La Chiesa cattolica in Croazia conta circa 3,8 milioni di battezzati, pari a circa l'85% della popolazione.
Storia
Questa sezione sugli argomenti cattolicesimo e storia è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti dei progetti di riferimento 1, 2.
Durante la Seconda guerra mondiale la Jugoslavia fu spartita tra le potenze dell'Asse e in Croazia fu instaurato il regime ustascia che diede vita allo Stato Indipendente di Croazia. Mentre professava la sua adesione al cattolicesimo, ritenuto l'elemento più importante dell'identità nazionale croata, il regime ustascia, ferocemente razzista, si rese colpevole di massacri etnici, ai danni dei serbi ortodossi, degli ebrei e degli zingari. La Chiesa cattolica, pur condannando il razzismo e i delitti compiuti, dimostrò prevalentemente una vicinanza al regime di Ante Pavelić, valutando positivamente l'indipendenza croata. La figura più importante della Chiesa cattolica croata, l'arcivescovo Alojzije Viktor Stepinac, dichiarò pubblicamente la sua contrarietà a certi aspetti dello stato croato indipendente. Domenica 24 maggio 1942, a dispetto delle autorità ustascia, usò il pulpito ed una lettera diocesana per condannare in termini specifici il genocidio:
Tutti gli uomini e tutte le razze sono figli di Dio; tutti senza distinzione. Quelli che sono zingari, neri, europei o ariani hanno tutti gli stessi diritti....... per tale ragione la Chiesa Cattolica ha sempre condannato, e continua a condannare, ogni ingiustizia ed ogni violenza commessa in nome di teorie di classe, razza o nazionalità. È inaccettabile perseguitare zingari o ebrei in quanto ritenuti una razza inferiore.[2]
Ufficialmente il governo croato non fu mai riconosciuto dalla Santa Sede.
Nel 1946, con la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia del maresciallo Tito venne allestito un processo contro l'arcivescovo di Zagabria Alojzije Stepinac, e lo stesso arcivescovo dichiarò che furono uccisi dal movimento di liberazione nazionale tra i 260 e i 270 sacerdoti, furono chiuse le scuole cattoliche, limitata l'istruzione religiosa, espropriate le proprietà della Chiesa, requisite le tipografie e violata la libertà di stampa, introdotto il matrimonio civile, confiscati chiese ed edifici religiosi, aggrediti i vescovi e derisa la religione dall'insegnamento ufficiale delle scuole.
L'arcivescovo Stepinac fu condannato a una pena di 16 anni di reclusione.
Durante la prigionia, trasformata in seguito negli arresti domiciliari[3], Stepinac avrebbe sviluppato i sintomi di una malattia genetica e morì nel 1960, sempre durante gli arresti domiciliari. Tuttavia, esiste una testimonianza di un carceriere di Stepinac che riferisce di avergli somministrato del veleno.[4]
^Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, decreto 7 agosto 2015, Prot. 153/15, vedi NotitiaeArchiviato l'11 gennaio 2023 in Internet Archive., 2015, nn. 587-592, p. 337