Storicamente il buddismo è stato incorporato nelle terre di Russia nei primi anni del XVII secolo[1][2]; è considerata una delle religione tradizionali della Russia, facendo quindi parte integrante del patrimonio storico russo[3]. Oltre alle tradizioni monastiche storiche di Buriazia, Calmucchia e a Tuva, il buddismo si è oramai diffuso a macchia d'olio in tutto il paese con una varietà di gruppi etnici di convertiti[4].
La principale forma di buddismo presente in Russia è quello della scuola Gelukpa facente parte del buddismo tibetano, oltre ad altre scuole tibetane minoritarie. Anche se il buddismo tibetano è più spesso associato al Tibet, esso si è ampiamente diffuso in Mongolia ed attraverso di essa anche in Russia[1].
Già nel 1887 erano presenti ventinove case editrici[1] e numerosi datsan (università-monasteri)[1]; ma a seguito della rivoluzione russa scoppiata nel 1917 tutte le datsan furono chiuse[5]. Nel 1930 i buddhisti soffrirono particolarmente per le persecuzioni, assieme a tutte le altre comunità religiose in Unione Sovietica[2], con i lama (buddismo) espulsi ed accusati di essere "spie giapponesi" e "nemici del popolo"[1].
Dopo la caduta dell'Unione Sovietica nel 1991, un revival buddhista si è verificato in Calmucchia con l'elezione del presidente Kirsan Nikolaevič Iljumžinov. Ha ripreso velocemente ad espandersi anche in Buriazia e a Tuva ed iniziando a diffondersi anche in altre regioni più interne del territorio russo.