Valentina Guidetti, conosciuta nella Resistenza come "Nadia" (Cavola, 22 novembre 1922[1] – Ca' Marastoni di Toano, 1º aprile 1945) è stata una partigiana italiana.
Biografia
Rimasta orfana di madre,[2] insieme ai suoi quattro fratelli cresce in un'altra famiglia a partire dal 1926, anno in cui il padre è costretto ad emigrare per trovare lavoro.[2] Successivamente, all'età di 14 anni, lascia la scuola, seppur seguita con passione, per provvedere al sostentamento suo e dei suoi fratelli. Parte quindi alla volta di Genova, dove lavora come donna di servizio;[2] dal capoluogo ligure rientrerà a Toano solo allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Guerra partigiana
Fin da subito sostenne le idee partigiane, dando assistenza ai primi combattenti della sua zona.[2] Arruolatasi dapprima nelle formazioni della Toscana, vi rimase fino al dicembre del 1944 momento in cui passa nei partigiani reggiani.[2] Assegnata al Distaccamento Orlandini della 26ª Brigata, svolse il ruolo di staffetta.[3] Il 1º aprile del 1945, quando il suo reparto, con altri partigiani delle Fiamme Verdi, fu attaccato dalle forze tedesche, "Nadia", il nome sotto copertura a lei affidato dalle forze di Resistenza, si offrì di andare a chiedere l'aiuto di altri garibaldini[3] riuscendo nell'intento di attraversare una zona pericolosamente battuta dal fuoco e a raggiungere il comando dell'VIII Battaglione.[3] Nel tornare subito al suo distaccamento, tuttavia, venne intercettata dai soldati nazisti i quali la uccisero, dopo averla inutilmente interrogata,[2] massacrandola di pugnalate.[3] Il cadavere fu poi ritrovato dal Monsignor Cocconcelli[1][4] e i compagni di reparto decisero fin da subito d'intitolarle il distaccamento.[3] Ricordata anche come l'eroina di Pasqua,[1][2] nel dopoguerra fu insignita della medaglia d'argento al valor militare.[1]
Onorificenze
Medaglia d'argento al valore militare
Altri riconoscimenti
A Valentina Guidetti è dedicata una via di Sant'Ilario d'Enza.[3]
Nel 1981, sulla strada che da Quara conduce a Cerrè Marabino è stato inaugurato un monumento alla Resistenza ad opera dell'architetto Antonio Pastorini, che riproduce in un bassorilievo in bronzo l'effige di "Nadia".[5]
Altre rievocazioni della battaglia in cui si svolsero i fatti legati a Valentina Guidetti sono presenti in un cippo, inaugurato nel 1946, al Monte della Castagna e nel sacrario eretto a Cà Marastoni nel 1971.[5]
Note
Voci correlate