Il cristianesimo si diffuse in Albania (allora l'Illirico) con la predicazione degli apostoli fin dai primi secoli dopo Cristo. La particolare posizione geografica del Paese fece sì che questo, con la divisione tra Impero romano d’Oriente e d’Occidente, divenisse una marca di frontiera tra le due visioni della cristianità e che il suo territorio fosse conteso, anche sotto il profilo ecclesiastico, tra Roma e Bisanzio.
Nella seconda metà del XX secolo, la pratica religiosa è stata fortemente ostacolata dal regime comunista. Ascesi al potere nel 1946, i comunisti interruppero le relazioni diplomatiche con la Santa Sede appena un anno dopo. Seguì una propaganda antireligiosa durata vent'anni. Il culmine della campagna si ebbe nel 1967, quando cessò la libertà di culto nel Paese. Il primo ministro Enver Hoxha annunciò che l'Albania diventava il primo paese dove l'ateismo di Stato veniva proclamato nella Costituzione. La persecuzione colpì i ministri di culto e fu accompagnata dalla distruzione di chiese e santuari: furono in tutto 2169 gli edifici di culto distrutti o confiscati e adibiti ad attività diverse. Da quel momento i cattolici furono costretti a osservare la propria fede in clandestinità. Nella nuova Costituzione del 1976 l'articolo 37 recitava: "Lo Stato non riconosce alcuna religione e sostiene la propaganda atea per inculcare alle persone la visione scientifico-materialista del mondo".
Il ritorno alla libertà di professione della fede si è avuto con il grande raduno di fedeli a Scutari il 4 novembre 1990 e la celebrazione della Santa Messa nella cattedrale cattolica[2]. Poco dopo fu concessa la libertà di culto e furono restituite le proprietà e i beni ecclesiastici che erano stati confiscati.
Solo nel 1991, tornata la democrazia, fu possibile riallacciare le relazioni diplomatiche con la Santa Sede e fu istituita la nunziatura apostolica con il breveCommodioribus iam del 3 settembre[3].
La transizione è stata drammatica: nel 1992 nel Paese erano rimasti solamente 33 sacerdoti[4], tutti molto anziani. Ciò richiese uno sforzo particolare alla Chiesa cattolica che dovette ricostruire da zero sia la propria organizzazione territoriale sia le strutture pastorali. Negli anni a venire in Albania giunsero in missione diversi religiosi, tra cui molti sacerdoti e suore italiani e arbëreshë, con il compito di ricostruire la Chiesa locale. Con le prime nomine episcopali poté essere curata anche l'attenzione alle vocazioni: nel 2009 erano 213 gli studenti entrati in seminario e 20 i nuovi sacerdoti.[4][5]
Nel 2002 fu completata la costruzione ex-novo della cattedrale cattolica di Tirana. Nel 2016 è stato aperto il museo diocesano di Scutari, il primo di tutta l'Albania[6]. La Chiesa locale lamenta, tuttavia, l'incompleta restituzione da parte dello Stato dei beni ecclesiastici, che furono requisiti negli anni del regime comunista.
In Albania esistono due seminari: uno interdiocesano, con sede a Scutari, retto da Leonardo Falco, sacerdote e missonario proveniente dalla Diocesi di Nola, ed uno diocesano missionario "Redemptoris Mater" a Lezhë[8].
Nel Paese sono attive oltre trenta congregazioni religiose maschili e almeno il doppio sono quelle femminili, sia di rito romano che bizantino[9].
In Albania operano anche gruppi di laici cattolici, e fra questi alcuni italiani come i Focolari, Cammino neocatecumenale e Comunione e Liberazione.
Statistiche
Nel 2010 si contavano in Albania circa 510.338 battezzati, così distribuiti[10]:
La popolazione cattolica in Albania è aumentata di 37.338 fedeli dal 2004 al 2010, ma è diminuita dello 0,8% in base all'incremento demografico.
Nunziatura apostolica
«[…] Il vostro dramma, pertanto carissimi Albanesi, interessa, deve interessare, l'intero Continente europeo ed è necessario che l'Europa non dimentichi. Questa, infatti, sembra esser oggi la tendenza: voltare rapidamente pagina, scordando quel che è stato, per guardare avanti. Atteggiamento giusto e persino necessario, ma a patto che si conservi sempre viva la memoria dell'esperienza maturata in precedenza.»
(Messaggio di Papa Giovanni Paolo II da Piazza Scanderbeg di Tirana alla Nazione albanese nel viaggio apostolico in Albania, il 25 aprile 1993[11].)
La delegazione apostolica d'Albania è stata istituita il 12 novembre 1920 con il breveQuae catholico di papa Benedetto XV. Dal 1947 al 1991 non fu possibile nominare un rappresentante pontificio a causa del regime comunista.