È situato ai piedi del monte Pizzone e del monte Teano, facenti parte dei monti del Partenio. Ha un'altezza sul livello del mare che varia da 197 m a 1525 m.
Il territorio di San Martino Valle Caudina è caratterizzato da fertili terreni a valle del paese e una rigogliosa vegetazione a nord con fitti castagneti e faggeti.
Storia
Le origini
Per l'età romana e i primi secoli dell'Alto Medioevo (fase gotica, bizantina, ducato longobardo di Benevento), il territorio di San Martino risulta legato all'antica città di Caudium.
L'alto Medioevo
Dei primi riferimenti impliciti a San Martino si hanno al tempo dei Santi Palerio, Vescovo di Telesia ed Equizio, suo diacono. Siamo nel IX secolo e le incursioni saracene rendono difficile la vita nel territorio del Principato di Benevento. In seguito all'assedio e alla rovina di Telesia, i due religiosi fuggirono "per andarsi a ricoverare ne’ Monti Irpini". Il culto di questi santi è ancora attivo a San Martino, anche se le reliquie subirono una sorte particolare: dimenticate per secoli, vennero ritrovate solo il 17 dicembre 1163 da tale Maraldo, forse un notaio[5].
L'età Normanno-Sveva
Dei riferimenti certi a San Martino Valle Caudina si hanno nel Catalogus Baronum, un elenco dei baroni del Regno di Sicilia fatto realizzare da Ruggero II nel XII secolo. In questo testo è scritto che il feudo venne tenuto dal conte Gionata di Carinola, un discendente della dinastia Drengot, insieme alla vicina Airola e a Conza della Campania.
A Gionata segue il figlio Riccardo, erede anche dei feudi di Carinola e Conza[6].
In età sveva, San Martino risulta feudo di Marino da Eboli[7], stretto collaboratore dell'Imperatore Federico II. Nel 1253, però, partecipa a una congiura contro Manfredi di Svevia, figlio ed erede di Federico II. Scoperto da Manfredi, Marino da Eboli viene imprigionato a Castel del Monte e accecato insieme al figlio.
Il feudo passa quindi a Corrado Capece[8], fedelissimo di Manfredi[9].
Gli Angioini e i Della Leonessa
Con la sconfitta di Manfredi di Svevia a Benevento (1266), San Martino torna alla famiglia di Marino da Eboli, nella persona di sua figlia Zaffridina, e del marito di lei, Tommaso di Aquino[10].
I Della Leonessa, entrati in possesso di diversi feudi della Valle Caudina (Montesarchio 1270, Airola 1291-92), per volontà dei Re angioini, acquistano il castello di San Martino con il suo territorio il 19 gennaio 1343[11].
La discendenza della famiglia della Leonessa continuò fino al 1797 con Giuseppe Maria, duca di San Martino. Estinto il ramo maschile il titolo passò per filiazione femminile ai Ruffo e con Carolina Ruffo ai Pignatelli principi di Monteroduni. Il titolo è oggi conservato nella persona del duca Giovanni Pignatelli della Leonessa, attuale proprietario del castello intorno al quale si formò il borgo medioevale.
Famiglia Del Balzo (de Baux)
Caterina de Bauciis (del Balzo) acquisì la Terra di San Martino dopo la morte del marito Guglielmo Scotto che la portò come dote nel (1341).
Matteo Renato Imbriani figlio del letterato Paolo Emilio (1808 - 1877), nacque a Napoli il 28 novembre 1843. Venne eletto deputato nelle elezioni del 1897 dopo aver superato in ballottaggio il candidato Alessandro Modestino. Ritornò alla Camera nel 1900 come deputato del collegio di Jesi e ne uscì definitivamente nel 1904 dopo la caduta del suo collegio. La sua presenza fu incisiva nelle scelte dell'estrema sinistra. Morì a San Martino nella sua amatissima "Casa Giulia" il 12 settembre 1901.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 23 novembre 1998.
«Di rosso, all'effigie di san Martino, visto di tre quarti verso destra, il viso abbassato e voltato verso sinistra, viso, avambracci, mani, ginocchio, parte della gamba, di carnagione, capelluto d'argento, vestito con tunica di verde, ammantato d'azzurro e calzari di nero, montato su un cavallo passante, dello stesso, crinito e bardato di nero, tenente con la mano destra, una spada d'argento, posta in sbarra, nell'atto di tagliare il mantello, posto in palo, tenuto con la mano sinistra, posta in fascia, accompagnato da un uomo, visto di tre quarti verso destra, pure di carnagione, capelluto e barbuto di nero, cinto solo con mezza tunica di verde. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo rettangolare di colore verde.
In precedenza il comune utilizzava ufficiosamente uno stemma che rappresentava un guerriero armato, su un cavallo passante, che si potrebbe identificare con Giovanni della Leonessa, figlio di Errico e Guglielma Cantelmo, che nel 1343, comprò la terra di San Martino dalla regina Sancia pagando 800 once. Il gonfalone era un drappo interzato in fascia di verde, di bianco e di rosso.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa di San Giovanni Battista, dove sono custodite le reliquie dei Santi Palerio ed Equizio.
Il castello medievale sovrasta il centro storico del paese. Il suo impianto è normanno, ma le sue origini potrebbero essere altomedievali. La costruzione è stata molto modificata ed arricchita durante il XVII e il XVIII secolo. Interessanti il salone affrescato con le gesta della famiglia della Leonessa, il mobilio d'epoca, i resti del sistema di difesa bassomedievale e l'orto-giardino.
Altro
Obelisco di Piazza Santa Maria
Fontana del Salvatore
Fontanelle
Monumento ai Caduti, opera realizzata da Carmine Lengua 1989
Aree naturali
Mafariello, località meta di molti turisti nei mesi estivi, grazie alla fonte di acqua oligominerale e un'ampia area adibita per pic nic
Galleria Civica di Arte Contemporanea, ospitata nel palazzo municipale.
Cinema
In Piazza XX Settembre sono state girate alcune scene de L'uomo in più di Paolo Sorrentino. Nel backstage del DVD in commercio si vede la scena del ritorno ad un concerto di piazza, quasi deserto, da parte del protagonista (Toni Servillo), e ci sono inquadrature di persone di San Martino.
Nel 1974 nel cinema Cavaccini sono state fatte alcune riprese del film Permettete signora che ami vostra figlia? di Gian Luigi Polidoro con Ugo Tognazzi.
Musica
San Martino è menzionata nel testo di Attento Joe di Edoardo Bennato.
Lucio Dalla vi ha cantato in anteprima mondiale Caruso, durante la rassegna San Martino Arte 1986.
Cucina
Tarallo di San Palerio: tarallo dolce che si tramanda da secoli nella frazione dove furono ritrovate le reliquie dei santi.
Gnocchi: è usanza che nel giorno del Santo Patrono si mangi questa pietanza e venga offerta dopo la processione.
Geografia antropica
Frazioni e località
Poeti: piccola località di circa 19 abitanti che si affaccia di fronte alla frazione di Tufara Valle. La maggior parte degli abitanti emigrò in Australia all'inizio del 1900.[senza fonte]
Andrzej Dróżdż, Gli Amanti della giustizia. Un parroco giacobino e la sua biblioteca nella società napoletana del XVIII secolo, a cura dell'Ente Provincia di Avellino e del Comune di San Martino Valle Caudina (1999) On line: http://mbc.malopolska.pl/dlibra/doccontent?id=82003&dirids=1
Andrzej Dróżdż, Książki i rewolucja. Ks. Antonio Marini - neapolitański jakobin i jego biblioteka, Wydawnictwo Naukowe AP, Kraków 2004
Raffaele Lauro, Lucio Dalla e San Martino Valle Caudina - Negli occhi e nel cuore, GoldenGate Edizioni 2016
Santi Palerio ed Equizio
Costantino Fucci, I Santi Palerio ed Equizio in San Martino Valle Caudina (1926)
Mons. Ugo della Camera, Nota pastorale di S.E. Carlo Minchiatti arcivescovo di Benevento; Ugo della Camera in occasione della ricognizione dei resti dei Santi Palerio ed Equizio avvenuta il 5 marzo 1990 (1990)
Mons. Pasquale Maria Mainolfi, Testimoni del Vangelo in Terra Caudina: I Santi Palerio ed Equizio a San Martino Valle Caudina (2005)