Fin dal III secolo è documentata la presenza del cristianesimo a Dumno (Delminium per i Romani, corrispondente all'odierna Tomislavgrad). Il primo vescovo di Salona, san Venanzio, fu anche il primo missionario di Dumno; secondo alcuni martirologi infatti Venanzio fu «apud Dalmatas martyr», intendendo con Dalmatas la città di Delminium, che sarebbe all'origine del nome Dalmazia. Fu a Dumno che Venanzio subì il martirio.
Il cristianesimo sopravvisse a Dumno per tutta la durata delle persecuzioni. Nel sinodo di Salona del 553 fu eretta la diocesi di Macarsca al cui territorio apparteneva Dumno. Nelle lettere di Gregorio Magno (marzo 591 - fine 594) è menzionato un Malchus episcopus dalmaliensis (chiamato anche coepiscopus): la maggior parte degli storici ritengono che questo Malco sia stato effettivamente vescovo di Dumno, cosa che determinerebbe la fondazione di una diocesi a Dumno verso la fine del VI secolo; altri autori invece ritengono che si tratti di un vescovo che esercitava le funzioni di rector patrimonii apostolici su tutto il territorio della Dalmazia.
Quando i Croati conquistarono la regione e grazie all'opera di Giovanni di Ravenna e di altri arcivescovi di Spalato si convertirono dall'arianesimo al cattolicesimo, si impose la necessità di creare nuove diocesi, tra cui quella di Dumno. Questo avvenimento è testimoniato dall'arcidiacono Tommaso nella sua Historia Salonitana e risale ad un periodo imprecisato a partire dalla metà del VII secolo. La diocesi è certamente documentata negli atti del sinodo di Spalato del 928: al vescovo Gregorio fu data la possibilità di scegliere una diocesi dove porre la sua sede e tra le opzioni v'era anche la Delmiensis ecclesia. Dumno è ancora menzionata nelle Provinciali romane dell'XI secolo come città sede di un vescovo. Infine, in una lettera di papa Celestino III del 13 marzo 1192 essa appare fra le suffraganee di Spalato. Nel lungo periodo che va dal VII al XII secolo sembra dunque essere ben documentata la presenza di una diocesi a Dumno: nessun vescovo tuttavia è stato tramandato dalle fonti.
In seguito, per un secolo (fine XII secolo - fine XIII secolo) la sede non è più menzionata da alcuna fonte. Alcuni autori ritengono che, per motivi imprecisati, la diocesi sia stata soppressa, per poi essere ristabilita, di certo prima del 1297. Agli inizi del XIV secolo si ha finalmente conoscenza del primo vescovo di Dumno, il cistercense Ivan de Hoio, deceduto nel 1317. Da questo momento i vescovi si succedettero con regolarità fino alla fine del XVII secolo.
Nel 1465 la città fu conquistata dai Turchi, così come tutta la Bosnia. La diocesi tuttavia sopravvisse all'occupazione ed anzi si ingrandì: infatti durante l'episcopato di Vid de Ruscis al suo territorio fu annesso anche quello di Macarsca. Nella seconda metà del XVI secolo al vescovo Daniel Vocacio fu data l'amministrazione di tutto il territorio usque in Bosniam et Serviam. Questo fatto tuttavia è indice di come oramai la presenza cristiana nel territorio si era ridotta di molto e le antiche sedi episcopali erano date in amministrazione ad un unico vescovo.
Tra i vescovi di questo periodo sono da ricordare in particolare: Nikola Zadranin, che percorse l'Europa alla ricerca di aiuti economici e militari contro gli invasori Turchi arrivando ad organizzare anche una crociata contro di essi; Vid de Ruscis, che mantenne viva la fede cristiana nei primi anni dell'occupazione. Dopo la sua morte i vescovi di Dumno, ritenendo insicura la città, preferirono risiedere altrove facendosi rappresentare da vicari generali. Non mancarono lunghi periodi di sede vacante, durante i quali la diocesi fu assegnata come sede titolare a vescovi per lo più di origine spagnola.[1]
Alla morte di Mihalj Jahnn (1665), la Santa Sede non nominò più vescovi per Dumno e la diocesi fu data in amministrazione ai vescovi delle diocesi vicine, in particolare ai vescovi di Macarsca. Dopo il 1665, la diocesi è de facto soppressa.
Una nuova pagina per la storia di Dumno inizia nel 1735, anno in cui Roma, per migliorare e favorire le condizioni dei cattolici della Bosnia e dell'Erzegovina, eresse il vicariato apostolico di Bosniacum extensione ad totam Bosniam, Othomaniaco dominio subjectam, et praecipue super olim episcopatu Dumnensi. Da questo vicariato nel 1846 furono sottratti i territori dell'Erzegovina (e parte dei territori della diocesi di Ragusa di Dalmazia), comprensiva dell'antica Dumno, per formare una nuova circoscrizione ecclesiastica, il vicariato apostolico dell'Erzegovina.
Il 5 luglio 1881 il vicariato apostolico è stato elevato a diocesi in forza della bollaEx hac augusta di papa Leone XIII e ha assunto il nome di diocesi di Mostar-Duvno. Il titolo Dumnensis fu aggiunto a ricordo dell'antica sede.
Nel 1981, a cent'anni dall'istituzione della diocesi, la cattedra vescovile fu traslata dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo all'attuale dedicata alla Beata Vergine Maria, Regina del Cielo e Madre della Chiesa.[2]
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Le diocesi unite di Mostar-Duvno e di Trebigne e Marcana nel 2021 su una popolazione di 456.155 persone contavano 188.903 battezzati, corrispondenti al 41,4% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1950
180.000
300.000
60,0
76
16
60
2.368
60
40
60
1970
202.376
495.000
40,9
141
38
103
1.435
156
130
66
1980
201.600
464.346
43,4
199
53
146
1.013
172
164
74
1990
208.000
502.000
41,4
189
62
127
1.100
164
189
77
1999
191.998
481.445
39,9
167
53
114
1.149
1
145
188
81
2000
193.908
481.445
40,3
168
53
115
1.154
1
134
178
81
2001
194.344
481.445
40,4
168
54
114
1.156
1
134
173
81
2002
197.872
481.445
41,1
177
72
105
1.117
124
184
81
2003
203.805
481.448
42,3
163
53
110
1.250
1
133
171
81
2004
208.226
481.445
43,3
229
103
126
909
1
146
171
81
2013
211.600
481.400
44,0
186
72
114
1.137
142
199
82
2016
197.656
454.505
43,5
188
73
115
1.051
162
194
82
2019
189.933
454.000
41,8
186
71
115
1.021
173
191
82
2021
188.903
456.155
41,4
189
72
117
999
158
192
82
Note
^Negli atti vaticani, i titolari assunsero anche il nome di episcopi Rosanensis seu Rosonensis. Cfr. Eubel, op. cit., vol. IV, p. 297, note.