Il buddismo o buddhismo (in sanscritoबुद्ध शासन, buddha-śāsana)[2][3][4][5] è una delle filosofie religiose più antiche e diffuse al mondo. Originato dagli insegnamenti dell'asceta itinerante indiano Siddhārtha Gautama (VI, V sec. a.C.), comunemente si riassume nelle dottrine fondate sulle quattro nobili verità (sanscrito: Catvāri-ārya-satyāni). Nel mondo ha tra i 350 e i 550 milioni di fedeli.
Con il termine buddismo si indica quell'insieme di tradizioni, sistemi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali, nate dalle differenti interpretazioni di queste dottrine, che si sono evolute in modo anche molto eterogeneo e diversificato[6][7].
Sorto nel VI-V secolo a.C. come disciplina spirituale assunse nei secoli successivi i caratteri di dottrina filosofica e, secondo alcuni autori, di religione "ateistica"[8], intendendo con quest'ultimo termine non la negazione dell'esistenza degli dei (deva), quanto piuttosto il fatto che la devozione ad essi, fatto comunque considerato positivo, non condurrebbe alla liberazione ultima. Altri considerano i libri sacri buddisti (Canone pāli, Canone cinese e Canone tibetano) testi che non divinizzano Siddhārtha Gautama Buddha sakyamuni ma Adi-Buddha o Buddha eterno[9], concetti buddisti equivalenti a Dio; tuttavia non è una concezione affine a quella della divinità in senso occidentale, quanto, nel buddismo Mahāyāna, il principio della buddhità, raffigurato a volte nelle figure dei Buddha come Vairocana o Amitabha, manifestatosi storicamente come Gautama.[10][11][12] Il Mahāyāna venera anche i bodhisattva, esseri vicini all'illuminazione.
A partire dall'India il buddismo si diffuse nei secoli successivi soprattutto nel Sud-est asiatico e in Estremo Oriente, giungendo, a partire dal XIX secolo, anche in Occidente.
Di seguito la classifica dei praticanti Buddisti per singolo paese:[13]
La parola buddismo fu introdotta in Europa nel XIX secolo[14] per riferirsi a ciò che è correlabile agli insegnamenti di Siddhārtha Gautama in quanto Buddha. In realtà un'unica parola per esprimere questo concetto non esiste in nessuno dei paesi asiatici originari di tale tradizione religiosa.[15].
Originariamente "l'insegnamento del Buddha" si denominava come dharmaVinaya (pāli dhamma-vinaya, cinese 法律 fǎlǜ, giapponese hōritsu, tibetano chos 'dul ba, coreano 법률 pŏmnyul, vietnamita phật pháp), ma questa denominazione non ha avuto quella diffusione nelle lingue asiatiche diverse dal sanscrito quanto invece la denominazione buddha-śāsana.
Altri termini sanscriti con cui viene indicato il buddismo, nella sua accezione di religione esposta dal Buddha Shakyamuni, sono: buddhânuśāsana, jinaśāsana, tathāgataśāsana, dharma, buddhânuśāsti, śāsana, śāstuḥ ma anche buddha-dharma e buddha-vacana.
La storia del buddismo inizia nel VI-V secolo a.C., con la predicazione di Siddhārtha Gautama. Nel lungo periodo della sua esistenza, la religione si è evoluta adattandosi ai vari Paesi, epoche e culture che ha attraversato, aggiungendo alla sua originale impronta indiana elementi culturali ellenistici, dell'Asia Centrale, dell'Estremo Oriente e del Sud-Est Asiatico; la sua diffusione geografica fu considerevole al punto da aver influenzato in diverse epoche storiche gran parte del continente asiatico. La storia del buddismo, come quella delle maggiori religioni, è anche caratterizzata da numerose correnti di pensiero e divisioni, con la formazione di varie scuole; tra queste, le più importanti esistenti sono la scuola Theravāda, le scuole del Mahāyāna e le scuole Vajrayāna.
I fondamenti del buddismo
I fondamenti del buddismo dei Nikāya e del Buddismo Theravāda
Questo è, sempre secondo la tradizione, il primo discorso del Buddha, tenuto nel parco delle gazzelle nei pressi di Sarnath vicino Varanasi (detta anche Benares) nel 528 a.C. ai suoi primi cinque discepoli, all'età di 35 anni, dopo che nei pressi del villaggio di Bodhgaya, nell'odierno Stato del Bihar, aveva raggiunto il risveglio spirituale.
Questo discorso è quindi anche detto il "Discorso di Benares", fondamentale per il buddismo, che da esso prende le mosse, tanto da essere considerato l'evento che dà inizio al dharma, ossia la dottrina buddista. La ricorrenza di questo evento è celebrata nei paesi di tradizione theravāda con la festa di Āsāḷha Pūjā. Da altri è invece considerato il punto d'inizio della prima comunità buddista, formata proprio da quei cinque asceti che lo avevano abbandonato anni prima sfiduciati, dopo essere stati a lungo suoi discepoli.
In questo discorso si identifica il buddismo come "la via di mezzo" (sanscritomadhyamā pratipadā, pālimajjhimā pāṭipadā) in cui si riconosce che la retta condotta risiede nella linea mediana di condotta di vita evitando tanto gli eccessi e gli assolutismi, quanto il lassismo e l'individualismo.
Nell'esposizione di questo insegnamento il Buddha enuncia le quattro nobili verità, frutto del proprio risveglio spirituale testé raggiunto, che contemplano l'aspetto pratico della condotta di vita e della pratica spirituale buddista nel cosiddetto Nobile ottuplice sentiero, che costituisce il secondo cardine dottrinale del buddismo.
I punti salienti della visione buddista della "realtà percettiva" indirizzata dall'insegnamento del Buddha, sono:
La dottrina della sofferenza o duḥkha (sans., dukkha, pāli), ossia che tutti gli aggregati (fisici o mentali) sono causa di sofferenza qualora li si voglia trattenere ed essi cessino, oppure si voglia separarsene ed essi permangano.
La dottrina dell'impermanenza o anitya (sans., anicca, pāli), ossia che tutto quanto è composto di aggregati (fisici o mentali) è soggetto alla nascita ed è quindi soggetto a decadenza ed estinzione con la decadenza ed estinzione degli aggregati che lo sostengono;
La dottrina dell'assenza di un io eterno e immutabile, la cosiddetta dottrina dell'anātman (sans., anattā, pāli) come conseguenza di una riflessione sui due punti precedenti.
Tale visione è integrata nella:
Dottrina della coproduzione condizionata (sans. pratītyasamutpāda, pāli paṭiccasamuppāda), ossia del meccanismo di causa ed effetto che lega gli esseri alle illusioni e agli attaccamenti che costituiscono la base della sofferenza esistenziale;
Dottrina della vacuità (sans. śunyātā, pāli: suññatā) che insiste sull'inesistenza di una proprietà intrinseca nei composti e nei processi che formano la realtà e sulla stretta interdipendenza degli stessi.
Un elemento importante del buddismo, riportato in tutti i Canoni, è la conferma dell'esistenza delle divinità come già proclamate dalla letteratura religiosa vedica (i deva, tuttavia, nel buddismo sono sottomessi alla legge del karma e la loro esistenza è condizionata dal saṃsāra). Così nel Majjhima Nikāya 100 II-212[19] dove al brahmano Sangarava che gli chiedeva se esistessero i Deva, il Buddha storico rispose: «I Deva esistono! È questo un fatto che io ho riconosciuto e su cui tutto il mondo è d'accordo». Sempre nei testi che raccolgono i suoi insegnamenti, testi riconosciuti tra i più antichi in assoluto e conservati sia nel Canone pāli che nel Canone cinese e che la storiografia contemporanea inquadra nel termine Āgama-Nikāya, il Buddha storico consiglia a due brāhmaṇa che, dopo aver dato da mangiare a uomini santi, si debba dedicare questa azione alle divinità (deva) locali che restituiranno l'onore concesso loro assicurando il benessere dell'individuo (Digha-nikāya, 2,88-89[20]). È evidente, a partire da questi due antichi brani, la certezza da parte del Buddha storico che le divinità esistessero e andassero onorate. A differenza, tuttavia, delle altre correnti religiose dell'epoca, il Buddha ritiene che le divinità non possano offrire all'uomo la salvezza dal saṃsāra, né un significato ultimo della propria esistenza. Va precisato, peraltro, che non esiste, né è mai esistita alcuna scuola buddista al mondo che affermi, o abbia affermato, l'inesistenza delle divinità. Tuttavia la totale mancanza di centralità delle divinità nelle pratiche religiose e nelle dottrine buddiste di tutte le epoche ha fatto considerare, da parte di alcuni studiosi contemporanei, il buddismo come una religione 'atea'[21].
I fondamenti del buddismo Mahāyāna
A questo quadro dottrinario, proprio del buddismo dei Nikāya e del buddismo Theravāda, il buddismo Mahāyāna aggiunge le dottrine esposte nei Prajñāpāramitā sūtra e nel Sutra del loto. All'interno di questi insegnamenti la dottrina della vacuità (sans. śunyātā) acquisisce un ruolo assolutamente centrale in quanto rende correlate, nella Realtà assoluta, tutte le altre realtà e dottrine. Questa unificazione nella vacuità, ovvero di privazione di sostanzialità inerente, fa dichiarare al patriarca del Mahāyāna, Nāgārjuna:
(SA)
«na saṃsārasya nirvāṇāt kiṃcid asti viśeṣaṇam na nirvāṇasya saṃsārāt kiṃcid asti viśeṣaṇam nirvāṇasya ca yā koṭiḥ koṭiḥ saṃsaraṇasya ca na tayor antaraṃ kiṃcit susūkṣmam api vidyate»
(IT)
«Il saṃsāra è in nulla differente dal nirvāṇa. Il nirvāṇa è in nulla differente dal saṃsāra. I confini del nirvāṇa sono i confini del saṃsāra. Tra questi due non c'è alcuna differenza.»
«A beneficio di chi cercava di diventare un ascoltatore della voce, il Buddha rispondeva esponendo la Legge delle Quattro Nobili Verità così che potesse trascendere nascita, vecchiaia, malattia e morte e ottenere il nirvana. A beneficio di chi cercava di diventare pratyekabuddha rispondeva la Legge della dodecupla catena di causalità. A beneficio del bodhisattva rispondeva esponendo le sei pāramitā, facendo ottenere loro l'anuttarā-samyak-saṃbodhi e acquisire la saggezza onnicomprensiva[22].»
Questa presentazione delle quattro nobili verità nella parte più antica del Sutra del Loto indica che, secondo le dottrine esposte in questo Sutra e attribuite da questo testo allo stesso Buddha Śākyamuni, tale dottrina non esaurisce l'insegnamento buddista il quale deve invece mirare all'anuttara-samyak-sambodhi ovvero all'illuminazione profonda e non limitarsi al nirvāṇa generato dalla comprensione delle quattro nobili verità. Nel suo complesso anche il Sutra del Loto non insiste sulle dottrine del duḥkha (la sofferenza, la prima delle quattro nobili verità) e dell'anitya (impermanenza dei fenomeni) quanto piuttosto su quelle dell'anātman e dello śūnyatā (assenza di sostanzialità inerente a tutti i fenomeni). Il Dharma esposto nei primi 14 capitoli del Sutra del Loto corrisponde alla verità dell'apparire dei fenomeni secondo la causazione che segue le dieci condizioni (o "talità", sanscritotathata) descritte nel II capitolo del Sutra. Il Dharma profondo è quindi nella comprensione della causa dei fenomeni; la realizzazione spirituale, la bodhi profonda (l'anuttarā-samyak-saṃbodhi), consiste nel comprendere questa "causa" dell'esistere, mentre la verità della sofferenza (duḥkha), come anche la dottrina dell'anitya, implica solo un giudizio. Nel Sutra del Loto non viene quindi enfatizzata la verità della sofferenza contenuta nelle quattro nobili verità. Ecco perché quando il Buddha è sollecitato a insegnare la Legge "profonda" (nel II capitolo) non la esprime con la dottrina delle quattro nobili verità (considerata nel Sutra come dottrina hīnayāna) ma la esprime secondo le dieci talità (o condizioni, sanscritotathātā, dottrina mahāyāna)[23].
I fondamenti del buddismo Mahāyāna-Vajrayāna
La terza grande corrente del buddismo esistente in epoca contemporanea, la corrente Vajrayāna (Veicolo del diamante), è essa stessa uno sviluppo del buddismo Mahāyāna. Alle dottrine proprie del Mahāyāna quali ad esempio la vacuità (śunyātā), karuṇā, la bodhicitta il Vajrayāna aggiunge, allo scopo di poter realizzare "in questo corpo e in questa vita" l'"illuminazione profonda", alcuni insegnamenti "segreti" denominati come tantra e riportati nella propria letteratura religiosa.
Fra i testi più antichi del buddismo si annoverano i cosiddetti canoni: il Canone pāli (o Pāli Tipitaka), il Canone cinese (in cinese: 大藏經T, Dàzàng jīngP), e il Canone tibetano (composto dal Kangyur e dal Tenjur) così denominati in base alla lingua degli scritti.
Il Canone pāli è proprio del buddismo Theravāda, e si compone di tre piṭaka, o canestri successivamente raccolti in 57 volumi: il Vinaya Piṭaka, o canestro della disciplina, con le regole di vita dei monaci; il Sutta Piṭaka o canestro della dottrina, con i sermoni del Buddha; infine l'Abhidhamma Piṭaka o canestro della fenomenologia in ambito cosmologico, psicologico e metafisico, che raccoglie gli approfondimenti alla dottrina esposta nel Sutta Piṭaka.
Il Canone cinese si compone di 2.184 testi a cui vanno aggiunti 3.136 supplementi tutti raccolti successivamente in una edizione in 85 volumi.
Il Canone tibetano si suddivide in due raccolte, il Kangyur (composto da 600 testi, in 98 volumi, riporta discorsi attribuiti al Buddha Shakyamuni) e il Tanjur (Raccolta, in 224 volumi, di 3.626 testi tra commentari e insegnamenti).
Parte dei Canoni cinese e tibetano si rifanno ad un precedente Canone tradotto in sanscrito ibrido sotto l'Impero Kushan e poi andato in buona parte perduto. Questi due Canoni furono adottati dalla tradizione Mahāyāna che prevalse sia in Cina che in Tibet. Il Canone sanscrito riportava tutti i testi delle differenti antiche scuole e dei differenti insegnamenti presenti nell'Impero Kushan. La traduzione di tutte queste opere dalle originali lingue pracritiche a quella sanscrita (una sorta di lingua dotta 'internazionale' come lo fu il latino nel Medioevo europeo) fu voluta dagli stessi imperatori kushan. Buona parte di questi testi furono successivamente trasferiti in Tibet e in Cina sia da missionari kushani (ma anche persiani, sogdiani e khotanesi), sia riportati in patria da pellegrini. Da segnalare che le regole monastiche (Vinaya) delle scuole presenti in Tibet e in Cina derivano da due antichissime scuole indiane (vedi buddismo dei Nikāya), rispettivamente dalla Mūlasarvāstivāda e dalla Dharmaguptaka.
Correnti del buddhismo
In India
Il buddismo nacque in India, paese d'origine, approssimativamente attorno al VI secolo a.C. Tuttavia, durante più di 1500 anni di storia il buddhismo indiano ha sviluppato indirizzi e interpretazioni diverse, anche estremamente complesse. Lo sviluppo di tale complessità si rese necessario con il continuo confronto dottrinale sia all'esterno delle Comunità monastiche con le scuole brahmaniche e jaina, sia all'interno delle stesse per svelare progressivamente gli insegnamenti (soprattutto i cosiddetti "inesprimibili", sanscritoavyākṛtavastūni) contenuti negli antichi Āgama-Nikāya. Le scuole nate nel sub-continente indiano nel corso di questi 1500 anni di storia sono suddivisibili in tre gruppi:
buddismo Mahāyāna o del «Grande Veicolo», sviluppatosi a partire da alcune comunità buddiste antiche ma con l'accoglimento degli insegnamenti riportati nei Prajñāpāramitā Sūtra e del Sutra del Loto. Buona parte del buddismo indiano a partire dal II secolo fino alla sua scomparsa è rappresentato o influenzato da questa corrente, in seno alla quale meritano particolare menzione gli indirizzi Madhyamaka, Cittamātra e il buddismo Vajrayāna. La quasi totalità delle differenti scuole presenti in Estremo Oriente appartengono a questo Veicolo.
Il buddismo tantrico è anch'esso Mahāyāna, e rappresenta la controparte buddista di un fenomeno più ampio nelle religioni dell'India, il tantrismo, che ha influenzato anche l'Induismo. Si sviluppò in seno al Buddismo Mahāyāna e ne influenzò profondamente la pratica, almeno dal VI secolo in poi. Anche noto come Mantrayāna, la sua forma più organizzata è più conosciuta come Buddismo Vajrayāna o Veicolo del Diamante. Antiche cronache del buddismo come la "Storia dell'avvento del dharma in India" (tib. rGyar-gar chos-'byung) redatta nel 1608 dallo storico tibetano Tāranātha Kunga Nyingpo attestano che, almeno dal X secolo, i centri universitari buddisti in India dispensavano soprattutto insegnamenti tantrici. Pressoché tutte le scuole tibetane, ma anche diverse scuole estremo-orientali come la giapponese Shingon, appartengono a questa tradizione.
^«Dal n. di Budda, lett. "lo svegliato, l'illuminato" (Buddháh, dal part. pass. sans. di bódhati), soprannome del fondatore del buddismo», termine presente in italiano già nel 1839 (Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Zanichelli) e preferibile alla grafia non adattata per i dizionari Treccani, Sabatini-Coletti, De Mauro, Garzanti, Gabrielli, Zingarelli 1995, Devoto-Oli 2006/2007. In alcune enciclopedie si trova invece "buddismo", fra queste la Zanichelli, l'Enciclopedia UTET/La Repubblica, l'Enciclopedia Rizzoli Larousse (che nella voce generalista inserisce ambedue, ma nei lemmi di approfondimento preferisce la grafia con l'h), l'Enciclopedia Einaudi, nonché nelle enciclopedie e dizionari specialistici della materia, come il Dizionario di Buddismo Milano, Bruno Mondadori, 2003; Dizionario della Saggezza Orientale Milano, Mondadori, 2007; Buddismo, Enciclopedia delle Religioni a cura di Mircea Eliade, Milano, Jaca Book, 2004; Buddismo Milano, Electa, 2005; Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Roma, Rai; Enciclopedia di Filosofia Milano, Garzanti, 1985; Dizionario di Filosofia Milano, Rizzoli, 1976; Enciclopedia delle Religioni Milano, Garzanti, 1996; Dizionario delle Religioni orientali Milano, Vallardi, 1993; Dizionario di Sapienza orientale Roma, Edizioni Mediterranee, 1985; Dizionario del buddismo Milano, Garzanti, 1994; Dizionario delle Mitologie e Religioni Milano, Rizzoli, 1989; Immagini Buddiste, Dizionario iconografico del Buddismo Roma, Mediterranee, 1986; Dizionario buddista Roma, Ubaldini, 1981; Dizionario delle opere filosofiche Milano, Bruno Mondadori, 2000; Dizionario letterario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi Milano, Bompiani, 1947; Cronologia universale Torino, UTET, 2002; Enciclopedia Universale dell'Arte, Istituto per la Collaborazione Culturale, Venezia-Roma, parte editoriale a cura della Casa Editrice G. C. Sansoni, Firenze, 1958, quindi Casa Editrice Sadea, Firenze, 1971 e Roma, 1976, quindi Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1980; tranne il Dizionario del Buddismo, Esperia, Milano, 2006 e l'enciclopedia Treccani che riporta ambedue le grafie.
^Per quanto controversa la nozione di religione è ormai da decenni universalmente applicata al buddismo, anche se alcuni praticanti occidentali ne contestano l'attribuzione, ma come nota Lionel Obadia:
«Dall'Ottocento agli inizi del Novecento uno dei tratti più costanti delle interpretazioni del buddismo consiste nel non riconoscergli lo statuto di religione. Questo argomento, uno dei temi classici dell'orientalismo erudito ottocentesco, si ripresenta con forza alla fine del Novecento per giustificare il successo del buddismo nelle società occidentali moderne. La sua trasfigurazione in una "non-religione" si spiega in primo luogo con la conoscenza parziale e selettiva che gli occidentali ne avevano (e ne hanno tuttora) [...].»
(Lionel Obadia. Il buddismo in Occidente. Bologna, Mulino, 2009, pag.45.)
^«La nozione di "buddismo" che poi raggruppa un insieme assai articolato d'indirizzi dottrinali in competizione tra loro, privilegia indebitamente ciò che li accomuna rispetto a ciò che costituisce la loro peculiarità, dando l'impressione erronea che si tratti di un movimento unitario piuttosto che di un fascio di numerose scuole divergenti (i cosiddetti nidāna, infelicemente resi con "sètte" nella letteratura corrente) come è invece il caso.» (M. Piantelli, Il buddismo indiano, in Buddismo, a cura di Giovanni Filoramo. Bari, Editori Laterza, 2007, pag.5)
^Frank E. Reynolds e Charles Hallisey, in Buddismo Enciclopedia delle Religioni, diretta da Mircea Eliade. Milano, Città Nuova-Jaca Book, 1986, pag. 67-68.
^Cfr. Hōseki Shinichi Hisamatsu, Una religione senza dio. Genova, il Melangolo, 1996.
^Michio T. Shinozaki. Op. cit. pag. 88-9; Yoshiro Tamura, The Lotus Sūtra, tr. ingl. di Gene Reeves, Michio T. Shinozaki, Chuo Koron shuppannsha, Tokyo, 1969, pag. 93
^JODO SHU English, su www.jodo.org. URL consultato il 4 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2015).
^Il primo a utilizzare il termine "buddismo" (bouddisme) fu lo storico francese Michel-Jean-François Ozeray (1764-1859) nella Recherches sur Buddou ou Bouddou, instituteur religieux de l'Asie orientale, pubblicata nel 1817.
^«Il concetto di Buddismo fu creato circa tre secoli fa per indicare una tradizione religiosa panasiatica risalente a circa 2.500 anni fa.», Frank E. Reynolds e Charles Hallisey in Buddhism: An Overview, Encyclopedia of Religion, USA, Mc Millian References, 1994, anche Second Edition 2005, Vol. II pag. 1087.
^Vi sono molti termini sanscriti e pāli che indicano questo stato di "risveglio spirituale". Il più comune è bodhi (sia sanscrito che pāli). In cinese viene reso con 菩提 pútí (giapp. bodai, cor. boje). Una resa ben più antica di questa è 道 (dào giapp. dō, cor. to, che significa anche "Via"). Successivo invece è 覺 (jué o jiǎo, giapp. kaku o gaku, cor. kak o kyo). Da ricordare anche 三菩提 (sānpútí, che indica il sanscritosaṃbodhi, giapp. sanbodai, cor. samboje tibetano rdzogs par byang chub pa), Molto utilizzato nelle scuole del Buddismo Zen è 悟 (wù, giapp. satori o go, cor. o) che attiene tuttavia maggiormente al significato di "comprensione della Realtà"; peraltro il termine giapponese satori deriva dal verbo satoru che significa "conoscere", "comprendere". Sempre in questa scuola un utilizzo più vicino al sanscritobodhi è certamente kenshō (見性, cin. jiànxìng, cor. kyeonseong) nel suo significato di "guardare la propria natura di Buddha" (ovvero attualizzare la propria natura "illuminata"). In tibetanobodhi è reso con byang chub.
^Da tenere presente che i due testi appartengono a due scuole differenti del Buddismo dei Nikāya. Il primo appartiene alla scuola cingalese Theravāda e proviene, probabilmente, dalla scuola indiana Vibhajyavāda; il secondo appartiene invece alla scuola Mulasarvāstivāda che deriva a sua volta dalla scuola Sarvāstivāda.
^(EN) Majjhima nikāya 100 - Sangarava Sutta, su mahindarama.com, Mahindarama. Kampar Road 10460, Penang, Malaysia, 1. URL consultato il 4 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2008).
^Hoseki Schinichi Hisamatsu, Una religione senza Dio. Satori e ateismo Roma, Il Nuovo Melangolo, 1996.
^Sutra del Loto ( tr. Burton Watson, Milano, Esperia, 1997), pag. 16
^Cfr., tra gli altri, John Ross Carter. Quattro nobili verità-Interpretazioni del Mahāyāna. In Encyclopedia of Religion, vol. 5. NY, MacMillan, 2004, pagg. 3179 e segg.
Bibliografia
Di seguito una bibliografia ragionata dei testi 'del' e 'sul' buddismo in lingua italiana.
Testi storiografici sul buddhismo, tutte le scuole e tutti i paesi
Giovanni Filoramo (a cura di), Mario Piantelli, Ramon N. Prats, Erich Zürcher, Pier Paolo Del Campana, Heinz Beckert, Martin Baumann, Buddhismo, Bari, Laterza, 2007, ISBN978-88-420-8363-4.
Richard H. Robinson, Willard L. Johnson, La religione buddhista, Roma, Ubaldini, 1998, ISBN88-340-1268-2.
Henri-Charles Puech (a cura di), Giuseppe Tucci, André Bareau, Anne Marie Blondeau, Paul Demiéville, Gaston Renondau, Bernard Frank, Pierre Bernard Lafont, Mauro Bergonzi, Storia del Buddhismo, Bari, Laterza, 1984.
Sono i testi ritenuti canonici da tutte le scuole buddhiste. Occorre ricordare che la scuola Theravāda considera "canoniche" solo le opere contenute nel Canone pāli.
Nyanaponika Thera. Il cuore della meditazione buddhista, Roma, Ubaldini Editore, 1978.
La Rivelazione del Buddha - I testi antichi, Raniero Gnoli (a cura di), Milano, Mondadori, 2001, ISBN88-04-47898-5.
Contiene una selezione di scritti dal Canone pāli, dal Canone tibetano nonché un sūtra, lo Śālistambasūtra, scoperto agli inizi dello scorso secolo nel Gilgit.
Sutra del Loto, introduzione di Francesco Sferra, traduzione dal sanscrito e note di Luciana Meazza, Milano, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2001, ISBN978-88-17-12704-2.
Il Sutra del Diamante, la cerca del paradiso, traduzione dal sanscrito, commento e note di Mauricio Y. Marassi, Genova-Milano, Marietti, 2011, ISBN978-88-211-6517-7.
I libri buddhisti della sapienza, introduzione di Edward Conze, Roma, Ubaldini, 1976.
Mauricio Y. Marassi, Gennaro Iorio, La via libera. Etica buddista e etica occidentale, Stella del Mattino editore, 2013, ISBN978-88-908401-0-4.
Mauricio Y. Marassi, Il Buddismo mahāyāna attraverso i luoghi, i tempi e le culture. L'India e cenni sul Tibet, Genova-Milano, Marietti, 2006, ISBN88-211-6549-3.
Mauricio Y. Marassi, Il Buddismo mahāyāna attraverso i luoghi, i tempi e le culture. La Cina, Genova-Milano, Marietti, 2009, ISBN978-88-211-6533-7.
Lama Ole Nydahl, Buddhismo della Via di Diamante, Mediterranee, 2000.
Giangiorgio Pasqualotto, Illuminismo e illuminazione. La ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma, Donzelli, 1997, ISBN88-7989-349-1.
Mario Piantelli, Il Buddhismo Indiano, in Storia delle religioni - 4. Religioni dell'India e dell'Estremo Oriente, Giovanni Filoramo (a cura di), Roma-Bari, Laterza, 1996, pp. 275-368..
(EN) Joseph M. Kitagawa, Hajime Nakamura, Donald S. Lopez, Frank E. Reynolds, Giuseppe Tucci e David Llewelyn Snellgrove, Buddhism, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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Lord VoldemortPemeranRalph Fiennes (dewasa), Frank Dillane (remaja), Hero Tiffin-Fiennes (kecil) Lord Voldemort adalah seorang tokoh ciptaan JK Rowling dalam novel Harry Potter. Voldemort digambarkan sebagai tokoh yang sangat jahat, kejam, licik, menghalalkan segala cara untuk mencapai tujuannya. Terlahir dengan nama Tom Marvolo Riddle, Voldemort dikenal sebagai salah satu siswa Hogwarts yang paling cemerlang di masanya. Tidak heran, ia sangat hebat dalam sihir dan ditakuti oleh nyaris seluru...
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VIII Fighter CommandP-51D Mustangs of the command's groups[note 1]Active1942–1946Country United StatesBranch United States Air ForceRoleFighter escortEngagementsEuropean Theater of Operations[1]CommandersNotablecommandersBrigadier General Frank O'Driscoll Hunter Major General William Ellsworth KepnerInsigniaVIII Fighter Command emblem[note 2][1]Military unit The VIII Fighter Command was a United States Army Air Forces unit of command above the wing...
Species of marsupial Tasmanian pademelon[1] Mt Field National Park Conservation status Least Concern (IUCN 3.1)[2] Scientific classification Domain: Eukaryota Kingdom: Animalia Phylum: Chordata Class: Mammalia Infraclass: Marsupialia Order: Diprotodontia Family: Macropodidae Genus: Thylogale Species: T. billardierii Binomial name Thylogale billardierii(Desmarest, 1822) Tasmanian pademelon range The Tasmanian pademelon (Thylogale billardierii), also known as the rufo...
Questa voce sull'argomento calciatori venezuelani è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Javier Toyo Nazionalità Venezuela Altezza 180 cm Calcio Ruolo Portiere Squadra Metropolitanos CarrieraSquadre di club1 1998-1999 Caracas? (-?)1999-2000 Atlético El Vigía4 (0)2000-2007 Caracas208 (-?)2007-2008 Atlético Bucaramanga11 (-?)2008-2010 Caracas25 (-?)2010-...
Politician and historian from Catalonia, Spain (born 1969) In this Catalan name, the first or paternal surname is Junqueras and the second or maternal family name is Vies; both are generally joined by the conjunction i. Oriol JunquerasGMGC MPJunqueras in 2016Vice President of CataloniaIn office14 January 2016 – 28 October 2017PresidentCarles PuigdemontPreceded byNeus MuntéSucceeded byOffice suspendedPere Aragonès (2018)Minister of Economy and Finance, CataloniaIn office14...
Questa voce sull'argomento stagioni delle società calcistiche italiane è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Voce principale: San Felice Aversa Normanna. San Felice Aversa NormannaStagione 2011-2012Sport calcio Squadra Aversa Normanna Allenatore Nicola Romaniello Presidente Giovanni Spezzaferri Lega Pro Seconda Divisione11º posto nel girone B. Maggiori presenzeCampionato: Gragnaniello,...
It has been suggested that General Command of the Armed Forces of South Russia be merged into this article. (Discuss) Proposed since May 2024. This article needs additional citations for verification. Please help improve this article by adding citations to reliable sources. Unsourced material may be challenged and removed.Find sources: Armed Forces of South Russia – news · newspapers · books · scholar · JSTOR (May 2024) (Learn how and when to remove t...
بوذية تبتيةمعلومات عامةصنف فرعي من البوذية الدِّين البوذية تعديل - تعديل مصدري - تعديل ويكي بيانات جزء من سلسلة مقالات حولالبوذية التاريخ تاريخ البوذية خط زمني غوتاما بودا المجالس قائمة المذاهب البوذية المفاهيم الدارما الحقائق النبيلة الأربع الطريق النبيل الثماني ال�...
The Great Mosque of Kairouan or the Mosque of Uqba had the reputation, since the 9th century, of being one of the most important centers of the Maliki school.[1] The Malikization of the Maghreb was the process of encouraging the adoption of the Maliki school (founded by Malik ibn Anas) of Sunni Islam in the Maghreb, especially in the 11th and 12th centuries, to the detriment of Shia and Kharijite inhabitants of the Maghreb. The process occurred as Maliki scholars increasingly gained i...
Michelle O'NeillAML Perdana Menteri Irlandia UtaraPetahanaMulai menjabat 3 Februari 2024Menjabat bersama Emma Little-PengellyPendahuluPaul Givan (2022)PenggantiPetahanaWakil Perdana Menteri Irlandia UtaraMasa jabatan11 Januari 2020 – 4 Februari 2022Menjabat bersama Arlene Foster & Paul GivanPendahuluMartin McGuinness (2017)PenggantiEmma Little-Pengelly (2024)Wali Kota Dungannon and South TyroneMasa jabatanJuni 2010 – Juni 2011PendahuluFrancie Moll...
صاحب السمو الملكي الأمير خالد بن بندر بن عبد العزيز آل سعود مستشار خادم الحرمين الشريفين الملك سلمان بن عبد العزيز آل سعود لشؤون الأمن القومي في المنصب29 يناير 2015 – الآن العاهل سلمان بن عبد العزيز آل سعود رئيس الاستخبارات العامة في المنصب1 يوليو 2014 – 29 يناير 2015 العاهل عبد ا�...
Disambiguazione – Mandaloriano rimanda qui. Se stai cercando il personaggio della serie TV The Mandalorian, vedi Il Mandaloriano. (EN) «This is the way» (IT) «Questa è la via» (Motto mandaloriano) I mandaloriani sono una cultura e gruppo etnoreligioso dell'universo di Guerre stellari, unito da un credo comune e con una forte tradizione guerriera.[1] Sono personaggi immaginari associati al pianeta Mandalore nel franchise di Guerre stellari creato da George Lucas.[2&...
Villa Carcinacomune Villa Carcina – VedutaPanorama del paese LocalizzazioneStato Italia Regione Lombardia Provincia Brescia AmministrazioneSindacoMoris Cadei (lista civica Patto per Villa Carcina – Cadei sindaco) dal 26-5-2019 TerritorioCoordinate45°38′N 10°12′E45°38′N, 10°12′E (Villa Carcina) Altitudine241 m s.l.m. Superficie14,22 km² Abitanti10 726[2] (30-6-20234) Densità754,29 ab./km² FrazioniCailina, Carcina, Cogozz...