«Il mio nome è Walkiria: le valchirie erano le figlie del dio della guerra... una donna guerriera poteva essere solo una Walkiria.»
(Walkiria Terradura)
Giovinezza
Figlia dell'avvocato perugino Gustavo Terradura, fervente antifascista. Il padre venne più volte arrestato e fu definitivamente liberato solo dopo la caduta di Mussolini. Walkiria ereditò dal padre l'odio verso la dittatura e già durante gli anni scolastici, per il suo atteggiamento sprezzante verso il regime, fu più volte interrogata in questura e redarguita. Frequentava la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Perugia[2] quando, il 13 gennaio 1944, durante l'occupazione tedesca, i fascisti dell'OVRA fecero irruzione nel palazzo dei Duchi di Urbino in cui la famiglia risiedeva per catturare nuovamente il padre Gustavo, e fu la giovane Walkiria a trarlo in salvo nascondendosi insieme a lui nelle soffitte del palazzo.[3]
Guerra partigiana
Sfuggiti ai nazisti, Walkiria e il padre raggiunsero i Monti del Burano, tra l'Umbria e le Marche, e si unirono alle Brigate Garibaldi, in particolare alla V Brigata Garibaldi Pesaro, operante in provincia di Pesaro Urbino. Walkiria seguì il padre come combattente aggregata al quinto battaglione, denominato gruppo "Panichi" dal nome del suo comandante, Samuele Panichi.[2] Walkiria venne nominata dai suoi compagni a capo di una squadra che prese il nome di Settebello, formato da sei uomini, e si distinse in numerose azioni che alla fine della guerra le valsero la decorazione al valore militare e la nomina a sottotenente, grado comparato a quello di ispettore organizzativo ricoperto nelle formazioni partigiane. Durante la sua attività da partigiana si specializzò nel minare e far saltare i ponti per impedire l'avanzata e contrastare poi la ritirata dell'esercito tedesco, insieme a Valentino Guerra, già geniere del disciolto esercito italiano. Per questa sua attività i nazisti emisero contro di lei otto mandati di cattura, non riuscendo però mai a catturarla.[3]
«Terradura Vagnarelli Walkiria di Gustavo - 9 gennaio 1924, a Gubbio (Perugia). – Donna dotata di generoso animo, entrava, malgrado la giovane età, nelle formazioni partigiane della sua zona portandovi entusiasmo e fede. In lunghi mesi di lotta partecipava a numerose azioni contro il dotato avversario, mettendo in luce non comuni doti di coraggio e di iniziativa. Dopo essere riuscita con la squadra da lei comandata a fare saltare un ponte stradale, accortasi del sopraggiungere di un reparto avversario, incurante della sproporzione delle forze, attaccava con bombe a mano, di sorpresa, con un solo gregario, l’avversario, infliggendogli dure perdite, ponendolo in fuga e recuperando altresì gli automezzi e le armi abbandonate. Valido esempio di determinazione, coraggio e alto spirito patriottico.» — Marche 4 ottobre 1943 – 27 agosto 1944[6]
Marina Addis Saba, Partigiane. Tutte le donne della Resistenza , Mursia, Varese, 1998;
Antonella Rita Roscilli, E Walkiria, la bella bionda, faceva saltare i ponti (PDF), in Patria indipendente, febbraio 2010. URL consultato il 23 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2020).
Walkiria Terradura, Partigiana tra i monti del Burano (PDF), in Patria indipendente, marzo 2007. URL consultato il 23 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2022).