Brāhmaṇa (devanāgarī: ब्राह्मणं, lett. "affermazione sul Brahman") sono dei testi religiosi indiani composti in sanscrito intorno al XI-IX secolo a.C. aventi lo scopo di descrivere e spiegare la relazione tra le formule sacrificali (mantra) e le azioni (karman) inerenti alle cerimonie sacrificali presenti nei Veda.
I Brāhmaṇa risultano essere la più antica testimonianza di testi sanscriti composti in prosa.
Compito dei Brāhmaṇa è occuparsi del rituale sacrificale dandone una prima interpretazione e fornendone un ruolo diverso rispetto a quello che si evince dagli stessi Veda.
«Il pensiero ritualistico dei Brāhmaṇa deve le sue origini a un cambiamento fondamentale della visione del mondo, che fece nascere una nuova concezione del sacrificio. ... In effetti, gli autori dei Brāhmaṇa sembrano coscienti di stare restaurando il sacrificio all'interno di un sistema rituale nuovo e razionalizzato»
(Jan C. Heesterman, Enciclopedia delle Religioni, vol. 9, Milano, Jaca Book, 2006, pagg. 58 e segg.)
Secondo Heesterman il sacrificiovedico precedente ai Brāhmaṇa era di tipo agonistico. Il ruolo centrale era affidato al devaIndra e il procedimento sacrificale prevedeva gare tra carri e competizioni verbali tra gli officianti. Con i Brāhmaṇa, Prajāpati prende il posto di Indra e dalla prodezza guerriera dell'officiante si passa alla conoscenza delle regole proprie del sacrificio che esce così dalla società aria per entrare in un rapporto personale con il sacro che prelude alle Upaniṣad e alla loro identificazione tra il Sé (l'ātman) e il principio universale (il brahman).
«Nei Brāhmaṇa il sacrificio assume un'importanza talmente centrale da sopraffare alla fine la stessa potenza degli dèi che furono ridotti ad elementi catalizzatori che giustificavano una serie di operazioni sacre in grado di sprigionare una forza incommensurabile, origine e sostegno dell'universo»