Disperdendosi su un'area tanto vasta, la lingua di questo popolo (di matrice indoiranica) subì un processo di frammentazione, che diede origine alle varie lingue indiane antiche (come il sanscrito) e moderne (come l'hindi).
Secondo alcuni studiosi, alcuni gruppi Indoarii si spinsero invece fino in Mesopotamia nel 1700 a.C. circa dove divennero l'aristocrazia di Mitanni[3].
A partire dal 1800 a.C. circa grandi masse di popolazioni si spostarono a sud, penetrando, probabilmente in varie ondate, nel subcontinente indiano. All'origine di queste migrazioni ci fu probabilmente un drastico mutamento climatico (caratterizzato da una notevole diminuzione delle temperature e delle precipitazioni) che, all'inizio del II millennio a.C., interessò probabilmente l'intera Asia sud-occidentale, colpendo duramente la stessa India e portando quasi al collasso l'antica ed evoluta civiltà della valle dell'Indo.
Le tribù indoarie penetrano così, in modo lento ma costante, prima tra le montagne Hindu Kush, e successivamente, a partire dal 1600 a.C., oltre la pianura dell'Indo, conquistando o spingendo a sud le popolazioni locali (Dravida). La natura tendenzialmente indipendente dei principi guerrieri impedì tuttavia la formazione di imperi o grandi stati organizzati, mantenendo al contrario gli Arii in una condizione di instabilità politico-militare dovuta agli scontri con le popolazioni locali e con successivi gruppi migratori.
A partire dal 1300 a.C. le tribù arie consolidano progressivamente il loro dominio in tutto il nord-ovest indiano, spingendosi successivamente fino al Punjab e alla valle del Gange (espansione collegata alla diffusione della cultura della ceramica grigia dipinta), diffondendo in gran parte del subcontinente la lingua sanscrita, oltre ad alcune innovazioni, tra cui l'uso del ferro.
Il sud dell'India rimase comunque indipendente e saldamente legato alla cultura dravidica, con la nascita di diversi stati molto evoluti, che sapranno mantenersi indipendenti per quasi due millenni. Nel resto dell'India, gli Arii si fondono spesso con le popolazioni locali, dando vita a una nuova, complessa, civiltà recante chiare tracce di entrambi i retaggi. Tuttavia, nonostante molte eccezioni, i vincitori impongono generalmente un sistema sociale basato sulle caste (varna in sanscrito, che assume il significato di colore), che estromette i discendenti dei dravida dalle posizioni più influenti. Articolato in brahmani (sacerdoti e studiosi dei testi sacri, unici abilitati alla celebrazione dei riti sacri), kshatriya (guerrieri rappresentanti il ceto politico-amministrativo), vaishya (artigiani, commercianti, allevatori), shudra (servitori addetti ai lavori proibiti agli Arii) e paria (gli intoccabili, cioè i fuori-casta) questo sistema riserva le prime due e più importanti caste ai soli discendenti degli arii.
Società
Gli indoari erano suddivisi in jāna (sanscrito, corrispettivo del latinogentes) a loro volta suddivisi in "clan" (viś) guidati da un capoclan (viśpáti). Erano allevatori nomadi che progressivamente si stanziarono in cittadelle fortificate con mura di terra battuta (sanscrito vedicopúr पुर, corrispondente al greco antico πόλις polis) come già prima di loro i nemici Dāsa. Dalle scritture vediche questi Ārya appaiono ricchi, dediti a feste cerimoniali a base di carne e di madhu (liquore a base di miele come l'idromele, corrispondente al norrenomjǫðr)[4]. I villaggi degli indoari venivano eretti dopo un cerimoniale di consacrazione complesso che prevedeva l'aratura del luogo e la messa in posa di nove colonne (sthūṇā) destinate a sostenere gli edifici. Al centro del villaggio era posta la colonna più importante (skambha) posto come albero primordiale che sostiene il Cielo (Div o Dyú).
Tecniche militari
La tecnica di combattimento era basata su carri da guerra trainati da cavalli, montati da un auriga e da un principe guerriero armato con armi di bronzo. L'armamento limitava il combattimento alle regioni pianeggianti e le azioni belliche furono sempre indirizzate verso la razzia dei centri delle popolazioni agricole.
Le divinità adorate dalle popolazioni arie sono descritte nei testi sacri dei Veda, e sono le stesse che vennero comprese, talvolta con ruoli simili, talvolta diversi, anche nella religione dello zoroastrismo seguita nell'odierno Iran. Le divinità principali sono Indra (la tempesta), i Marut (eroi compagni e seguaci di Indra), Soma (la bevanda inebriante preparata nel corso dei rituali e offerta agli dèi), Mitra (l'amicizia e il patto), Varuṇa (il cielo), Agni (il fuoco, in particolare quello acceso per il rituale), Rāma (la sovranità), Yama (la morte), Sūrya (il sole), Uṣas (l'aurora), Durgā (la creazione e distruzione).
Note
^Il termine, coniato nell'era moderna, è un composto di Hinduš, che in persiano indicava il fiume Indo (greco antico Ἰνδός Indos) e in seguito ha dato il nome all'India, e ārya, nome maschile che in sanscrito significa "nobile" e veniva usato, con connotazioni religioso-spirituali, in riferimento a sé stessi da quelle tribù indoeuropee attraversarono la valle dell'Indo, si stabilirono per un certo periodo nell'angolo nord-occidentale dell'India (a cui venne dato in seguito il nome di Āryavārta, in cui vārta vale "dimora") e da lì occuparono poi il resto del paese.