beatissime Pater, nomine Sanctæ Ecclesiæ gratias ex animo Sanctitati Tuæ ago quod titulum "Doctoris Ecclesiæ universalis" hodie Sancto/Sanctae [Sancto] N.N. conferre dignatus es.»
(IT)
«Beatissimo Padre, a nome della Santa Chiesa ringrazio Vostra Santità, perché si è degnato di conferire oggi il titolo di "Dottore della Chiesa universale" a [ai] San/Santa [Santi] N.N..»
Come già detto, la liturgia prosegue con i riti iniziali.[19]
Chiesa cattolica
Elenco dottori della Chiesa
Di seguito l'elenco dei 37 nomi con l'indicazione della data di proclamazione a dottore della Chiesa da parte della Chiesa cattolica; le date che portano un asterisco indicano che questi santi sono venerati anche dalle Chiese d'Oriente, anche se presso di essa non esiste l'espressione "dottore della Chiesa".
Nel XVI secoloLuca Signorelli dipingeva nel duomo di Orvieto il gruppo di quindici dottori della Chiesa che erano stati proclamati fino a quell'epoca. Il dipinto riporta la dicitura Doctorum sapiens ordo e, raffigura fra gli altri, san Tommaso d’Aquino, sant'Ambrogio, san Gregorio papa, san Girolamo e sant'Agostino.[39][40]
Candidati a dottore della Chiesa
Di seguito l'elenco di alcuni possibili candidati al titolo di dottore della Chiesa; per pochi di loro sono già stati aperti presso la Santa Sede i relativi processi per l'attribuzione del titolo, per altri la candidatura si limita a proposte più o meno ufficiali da parte delle varie conferenze episcopali o di gruppi di fedeli.
La Chiesa ortodossa venera alcuni dei santi anteriori al Grande Scisma, ma l'applicazione del termine dottore o padre da parte della Chiesa è meno definita che in Occidente ed è perciò inutile cercare una lista ufficiale dei dottori della Chiesa.
Si possono comunque ricordare alcuni dottori, come:
Un'eccezione alla flessibilità del termine è il gruppo formato da Basilio Magno, Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo, dottori della Chiesa, conosciuti come "i tre santi gerarchi", che rappresentano la cristianizzazione della tradizione e dell'educazione ellenica.
Anglicanesimo
Le Chiese della Comunione Anglicana nei loro calendari dei santi non utilizzano l'espressione dottore della Chiesa, preferendo il termine di maestro della fede.
I santi riconosciuti come maestri includono personaggi anteriori e posteriori alla Riforma; nella maggior parte dei casi si tratta di persone per le quali anche la Chiesa cattolica riconosce il titolo di dottore.
Il Calendario dei santi (luterano) non usa il termine di "dottore della Chiesa". Spesso in ambito luterano ci si riferisce a Martin Lutero con il titolo di dottore (doctor Martinus), ma per il fatto che il padre della Riforma aveva conseguito il dottorato in teologia, non nel senso usato dalle altre confessioni.
Note
^abcdef Carlo Pertusati, Prefazione (PDF), in Dottori della Chiesa. Donne e uomini esperti di Dio, collana La fede in dialogo, Torino, Effatà Editrice, 25 novembre 2022, pp. 7-14, ISBN978-88-6929-907-0. URL consultato l'11 dicembre 2023.
^ Riccardo Saccenti, Il "De Servorum Dei et Beatorum canonizatione" di Prospero Lambertini, papa Benedetto XIV: materiali per una ricerca, in Maria Teresa Fattori (a cura di), Le fatiche di Benedetto XIV, prefazione di Carlo Caffarra, 2011, pp. 125-126, ISBN9788863723571.
«La prima parte del libro IV ha invece per oggetto il miracolo, considerato sul piano della dottrina generale e poi nelle sue diverse tipologie. La seconda parte del libro è dedicata al culto dei santi, alla concessione dell’Ufficio divino e della Messa in loro onore, del titolo di dottore della Chiesa, di apostolo, di martire, di vergine, di patrono, alle immagini sacre, alla ricognizione e traslazione dei resti mortali dei servi di Dio, dei beati e dei santi.»